lunedì 2 dicembre 2013

Cuba, Novembre 2013

In alcune zone del mondo internet non esiste, oppure non è accessibile a tutti, quindi mi ritrovo ad aggiornare i miei racconti di viaggio solo una volta rientrato in italia, a casa.
La cosa mi piace, soprattutto per il fatto che rimango una settimana o qualcosa di più "sconnesso", libero da mail e contatti col mondo, un po' come succedeva fino a poco tempo fa, ma anche perché in questo modo riesco a rivivere meglio le esperienze, rileggendo prima di pubblicare.
Solitamente infatti sfrutto una sorta di stream of consciousness, sputo direttamente sul web ciò che transita nella mia mente, a volte con conseguenze disastrose grammaticalmente parlando, ma sicuramente con passione ed emozione. Oggi no: a Cuba internet è limitato, accessibile solo a pochi e non senza difficoltà, quindi sono qui ora ad aggiornare i miei 20 lettori di Manzoniana memoria. 




Primo giorno: in viaggio verso l'Habana.

Si riparte, destinazione l'isola caraibica, ultimo baluardo dell'utopia socialista, claudicante, zoppa e ormai parte della storia remota del nostro pianeta. Eccomi dunque a Cuba!
Dieci infinite ore di aereo ci portano su questa parte di mondo e altre due e mezza ci servono per uscire da questo anacronistico aeroporto: per i controlli di visti e passaporti effettuati manualmente da funzionari bradipi occorre un'ora piena, mentre per recuperare i bagagli che sembra vengano presi uno ad uno dalla cambusa dell'aereo da un unico lavoratore, per essere messi a girare sui nastri, lenti anche loro per meglio adattarsi all'ambiente definiamolo rilassato, necessitiamo di un'ora e mezza! Totale due e mezza, in aggiunta alla precedente odissea in seduta obbligata a causa delle continue turbolenze, fanno...un coma indescrivibile nella mia mente e una spossatezza diffusa su tutto il mio corpo! Ma il momento del riposo non è ancora giunto, perché la serata di gala alla residenza dell'ambasciatore italiano ci attende, in onore del debutto della settimana della cultura italiana a Cuba! E ci attende subito, perché il tempo buttato per uscire dall'aeroporto ci costringe a cambiare i piani, a non farci andare alla nostra "casa particular" (case private che affittano a pochi CUC delle stanze) per una doccia e per vestirci in maniera adeguata, ma a dirottarci immediatamente in mezzo ai vari italiani in giacca e cravatta invitati per la serata, che con un po' di sospetto scrutano le nostre tute e le nostre facce stravolte. Fortunatamente incrociamo subito l'ambasciatore e il suo secondo, facendo loro notare la nostra presenza e definendo orario e giorno per il festival Inter Campus, per cui abbastanza brevemente riusciamo a sgattaiolare via, per cenare, finalmente, e collassare felici e sereni nei mostri letti, a casa della signora...domani scopro come si chiama. Ora collasso sereno!

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