lunedì 23 dicembre 2013

Foto da Cuba



IN AULA COL PROF!!!




IL PANORAMA DALLA FINESTRA DELLA CAMERA NELLA CASA PARTICULAR.



IL MALECON


GRANDE ELIGIO E GRANDISSIMO ROBERTO!!!


COI NANI CUBANI.


IL LEADER MAXIMO E IL CALCIO...

venerdì 20 dicembre 2013

A grande richiesta...Juri racconta!

A grande richiesta....


- Hai cantato "Tapparella" sotto la doccia, in aereo, appena sveglio, a
pranzo, a cena e in ufficio al rientro...

- Hai cercato di farti soprannominare in qualche modo, invidioso dei vari
"tostao", "careca", "campeao"...

- Hai confuso una partita di calcio con un qualsiasi mercato rionale delle
periferie più squallide di una qualsiasi città mondiale

- Hai corso controvento sul lungomare di Recife e, di conseguenza, odiato
il vento

- Ti sei ustionato viso, nuca e zona poplitea dopo un giorno di allenamento
sul campo di Pititinga

- Hai chiamato un brasiliano "Finlandia" per le sue doti e l'intensità
profusa durante un allenamento

- Hai preferito una camminata di 8km alle 23.30 rispetto ad un comodissimo
TAXI

- Hai ricordato guardando l'oceano la tua infanzia in liguria, con un
pizzico di malinconia

- Hai pensato a "l'allenatore nel pallone" passeggiando sul lungomare di
Recife, per ovvi motivi...

mercoledì 18 dicembre 2013

Foto carioca



LA SPIAGGIA CHE GENERA SENSI DI COLPA...



TRASFERIMENTO AL CAMPO!


LA FAVELA DI RECIFE

lunedì 16 dicembre 2013

Até a proxima, Recife

Até a proxima, Recife!

Eccoci alla conclusione: dopo una settimana di allenamenti, tra Pititinga e Recife, mi trovo ora all'aeroporto di Recife, pronto per il rientro al freddo, al gelo, nella nebbia della mia Lombardia. Tirando le somme direi sette giorni positivi, che ci hanno dato diverse indicazioni per il futuro sviluppo del progetto in questa parte di mondo, anche se, devo riconoscere, è un po' un peccato essere ancora fermi alla "fase di studio" e non essere ancora passati all'azione vera e propria. I ritmi e l'atteggiamento dei brasiliani,  abituati ad un inter campus semplice "distributore di maglie" non ci hanno permesso finora di intervenire realmente, con decisione, per cambiare le cose, uniformandole (per quanto la bellezza di Inter Campus sia la sua unicità in ogni paese) al resto del mondo in neroazzurro, ma ora sembra proprio che siamo riusciti a convincere anche loro, i pentacampeones, della validità del nostro lavoro, della necessarietà dei nostri interventi sugli allenatori, per migliorare le loro proposte in campo in favore dei bambini, e così la prossima volta riusciremo finalmente a entrare nelle favelas, vedere all'opera i misters e condividere con loro concretamente, praticamente, quanto finora rimasto solo in teoria, in potenza. Questo per lo meno a Recife. Pititinga è un discorso a parte, per il quale comunque si è trovato un percorso da seguire. Si vedrà, quindi, se saremo capaci di realizzare quanto abbiamo in mente e nel frattempo rientriamo con in testa, o forse nel cuore, i vari Braz, allenatore di Pititinga, Augusto, mitico e storico coordinatore inter campus recife, Ruben, allenatore mezzo prete di una favela a 25km da dove normalmente alleniamo quando siamo nella capitale del Pernambuco, ma sempre presente e coinvolto in campo, Luciano, mitico alter ego dell'Alex di Rio, Del, coordinatore nazionale...insomma, tutte quelle persone che  ogni volta ci permettono di trovarci come a casa, seppur lontanissimi, di divertirci e di svolgere nelle migliori condizioni possibili il nostro mestiere. Oltre, ovviamente, a divenire ogni volta più "amici", più parte della mia crescita e della mia esperienza in questa vita. 

sabato 14 dicembre 2013

Peladinha

Peladinha a Olinda

Già per me è difficile pensare a una giornata senza calcio, allenamento o partita che sia, se poi mi trovo nella terra del futebol diventa impossibile immaginarmi un tale abominio, per cui quando Augusto ci propone uma peladinha coi suoi amici, anche se l'orario dell'appuntamento è un po' fastidioso, 7:30 della mattina madonnina, la risposta non può che essere positiva! Sveglia presto, dunque, e via verso Olinda, piccola città appena oltre la parte vecchia di Recife, per scendere in campo a rincorrere quella magica sfera e capire il perché delle intensità così basse tenute dai nostri bambini in campo: gli adulti praticamente camminano, di conseguenza i bambini non possono certo essere dei fulmini di guerra con questi esempi davanti! 
Se i giocatori camminano (si attivano solo quando la palla passa nelle loro vicinanze) la palla gira a due all'ora e io continuo a fare movimenti e contromovimenti la davanti per dettare il passaggio, ma...niente da fare. Prima la devono ricevere, toccare, devono fare una finta inutile, passare col tacco, perderla e inveire contro campo, compagni e arbitro! Solo ogni tanto decidono di darmela in profondità e contro questi pali della luce la vita è facile...
 Questo è il futebol brasiliano, oggi con un pazzo indemoniato la davanti a scombussolare l'ordine delle cose, in moto perpetuo, che ogni tanto si staccava dalla marcatura modello Pasquale Bruno e faceva la sua mini ripetuta, con o senza palla non importa, per rendere per lo meno allenante la giornata. 
Anche Juri in porta ha avuto il suo da fare per contrastare l'ignoranza tattica dei nostri compagni, innamorati della palla e sempre pronti a seguirla, ovunque essa andasse, senza curarsi di compagni, porta, avversari! Anarchia tattica allo stato puro. 
Per fortuna...la palla è sempre la palla, quindi comunque e dovunque ci si diverte a giocare e dopo un'ora, contenti e soddisfatti, e sudatissimi visto che alle 8 erano già 30 i gradi, chiudiamo la partita secondo l'usanza brasiliana: cervecinha! Essendo le 11.30 non abbiamo molta voglia di bere io e Juri, ma conoscendo le usanze dobbiamo escogitare qualcosa per dribblare i fiumi di birra! Cacchio, ma cosa? Trovato! Teniamo il bicchiere sempre pieno, così non hanno modo di riempirlo. Geniale. Intorno a noi, quindi, in meno di due ore e in meno di 20, si aprono, ma soprattutto si scolano 38 skol (una pilsen locale, una birretta leggera, ma 38...), tra risate, discussioni interminabili sulla partita e racconti vari. Si beve con tanta disinvoltura a stomaco vuoto, che quando arriva il momento di rientrare per andare a mangiar qualcosa Augusto barcolla e ci consegna a Careca, così chiamato per evidenti motivi di calvizie, per continuare a godersi la giornata di festa. Ciuchetoni!!!

venerdì 13 dicembre 2013

Recife

Recife

Altissimi grattacielo (ancora non ho risolto l'arcano sul plurale...) circondano un campaccio di sabbia, con porte mezze distrutte in legno, che si ritaglia un piccolo spazio tra baracche fatiscenti in cartone, spazzature e tetti di lamiera: benvenuti all'inter campus Recife! Qui più che da altre parti il contrasto ricchi e poveri non si può definire semplicemente evidente, ma è spaventosamente...comunicante! Una delle favela dove lavoriamo, infatti, è proprio dentro il quartiere che accoglie una lussuosa palestra, un collegio privato e palazzi signorili, quasi nascosta dai nuovi edifici e presumibilmente futura vittima sacrificata del nuovo che avanza, in vista dei mondiali del prossimo anno, considerando le gru che si stagliano all'orizzonte, la nuova via stradale sopraelevata che la sovrasta e tutte le opere di ammodernamento della città che la minacciano. I nostri bambini vengono da li (una parte, perché dei 600 della capitale del,Pernanbuco, tanti giocano negli altri 6 i nuclei coinvolti all'interno delle favelas, alcuni lontani anche 25km da dove siamo noi e che finora non abbiamo ancora incontrato, limitandoci a formare i loro allenatori), vivono in quelle baracche e crescono in quelle strade, anche se, rispetto a quelle di Rio, la situazione sembra un po' meno drammatica, per lo meno per quanto concerne sicurezza e traffici illegali. Non scorgiamo, infatti, camminando per le sue strade pistole o fucili, come invece succede con semplicità nella capitale carioca, non siamo studiati da sentinelle ad ogni angolo e ci sentiamo piuttosto sicuri, tranquilli, nonostante tutto. Miseria si, ma...c'è di peggio. In ogni caso, meno male che c'è il futebol e che loro vogliono fortemente giocare, piuttosto che perder tempo per strada, così almeno qualcuno evita di cadere nelle trappole della strada e, pur non diventando giocatore (anche qui una bella compilation di pippe!), crescere nello sport e grazie ad esso. In campo, quindi, torniamo diciamo alla normalità, dopo la parentesi di Pititinga: bambini affamati di calcio e divertimento, coi quali diamo fondo alle nostre energie nel corso della seduta, divertendoci e, vedendo i loro volti e le loro reazioni, divertendo. Affamati si, ma scarsissimi e, cazzo, incredibilmente sotto ritmo! Vanno a zero all'ora e se non gli stai adosso con la voce, con l' incitazione, questi si addormentano!!! Madonnina! Dei non giovani! C'è materiale su cui riflettere per i nostri allenamenti: churrasco e poi con Juri si parlerà anche di questo. Col Boiola è bello affrontare questi argomenti. Prima però...picanha, carne do sol, fraudina...spettacolo!!!

giovedì 12 dicembre 2013

Pititinga

Pititinga

Nel bel mezzo del nulla dello stato del Rio Grande du Nord, a circa 200km da Natal lungo la litorale, ecco apparire questo piccolo villaggio di pescatori, senza nulla, se non quello che l'uomo riesce a prendere dall'oceano e dalla ricca terra intorno.
 Qui, nel bel mezzo del nulla, è dove, insieme a Vida a Pititinga, lavoriamo con un centinaio di bambini locali, coi quali però, a mio modo di vedere, stiamo sbagliando qualcosa: l'associazione riempie di attenzione e di beni materiali questa gente, che ormai non ha più...fame, non ha più quella voglia di fare, di correre, giocare e sudare dietro quella palla, di guadagnarsi le cose. I bambini, è assurdo da dire, anzi da scrivere, ma è così, sono bimbi viziati, mal educati, senza rispetto per le regole, per l'adulto, abituati a prendere senza sudare per avere, con materiale a volontà (hanno più cinesini di quelli che abbiamo in Calva, cazzo!), un campo in erba super curato e una quadra de futsal, ottenuto tutto senza colpo ferire, per cui quando arriva il gringo di turno, che propone giochi divertenti, ma che richiedono impegno e fatica, ecco che iniziano le lamentale, iniziano a far gli scemi, si perde l'attenzione, cala l'intensità. E tu, gringo, ci riprovi,  corri vicino ai bambini per sostenerli e correggerli nell'esecuzione del gesto, usi il corpo e la voce per ottenere ciò che cerchi, ma questi...camminano e con aria strafottente ti dicono che fa caldo! Abbassi allora le intensità, modifichi l'esercitazione e inserisci l'1<1, bello e divertente per tutti, iniziando a ottener qualcosa, ma...manca la "garra", come dicono in Argentina, si rimane sotto ritmo e si fanno le cose tanto per fare. Male, non mi piace. Anche Juri vive allo stesso modo la seduta e quindi ne parliamo, cerchiamo nuove strategie, nuovi esercizi, tant'è che nel pomeriggio le cose vanno meglio, ma è soprattutto con la linea dura che ottengo qualcosa: Eto'o, così da me soprannominato per l'estrema somiglianza, fa un po' troppo il pirla, quindi fuori, vai a sedere; Erik mi risponde, bene, fuori, a far compagnia al tuo amico; Flavio fa finta di non sentire il mio richiamo, via, fuori anche tu...improvvisamente tutti attenti, intensità elevate e si inizia ad intravedere un po' di qualità. Un po', ben poco per essere in Brasile, tanto che uno lo chiamo Finlandese, perché non può essere un pentacampeon uno così scarso! Be', alla fine stai a scervellarti e poi l'unico rimedio valido è la disciplina, per bambini che fino ad oggi non l'hanno conosciuta. 
Chiusa la seduta, tocca a me giocare: 40 minuti divertentissimi, contro la squadra locale du futsal, con un solo neo: in squadra con noi sempre una donna! Cazzo, nulla da dire contro il gentil sesso, ma magari se riuscisse a muoversi con un pallone tra i piedi non sarebbe male! Invece tre cassapanche si sono alternate in squadra con noi, costringendoci a corse ulteriori e ad un affannosa rimonta! Almeno che siano calciatrici, dai. Queste invece... A ca' a fa' i culzett!!!

Ainda Brasil

Ainda Brasil

Rhete (ossia amaca), sciabordio delle onde dell'oceano in sottofondo, brezza fresca che smuove le palme sopra di me e sole, un grande, enorme sole, caldo, caldissimo, che dona energia, forza e positività! Ecco in breve riassunta la mia condizione attuale. Non ci si può lamentare, ma aspetta, frettoloso lettore, a correre a superficiali conclusioni denigranti: sono in pausa, non sono in vacanza, dopo l'allenamento mattutino e prima di quello pomeridiano, e se generalmente, a casa, lo stesso tempo lo trascorro in treno, di ritorno verso Villasanta, prima di scendere in campo in Calva, qui le stesse ore me le godo un po' di più, se mi permetti. Considera poi che ieri siamo arrivati a Natal a mezzanotte, dopo un volo ballerino di otto ore (continue turbolenze, che hanno fatto saltare anche la distribuzione del pasto, vista la violenza) e da li dopo altre due ore di macchina siamo arrivati a Pititinga, ove questa mattina, ore 9, abbiamo dato vita alla prima seduta, seguita poi dal mio allenamento personale (con Juri al rientro!!!).
 Se fai due calcoli, quindi, in ballo dalle 11 della mattina alle 6 di quella seguente, tenendo il fuso orario italiano, in piedi dopo 5 ore e subito in campo...l'amaca me la sono meritata!
Ma perché mi giustifico? Con chi poi? Be', con amici, fratelli e parenti, che leggono il blog, lavorano come matti dalla mattina alla sera e mi fanno sentire in colpa, quindi in pratica...mi giustifico con me stesso! Si, perché di fronte alle onde dell'oceano, devo fermarmi a riflettere e rendermi conto che si  il mio è il mestiere più bello del mondo e la mia è la vita più bella che potessi immaginarmi, ma qualche fatica, qualche sacrificio, un po' di impegno, è richiesto anche a me, non solo a Marco in miniera tutti i giorni dalle 6 del mattino ad oltranza, a meno che non si giochi la sera; a Bibo, reperibile h24, detto alla Maroni, ogni giorno dell'anno, Natale compreso; a Silvia, tutti i giorni a correre per Patheon dalle 8 alle, quando va bene, 20; a papà, ancor oggi, a 81 anni, in farmacia...
Be', mi piacerebbe donarvi un po' di questo, però. Non riuscendo, vi dedico un pensiero...

lunedì 9 dicembre 2013

Di nuovo in viaggio

Rieccoci in volo. O meglio, quasi in volo. Per ora sono a Lisbona, in attesa dell'aereo che mi condurra a Natal, per una settimana di campo tra Pititinga e Recife, ma a breve ritornerò in volo; a una sola settimana di distanza, giusto il tempo di svuotare lo zaino, lavare il materiale e ripreparare il tutto, eccomi di nuovo in aeroporto! Ormai vedo più questi mega luoghi del non tempo che casa mia! Luoghi del non tempo, perché nulla come l'aeroporto ti fa perdere la cognizione delle ore che trascorrono, in nessun altro posto sono in grado di buttar via manciate e manciate di minuti in attesa, senza far nulla, seduto o in giro, camminando senza meta, aspettando il mio aereo.
Ultimo viaggio dell'anno solare, il nono da agosto, poi un po' di pausa, poi un po' di Silvia! Per bacco, non la vedo quasi mai e lei sta vivendo un periodo lavorativo in cui invece la mia presenza sarebbe fondamentale, quindi queste feste capitano ad hoc! Prometto che giocherò il meno possibile, per essere sempre a sua disposizione. O almeno ci proverò. Per lo meno in questi quindici giorni...
Ora però via, si va: tre giorni con i 60 bambini di Pititinga e altri tre con i quasi 800 di Recife, dal vecchio amico Augusto, nella terra del futebol, insieme al boiola per eccellenza, Juri, e Aldo. Si parte, dunque: boa viagem!

venerdì 6 dicembre 2013

IV giorno


Ancora Cuba

Non da' cenni di tregua la pioggia, se non occasionalmente. Oggi poi sembra che scenda a secchiate dal cielo l'acqua, talmente è violenta. Le strade sono allagate, la città è paralizzata: le varie macchine che popolano le strade, che paiono uscite da un episodio di Happy Days, annaspano nei fiumi di asfalto della capitale, causando ingorghi e traffico, se non proprio blocchi del traffico quando si parano, in balia delle onde, nel mezzo del cammino. Un disastro. Non avevo mai visto così tanta acqua sulle strade prima di oggi e un po' mi sono preoccupato quando, in macchina con Roberto, sembrava che non si riuscisse ad avanzare. Il nostro negrone cubano però si è dimostrato ancora una volta un grandissimo e, come un novello Noè, è riuscito a "guadare" saggiamente tutte le strade per condurci sani e salvi a destinazione. Grandissimo! Un personaggio unico: gentilissimo, sempre sorridente e pronto alla battuta, sempre positivo e di buon umore, rilassato e mai in affanno, Roberto ci accompagna ormai per le strade de l' Havana da tre anni e rappresenta l'ennesimo...effetto collaterale di inter campus! Tanti, nel mondo, sono i personaggi come lui che ho avuto la fortuna di incontrare e conoscere, con i quali ho instaurato veri e propri rapporti, grazie al mio splendido lavoro, come tante altre sono le persone apparse a volte anche solo per un attimo nelle mie giornate, di cui magari non ho scoperto nemmeno il nome,  uomini e donne con storie affascinanti, con vite interessanti, con racconti, insegnamenti da condividere con me, messi sul mio cammino, sempre per merito del mio girovagare perpetuo e neroazzurro. Come il prof di filosofia incontrato oggi, originario di Padova, vedovo in pensione, che gira il mondo e scopre, conosce, tutto ciò che i suoi libri non son riusciti a trasmettergli. Un uomo di grandissima cultura, che si è fermato per un attimo sulla mia strada, per parlarmi di Fede e Vita. O come tanti altri, incrociati in questi anni, positivi o negativi che siano stati, ma pur sempre "utili" per la mia crescita, per il proseguo del mio cammino, conosciuti grazie a Inter Campus. Fantastico!

mercoledì 4 dicembre 2013

El festival de Inter Campus

III giorno

It can't rain all the time, cantava il corvo e, cazzo, dico io, meno che meno a L'Havana!!! Saranno le maledizioni degli invidiosi costretti nel loro ufficio milanese, ma qui continua la persecuzione del "frente frio", con pioggia, vento e freddo. Be', freddo...tutto è relativo: si viaggia comunque sui 18/20 gradi, quindi si vive in calzoncini e magliettina, però, cavolo, sono ai caraibi! Voglio sole, caldo e brezza piacevole. È "la mierda di Obama", dice Francisco, il nostro padrone di casa; è la merda americana, cioè, che viene buttata su Cuba, visto che la perturbazione arriva da nord, dalla zona del grande Satana. Ma ok, lamentes no. In fin dei conti lavorare si riesce comunque, anche con l'acqua, quindi bene così.
Si ricomincia anche oggi con un super allenamento, non più sul Malecon, chiuso per le onde troppo alte che invadono la strada, ma sul paseo del prado, un viale pedonale, con ai lati le carreggiate per le macchine, dove, in mezzo ai bimbi diretti a scuola, agli spazzini intenti a ripulire la città e gente varia che si muove verso il luogo di lavoro, due pazzi italiani si cimentano in un lavoro di forza con successive navette sui 50, 30, 25 metri. Dei pazzi. Veramente. Ho provato a immaginare di essere straniero con Silvio a Monza, nel centro, sulla strada verso il ponte dei leoni, intenti nello stesso nostro lavoro mattutino che ci ha visti protagonisti oggi...forse la municipale ci avrebbe fermato, conducendoci al San Gerardo! Qui invece ce la siamo cavata con qualche sguardo incuriosito e qualche domanda sul tipo di allenamento e sul perché, nulla più. Il tutto condito con sorrisi e "hola y buenas dias" vari. Cuba, infatti, è molto "deportiva, quindi il nostro frenetico correre ha acceso la curiosità e l'interesse, ma poco altro.
Chiuso l'allenamento (piacevole massacro, direi), "cafe de francisco" (troppo un grande quest'uomo) e colazione al solito posto, col buon Eligio, prima di dare il via alle danze serie, importanti: corso e allenamento.
Gli allenatori sono pronti, recettivi, attenti, coinvolti e anche questa lezione vola via liscia, liscia, lasciandoci spunti interessanti per i corsi futuri e per migliorare il nostro modo di proporre le cose, portandoci in breve a mezzogiorno, al rompete le righe, e alla seguente pausa pranzo.
Pausa pranzo costretta, a causa dell'imperversare del maltempo e del vento, in un paradar vicino al Pedro Marrero, gestito da un italiano logorroico, sotto effetto di stupefacenti, capace, come dice Aldo, di far sanguinare le orecchie a suon di parole e parole, prima di scendere di nuovo in campo per il festival, il torneo finale, con tutti i bambini della capital coinvolti.
Fortunatamente nelle due ore dedicate ai bambini il cielo si è un po' aperto, consentendoci lo svolgimento normale della festa e, cosa assai più importante, della seguente partita tra allenatori. Fortunatamente...ripensandoci, non so quanto fortunatamente. La nostra partita, infatti, non è stato propriamente un bel momento, per lo meno non tutta: oltre al fatto che io, Silvio e Aldo abbiamo giocato tutta la partita con un uomo in meno e un portiere obeso, ma questo non sarebbe stato un problema, un allenatore della squadra avversaria ha deciso di entrare in competizione con me dal primo secondo di gioco, stuzzicandomi a parole, con calcetti, con gesti fastidiosi, per poi far culminare la sua idiozia con una gomitata tanto inutile, quanto stupida, che scatena la mia ignoranza più becera! Subito dopo aber subito il colpo, infatti, quel coglione mi ha fissato com un sorriso strafottente, beffardo, accendendo in me la scintilla della bestialità: inseguo infatti il pirla e, alla prima palla mezza e mezza, lo scalcio con violenza, facendolo volare e, non contento, colpendolo con la palla mentre rantola a terra. Che pistola che son stato. Lui pirla, ma io ancora di più. Unica nota positiva è stata che poco prima di colpirlo un barlume di lucidità ha fatto capolino nella mia mente, fermando in parte la violenza del mio calcio, provocando al coglionazzo sicuramente dolore, ma nulla più. E per fortuna che non c'erano bambini ad assistere alla scena: dopo la prima scaramuccia mi son guardato intorno e mi sono assicurato che non ci fossero bimbi nelle vicinanze, per dar sfogo ai miei retaggi cavernicoli senza diventare un pessimo esempio, ma rimango comunque un pirla. Anyway. Parentesi ignorante a parte, ci siamo divertiti e come sempre mi son reso conto di quanto sia bello giocare a calcio, pur questa volta con un po' di amaro in bocca e soprattutto mi son reso conto di quanto i lavori realizzati col prof in questi anni mi abbiano portato ora ad uno stato di forma decisamente soddisfacente! Vado come un treno e sto benissimo, anche se accompagnato dal mio balordone, pur più leggero, ormai. Va be', sparirà anche lui.

martedì 3 dicembre 2013

Hasta l'entrenamiento, siempre


SECONDO GIORNO A L'HABANA

Inizio col botto: allenamento lungo il Malecon alle 7, lezione in aula dalle 9.30 alle 12.30, tuffo in mare con pranzo a base di pargo gigante, allenamento pomeridiano con i bambini a duemila all'ora (qui va tutti alla moviola, quindi per alzare le intensità si deve fare una gran fatica!), giretto a casa del mitico Roberto, il nostro amico-basista-taxista cubano, per un succo naturale di papaya, circuitone di forza col prof sul balcone, con vista sui tetti de L'Havana veja e ora meritato relax, con sguardo al cielo lampeggiante, in vista di un imminente temporale, prima di andare a cena. Direi che come primo giorno non c'è male! Tutto perfetto, tutto molto positivo e molto stimolante e divertente: spettacolo. Già al risveglio avevo avuto sensazioni positive, prima uscendo in balcone e osservando i tetti arrossati dal sole nascente, con l'oceano sullo sfondo e poi correndo sul Malecon, invaso a tratti da onde alte, che sbattendo sugli scogli raggiungevano ancora piuttosto violentemente la strada. Sensazioni confermate in aula, rivedendo gli allenatori sorridenti e sinceramente, mi son parsi, felici di incontrarmi di nuovo dopo nove mesi e dando forma alla grandissima con Silvio al nostro corso; alla grandissima non solo a parer mio, viste le reazioni, il coinvolgimento e l'interazione di tutti, e l'entusiasmo straripante dello stesso Silvio, sempre felice e contento, va riconosciuto, ma questa volta...di più, segno della positiva riuscita della lezione. Quando poi hai la possibilità di vivere la pausa pranzo in spiaggia, sotto il sole, tuffandoti nell'oceano e pranzando con pesce freschissimo, grigliato al momento, le sensazioni positive esplodono e l'entusiasmo e la goduria diventano difficilmente contenibili! E allora perché contenerlo? Diamo sfogo a tutto e trasferiamo il tutto sul campo!
Così è stato e i bambini per la prima volta nella loro storia di calciatori hanno iniziato a correre veramente (i ritmi e le intensità da queste parti sono...caraibici, diciamo) , saltando tra i nastri ad altissima intensità e anche con grande qualità nell'esecuzione dei gesti, dandoci modo di sbizzarrirci nelle varianti e negli interventi, sia coordinativi, prof, che tecnici, io. Insomma: finora tutto bene, come dice il suicida gettatosi dal palazzo nel corso della caduta. Avanti così!

lunedì 2 dicembre 2013

Cuba, Novembre 2013

In alcune zone del mondo internet non esiste, oppure non è accessibile a tutti, quindi mi ritrovo ad aggiornare i miei racconti di viaggio solo una volta rientrato in italia, a casa.
La cosa mi piace, soprattutto per il fatto che rimango una settimana o qualcosa di più "sconnesso", libero da mail e contatti col mondo, un po' come succedeva fino a poco tempo fa, ma anche perché in questo modo riesco a rivivere meglio le esperienze, rileggendo prima di pubblicare.
Solitamente infatti sfrutto una sorta di stream of consciousness, sputo direttamente sul web ciò che transita nella mia mente, a volte con conseguenze disastrose grammaticalmente parlando, ma sicuramente con passione ed emozione. Oggi no: a Cuba internet è limitato, accessibile solo a pochi e non senza difficoltà, quindi sono qui ora ad aggiornare i miei 20 lettori di Manzoniana memoria. 




Primo giorno: in viaggio verso l'Habana.

Si riparte, destinazione l'isola caraibica, ultimo baluardo dell'utopia socialista, claudicante, zoppa e ormai parte della storia remota del nostro pianeta. Eccomi dunque a Cuba!
Dieci infinite ore di aereo ci portano su questa parte di mondo e altre due e mezza ci servono per uscire da questo anacronistico aeroporto: per i controlli di visti e passaporti effettuati manualmente da funzionari bradipi occorre un'ora piena, mentre per recuperare i bagagli che sembra vengano presi uno ad uno dalla cambusa dell'aereo da un unico lavoratore, per essere messi a girare sui nastri, lenti anche loro per meglio adattarsi all'ambiente definiamolo rilassato, necessitiamo di un'ora e mezza! Totale due e mezza, in aggiunta alla precedente odissea in seduta obbligata a causa delle continue turbolenze, fanno...un coma indescrivibile nella mia mente e una spossatezza diffusa su tutto il mio corpo! Ma il momento del riposo non è ancora giunto, perché la serata di gala alla residenza dell'ambasciatore italiano ci attende, in onore del debutto della settimana della cultura italiana a Cuba! E ci attende subito, perché il tempo buttato per uscire dall'aeroporto ci costringe a cambiare i piani, a non farci andare alla nostra "casa particular" (case private che affittano a pochi CUC delle stanze) per una doccia e per vestirci in maniera adeguata, ma a dirottarci immediatamente in mezzo ai vari italiani in giacca e cravatta invitati per la serata, che con un po' di sospetto scrutano le nostre tute e le nostre facce stravolte. Fortunatamente incrociamo subito l'ambasciatore e il suo secondo, facendo loro notare la nostra presenza e definendo orario e giorno per il festival Inter Campus, per cui abbastanza brevemente riusciamo a sgattaiolare via, per cenare, finalmente, e collassare felici e sereni nei mostri letti, a casa della signora...domani scopro come si chiama. Ora collasso sereno!