lunedì 23 dicembre 2013

Foto da Cuba



IN AULA COL PROF!!!




IL PANORAMA DALLA FINESTRA DELLA CAMERA NELLA CASA PARTICULAR.



IL MALECON


GRANDE ELIGIO E GRANDISSIMO ROBERTO!!!


COI NANI CUBANI.


IL LEADER MAXIMO E IL CALCIO...

venerdì 20 dicembre 2013

A grande richiesta...Juri racconta!

A grande richiesta....


- Hai cantato "Tapparella" sotto la doccia, in aereo, appena sveglio, a
pranzo, a cena e in ufficio al rientro...

- Hai cercato di farti soprannominare in qualche modo, invidioso dei vari
"tostao", "careca", "campeao"...

- Hai confuso una partita di calcio con un qualsiasi mercato rionale delle
periferie più squallide di una qualsiasi città mondiale

- Hai corso controvento sul lungomare di Recife e, di conseguenza, odiato
il vento

- Ti sei ustionato viso, nuca e zona poplitea dopo un giorno di allenamento
sul campo di Pititinga

- Hai chiamato un brasiliano "Finlandia" per le sue doti e l'intensità
profusa durante un allenamento

- Hai preferito una camminata di 8km alle 23.30 rispetto ad un comodissimo
TAXI

- Hai ricordato guardando l'oceano la tua infanzia in liguria, con un
pizzico di malinconia

- Hai pensato a "l'allenatore nel pallone" passeggiando sul lungomare di
Recife, per ovvi motivi...

mercoledì 18 dicembre 2013

Foto carioca



LA SPIAGGIA CHE GENERA SENSI DI COLPA...



TRASFERIMENTO AL CAMPO!


LA FAVELA DI RECIFE

lunedì 16 dicembre 2013

Até a proxima, Recife

Até a proxima, Recife!

Eccoci alla conclusione: dopo una settimana di allenamenti, tra Pititinga e Recife, mi trovo ora all'aeroporto di Recife, pronto per il rientro al freddo, al gelo, nella nebbia della mia Lombardia. Tirando le somme direi sette giorni positivi, che ci hanno dato diverse indicazioni per il futuro sviluppo del progetto in questa parte di mondo, anche se, devo riconoscere, è un po' un peccato essere ancora fermi alla "fase di studio" e non essere ancora passati all'azione vera e propria. I ritmi e l'atteggiamento dei brasiliani,  abituati ad un inter campus semplice "distributore di maglie" non ci hanno permesso finora di intervenire realmente, con decisione, per cambiare le cose, uniformandole (per quanto la bellezza di Inter Campus sia la sua unicità in ogni paese) al resto del mondo in neroazzurro, ma ora sembra proprio che siamo riusciti a convincere anche loro, i pentacampeones, della validità del nostro lavoro, della necessarietà dei nostri interventi sugli allenatori, per migliorare le loro proposte in campo in favore dei bambini, e così la prossima volta riusciremo finalmente a entrare nelle favelas, vedere all'opera i misters e condividere con loro concretamente, praticamente, quanto finora rimasto solo in teoria, in potenza. Questo per lo meno a Recife. Pititinga è un discorso a parte, per il quale comunque si è trovato un percorso da seguire. Si vedrà, quindi, se saremo capaci di realizzare quanto abbiamo in mente e nel frattempo rientriamo con in testa, o forse nel cuore, i vari Braz, allenatore di Pititinga, Augusto, mitico e storico coordinatore inter campus recife, Ruben, allenatore mezzo prete di una favela a 25km da dove normalmente alleniamo quando siamo nella capitale del Pernambuco, ma sempre presente e coinvolto in campo, Luciano, mitico alter ego dell'Alex di Rio, Del, coordinatore nazionale...insomma, tutte quelle persone che  ogni volta ci permettono di trovarci come a casa, seppur lontanissimi, di divertirci e di svolgere nelle migliori condizioni possibili il nostro mestiere. Oltre, ovviamente, a divenire ogni volta più "amici", più parte della mia crescita e della mia esperienza in questa vita. 

sabato 14 dicembre 2013

Peladinha

Peladinha a Olinda

Già per me è difficile pensare a una giornata senza calcio, allenamento o partita che sia, se poi mi trovo nella terra del futebol diventa impossibile immaginarmi un tale abominio, per cui quando Augusto ci propone uma peladinha coi suoi amici, anche se l'orario dell'appuntamento è un po' fastidioso, 7:30 della mattina madonnina, la risposta non può che essere positiva! Sveglia presto, dunque, e via verso Olinda, piccola città appena oltre la parte vecchia di Recife, per scendere in campo a rincorrere quella magica sfera e capire il perché delle intensità così basse tenute dai nostri bambini in campo: gli adulti praticamente camminano, di conseguenza i bambini non possono certo essere dei fulmini di guerra con questi esempi davanti! 
Se i giocatori camminano (si attivano solo quando la palla passa nelle loro vicinanze) la palla gira a due all'ora e io continuo a fare movimenti e contromovimenti la davanti per dettare il passaggio, ma...niente da fare. Prima la devono ricevere, toccare, devono fare una finta inutile, passare col tacco, perderla e inveire contro campo, compagni e arbitro! Solo ogni tanto decidono di darmela in profondità e contro questi pali della luce la vita è facile...
 Questo è il futebol brasiliano, oggi con un pazzo indemoniato la davanti a scombussolare l'ordine delle cose, in moto perpetuo, che ogni tanto si staccava dalla marcatura modello Pasquale Bruno e faceva la sua mini ripetuta, con o senza palla non importa, per rendere per lo meno allenante la giornata. 
Anche Juri in porta ha avuto il suo da fare per contrastare l'ignoranza tattica dei nostri compagni, innamorati della palla e sempre pronti a seguirla, ovunque essa andasse, senza curarsi di compagni, porta, avversari! Anarchia tattica allo stato puro. 
Per fortuna...la palla è sempre la palla, quindi comunque e dovunque ci si diverte a giocare e dopo un'ora, contenti e soddisfatti, e sudatissimi visto che alle 8 erano già 30 i gradi, chiudiamo la partita secondo l'usanza brasiliana: cervecinha! Essendo le 11.30 non abbiamo molta voglia di bere io e Juri, ma conoscendo le usanze dobbiamo escogitare qualcosa per dribblare i fiumi di birra! Cacchio, ma cosa? Trovato! Teniamo il bicchiere sempre pieno, così non hanno modo di riempirlo. Geniale. Intorno a noi, quindi, in meno di due ore e in meno di 20, si aprono, ma soprattutto si scolano 38 skol (una pilsen locale, una birretta leggera, ma 38...), tra risate, discussioni interminabili sulla partita e racconti vari. Si beve con tanta disinvoltura a stomaco vuoto, che quando arriva il momento di rientrare per andare a mangiar qualcosa Augusto barcolla e ci consegna a Careca, così chiamato per evidenti motivi di calvizie, per continuare a godersi la giornata di festa. Ciuchetoni!!!

venerdì 13 dicembre 2013

Recife

Recife

Altissimi grattacielo (ancora non ho risolto l'arcano sul plurale...) circondano un campaccio di sabbia, con porte mezze distrutte in legno, che si ritaglia un piccolo spazio tra baracche fatiscenti in cartone, spazzature e tetti di lamiera: benvenuti all'inter campus Recife! Qui più che da altre parti il contrasto ricchi e poveri non si può definire semplicemente evidente, ma è spaventosamente...comunicante! Una delle favela dove lavoriamo, infatti, è proprio dentro il quartiere che accoglie una lussuosa palestra, un collegio privato e palazzi signorili, quasi nascosta dai nuovi edifici e presumibilmente futura vittima sacrificata del nuovo che avanza, in vista dei mondiali del prossimo anno, considerando le gru che si stagliano all'orizzonte, la nuova via stradale sopraelevata che la sovrasta e tutte le opere di ammodernamento della città che la minacciano. I nostri bambini vengono da li (una parte, perché dei 600 della capitale del,Pernanbuco, tanti giocano negli altri 6 i nuclei coinvolti all'interno delle favelas, alcuni lontani anche 25km da dove siamo noi e che finora non abbiamo ancora incontrato, limitandoci a formare i loro allenatori), vivono in quelle baracche e crescono in quelle strade, anche se, rispetto a quelle di Rio, la situazione sembra un po' meno drammatica, per lo meno per quanto concerne sicurezza e traffici illegali. Non scorgiamo, infatti, camminando per le sue strade pistole o fucili, come invece succede con semplicità nella capitale carioca, non siamo studiati da sentinelle ad ogni angolo e ci sentiamo piuttosto sicuri, tranquilli, nonostante tutto. Miseria si, ma...c'è di peggio. In ogni caso, meno male che c'è il futebol e che loro vogliono fortemente giocare, piuttosto che perder tempo per strada, così almeno qualcuno evita di cadere nelle trappole della strada e, pur non diventando giocatore (anche qui una bella compilation di pippe!), crescere nello sport e grazie ad esso. In campo, quindi, torniamo diciamo alla normalità, dopo la parentesi di Pititinga: bambini affamati di calcio e divertimento, coi quali diamo fondo alle nostre energie nel corso della seduta, divertendoci e, vedendo i loro volti e le loro reazioni, divertendo. Affamati si, ma scarsissimi e, cazzo, incredibilmente sotto ritmo! Vanno a zero all'ora e se non gli stai adosso con la voce, con l' incitazione, questi si addormentano!!! Madonnina! Dei non giovani! C'è materiale su cui riflettere per i nostri allenamenti: churrasco e poi con Juri si parlerà anche di questo. Col Boiola è bello affrontare questi argomenti. Prima però...picanha, carne do sol, fraudina...spettacolo!!!

giovedì 12 dicembre 2013

Pititinga

Pititinga

Nel bel mezzo del nulla dello stato del Rio Grande du Nord, a circa 200km da Natal lungo la litorale, ecco apparire questo piccolo villaggio di pescatori, senza nulla, se non quello che l'uomo riesce a prendere dall'oceano e dalla ricca terra intorno.
 Qui, nel bel mezzo del nulla, è dove, insieme a Vida a Pititinga, lavoriamo con un centinaio di bambini locali, coi quali però, a mio modo di vedere, stiamo sbagliando qualcosa: l'associazione riempie di attenzione e di beni materiali questa gente, che ormai non ha più...fame, non ha più quella voglia di fare, di correre, giocare e sudare dietro quella palla, di guadagnarsi le cose. I bambini, è assurdo da dire, anzi da scrivere, ma è così, sono bimbi viziati, mal educati, senza rispetto per le regole, per l'adulto, abituati a prendere senza sudare per avere, con materiale a volontà (hanno più cinesini di quelli che abbiamo in Calva, cazzo!), un campo in erba super curato e una quadra de futsal, ottenuto tutto senza colpo ferire, per cui quando arriva il gringo di turno, che propone giochi divertenti, ma che richiedono impegno e fatica, ecco che iniziano le lamentale, iniziano a far gli scemi, si perde l'attenzione, cala l'intensità. E tu, gringo, ci riprovi,  corri vicino ai bambini per sostenerli e correggerli nell'esecuzione del gesto, usi il corpo e la voce per ottenere ciò che cerchi, ma questi...camminano e con aria strafottente ti dicono che fa caldo! Abbassi allora le intensità, modifichi l'esercitazione e inserisci l'1<1, bello e divertente per tutti, iniziando a ottener qualcosa, ma...manca la "garra", come dicono in Argentina, si rimane sotto ritmo e si fanno le cose tanto per fare. Male, non mi piace. Anche Juri vive allo stesso modo la seduta e quindi ne parliamo, cerchiamo nuove strategie, nuovi esercizi, tant'è che nel pomeriggio le cose vanno meglio, ma è soprattutto con la linea dura che ottengo qualcosa: Eto'o, così da me soprannominato per l'estrema somiglianza, fa un po' troppo il pirla, quindi fuori, vai a sedere; Erik mi risponde, bene, fuori, a far compagnia al tuo amico; Flavio fa finta di non sentire il mio richiamo, via, fuori anche tu...improvvisamente tutti attenti, intensità elevate e si inizia ad intravedere un po' di qualità. Un po', ben poco per essere in Brasile, tanto che uno lo chiamo Finlandese, perché non può essere un pentacampeon uno così scarso! Be', alla fine stai a scervellarti e poi l'unico rimedio valido è la disciplina, per bambini che fino ad oggi non l'hanno conosciuta. 
Chiusa la seduta, tocca a me giocare: 40 minuti divertentissimi, contro la squadra locale du futsal, con un solo neo: in squadra con noi sempre una donna! Cazzo, nulla da dire contro il gentil sesso, ma magari se riuscisse a muoversi con un pallone tra i piedi non sarebbe male! Invece tre cassapanche si sono alternate in squadra con noi, costringendoci a corse ulteriori e ad un affannosa rimonta! Almeno che siano calciatrici, dai. Queste invece... A ca' a fa' i culzett!!!

Ainda Brasil

Ainda Brasil

Rhete (ossia amaca), sciabordio delle onde dell'oceano in sottofondo, brezza fresca che smuove le palme sopra di me e sole, un grande, enorme sole, caldo, caldissimo, che dona energia, forza e positività! Ecco in breve riassunta la mia condizione attuale. Non ci si può lamentare, ma aspetta, frettoloso lettore, a correre a superficiali conclusioni denigranti: sono in pausa, non sono in vacanza, dopo l'allenamento mattutino e prima di quello pomeridiano, e se generalmente, a casa, lo stesso tempo lo trascorro in treno, di ritorno verso Villasanta, prima di scendere in campo in Calva, qui le stesse ore me le godo un po' di più, se mi permetti. Considera poi che ieri siamo arrivati a Natal a mezzanotte, dopo un volo ballerino di otto ore (continue turbolenze, che hanno fatto saltare anche la distribuzione del pasto, vista la violenza) e da li dopo altre due ore di macchina siamo arrivati a Pititinga, ove questa mattina, ore 9, abbiamo dato vita alla prima seduta, seguita poi dal mio allenamento personale (con Juri al rientro!!!).
 Se fai due calcoli, quindi, in ballo dalle 11 della mattina alle 6 di quella seguente, tenendo il fuso orario italiano, in piedi dopo 5 ore e subito in campo...l'amaca me la sono meritata!
Ma perché mi giustifico? Con chi poi? Be', con amici, fratelli e parenti, che leggono il blog, lavorano come matti dalla mattina alla sera e mi fanno sentire in colpa, quindi in pratica...mi giustifico con me stesso! Si, perché di fronte alle onde dell'oceano, devo fermarmi a riflettere e rendermi conto che si  il mio è il mestiere più bello del mondo e la mia è la vita più bella che potessi immaginarmi, ma qualche fatica, qualche sacrificio, un po' di impegno, è richiesto anche a me, non solo a Marco in miniera tutti i giorni dalle 6 del mattino ad oltranza, a meno che non si giochi la sera; a Bibo, reperibile h24, detto alla Maroni, ogni giorno dell'anno, Natale compreso; a Silvia, tutti i giorni a correre per Patheon dalle 8 alle, quando va bene, 20; a papà, ancor oggi, a 81 anni, in farmacia...
Be', mi piacerebbe donarvi un po' di questo, però. Non riuscendo, vi dedico un pensiero...

lunedì 9 dicembre 2013

Di nuovo in viaggio

Rieccoci in volo. O meglio, quasi in volo. Per ora sono a Lisbona, in attesa dell'aereo che mi condurra a Natal, per una settimana di campo tra Pititinga e Recife, ma a breve ritornerò in volo; a una sola settimana di distanza, giusto il tempo di svuotare lo zaino, lavare il materiale e ripreparare il tutto, eccomi di nuovo in aeroporto! Ormai vedo più questi mega luoghi del non tempo che casa mia! Luoghi del non tempo, perché nulla come l'aeroporto ti fa perdere la cognizione delle ore che trascorrono, in nessun altro posto sono in grado di buttar via manciate e manciate di minuti in attesa, senza far nulla, seduto o in giro, camminando senza meta, aspettando il mio aereo.
Ultimo viaggio dell'anno solare, il nono da agosto, poi un po' di pausa, poi un po' di Silvia! Per bacco, non la vedo quasi mai e lei sta vivendo un periodo lavorativo in cui invece la mia presenza sarebbe fondamentale, quindi queste feste capitano ad hoc! Prometto che giocherò il meno possibile, per essere sempre a sua disposizione. O almeno ci proverò. Per lo meno in questi quindici giorni...
Ora però via, si va: tre giorni con i 60 bambini di Pititinga e altri tre con i quasi 800 di Recife, dal vecchio amico Augusto, nella terra del futebol, insieme al boiola per eccellenza, Juri, e Aldo. Si parte, dunque: boa viagem!

venerdì 6 dicembre 2013

IV giorno


Ancora Cuba

Non da' cenni di tregua la pioggia, se non occasionalmente. Oggi poi sembra che scenda a secchiate dal cielo l'acqua, talmente è violenta. Le strade sono allagate, la città è paralizzata: le varie macchine che popolano le strade, che paiono uscite da un episodio di Happy Days, annaspano nei fiumi di asfalto della capitale, causando ingorghi e traffico, se non proprio blocchi del traffico quando si parano, in balia delle onde, nel mezzo del cammino. Un disastro. Non avevo mai visto così tanta acqua sulle strade prima di oggi e un po' mi sono preoccupato quando, in macchina con Roberto, sembrava che non si riuscisse ad avanzare. Il nostro negrone cubano però si è dimostrato ancora una volta un grandissimo e, come un novello Noè, è riuscito a "guadare" saggiamente tutte le strade per condurci sani e salvi a destinazione. Grandissimo! Un personaggio unico: gentilissimo, sempre sorridente e pronto alla battuta, sempre positivo e di buon umore, rilassato e mai in affanno, Roberto ci accompagna ormai per le strade de l' Havana da tre anni e rappresenta l'ennesimo...effetto collaterale di inter campus! Tanti, nel mondo, sono i personaggi come lui che ho avuto la fortuna di incontrare e conoscere, con i quali ho instaurato veri e propri rapporti, grazie al mio splendido lavoro, come tante altre sono le persone apparse a volte anche solo per un attimo nelle mie giornate, di cui magari non ho scoperto nemmeno il nome,  uomini e donne con storie affascinanti, con vite interessanti, con racconti, insegnamenti da condividere con me, messi sul mio cammino, sempre per merito del mio girovagare perpetuo e neroazzurro. Come il prof di filosofia incontrato oggi, originario di Padova, vedovo in pensione, che gira il mondo e scopre, conosce, tutto ciò che i suoi libri non son riusciti a trasmettergli. Un uomo di grandissima cultura, che si è fermato per un attimo sulla mia strada, per parlarmi di Fede e Vita. O come tanti altri, incrociati in questi anni, positivi o negativi che siano stati, ma pur sempre "utili" per la mia crescita, per il proseguo del mio cammino, conosciuti grazie a Inter Campus. Fantastico!

mercoledì 4 dicembre 2013

El festival de Inter Campus

III giorno

It can't rain all the time, cantava il corvo e, cazzo, dico io, meno che meno a L'Havana!!! Saranno le maledizioni degli invidiosi costretti nel loro ufficio milanese, ma qui continua la persecuzione del "frente frio", con pioggia, vento e freddo. Be', freddo...tutto è relativo: si viaggia comunque sui 18/20 gradi, quindi si vive in calzoncini e magliettina, però, cavolo, sono ai caraibi! Voglio sole, caldo e brezza piacevole. È "la mierda di Obama", dice Francisco, il nostro padrone di casa; è la merda americana, cioè, che viene buttata su Cuba, visto che la perturbazione arriva da nord, dalla zona del grande Satana. Ma ok, lamentes no. In fin dei conti lavorare si riesce comunque, anche con l'acqua, quindi bene così.
Si ricomincia anche oggi con un super allenamento, non più sul Malecon, chiuso per le onde troppo alte che invadono la strada, ma sul paseo del prado, un viale pedonale, con ai lati le carreggiate per le macchine, dove, in mezzo ai bimbi diretti a scuola, agli spazzini intenti a ripulire la città e gente varia che si muove verso il luogo di lavoro, due pazzi italiani si cimentano in un lavoro di forza con successive navette sui 50, 30, 25 metri. Dei pazzi. Veramente. Ho provato a immaginare di essere straniero con Silvio a Monza, nel centro, sulla strada verso il ponte dei leoni, intenti nello stesso nostro lavoro mattutino che ci ha visti protagonisti oggi...forse la municipale ci avrebbe fermato, conducendoci al San Gerardo! Qui invece ce la siamo cavata con qualche sguardo incuriosito e qualche domanda sul tipo di allenamento e sul perché, nulla più. Il tutto condito con sorrisi e "hola y buenas dias" vari. Cuba, infatti, è molto "deportiva, quindi il nostro frenetico correre ha acceso la curiosità e l'interesse, ma poco altro.
Chiuso l'allenamento (piacevole massacro, direi), "cafe de francisco" (troppo un grande quest'uomo) e colazione al solito posto, col buon Eligio, prima di dare il via alle danze serie, importanti: corso e allenamento.
Gli allenatori sono pronti, recettivi, attenti, coinvolti e anche questa lezione vola via liscia, liscia, lasciandoci spunti interessanti per i corsi futuri e per migliorare il nostro modo di proporre le cose, portandoci in breve a mezzogiorno, al rompete le righe, e alla seguente pausa pranzo.
Pausa pranzo costretta, a causa dell'imperversare del maltempo e del vento, in un paradar vicino al Pedro Marrero, gestito da un italiano logorroico, sotto effetto di stupefacenti, capace, come dice Aldo, di far sanguinare le orecchie a suon di parole e parole, prima di scendere di nuovo in campo per il festival, il torneo finale, con tutti i bambini della capital coinvolti.
Fortunatamente nelle due ore dedicate ai bambini il cielo si è un po' aperto, consentendoci lo svolgimento normale della festa e, cosa assai più importante, della seguente partita tra allenatori. Fortunatamente...ripensandoci, non so quanto fortunatamente. La nostra partita, infatti, non è stato propriamente un bel momento, per lo meno non tutta: oltre al fatto che io, Silvio e Aldo abbiamo giocato tutta la partita con un uomo in meno e un portiere obeso, ma questo non sarebbe stato un problema, un allenatore della squadra avversaria ha deciso di entrare in competizione con me dal primo secondo di gioco, stuzzicandomi a parole, con calcetti, con gesti fastidiosi, per poi far culminare la sua idiozia con una gomitata tanto inutile, quanto stupida, che scatena la mia ignoranza più becera! Subito dopo aber subito il colpo, infatti, quel coglione mi ha fissato com un sorriso strafottente, beffardo, accendendo in me la scintilla della bestialità: inseguo infatti il pirla e, alla prima palla mezza e mezza, lo scalcio con violenza, facendolo volare e, non contento, colpendolo con la palla mentre rantola a terra. Che pistola che son stato. Lui pirla, ma io ancora di più. Unica nota positiva è stata che poco prima di colpirlo un barlume di lucidità ha fatto capolino nella mia mente, fermando in parte la violenza del mio calcio, provocando al coglionazzo sicuramente dolore, ma nulla più. E per fortuna che non c'erano bambini ad assistere alla scena: dopo la prima scaramuccia mi son guardato intorno e mi sono assicurato che non ci fossero bimbi nelle vicinanze, per dar sfogo ai miei retaggi cavernicoli senza diventare un pessimo esempio, ma rimango comunque un pirla. Anyway. Parentesi ignorante a parte, ci siamo divertiti e come sempre mi son reso conto di quanto sia bello giocare a calcio, pur questa volta con un po' di amaro in bocca e soprattutto mi son reso conto di quanto i lavori realizzati col prof in questi anni mi abbiano portato ora ad uno stato di forma decisamente soddisfacente! Vado come un treno e sto benissimo, anche se accompagnato dal mio balordone, pur più leggero, ormai. Va be', sparirà anche lui.

martedì 3 dicembre 2013

Hasta l'entrenamiento, siempre


SECONDO GIORNO A L'HABANA

Inizio col botto: allenamento lungo il Malecon alle 7, lezione in aula dalle 9.30 alle 12.30, tuffo in mare con pranzo a base di pargo gigante, allenamento pomeridiano con i bambini a duemila all'ora (qui va tutti alla moviola, quindi per alzare le intensità si deve fare una gran fatica!), giretto a casa del mitico Roberto, il nostro amico-basista-taxista cubano, per un succo naturale di papaya, circuitone di forza col prof sul balcone, con vista sui tetti de L'Havana veja e ora meritato relax, con sguardo al cielo lampeggiante, in vista di un imminente temporale, prima di andare a cena. Direi che come primo giorno non c'è male! Tutto perfetto, tutto molto positivo e molto stimolante e divertente: spettacolo. Già al risveglio avevo avuto sensazioni positive, prima uscendo in balcone e osservando i tetti arrossati dal sole nascente, con l'oceano sullo sfondo e poi correndo sul Malecon, invaso a tratti da onde alte, che sbattendo sugli scogli raggiungevano ancora piuttosto violentemente la strada. Sensazioni confermate in aula, rivedendo gli allenatori sorridenti e sinceramente, mi son parsi, felici di incontrarmi di nuovo dopo nove mesi e dando forma alla grandissima con Silvio al nostro corso; alla grandissima non solo a parer mio, viste le reazioni, il coinvolgimento e l'interazione di tutti, e l'entusiasmo straripante dello stesso Silvio, sempre felice e contento, va riconosciuto, ma questa volta...di più, segno della positiva riuscita della lezione. Quando poi hai la possibilità di vivere la pausa pranzo in spiaggia, sotto il sole, tuffandoti nell'oceano e pranzando con pesce freschissimo, grigliato al momento, le sensazioni positive esplodono e l'entusiasmo e la goduria diventano difficilmente contenibili! E allora perché contenerlo? Diamo sfogo a tutto e trasferiamo il tutto sul campo!
Così è stato e i bambini per la prima volta nella loro storia di calciatori hanno iniziato a correre veramente (i ritmi e le intensità da queste parti sono...caraibici, diciamo) , saltando tra i nastri ad altissima intensità e anche con grande qualità nell'esecuzione dei gesti, dandoci modo di sbizzarrirci nelle varianti e negli interventi, sia coordinativi, prof, che tecnici, io. Insomma: finora tutto bene, come dice il suicida gettatosi dal palazzo nel corso della caduta. Avanti così!

lunedì 2 dicembre 2013

Cuba, Novembre 2013

In alcune zone del mondo internet non esiste, oppure non è accessibile a tutti, quindi mi ritrovo ad aggiornare i miei racconti di viaggio solo una volta rientrato in italia, a casa.
La cosa mi piace, soprattutto per il fatto che rimango una settimana o qualcosa di più "sconnesso", libero da mail e contatti col mondo, un po' come succedeva fino a poco tempo fa, ma anche perché in questo modo riesco a rivivere meglio le esperienze, rileggendo prima di pubblicare.
Solitamente infatti sfrutto una sorta di stream of consciousness, sputo direttamente sul web ciò che transita nella mia mente, a volte con conseguenze disastrose grammaticalmente parlando, ma sicuramente con passione ed emozione. Oggi no: a Cuba internet è limitato, accessibile solo a pochi e non senza difficoltà, quindi sono qui ora ad aggiornare i miei 20 lettori di Manzoniana memoria. 




Primo giorno: in viaggio verso l'Habana.

Si riparte, destinazione l'isola caraibica, ultimo baluardo dell'utopia socialista, claudicante, zoppa e ormai parte della storia remota del nostro pianeta. Eccomi dunque a Cuba!
Dieci infinite ore di aereo ci portano su questa parte di mondo e altre due e mezza ci servono per uscire da questo anacronistico aeroporto: per i controlli di visti e passaporti effettuati manualmente da funzionari bradipi occorre un'ora piena, mentre per recuperare i bagagli che sembra vengano presi uno ad uno dalla cambusa dell'aereo da un unico lavoratore, per essere messi a girare sui nastri, lenti anche loro per meglio adattarsi all'ambiente definiamolo rilassato, necessitiamo di un'ora e mezza! Totale due e mezza, in aggiunta alla precedente odissea in seduta obbligata a causa delle continue turbolenze, fanno...un coma indescrivibile nella mia mente e una spossatezza diffusa su tutto il mio corpo! Ma il momento del riposo non è ancora giunto, perché la serata di gala alla residenza dell'ambasciatore italiano ci attende, in onore del debutto della settimana della cultura italiana a Cuba! E ci attende subito, perché il tempo buttato per uscire dall'aeroporto ci costringe a cambiare i piani, a non farci andare alla nostra "casa particular" (case private che affittano a pochi CUC delle stanze) per una doccia e per vestirci in maniera adeguata, ma a dirottarci immediatamente in mezzo ai vari italiani in giacca e cravatta invitati per la serata, che con un po' di sospetto scrutano le nostre tute e le nostre facce stravolte. Fortunatamente incrociamo subito l'ambasciatore e il suo secondo, facendo loro notare la nostra presenza e definendo orario e giorno per il festival Inter Campus, per cui abbastanza brevemente riusciamo a sgattaiolare via, per cenare, finalmente, e collassare felici e sereni nei mostri letti, a casa della signora...domani scopro come si chiama. Ora collasso sereno!

mercoledì 6 novembre 2013

FOTO DA ISRAELE


GRANDE YASHA!!!


ALLENAMENTO NEL KIBBUTZ


ANCORA IN CAMPO!


CHE DUO!!!


GUARDA=RICORDA
FAI=IMPARA
ASCOLTA= DIMENTICA


PALLA=LINGUAGGIO UNIVERSALE


CHE GROSSO!!! HAI RAGIONE TU!!!

mercoledì 30 ottobre 2013

Youri Djorkaeff

Per capire di chi sto parlando...

http://www.youtube.com/watch?v=aD1udEFwVtE&feature=youtube_gdata_player

New York, New York

Giorno 2

Che posto strano, questo. Non ho ancora capito se mi piace o meno, perché e' affascinante osservare questi mega palazzi, queste mega strade, rivedere i posti dei film, ma allo stesso tempo e' quasi triste, superficiale guardare ...questi mega palazzi, queste mega strade! Cacchio, sono strade, sono palazzi! 
Insomma, il bello, o almeno quello che e' bello per me,  delle città che incontro e' la sua storia, i monumenti,  la sua parte antica e qui di tutto questo c'è poco, però...ti affascina, ti prende, ti diverte, con tutto ciò che la caratterizza, la definisce. Boh.  Forse questa città non e' da "vedere", ma da vivere, girando a piedi per le sue numerate e ordinate strade, naso all'insù e occhi sbarrati per cogliere ogni particolarità, ogni aspetto, ogni situazione che ti crea dinnanzi. 
Partendo dalle corse della mattina in Central Park in questo polmone verde sovrastato da palazzi immensi che si specchiano sulle sue strade, passando per le immense strade che attraversano la città da nord a sud, da est a ovest, senza mai cambiar nome, arrivando fino alla labirintica subway, animata da musicisti e personaggi vari, tutte "attrazioni" oggettivamente uniche, proprie di questa città, di questo mega luna park all'aria aperta, che rendono il tutto interessante. Però strano...

martedì 29 ottobre 2013

Primo morso alla mela

Giorno 1

Never ending day! Iniziato alle 7 e conclusosi solo ora, 23.30, sdraiato finalmente nel letto della mia minuscola, ma carinissima, camera, fitto di attività e impegni, ma anche di divertimento e piacere. Ora però sono in difficoltà nel cercare di ricomporre le 24h e trascriverle su carta; da dove cominico? Be', forse cominciare dall'inizio non e' poi tanto una cattiva idea...andiamo per ordine, dunque.  
La sveglia suona alle 6.45: sono a poco più di un miglio e mezzo di distanza da Central Park e alle 9 ho appuntamento con Nicoletta e Annalisa per la colazione, per cui per allenarmi devo svegliarmi presto, ma per una corsa ne vale sempre la pena. Questa poi, alla fine, mi ha premiato ancor più del solito, perché il contesto si e' rivelato veramente suggestivo e affascinante; già solo per arrivare in Central Park, durante il riscaldamento, tutto quello che scorreva intorno a me, o meglio sopra di me, viste le altezze vertiginose dei palazzi, era incredibile, suggestivo, eppure...già visto! Si, perché come scriveva credo Severgnini, a New York ci siamo già stati tutti attraverso i film che abbiamo visto, e così passare dalla central station (mi aspettavo Alex, il leone di Madagascar, saltar fuori dalle scale mobili) o correre sulla 5th avenue sono tutte cose che...avevo già fatto e che oggi ho ripetuto con maggior diciamo partecipazione fisica ed emotiva. Quando poi ho potuto dar forma ad un 8 minuti, un tabata e a 2 1000 dentro il parco, con mille altri corridori, gli scoiattoli intorno, alberi colorati di rosso e giallo e sovrastato dalle cime di immensi "Skyscrapers", come mi ha insegnato Roby, la partecipazione emotiva ha raggiunto l'apice e  ho veramente goduto! Spettacolo vero. Il rientro quindi in Hotel e' stato caratterizzato da una grande sorriso che mi dipingeva la faccia, per l'ennesima bella corsa effettuata in una città del mondo, mantenendo così fede e dando così seguito al buon proposito espresso nel corso del primo viaggio fatto con Inter Campus: correre in tutte le città visitate!
Il resto della mattinata e' volato preparando la presentazione per gli allenatori locali e camminando per le vie della città, dal ponte di Brooklyn al World Trade Center, passando per St Paul, sempre con il naso all'insù e sempre più divertito da questo immenso luna park all'aria aperta, da questo enorme videogioco reale.
Nel pomeriggio le cose sono andate ancora meglio: meeting con Djorkaeff e i suoi "amici-partner"per capire come agire e dove avremmo lavorate e quindi trasferimento finalmente al campo e li, quando e' la palla a parlare, le cose sono andate molto bene: mi sono divertito, si sono divertiti (ho dovuto smettere per via dell'oscurità incombente, se no eravamo ancora li)  e' stato utile agli allenatori, insomma, obiettivi raggiunti. Bello, bellissimo alla fine ricevere i complimenti, mi son parsi sinceri, di Youri, non Monzani, con relativa sua riflessione sull'allenamento e l'utilità e la validità dello stesso per questi bambini e per questa realtà: un giocatore che quando era in campo era il tuo modello di giocatore, aveva il tuo numero sulle spalle, giocava per la tua squadra, che ti ringrazia e ti fa i complimenti...be', direi bene. Molto bene. Son contento. Ora coma e domani si riparte: altra corsa mattutina per preparare al meglio la giornata e via!!!

lunedì 28 ottobre 2013

Nella grande mela

New York, New York

Devo confessarlo: non sono molto contento di affrontare questo viaggio. Un po' per il fatto che dovendo andare negli stati uniti non potrò la prossima settimana andare nella mia Africa, nella mia Angola, un po' per i miei pregiudizi sugli americani, quindi non e' proprio con entusiasmo che mi accingo a partire.
 Il progetto sembra interessante, ad Harlem, con la fondazione Djorkaeff, per introdurre il calcio come mezzo educativo in una realtà dove questo sport non e' proprio contemplato, ma cacchio io voglio andare in Africa, dove oltre a noi non c'è nessuno ad occuparsi di quei bambini, di quella realtà, di quei posti così lontani dai nostri, così diversi...va be', non mi sto lamentando, sia chiaro. A lamentarsi sono giustamente altri, ma mi permettevo di esprimere questa mia non totale soddisfazione. Vedremo. Per ora ho visto solo l'aeroporto, un sacco di grattacieli (o si dice grattacielo, visto che quello rimane sempre uno? Sese', che dici?) e un sacco di luci: siamo appena arrivati nel nostro hotel, a Manhattan, vicino a central Park e mi sono appena studiato la strada per andare a correre domani mattina, sono le 21, ma per me sono le due del mattino, quindi...vediamo domani. dopo la corsa e dopo il primo morso alla mela. Ora si dorme. Che inizi questa nuova avventura!

domenica 20 ottobre 2013

Odio l'aeroporto di Tel Aviv!

19 Ottobre

E che palle!!! Tutte le volte, tutte le santissime volte la stessa maledetta, noiosa, stressante storia: 
un'ora e mezza di controlli e di domande prima di poter salire sereno, scagionato da ogni sospetto, sull'aereo e rientrare a casa! 
Un'ora e mezza di domande, sempre le solite stupide domande: che legame c'è tra di voi, perché siete venuti qui, avete fatto voi la valigia (no, l'ho data in mano ad un fedajin, pirla!), avete ricevuto regali e altre cazzate di questo genere. E che palle! Sono ormai sei anni se non sbaglio che vengo in questo paese, per due volte l'anno: cazzo, ma guardate il passaporto e in mezzo ai vari timbri riconoscete il vostro e intuite che se continuo a tornare forse significa che non son qui per organizzare nessun attacco atomico! 
Un'ora e mezza di controlli delle valige, con 'sto cazzo di spazzolino, che non sono ancora riuscito a capire che diavolo di funzione abbia, infilato da tutte le parti dello zaino, rivoltandomi tutti i vestiti e le varie cose in esso contenute (e la cosa mi manda giù di testa), per poi concludere l'attenta perquisizione con un sereno "enjoy your flight"! Ma va ciapa' i ratt, bigul! 
Questa volta poi, prima volta che mi succede, dopo i primi controlli (dove, dopo averla passata sotto il metal detector, hanno voluto controllarmi la borsa da calcio...vuota, perché era piena all'andata dei kit per i bambini), liberatici finalmente del nostro cane da guardia, ci dirigiamo verso il banco swiss per il check in, quando il dobberman rispunta alle nostre spalle, fissandoci e dicendoci di fare in fretta, perché lei "ha molto da fare, ma non posso congedarmi da voi, prima che anche l'ultima borsa non viene spedita..."
Voi siete pazzi e paranoici, amici miei. Fanno quasi passare la voglia di tornare da queste parti. Quasi...perché il paese e' magico, mistico, ricco di fascino storico, religioso e naturale, tale per cui ogni venuta in questo spicchio di mondo e' sempre una magnifica avventura, e' sempre una nuova "mistica scoperta", ma...che prezzo da pagare! 
Questa volta il mio "pellegrinaggio", intrapreso anni fa con la prima discesa in Terra Santa  mi ha portato in mattinata in una sinagoga durante la funzione del sabato, invitati da Yasha ad assistere alle celebrazioni; e così mi son ritrovato ancora una volta a combattere con il mio solito senso di disagio quando entro nei luoghi sacri, di qualunque religione siano. Tutte le volte, Chiesa, Moschea o Tempio che sia, mi sento in imbarazzo, in difficoltà, non son tranquillo, sicuro e cerco di "evadere".  La strategia elaborata questa volta per fuggire quella fastidiosa sensazione mi ha condotto a chiedere una Bibbia e, con la kippa in testa da vero ebreo prestatami dal solito Yasha, ritirarmi su una sedia per tuffarmi nella lettura dei passi di oggi. Alla fine son riuscito a sopravvivere, rimanendo colpito dalla quantità di riti, gesti, tradizioni proprie dell'ebraismo messe in atto nel corso della funzione che intorno a me si stava svolgendo, oltreché perdendomi tra le pagine della sacra scrittura (la distruzione di Sodoma e Gomorra, la nascita di Isacco alla tenera età per il papino di cento anni, la richiesta di sacrificio dello stesso figlio, mi hanno accompagnato fuori dal disagio e dall'imbarazzo). 
Be', dopo essere stato sulla spianata del Tempio, essere entrato nella moschea della roccia, aver fatto la via crucis ed essere arrivato al Santo Sepolcro, aver con difficoltà avvicinato il muro del pianto, con oggi ho colmato un'altra delle ancora tante, troppe, lacune delle mie esperienze mistiche di viaggio. 
In fin dei conti Inter Campus e' molto più che semplice calcio!

sabato 19 ottobre 2013

Torneo a Jaljulyeh

18 ottobre

Kick off!!! Si comincia. Per la prima volta siamo riusciti a coinvolgere sullo stesso campo una squadra di bambini ebrei, una di bambini arabo/israeliani, una di profughi sudanesi e una...Palestinese. 
Un mini torneo li ha coinvolti a squadre miste...no, bugia: nello stessa partita...naaaa, bugia anche questa. Va be', sullo stesso campo, tenendo ben separati nelle squadre i kibbutziani e i palestinesi, evitando non solo che giocassero insieme, ma anche contro e che non facessero foto insieme...va be', però hanno giocato a calcio, tutti con la stessa maglia e per un pelo, per via di un "errore" nella divisione delle squadre, non abbiamo rischiato di metterli nella stessa squadra. Poi quei maledet...quegli attenti adulti si sono accorti dell' "errore" e sono intervenuti, riportando palestinesi e ebrei su campi lontani, ristabilendo l'ordine, per fortuna..Magari più avanti. Ora non si può. Ma già il fatto di aver coinvolto sullo stesso campo bimbi di comunità così lontane, separate, diffidenti, l'una nei confronti dell'altra, e' stata un'emozione e un successo. Davvero. Un piccolo passo, in previsione, nella speranza, di riuscire in futuro a fare ciò che al momento non e' nemmeno pronunciabile.
 Partita dopo partita, però, gol dopo gol, esultanza dopo esultanza, si son viste cose inimmaginabili solo un giorno fa, al punto che al termine della giornata, nel fare una foto di gruppo, con tutti i bambini insieme a noi, Yasha si e' accorto che israeliani e palestinesi erano vicini l'uno all'altro e ha chiesto agli allenatori se doveva separarli, allontanarli, ricevendo in risposta un sorriso e il consenso a immortalare quel momento. Niente di storico, sia chiaro, però credo che, soprattutto per lui e Jasmine, sua moglie, che hanno e stanno lavorando con costanza per questo progetto e che solo 24 ore fa temevano nel naufragio del tutto, aver ottenuto il consenso per scattare quella foto sia stata una bella soddisfazione, un bel punto di partenza. Bravi! 
Per me, invece, vedere 100 bambini insieme rincorrere quella palla, con indosso quella maglia, e' sempre una goduria, a prescindere da razza, religione, provenienza e genere. Ecco, se però sono gobbi o milanisti...un po' il naso lo storco.
Giornata stupenda, quindi, ancora una volta, partita con un grande allenamento sul lungo mare di Tel Aviv, sviluppatasi con una seduta di qualità coi bimbi di Jaljulia (o come chezzo si scrive), grazie al bel lavoro di Andre e del prof ( e di Max, che se non lo cito si sente sminuito e fa il geloso!!! Il fondamentale Max!) e con un torneo unico, per noi, ad oggi, punto di partenza, si spera, per la crescita del progetto Inter Campus Israele/Palestina. 
Inshallah,  e per essere politically correct, baruch ha shem (grazie max, per lo spelling).

venerdì 18 ottobre 2013

Di qua e di la del muro

17 ottobre

"It's time to get up!!!" La sveglia del prof inizia a sbraitare la solita, ormai, nenia fastidiosa mattutina e ancora con le caccole agli occhi, in men che non si dica, mi ritrovo sul lungo mare, garmin attivato, pronto, più o meno, per l'allenamento con i due compagni d'avventura. L'aria fresca del mare e il sole che albeggia contribuiscono al mio dolce risveglio, determinato poi dalla corsa, immediatamente sostenuta, per meglio prepararmi al successivo lavoro. Quando la mattina inizia così, la giornata non può che svilupparsi nel migliore dei modi e infatti, col cielo sempre azzurro sopra di noi e un sole pallato straordinario come fisso compagno nelle 24 ore, il tempo e' volato tra allenamenti, incontri e trasferimenti dall'una all'altra parte del muro. Proprio questi trasferimenti son stati l'esperienza più strana di oggi: e' sembrato, infatti, di viaggiare in meno di un'ora da Caltagirone a Las Vegas!Tel Aviv e il suo splendente lungomare prima, lasciato già di prima mattina, da una parte,  Jaius dall'altra, dove terra arsa, polvere, case mezze costruite e rumenta (o rudo, come dice il prof) un po' ovunque, la fanno da padroni. E' veramente forte l'impatto tra le due realtà, così diverse, eppure così vicine, ma ti da l'idea delle enormi diversità che esistono tra questi due popoli, differenze che si scorgono e si leggono anche attraverso la struttura dei loro villaggi, delle loro città, oltreché dagli incontri quotidiani. Pensare poi che due mondi così distanti, debbano dividersi la stessa terra, mi motiva in parte tutti i problemi, gli sconti, l'antagonismo, caratteristiche note e insormontabili di questa parte di Terra. 
Motiva, ma non giustifica! Già, perché qualcuno se ne approfitta, cazzo se se ne approfitta, sfruttando il proprio strapotere economico e militare, per guadagnare giorno dopo giorno spazi e terreni vari, sottraendoli illegalmente e con la forza all'altra parte. Così oggi abbiamo conosciuto gente che un bel giorno si e' ritrovata un muro in mezzo al proprio oliveto, che lo ha costretto da quel momento a dover quotidianamente affrontare il calvario del passaggio della frontiera, per accedere ad un terreno...suo! Calvario del passaggio, perché, ci raccontava Buma, ogni giorno e' un' impresa passare al di la, per i controlli esagerati, per le varie pratiche, per tutti quei tentativi messi in atto per dissuadere le persone a tornare sui propri terreni, visto che se per tre anni il tuo campo non viene coltivato, diventa libero, ne perdi i diritti di propieta'.  Madonnina, che disastro. Capisco quindi se gli allenatori, dopo che i primi due hanno deciso di abbandonare il nostro progetto per le pressioni subite in seguito alle accuse di collaborazionismo, hanno un po' paura a partecipare ai nostri allenamenti "uniti", misti e, anche se dopo le parole rassicuranti di Max e Yasha e il nostro allenamento in campo (12 piatti, 5 palloni il materiale...grandi misters!) sembravano più convinti, mantengono vivo qualche timore nei confronti del progetto. C'è un solco troppo grande, tracciato tra i due paesi, che solo la palla, accompagnata dalla maglia neroazzurra, può colmare. Forse. Vedremo, per questo, domani, giorno del kick off. Nel frattempo proponiamo allenamenti "di qua e di la" con lo stesso entusiasmo e la stessa dedizione, nonché qualità: il prof infatti non si discute e con lui le proposte hanno sempre una duplice valenza, coordinativa e tecnica, e Andre, pur in prova e alla prima esperienza, si muove bene in campo, gestendo con autorevolezza la seduta, pur con qualche limite legato all'inesperienza. Ma se questo e' l'inizio, non si può che puntare all'eccellenza.  

giovedì 17 ottobre 2013

Israele 16 ottobre


16 ottobre

Che giornata! Bellissima, dall'inizio alla fine! Mi son divertito come un pazzo da questa mattina, fino a ora, sdraiato sul mio letto, all'art plus hotel di tel aviv. Letto per fortuna singolo, questa notte, se no anche questa volta avrei abbracciato Silvio nel sonno, col quale ho condiviso il letto a Nazareth! Già, perché abituato ad avere SilviA, con la A finale, nel letto con me, e abituato a dormire abbracciato, o per lo meno a contatto con lei, durante queste notti, nel pieno dei miei sogni, mi son svegliato di soprassalto a contatto col peloso prof! Blea! Almeno questa volta non correrò rischi, in questa stanza-accampamento che condividiamo in tre. Abbandonata infatti la città della Galilea questa mattina, ci siamo trasferiti nella città più giovane, moderna, viva e...cool, di tutto lo stato. Mi piace un sacco Tel Aviv: sarà il mare, la spiaggia, il lungo mare teatro di grandi allenamenti, le serate sempre piene di vita, di divertimenti, la gente, l'energia che sprizza dalle sue strade...non so bene quale tra queste sia la caratteristica che più delle altre mi attrae, ma qui mi piace proprio stare. Anche se la usiamo solo come campo base, dove dormire, esercita comunque un certo fascino. 
In questi giorni infatti ci muoveremo durante il giorno per andare a fare allenamenti in tre diversi nuovi posti e già oggi, dopo un mega allenamento sul lungo mare appena siamo arrivati, ci siamo trasferiti al kibbutz per dare ufficialmente il via al nuovoprogetto Inter Campus Israele/Palestina.
 Ufficialmente perché il primissimo, proposto a giugno, era giusto un assaggio, un primo approccio per conoscere la nuova realtà, ma ora si comincia davvero e, direi ora a posteriori, subito alla grande! I bambini sono bellissimi!!! Pochi, quindi sicuramente per noi e' stato tutto più semplice, ma comunque i nani erano tutti super attenti, ben disposti e, cosa che mi ha impressionato, ultra reattivi: ogni nostra proposta, veniva da loro recepita e realizzata con grande intensità, nonostante la barriera dell'idioma apparentemente insormontabile. Apparentemente, perché il non verbale e la palla, rendono ogni lingua comprensibile a tutti, al punto che pur io spiegando l'esercizio parlando una lingua completamente sconosciuta ai più, inglese, la comprensione e stata per tutti piuttosto immediata, permettendoci di "spingere sull'acceleratore" e inserire varianti via, via piu complesse, pur comunque divertenti.Spettacolo.
 Alla fine son stato proprio contento di aver giocato con Homer e tutti gli altri "kibbutziani" e al tramonto, una splendida cornice violacea alle spalle del nostro campo, come degna conclusione della giornata, diamo sfogo alla nostra fame di calcio con una partita all'ormai classico gioco della metà campo: campo da calcetto, un giocatore protegge una porta senza mai entrare in area e potendo muoversi fino a metà, l'altro fa lo stesso nella sua porzione di campo; si calcia la palla cercando il gol e vince chi arriva primo a tre gol. 4-3 al prof, 3-0 ad Andre...dopo Gabri, Aldo e Lore, tocca a loro. Altro spettacolo! 
E domani west bank!

mercoledì 16 ottobre 2013

Terra Santa, ottobre 2013

Devo cambiare strategia: scrivere con un giorno di ritardo, quando si vivono giornate intense come quelle odierne, comporta sempre uno sforzo di memoria che a volte mi porta a omettere cose, certo non di vitale importanza, ma che mi spiace non riportar su fogli. Ormai però mi sa che andrà tutto al prossimo viaggio, tra due settimane a New York, quindi sotto con la memoria. Dunque, dunque...

La mattinata e' libera, i bambini sono a scuola e quei fenomeni degli allenatori locali non hanno bisogno dei corsi nostri corsi, quindi con il sempre più mitico Rodrigo, chileno-israeliano del posto, decidiamo di portare Andre a Tiberiade, per un tour mistico della zona, con seguente puntata a Cafarnao e al monte delle beatitudini e...cacchio, non sono un vero Credente, ma quando passo per queste zone, comunque, volente o nolente, qualcosa in me si attiva. Anche solo curiosità, interesse per l'importanza diciamo storica del luogo, fascino nel ritrovarmi in villaggi, città, paesi conosciuti attraverso i libri, i racconti, i Vangeli, curiosità per toccare con mano quanto mi e' stato raccontato; non so definire cosa si attivi in me, ma ogni volta sento che qualcosa scatta e così mi defilo, mi allontano un po' dal gruppo per vivere fino in fondo queste sensazioni, per sentirmi e cercare di controllare queste emozioni, lasciando fluire pensieri e tutto ciò che prende forma dentro me. Solo nei luoghi sacri mi succedono queste cose e non per forza cristiani: una volta, davanti al muro del pianto, sono andato in grande soggezione e non sono riuscito ad avvicinarmi, così come sulla spianata del tempio, sempre a Gerusalemme. Boh. 
Anyway: ripresomi dall'estasi mistica e riunitomi al gruppo improvvisato di pellegrini inter campus, ci rituffiamo sulla strada per rientrare a Nazareth e dopo uno shawarma lungo la strada siamo nuovamente in campo. Altri bimbi ci attendono, sempre metà arabi e metà israeliani e anche oggi proponiamo due allenamenti coordinativi, coi nastri, che coinvolgono un sacco tutti, divertono e portano la seduta a livelli molto alti, sia come intensità che come qualità. Raz osserva da fuori, prende appunti e alla fine mi, ci, ringrazia per il lavoro e ci assicura che...riproporrà il tutto con la sua squadra! Non avevo dubbi, caro il mio ladro di esercitazioni! Bastasse il "cosa" per essere allenatori, saresti in nazionale! Peccato che conta sempre più il come, il vestito, quindi caro il mio fenomeno, mi sa che farai poca strada! Be', cazzacci suoi. Noi ci siamo divertiti un sacco e i bambini con noi e questo e' ciò che conta! Ora rientriamo in albergo e poi via, tocca a noi allenarci: mega seduta di forza intervallata di quelle che piacciono a me (grande prof!!!), con Andre che spinge alle mie spalle e obbliga il mio orgoglio a spingere a fondo l'acceleratore, tenendo così ritmi splendidi per tutta la seduta! Grandi. Cena finale super sana e quindi crollo nel letto, stanco, ma strafelice. Domani tel aviv, trasferimento mattutino, e nel pomeriggio allenamento nel kibbutz: non vedo l'ora!!!

martedì 15 ottobre 2013

Israele 2013

14 ottobre

La bestia seduta al mio fianco in aereo ha deciso che non dormirò durante questo viaggio quando, approfittando della mia momentanea lontananza dal sedile per lavarmi i denti, spalanca le sue lunghissime gambe invadendo il mio "minuscolo spazio vitale" e occupa il bracciolo in condivisione con il suo nerborutissimo bicipite brachiale. Le dimensioni dei suoi pettorali e le vene gonfie sul collo mi convincono a desistere da ogni tentativo di riconquista del mio territorio, per cui mi rannicchio nel mio angusto sedile e mi rassegno alla notte insonne. Arrivati a Tel Aviv il sonno e' dominante nella mia mente, ma l'autista del taxi che ci viene a prendere deve essere il parente ebreo di Crippa, deciso a combinarne di ogni pur di ritardare il nostro approdo all'agognato letto, per cui prima si presenta all'uscita con un cartello con scritto Inter Campus...in caratteri ebraici, per cui vaghiamo per l'aeroporto per un po' a caccia del nostro autista, e poi si dimentica di vidimare il biglietto del parcheggio, lasciandoci parcheggiati, motore acceso, per una buona mezz'ora in una delle corsie d'uscita! Geniale. Svengo due minuti dopo che siamo partiti, riverso sul sedile posteriore del van fino all'arrivo a Nazareth, dove mezzo minuto dopo aver preso possesso della mia parte del letto matrimoniale, crollo definitivamente. Riprendo i sensi solo alle 11, al suono della sveglia: circuito di forza col prof e Andre, insalata e...campo. Confesso: arrivo al campo contrariato e non provo nemmeno a nascondere il sentimento: ho voglia di scendere in campo, di fare allenamento, ma non qui, non per quel pistola di Raz e quel gruppo di pirla al suo seguito. Dopo quattro anni mi son stufato di venir qui, fare allenamenti costringendo gli allenatori a mischiare i bambini ebrei con quelli arabi ed essere consapevole del fatto che nel momento stesso in cui mi sono allontanato dal campo, bambini dell'una e dell'altra parte tornano a dividersi e a vivere la propria realtà fino al nostro ritorno, sei mesi dopo. Quattro anni in cui non c'è stato progresso, crescita, avanzamento nei rapporti, anzi, mi sembra sempre di vedere peggioramenti tra loro, al punto che, avendo ora trovato un altro progetto da affiancare, con il quale inizieremo mercoledì la collaborazione, fosse per me non ci avrebbero più visto. Invece...ecco perché sono contrariato, ma poi il campo, la palla, i bambini fanno il loro solito incantesimo su di me e trascorro due ore sul campo con proposte nuove, elaborate col mitico prof, che ci divertono e ci coinvolgono come se nulla fosse. Il tutto aveva già cominciato a volgere al positivo quando, arrivato al campo con gli altri due prima dei bambini e messomi subito all'opera per disegnare gli spazi delle esercitazioni, mi son sentito chiamare da un sacco di nani appena giunti al campo di corsa, pronti per giocare con noi. "Alberto. Alberto", pronunciato un po' con la R ebraica, un po' con la cadenza aspirata araba ha rinvigorito il mio ego e mi ha caricato di grandi energie, subito riversate in campo. 
Bello, bellissimo allenamento e poi... corsa con i miei compagni di avventura e altro grande allenamento proposto dal prof, che chiude alla grandissima una gran giornata. La cena con i fuochi d'artificio e la festa in piazza per via della festa del montone, che coinvolge la comunità musulmana della città, sono poi la ciliegina sulla torta. Posso dormire soddisfatto anche oggi.

lunedì 14 ottobre 2013

Terra Santa Ottobre 2013

Israele, Ottobre 2013

Giusto il tempo di svuotare lo zaino, lavare il materiale sportivo, stare un po' con Si ed eccoci di nuovo in giro. In chiusura di un week-end positivo sotto ogni punto di vista, con il compleanno del mio super dirigente Ivan, quello di Chiara domenica e le partite positive dei miei sia sabato che domenica, tutto viene rapidamente archiviato per prepararmi fin d'ora alla settimana in terra santa, con arrivo a tel aviv domani mattina alle 3.30...madonnina, sti cacchio di orari! L'imbarco e' fra poco, sono le 22 di domenica qui a Zurigo, ma la stanchezza al momento non ha ancora fatto capolino: troppi pensieri legati a quel che devo fare, a ciò che ho fatto, a ciò che devo migliorare, a ciò che voglio cambiare in Inter Campus...insomma, un sacco di pensieri. Ma positivi, non opprimenti: son contento di dover riflettere su come organizzare al meglio gli allenamenti, considerando che in questa trasferta fa il debutto con noi Andre, come cercare di cambiare, quando e se possibile vista la natura del progetto, le cose da queste parti, cosa proporre di nuovo per mettermi in difficoltà e sfruttare ogni trasferta per crescere e migliorare come allenatore e se mi riesce anche come uomo. Uomo...bagaet. Be', in definiva, son contento.
Anche se Inter Campus ogni tanto mi fa proprio incazzare, son contento e credo che vada bene così: bisogna in qualche modo bilanciare le cose! Mica tutto può andare via liscio e semplice. Il bianco ha bisogno del nero per distinguersi, dice un proverbio africano, quindi, seppur a volte i limiti sciocchi che ci poniamo e l'incapacità esplicita nel crescere, imparare dal passato per migliorare, mi mettano veramente in difficoltà, il trovarmi in giro per il mondo mi fa sempre innamorare come la prima volta del mio lavoro, dandomi sempre nuovo entusiasmo e nuova linfa vitale. Ben vengano i viaggi, dunque, lontano dall' ufficio, dal badge, dai treni costantemente in ritardo, dall'isterismo metropolitano, dalla scighera (questa forse solo papà la capisce) e dal freddo, anche se...lontano da Si. Via, allora: si riparte. 

venerdì 4 ottobre 2013

Last day in Uganda


27 settembre

" If you reach the airport in one hour, i'll pay you 80000!", dico al folle taxista che ci accompagna in aeroporto, vista la folla di macchine che ci circonda per le "vie" di Kampala. Bell'idea che ho avuto...il folle Jhonson, o Jonshon o come chezzo si dice (quando gli ho chiesto il nome, è venuta fuori la scena di Cana' che pronuncia il nome dell'ottavo re di Roma, Falcao, continuamente corretto da Aristoteles), uomo dalla fiatella alcolica e il piede amaro, decide di battere tutti i record possibili di velocità sulla terra e si lancia a folle corsa in direzione Entebbe, driblando selvaggiamente macchine, camion, matatu, boda-boda, biciclette saggiamente usate senza luci e pedoni decisi per il suicidio, visti i punti della strada dove decidono di attraversare. Il viaggio è stato un continuo irrigidirmi cercando con il piede l'inesistente pedale del freno, vanamente montato su questa macchina nella posizione dell'autista, attaccandomi alle pelosissime braccia di Juri (madonnina che peluche!); per fortuna il nostro Luis Hamilton è un folle simpatico, per cui tra un dribbling e l'altro si riesce anche a parlare e a ridere un po' insieme (fantastica la sua riflessione sulle giovani donne ugandesi!), arrivando sani e salvi a destinazione dopo un'ora e poco più e anche se l'obiettivo dell'ora non è stato raggiunto, asciugandoci il sudore, non per il caldo, diamo comunque la somma pattuita al folle che ci ha regalato una dose inaspettata di adrenalina prima del lungo, lunghissimo viaggio che ci aspetta.
Siamo infatti giunti al termine della missione: si torna a casa e domenica sarò in panchina coi miei 98, lontano dal mango secolare del campo di Nagallama, dall'esercito dei 650 ugandesi in neroazzurro della "nostra" scuola e da tutto ciò che abbiamo vissuto in questi giorni. Calcio, sempre calcio, of course, ci ha accompagnato anche da queste parti, ma...qualcosa di diverso, qualcosa di più era con noi in campo. 5 giorni intensi e positivi dal punto di vista lavorativo: gli allenatori stanno crescendo e realmente alcuni di loro li vorrei in Calva con me, visto come stanno in campo, le proposte e la gestione della seduta, e il clinic proposto questa volta ha dato loro ulteriori strumenti per crescere e migliorare. Grandi, loro e per una volta dico noi: buona intesa e ottima collaborazione con il boiola di Usmate, mi hanno sicuramente facilitato nel proporre questo nuovo corso, portando anzi anche qualche spunto importante per la buona riuscita del tutto. Bulungi, Sebo.

Cerimonia di chiusura, ringraziamenti di rito e saluti vari, con consegna di un po' di materiale targato Calva ai bambini segnalati da miss Josephine, ma a un certo punto decido di uscire dal protocollo e cercare tra i musi nerissimi che ho di fronte, quello che più di tutti per me rappresenta l'Uganda, Nagallama: quello di Benjamin! Con una maglia in mano, non chiedo a chi donarla, ma chiedo dove sia Benja; i bambini divertiti dalla mia amicizia con il mudugavi sordo muto, per loro degno di poca considerazione, iniziano a chiamare il suo nome, due bimbe scattano a cercarlo e appena spunta alle spalle di tutti il suo sorriso lucente e la sua baldanzosa camminata (carichissimo, come dice Juri), Juri fa partire un coro "Benja-Benja" cantato da tutti, insegnanti inclusi, che lo accompagna fino a me. Maglia, scarpe e pantaloni: lo rivestiamo da cima a fondo e lui, gasatissimo, osserva contento il suo nuovo "armadio". Spettacolo! Questo bambino sta crescendo con noi, anno dopo anno, e sta guadagnando un suo ruolo all'interno della comunità grazie sicuramente alla sua personalità, ma credo anche grazie al rapporto che abbiamo instaurato, che lo rende "speciale" agli occhi di tutti. Grande Benja. Ci rivediamo ad Aprile.

giovedì 3 ottobre 2013

Iniziamo con qualche foto ugandese



Non ero tanto stanco rientrato a casa...



La lavagna del corso! 


Le mie convinzioni scientifiche sulla malaria decadono così, di fronte ad un cartello!!!

Uganda Once again IV

Gli insegnanti ugandesi sono sul piede di guerra: capitanati da misses Josephine, presidente di quello che può essere equiparato al nostro sindacato, stanno scioperando da due settimane per ottenere un aumento salariale, visto che ad oggi il loro stipendio è di...100$ mensili!
Se ci penso mi sembra impossibile: cento dollari, ossia trecento trentamila scellini ugandesi, anche da queste parti sono una cifra ridicola per un lavoratore! Provando a fare un parallelismo col nostro mondo, costando da queste parti un litro di benzina tremila e cinquecento scellini, quindi più o meno la centesima parte dello stipendio, sarebbe come se il nostro stipendio, secondo questi criteri, ammontasse a centosessanta euro mensili, visto che un litro di benzina è un euro e sessanta...per lo meno per gli insegnati.
Non male, direi. Ok, lasciamo stare la benzina: una cena in un "ristorante" popolare, ugandese, dove mangiano i mudugavi (uomini neri), non i mzungo, a parte il sottoscritto e Juri, mangiando fish and chips e bevendo una Nile a testa, costa mediamente 7000 scellini, quindi...non son molto bravo in matematica...più o meno un quinto dello stipendio (dovrebbe esser giusto...); facendo di nuovo un parallelismo con noi, dove una cena sobria come quella sopra descritta ti costa mediamente trenta, quaranta euro, significa guadagnare uno stipendio di 200€ mensili!
Cacchio, hanno ragione a protestare, ma...servirà a qualcosa? In un Paese dove il presidente è lo stesso dal 1986, quindi da poco dopo la caduta di Amin e la fine della guerra civile, la democrazia ha un accezione particolare, quindi anche la protesta, seppur collettiva, assume forza particolare, quindi...Spero con e per loro! Never give up!
Ma guardando al mio paese, dove le proteste fanno la stessa fine, mi vien da accantonare un po' questo mio entusiasmo...

mercoledì 2 ottobre 2013

Racconto ugandese

Nel giorno del suo compleanno, oggi 2 ottobre (auguri boiola), stravolgo l'ordine cronologico del racconto ugandese per regalarmi questa perla: un racconto ad opera di Juri, riassunto...alternativo del nostro viaggio insieme.


La giornata tipo ONOMATOPEICA

mzungu MUDUGAWU

zzzzzzz
auuuw
gnamgnam
BrUuUuM
UASSUSOTIA
ni bulungi
blaBLAblaBLAbla?BLAblaBLA?bla :-) :-) :-)
clapCLAPclapCLAP
gnamGNAMgnamGNAM
.........
:-) SoCcErTiMe :-)
GOAAAAL clapCLAPclapCLAP
Ooooooooleeeeee
uebalegno KALE SEBO
...........
ufffufffuffffuffffuffff HI MZUNGU uffffufffffuffff runbikerunbike
ciafffff blablablabla
bruuum??bruuum??bruuum??
gnamgnam blablabla gnamgnamgnam
bruuum??bruuum??bruuum??
zzzzzzz


Sei stato in Uganda se...

-  non hai piu paura di guidare a destra, di notte, con la nebbia e i fili attaccati al cruscotto
- hai mangiato casawa, jackfruit e riso condito con ragno gigante e cerchi di autoconvincerti che sia un seme
- hai ricevuto un ringraziamento solenne dalla mascotte della St Joseph School: Benjamin
- hai appena definito milkman un giocatore dell'Inter che puntualmente 3 minuti dopo la mette e ci fa vincere la partita
- non riconosci più odori, profumi e puzze varie e decidi che sono tutti profumi
- Let me tell you... Ci hai messo 1 ora e qualche minuto per arrivare in aeroporto con Lewis Hamiltom Johnson (o Jonhson?) e la vita ti è passata davanti 5 6 volte
- per riconoscere gli allenatori ti inventi soprannomi impossibili
- Sei stato chiamato Mzungu anche dalle capre
- Hai fatto il tragitto African Village - Nagallama correndo o in bicicletta durante il quale ti sono venute mille idee innovative
- ora sai che la malaria non si trasmette mangiando mango
- Ti hanno chiesto se volevi la birra calda
- stai ancora aspettando il pane a tavola
- hai cantato Elio e le storie tese sotto la doccia
- hai trovato un camion parcheggiato in mezzo alla strada e gente che fa traslochi in moto alle 11 di sera
- sai battere le mani con il tempo e il ritmo giusto
- .... Vuoi tornare in Uganda!!

"un grande pilota sa navigare anche con la vela rotta" Seneca (non era mica un pirla...)


Una forma alternativa per ricordare un viaggio... Grazie di tutto mister!

JM

martedì 1 ottobre 2013

Uganda once again III

Palla lunga e alta di Juri, controllo in corsa con la coscia, palleggio rivolto verso la mia porta con l'uomo alle spalle, sombrero di esterno piede, quindi superato il poveretto, rientro con tunnel con l'interno piede! Ovazione dei bambini seduti a bordo campo, esaltazione generale per il numero e umiliazione pubblica di coach Ben, il malcapitato. Mi spiace per lui, ma un po' se lo meritava: durante la partita, e anche lo scorso anno, aveva deciso autonomamente dei falli, dei corner, delle rimesse, insomma aveva fatto un po' troppo lo scienze motorie di turno, quindi la giusta punizione è stata giustamente servita in campo: prima un due tunnel con conseguente dribbling, quindi il super numero. Fantastico! Giocare è sempre la cosa più bella in assoluto; non mi stancherò mai di correr dietro quella palla, di tornare, o rimanere, bambino con quell'oggetto fra i piedi. E la cosa che più mi piace è vedere che sono sempre e ovunque in ottima e numerosa compagnia: grassi, magri, bassi, alti, abili e impresentabili, atletici e impediti, tutti i mister del mondo quando tornano, o diventano per la prima volta, giocatori durante le nostre partite, si trasformano e godono, si divertono, bramano la palla. Una passione planetaria! 
Se penso a Silvia e a tutti i problemi lavorativi che sta affrontando in questi giorni, che la stanno sommergendo e la stanno stressando ai massimi storici, cacchio, mi sento in colpa a vivere queste giornate: corso con gli allenatori coinvolgente, ben congegnato e ad hoc per i loro bisogni, che si è piacevolmente sviluppato nell'arco delle tre ore mattutine, pranzo collettivo con tutti gli allenatori e immediatamente dopo allenamento con i nostri bambini, non senza difficoltà a causa del livello scadente del gruppo di oggi (le 12 bambine hanno fatto la differenza, direi, senza voler passare per misogino), ma comunque divertente e utile,  per poi liberare il campo e dar libero sfogo alla nostra voglia di calcio...cazzo, mi sento in colpa si! E dopo la telefonata in lacrime di questa mattina, per sfogarsi proprio a causa del lavoro, il senso di colpa non può che crescere. Ma che fare? La porto sempre con me? Mmm...nice idea...

lunedì 30 settembre 2013

Uganda once again

Sera, buio e qui il buio è vero; la stagione non permette al cielo di manifestarsi in tutto il suo lucente splendore puntellato, rendendo ancora più scura la terra, coprendo di nubi tutta la volta celeste, dalla quale a tratti spunta la luna, piena solo due giorni fa e ora calante. Cena e non certo all'african Village. Vogliamo uscire e quindi  si sale in macchina, per andare verso Mokono, villaggio qui vicino un po' più simile ad una città di quanto non sia Nagallama e, come sempre, inizia un'avventura nell'avventura: lungo la strada matatu e boda boda (taxi collettivi e moto taxi) sfrecciano con fari altissimi in ogni dove, persone camminano nell'oscurità a bordo strada e...perbacco, non è mica facile muoversi in senso opposto di marcia rispetto al nostro! Maledetti inglesi anticonformisti! Se poi a tutto ciò si aggiunge la nebbia...cazzo, la nebbia come a Milano, il 24 di settembre, sulla strada che attraversa la foresta equatoriale (non pluviale bestia!)!!! Assurdo! Be', dicevo, se a tutto ciò si aggiunge la nebbia, ecco che passo la mezz'ora di viaggio concentratissimo, sia all'andata che al ritorno, spremendo le ultime energie, già consumate dal super allenamento di oggi  per rientrare al villaggio (7 km con mega salite, in 29 minuti...si può far meglio!), ritrovandomi ora, nel letto, distrutto. Contento, ma distrutto.

25 settembre

Spettacolo! La corsa di ritorno è ogni giorno più bella! Un lungo cammino tra sali e scendi che attraversa tre villaggi, con capanne lungo il suo percorso, mucche dalle lunghe corna legate ai lati, caprette libere di scorazzare, come i numerosi piccoli e scurissimi bambini che si esaltano vedendomi passare e mi seguono per brevi tratti urlando il loro personale incitamento, bye mzungo, e gente ovunque, incuriosita dal folle agire del bianco in neroazzurro. Peccato solo che su quella stessa strada mal asfaltata, piena di buche e piuttosto stretta, debbano correre insieme a me (e a Juri con la bici di Michael, a causa della sua tallonite, se no sarebbe davanti a me a farmi da lepre) anche camion alimentati a carbone, visto il fumo nero e intenso che si lasciano alle spalle, e colmi oltre l'umana immaginazione di ogni genere di merce trasportabile (legna, sacchi di farina, matoke, banane...esseri umani!), macchine ancora in grado di muoversi per non si sa bene quale magia, viste le loro condizioni, matatu capaci di sputare un fumo puzzolente degno della peggior ciminiera cinese e boda-boda trasportanti tre, quattro persone alla volta. Folcloristica, certo, la fauna che popola l'asfalto fatiscente sul quale mi cimento nel mio quotidiano allenamento, ma pericolosa e inquinante, per cui un po' dispiace dover respirare le loro emissioni e dover schivare le loro pazzesche manovre (Silvio ne sa qualcosa...vedi la scorsa visita). Ma va bene così. Do fondo quindi al mio programma:4x1000 sotto i 4 al km, che considerando le salite posso considerare un buon lavoro, con recupero di 1'30" tra le serie e due 500 mt nel finale. Direi degna conclusione di una gran giornata. Il corso sperimentale proposto con Juri, infatti, ci ha dato buone sensazioni e scendere in campo per la prima volta con i mister come assistenti, correggendo non tanto i bambini, quanto loro, nel loro stare in campo, proporre le esercitazioni, nel costruire i campi, nel gestire la seduta, è stato molto apprezzato dai coaches, ritenendolo molto utile per la loro formazione. Son contento, perché ho avuto una bella idea. Si, mi do delle arie, ma anche questa proposta è farina del mio sacco e vedere che anche questa sta dando buoni esiti mi rende felice. Certo, è mio compito e dovere,  quindi rientra nelle mie mansioni, nella norma, ma son comunque soddisfatto. Bravo mister! Ora serata da qualche parte, in qualche altro "ristorante" dove saremo gli unici bianchi, dove ci presenteranno un mega menu, per poi dirci che hanno solo fish and chips, or chicken and chips...magari mi sbaglio. Guida Juri, però: mi sun stracc!

post cena: magari mi fossi sbagliato, invece...fish and chips, dopo un mega menu di facciata! Be', anche questo è Uganda! Di certo però non faccio più guidare Juri! 
Cazzo, sms di Silvia: la clio, la nostra macchina, sta morendo! osti, una spesa da non sottovalutare.