sabato 25 marzo 2023

Non è tutto oro quello che luccica

 "Dove vai questa volta?", mi chiedono gli amici e i famigliari quando vengono a conoscenza della mia quasi immediata ripartenza. "Vado a Victoria, sull'isola di Mahé, alle Seychelles". La risposta è per tutti la medesima "sempre in vacanza. Che bella vita". Bella, bellissima la mia vita, sono consapevole e ringrazio Dio ogni giorno per questa immensa fortuna, ma non è sempre "vacanza", ne tanto meno sempre facile. Soprattutto da quando con noi ci sono quelle due nane, che ultimamente danno segni di malcontento ad ogni mia partenza, mettendomi in una condizione non semplice ogni volta che le saluto. Ma...va bene così. Un piccolo scotto da pagare per continuare le mie avventure sui campi del mondo, però ci tengo a ribadire sempre che "non è tutto oro quello che luccica". E da queste parti, ogni giorno, scopro la veridicità, il valore di questo modo di dire. Mahè, isola principale delle Seychelles, paradiso naturale, dove anche le spiagge pubbliche, quelle lungo la strada, le uniche dove mi sono tuffato in mare post allenamento, al calar del sole, per 5 minuti, quelle schifate dai locali, sono spiagge bianche, chiuse da palme, con un mare cristallino (anche se mosso la al tramonto e con una corrente terribile) invidiabili e da sogno per molti di noi (che comunque godiamo la bellezza delle spiagge italiane). Mahè, capitale dei resort, degli alberghi di lusso, dei club med, del turismo "d'assalto"; piena di russi (si, russi. Mi sono stupito di incontrarne così tanti in aereo), americani, francesi, qatarioti o sauditi, in vacanza con i loro yacht, catamarani o chissà con cos'altro e le loro giovani "innamoratissime", mogli. Mahé, capitale delle spese folli, dove una notte in un hotel normalissimo ti costa almeno 250€, dove una cena semplice e leggera non vale meno di 80€, dove un caffè espresso costa 4,60€ (meno male che siamo in quaresima e mi son tolto il caffè!). Mahé, dove la gente locale fatica a vivere, a star dietro ai costi folli, dove le bambine di 14 anni sono mamme (anche perché fino a poco tempo fa lo stato dava un incentivo economico importante per ogni bambino, per cui tante sceglievano come mestiere quello della mamma, piuttosto che la cameriera), dove il consumo di alcool pro capite, rapportato al numero di abitanti, è il più alto al mondo e il venerdì sera è comune trovare lungo la strada file di auto con lo sportello aperto e una ragazza o un ragazzo riverso fuori a rigettare i malesseri della serata finita troppo presto. E non scherzo quando scrivo "le file": sembra ci sia un posto prestabilito dove vomitare dalla macchina, le ritrovi tutte li. Dove la droga circola con una disarmante semplicità e viene consumata ad ogni età, partendo da bambini a rovinarsi la vita. Eppure...le palme, il sole, la pace e la tranquillità che mi hanno accolto in questi ormai tre giorni (pace e tranquillità per loro che vanno a zero all'ora! Noi abbiamo trottato come matti dalle 7 alle 17 tutti i giorni, cazzo!) non mi davano questo pensiero, questa immagine. Ma...non è tutto oro ciò che lucicca.

mercoledì 15 marzo 2023

Torneo si, torneo no

 Sveglia presto, mini allenamento per il risveglio e poi via, in macchina, verso lo stadio scelto non senza difficoltà ieri. Già, non senza difficoltà, perché una volta arrivato l'ok dal presidente della federazione per procedere con l'organizzazione del torneo finale, è sorto il problema del campo. Un po' perché qui non ce ne sono, un po' perché il campo doveva essere "all'altezza della fifa", quindi non potevamo prendere un campo in terra rossa, africana, qualsiasi, per non dare al mondo un immagine negativa del paese ("altrimenti mi prendono per i cogli..i", dice l'amico di marsiglia). Ma via, ormai lo abbiamo trovato, andiamo al campo! Dall'hotel allo stadio sono 15 minuti (incredbile trovarsi in Africa e non rimanere imbottigliati nel traffico. Ma qui funziona così. Hanno addirittura i semafori, oltretutto rispettati...), ma quando arriviamo ci aspetta una sorpresa. Una spiacevole sorpresa. L'evento è rimandato. Oggi non si farà nulla. Non sono stati avvertiti alcuni ministri, la figlia del presidente non era al corrente dell'importanza della giornata, i bambini non possono venire...insomma, mille supercazzole, ma ciò che è certo è che oggi nessun pallone rotolerà su questo campo. Scattano le telefonate per fermare le leggende fifa, gli ospiti, i vip, i giornalisti, le decine e decine di persone invitate e ad ogni telefonata cresce in noi la delusione, ma anche la rabbia per una cosa che a noi, soprattutto ai miei compagni di avventura, appare incomprensibile. Non voglio fare l'esperto di geopolitica, ma ieri, quando Gerrard parlava, capivo perfettamente la sua posizione, il suo stato: se "dall' alto" non arriva l'ok ufficiale, qui, le cose non si fanno. Che tu ti chiami FIFA, Uefa e chissà cos'altro. I miei colleghi un po' meno e, nonostante il mio tentativo di spiegare il punto di vista del nostro amico, non son riuscito a render ben chiara la situazione. Ma il no di questa mattina, forse, è servito maggiormente allo scopo. 

Con le pive nel sacco, quindi, rientriamo in hotel, dove è prevista una riunione con il ministro dello sport, il ministro dell'educazione, il presidente della federazione e il segretario generale. Per...per organizzare il torneo che domani potrà svolgersi!!! Si, proprio così. Oggi no, ma domani si. Perché? Forse è meglio non esplicitarlo troppo. Ma l'importante è che domani saremo in campo. Chiedo più volte conferma, certezza del fatto, e dopo aver ricevuto le dovute rassicurazioni posso andare a correre felice. Ok, oggi è passato. Iniziamo a pensare a domani e ai cento bambini.

domenica 12 marzo 2023

Kigali, Rwanda

Quando io e Antonio siamo stati raggiunti dalla telefonata del nostro capo, che, ancora incredula, ci comunicava che il segretario generale della federazione aveva poco fa cancellato il torneo/evento di lunedì, con la mente son tornato indietro ai tempi dell'Inter, quando in Palestina, improvvisamente, il sindaco della città ci aveva chiamato per dirci che non ci sarebbe stato alcun torneo in Israele tra i loro bimbi e quelli parte del nostro nucleo di Tel Aviv. Stessa situazione: finito allenamento tutto confermato, pacche sulla schiena e sorrisi in vista del grande evento che si sarebbe svolto di li a pochi giorni, e poi, poche ore dopo, l'incredibile e inspiegabile marcia indietro: non se ne fa nulla. Ma se da una parte le ragioni le conoscevo (la secolare e perenne "guerra" tra i due popoli, la paura di essere accusati di collaborazionismo, la volontà di non passare per amici "di quelli li"...), da quest'altra tutto mi rimane di difficile comprensione. E anche i miei colleghi, nella riunione improvvisata nella hall dell'hotel, sono spiazzati e tirano fuori mail, whatsapp, messaggi, in cui lo stesso personaggio che ora annulla tutto, aveva felicemente dato conferma del tutto, ringraziando fifa per l'opportunità e garantendo supporto e aiuto in tutto. Invece...Quando poi questa mattina, con il DT della federazione abbiamo affrontato il problema, per trovare una soluzione, le cose son diventate ancora più oscure: noi spingevamo per organizzare comunque un torneino in un altro campo in città e lui è andato su tutte le furie, mosso da qualcosa che a me è parso terrore, paura, spavento. Quando poi ha ripetuto più volte "se organizziamo qualcosa senza tutte le autorizzazioni io sono un uomo morto. Voi giovedì ve ne andate, ma io qui ci lavoro. e voi non sapete con chi abbiamo a che fare", ho capito che forse la mia idea del torneo approvata ieri sera non sarà di così facile attuazione. Spaventato, occhi sempre aperti, senza quasi mai un battito di ciglia e un fastidioso, almeno per me, tic alla mandibola ad accompagnare il tutto, l'ex giocatore del Nizza che avevo già incontrato in Mauritania e col quale si era creato un bel rapporto di stima e rispetto reciproco (ancora una volta costruito grazie alla palla), mi ha fatto capire che le cose non sono così semplici da queste parti. Insomma, il ragazzo (più o meno ragazzo) era piuttosto preoccupato. E io ho iniziato a rivedere le mie già scarse conoscenze del paese. Ricordo infatti un paio di articoli su internazionale che descrivevano questo posto come una rarità africana, ma senza ben spiegare il come si è raggiunto questo grado, apparente, di "sviluppo". E' vero, la città è pulitissima, ordinata, in giro tutti i motociclisti indossano un casco (rarità assoluta, per quanto ho visto io in Africa, nei 15 paesi fin qui da me incontrati), ma...tutto è controllato, centralizzato, deciso e ordinato dall'alto e nulla si muove se da sopra non arriva un via libera. E non si muove veramente. La gente qui va a zero all'ora, peggio dei cubani di Holguin che per me erano parenti stretti dei bradipi. Nulla si muove. E noi nemmeno. Senza autorizzazione non possiamo organizzare un bel niente. Per fortuna i contatti dei miei capi sono ad altissimo livello, per cui al termine della giornata odierna otteniamo dal presidente della federazione la tanto attesa autorizzazione: si può fare! Domani quindi sveglia prestissimo per prender possesso del campo, "addobbarlo" a festa, preparare i campi e accogliere i bambini (ne aspettiamo 100...chissà quanti ne arriveranno) e dar vita, speriamo, a una grande giornata di festa. Sempre che nel frattempo non succeda qualcosa d'altro.