mercoledì 30 ottobre 2013

Youri Djorkaeff

Per capire di chi sto parlando...

http://www.youtube.com/watch?v=aD1udEFwVtE&feature=youtube_gdata_player

New York, New York

Giorno 2

Che posto strano, questo. Non ho ancora capito se mi piace o meno, perché e' affascinante osservare questi mega palazzi, queste mega strade, rivedere i posti dei film, ma allo stesso tempo e' quasi triste, superficiale guardare ...questi mega palazzi, queste mega strade! Cacchio, sono strade, sono palazzi! 
Insomma, il bello, o almeno quello che e' bello per me,  delle città che incontro e' la sua storia, i monumenti,  la sua parte antica e qui di tutto questo c'è poco, però...ti affascina, ti prende, ti diverte, con tutto ciò che la caratterizza, la definisce. Boh.  Forse questa città non e' da "vedere", ma da vivere, girando a piedi per le sue numerate e ordinate strade, naso all'insù e occhi sbarrati per cogliere ogni particolarità, ogni aspetto, ogni situazione che ti crea dinnanzi. 
Partendo dalle corse della mattina in Central Park in questo polmone verde sovrastato da palazzi immensi che si specchiano sulle sue strade, passando per le immense strade che attraversano la città da nord a sud, da est a ovest, senza mai cambiar nome, arrivando fino alla labirintica subway, animata da musicisti e personaggi vari, tutte "attrazioni" oggettivamente uniche, proprie di questa città, di questo mega luna park all'aria aperta, che rendono il tutto interessante. Però strano...

martedì 29 ottobre 2013

Primo morso alla mela

Giorno 1

Never ending day! Iniziato alle 7 e conclusosi solo ora, 23.30, sdraiato finalmente nel letto della mia minuscola, ma carinissima, camera, fitto di attività e impegni, ma anche di divertimento e piacere. Ora però sono in difficoltà nel cercare di ricomporre le 24h e trascriverle su carta; da dove cominico? Be', forse cominciare dall'inizio non e' poi tanto una cattiva idea...andiamo per ordine, dunque.  
La sveglia suona alle 6.45: sono a poco più di un miglio e mezzo di distanza da Central Park e alle 9 ho appuntamento con Nicoletta e Annalisa per la colazione, per cui per allenarmi devo svegliarmi presto, ma per una corsa ne vale sempre la pena. Questa poi, alla fine, mi ha premiato ancor più del solito, perché il contesto si e' rivelato veramente suggestivo e affascinante; già solo per arrivare in Central Park, durante il riscaldamento, tutto quello che scorreva intorno a me, o meglio sopra di me, viste le altezze vertiginose dei palazzi, era incredibile, suggestivo, eppure...già visto! Si, perché come scriveva credo Severgnini, a New York ci siamo già stati tutti attraverso i film che abbiamo visto, e così passare dalla central station (mi aspettavo Alex, il leone di Madagascar, saltar fuori dalle scale mobili) o correre sulla 5th avenue sono tutte cose che...avevo già fatto e che oggi ho ripetuto con maggior diciamo partecipazione fisica ed emotiva. Quando poi ho potuto dar forma ad un 8 minuti, un tabata e a 2 1000 dentro il parco, con mille altri corridori, gli scoiattoli intorno, alberi colorati di rosso e giallo e sovrastato dalle cime di immensi "Skyscrapers", come mi ha insegnato Roby, la partecipazione emotiva ha raggiunto l'apice e  ho veramente goduto! Spettacolo vero. Il rientro quindi in Hotel e' stato caratterizzato da una grande sorriso che mi dipingeva la faccia, per l'ennesima bella corsa effettuata in una città del mondo, mantenendo così fede e dando così seguito al buon proposito espresso nel corso del primo viaggio fatto con Inter Campus: correre in tutte le città visitate!
Il resto della mattinata e' volato preparando la presentazione per gli allenatori locali e camminando per le vie della città, dal ponte di Brooklyn al World Trade Center, passando per St Paul, sempre con il naso all'insù e sempre più divertito da questo immenso luna park all'aria aperta, da questo enorme videogioco reale.
Nel pomeriggio le cose sono andate ancora meglio: meeting con Djorkaeff e i suoi "amici-partner"per capire come agire e dove avremmo lavorate e quindi trasferimento finalmente al campo e li, quando e' la palla a parlare, le cose sono andate molto bene: mi sono divertito, si sono divertiti (ho dovuto smettere per via dell'oscurità incombente, se no eravamo ancora li)  e' stato utile agli allenatori, insomma, obiettivi raggiunti. Bello, bellissimo alla fine ricevere i complimenti, mi son parsi sinceri, di Youri, non Monzani, con relativa sua riflessione sull'allenamento e l'utilità e la validità dello stesso per questi bambini e per questa realtà: un giocatore che quando era in campo era il tuo modello di giocatore, aveva il tuo numero sulle spalle, giocava per la tua squadra, che ti ringrazia e ti fa i complimenti...be', direi bene. Molto bene. Son contento. Ora coma e domani si riparte: altra corsa mattutina per preparare al meglio la giornata e via!!!

lunedì 28 ottobre 2013

Nella grande mela

New York, New York

Devo confessarlo: non sono molto contento di affrontare questo viaggio. Un po' per il fatto che dovendo andare negli stati uniti non potrò la prossima settimana andare nella mia Africa, nella mia Angola, un po' per i miei pregiudizi sugli americani, quindi non e' proprio con entusiasmo che mi accingo a partire.
 Il progetto sembra interessante, ad Harlem, con la fondazione Djorkaeff, per introdurre il calcio come mezzo educativo in una realtà dove questo sport non e' proprio contemplato, ma cacchio io voglio andare in Africa, dove oltre a noi non c'è nessuno ad occuparsi di quei bambini, di quella realtà, di quei posti così lontani dai nostri, così diversi...va be', non mi sto lamentando, sia chiaro. A lamentarsi sono giustamente altri, ma mi permettevo di esprimere questa mia non totale soddisfazione. Vedremo. Per ora ho visto solo l'aeroporto, un sacco di grattacieli (o si dice grattacielo, visto che quello rimane sempre uno? Sese', che dici?) e un sacco di luci: siamo appena arrivati nel nostro hotel, a Manhattan, vicino a central Park e mi sono appena studiato la strada per andare a correre domani mattina, sono le 21, ma per me sono le due del mattino, quindi...vediamo domani. dopo la corsa e dopo il primo morso alla mela. Ora si dorme. Che inizi questa nuova avventura!

domenica 20 ottobre 2013

Odio l'aeroporto di Tel Aviv!

19 Ottobre

E che palle!!! Tutte le volte, tutte le santissime volte la stessa maledetta, noiosa, stressante storia: 
un'ora e mezza di controlli e di domande prima di poter salire sereno, scagionato da ogni sospetto, sull'aereo e rientrare a casa! 
Un'ora e mezza di domande, sempre le solite stupide domande: che legame c'è tra di voi, perché siete venuti qui, avete fatto voi la valigia (no, l'ho data in mano ad un fedajin, pirla!), avete ricevuto regali e altre cazzate di questo genere. E che palle! Sono ormai sei anni se non sbaglio che vengo in questo paese, per due volte l'anno: cazzo, ma guardate il passaporto e in mezzo ai vari timbri riconoscete il vostro e intuite che se continuo a tornare forse significa che non son qui per organizzare nessun attacco atomico! 
Un'ora e mezza di controlli delle valige, con 'sto cazzo di spazzolino, che non sono ancora riuscito a capire che diavolo di funzione abbia, infilato da tutte le parti dello zaino, rivoltandomi tutti i vestiti e le varie cose in esso contenute (e la cosa mi manda giù di testa), per poi concludere l'attenta perquisizione con un sereno "enjoy your flight"! Ma va ciapa' i ratt, bigul! 
Questa volta poi, prima volta che mi succede, dopo i primi controlli (dove, dopo averla passata sotto il metal detector, hanno voluto controllarmi la borsa da calcio...vuota, perché era piena all'andata dei kit per i bambini), liberatici finalmente del nostro cane da guardia, ci dirigiamo verso il banco swiss per il check in, quando il dobberman rispunta alle nostre spalle, fissandoci e dicendoci di fare in fretta, perché lei "ha molto da fare, ma non posso congedarmi da voi, prima che anche l'ultima borsa non viene spedita..."
Voi siete pazzi e paranoici, amici miei. Fanno quasi passare la voglia di tornare da queste parti. Quasi...perché il paese e' magico, mistico, ricco di fascino storico, religioso e naturale, tale per cui ogni venuta in questo spicchio di mondo e' sempre una magnifica avventura, e' sempre una nuova "mistica scoperta", ma...che prezzo da pagare! 
Questa volta il mio "pellegrinaggio", intrapreso anni fa con la prima discesa in Terra Santa  mi ha portato in mattinata in una sinagoga durante la funzione del sabato, invitati da Yasha ad assistere alle celebrazioni; e così mi son ritrovato ancora una volta a combattere con il mio solito senso di disagio quando entro nei luoghi sacri, di qualunque religione siano. Tutte le volte, Chiesa, Moschea o Tempio che sia, mi sento in imbarazzo, in difficoltà, non son tranquillo, sicuro e cerco di "evadere".  La strategia elaborata questa volta per fuggire quella fastidiosa sensazione mi ha condotto a chiedere una Bibbia e, con la kippa in testa da vero ebreo prestatami dal solito Yasha, ritirarmi su una sedia per tuffarmi nella lettura dei passi di oggi. Alla fine son riuscito a sopravvivere, rimanendo colpito dalla quantità di riti, gesti, tradizioni proprie dell'ebraismo messe in atto nel corso della funzione che intorno a me si stava svolgendo, oltreché perdendomi tra le pagine della sacra scrittura (la distruzione di Sodoma e Gomorra, la nascita di Isacco alla tenera età per il papino di cento anni, la richiesta di sacrificio dello stesso figlio, mi hanno accompagnato fuori dal disagio e dall'imbarazzo). 
Be', dopo essere stato sulla spianata del Tempio, essere entrato nella moschea della roccia, aver fatto la via crucis ed essere arrivato al Santo Sepolcro, aver con difficoltà avvicinato il muro del pianto, con oggi ho colmato un'altra delle ancora tante, troppe, lacune delle mie esperienze mistiche di viaggio. 
In fin dei conti Inter Campus e' molto più che semplice calcio!

sabato 19 ottobre 2013

Torneo a Jaljulyeh

18 ottobre

Kick off!!! Si comincia. Per la prima volta siamo riusciti a coinvolgere sullo stesso campo una squadra di bambini ebrei, una di bambini arabo/israeliani, una di profughi sudanesi e una...Palestinese. 
Un mini torneo li ha coinvolti a squadre miste...no, bugia: nello stessa partita...naaaa, bugia anche questa. Va be', sullo stesso campo, tenendo ben separati nelle squadre i kibbutziani e i palestinesi, evitando non solo che giocassero insieme, ma anche contro e che non facessero foto insieme...va be', però hanno giocato a calcio, tutti con la stessa maglia e per un pelo, per via di un "errore" nella divisione delle squadre, non abbiamo rischiato di metterli nella stessa squadra. Poi quei maledet...quegli attenti adulti si sono accorti dell' "errore" e sono intervenuti, riportando palestinesi e ebrei su campi lontani, ristabilendo l'ordine, per fortuna..Magari più avanti. Ora non si può. Ma già il fatto di aver coinvolto sullo stesso campo bimbi di comunità così lontane, separate, diffidenti, l'una nei confronti dell'altra, e' stata un'emozione e un successo. Davvero. Un piccolo passo, in previsione, nella speranza, di riuscire in futuro a fare ciò che al momento non e' nemmeno pronunciabile.
 Partita dopo partita, però, gol dopo gol, esultanza dopo esultanza, si son viste cose inimmaginabili solo un giorno fa, al punto che al termine della giornata, nel fare una foto di gruppo, con tutti i bambini insieme a noi, Yasha si e' accorto che israeliani e palestinesi erano vicini l'uno all'altro e ha chiesto agli allenatori se doveva separarli, allontanarli, ricevendo in risposta un sorriso e il consenso a immortalare quel momento. Niente di storico, sia chiaro, però credo che, soprattutto per lui e Jasmine, sua moglie, che hanno e stanno lavorando con costanza per questo progetto e che solo 24 ore fa temevano nel naufragio del tutto, aver ottenuto il consenso per scattare quella foto sia stata una bella soddisfazione, un bel punto di partenza. Bravi! 
Per me, invece, vedere 100 bambini insieme rincorrere quella palla, con indosso quella maglia, e' sempre una goduria, a prescindere da razza, religione, provenienza e genere. Ecco, se però sono gobbi o milanisti...un po' il naso lo storco.
Giornata stupenda, quindi, ancora una volta, partita con un grande allenamento sul lungo mare di Tel Aviv, sviluppatasi con una seduta di qualità coi bimbi di Jaljulia (o come chezzo si scrive), grazie al bel lavoro di Andre e del prof ( e di Max, che se non lo cito si sente sminuito e fa il geloso!!! Il fondamentale Max!) e con un torneo unico, per noi, ad oggi, punto di partenza, si spera, per la crescita del progetto Inter Campus Israele/Palestina. 
Inshallah,  e per essere politically correct, baruch ha shem (grazie max, per lo spelling).

venerdì 18 ottobre 2013

Di qua e di la del muro

17 ottobre

"It's time to get up!!!" La sveglia del prof inizia a sbraitare la solita, ormai, nenia fastidiosa mattutina e ancora con le caccole agli occhi, in men che non si dica, mi ritrovo sul lungo mare, garmin attivato, pronto, più o meno, per l'allenamento con i due compagni d'avventura. L'aria fresca del mare e il sole che albeggia contribuiscono al mio dolce risveglio, determinato poi dalla corsa, immediatamente sostenuta, per meglio prepararmi al successivo lavoro. Quando la mattina inizia così, la giornata non può che svilupparsi nel migliore dei modi e infatti, col cielo sempre azzurro sopra di noi e un sole pallato straordinario come fisso compagno nelle 24 ore, il tempo e' volato tra allenamenti, incontri e trasferimenti dall'una all'altra parte del muro. Proprio questi trasferimenti son stati l'esperienza più strana di oggi: e' sembrato, infatti, di viaggiare in meno di un'ora da Caltagirone a Las Vegas!Tel Aviv e il suo splendente lungomare prima, lasciato già di prima mattina, da una parte,  Jaius dall'altra, dove terra arsa, polvere, case mezze costruite e rumenta (o rudo, come dice il prof) un po' ovunque, la fanno da padroni. E' veramente forte l'impatto tra le due realtà, così diverse, eppure così vicine, ma ti da l'idea delle enormi diversità che esistono tra questi due popoli, differenze che si scorgono e si leggono anche attraverso la struttura dei loro villaggi, delle loro città, oltreché dagli incontri quotidiani. Pensare poi che due mondi così distanti, debbano dividersi la stessa terra, mi motiva in parte tutti i problemi, gli sconti, l'antagonismo, caratteristiche note e insormontabili di questa parte di Terra. 
Motiva, ma non giustifica! Già, perché qualcuno se ne approfitta, cazzo se se ne approfitta, sfruttando il proprio strapotere economico e militare, per guadagnare giorno dopo giorno spazi e terreni vari, sottraendoli illegalmente e con la forza all'altra parte. Così oggi abbiamo conosciuto gente che un bel giorno si e' ritrovata un muro in mezzo al proprio oliveto, che lo ha costretto da quel momento a dover quotidianamente affrontare il calvario del passaggio della frontiera, per accedere ad un terreno...suo! Calvario del passaggio, perché, ci raccontava Buma, ogni giorno e' un' impresa passare al di la, per i controlli esagerati, per le varie pratiche, per tutti quei tentativi messi in atto per dissuadere le persone a tornare sui propri terreni, visto che se per tre anni il tuo campo non viene coltivato, diventa libero, ne perdi i diritti di propieta'.  Madonnina, che disastro. Capisco quindi se gli allenatori, dopo che i primi due hanno deciso di abbandonare il nostro progetto per le pressioni subite in seguito alle accuse di collaborazionismo, hanno un po' paura a partecipare ai nostri allenamenti "uniti", misti e, anche se dopo le parole rassicuranti di Max e Yasha e il nostro allenamento in campo (12 piatti, 5 palloni il materiale...grandi misters!) sembravano più convinti, mantengono vivo qualche timore nei confronti del progetto. C'è un solco troppo grande, tracciato tra i due paesi, che solo la palla, accompagnata dalla maglia neroazzurra, può colmare. Forse. Vedremo, per questo, domani, giorno del kick off. Nel frattempo proponiamo allenamenti "di qua e di la" con lo stesso entusiasmo e la stessa dedizione, nonché qualità: il prof infatti non si discute e con lui le proposte hanno sempre una duplice valenza, coordinativa e tecnica, e Andre, pur in prova e alla prima esperienza, si muove bene in campo, gestendo con autorevolezza la seduta, pur con qualche limite legato all'inesperienza. Ma se questo e' l'inizio, non si può che puntare all'eccellenza.  

giovedì 17 ottobre 2013

Israele 16 ottobre


16 ottobre

Che giornata! Bellissima, dall'inizio alla fine! Mi son divertito come un pazzo da questa mattina, fino a ora, sdraiato sul mio letto, all'art plus hotel di tel aviv. Letto per fortuna singolo, questa notte, se no anche questa volta avrei abbracciato Silvio nel sonno, col quale ho condiviso il letto a Nazareth! Già, perché abituato ad avere SilviA, con la A finale, nel letto con me, e abituato a dormire abbracciato, o per lo meno a contatto con lei, durante queste notti, nel pieno dei miei sogni, mi son svegliato di soprassalto a contatto col peloso prof! Blea! Almeno questa volta non correrò rischi, in questa stanza-accampamento che condividiamo in tre. Abbandonata infatti la città della Galilea questa mattina, ci siamo trasferiti nella città più giovane, moderna, viva e...cool, di tutto lo stato. Mi piace un sacco Tel Aviv: sarà il mare, la spiaggia, il lungo mare teatro di grandi allenamenti, le serate sempre piene di vita, di divertimenti, la gente, l'energia che sprizza dalle sue strade...non so bene quale tra queste sia la caratteristica che più delle altre mi attrae, ma qui mi piace proprio stare. Anche se la usiamo solo come campo base, dove dormire, esercita comunque un certo fascino. 
In questi giorni infatti ci muoveremo durante il giorno per andare a fare allenamenti in tre diversi nuovi posti e già oggi, dopo un mega allenamento sul lungo mare appena siamo arrivati, ci siamo trasferiti al kibbutz per dare ufficialmente il via al nuovoprogetto Inter Campus Israele/Palestina.
 Ufficialmente perché il primissimo, proposto a giugno, era giusto un assaggio, un primo approccio per conoscere la nuova realtà, ma ora si comincia davvero e, direi ora a posteriori, subito alla grande! I bambini sono bellissimi!!! Pochi, quindi sicuramente per noi e' stato tutto più semplice, ma comunque i nani erano tutti super attenti, ben disposti e, cosa che mi ha impressionato, ultra reattivi: ogni nostra proposta, veniva da loro recepita e realizzata con grande intensità, nonostante la barriera dell'idioma apparentemente insormontabile. Apparentemente, perché il non verbale e la palla, rendono ogni lingua comprensibile a tutti, al punto che pur io spiegando l'esercizio parlando una lingua completamente sconosciuta ai più, inglese, la comprensione e stata per tutti piuttosto immediata, permettendoci di "spingere sull'acceleratore" e inserire varianti via, via piu complesse, pur comunque divertenti.Spettacolo.
 Alla fine son stato proprio contento di aver giocato con Homer e tutti gli altri "kibbutziani" e al tramonto, una splendida cornice violacea alle spalle del nostro campo, come degna conclusione della giornata, diamo sfogo alla nostra fame di calcio con una partita all'ormai classico gioco della metà campo: campo da calcetto, un giocatore protegge una porta senza mai entrare in area e potendo muoversi fino a metà, l'altro fa lo stesso nella sua porzione di campo; si calcia la palla cercando il gol e vince chi arriva primo a tre gol. 4-3 al prof, 3-0 ad Andre...dopo Gabri, Aldo e Lore, tocca a loro. Altro spettacolo! 
E domani west bank!

mercoledì 16 ottobre 2013

Terra Santa, ottobre 2013

Devo cambiare strategia: scrivere con un giorno di ritardo, quando si vivono giornate intense come quelle odierne, comporta sempre uno sforzo di memoria che a volte mi porta a omettere cose, certo non di vitale importanza, ma che mi spiace non riportar su fogli. Ormai però mi sa che andrà tutto al prossimo viaggio, tra due settimane a New York, quindi sotto con la memoria. Dunque, dunque...

La mattinata e' libera, i bambini sono a scuola e quei fenomeni degli allenatori locali non hanno bisogno dei corsi nostri corsi, quindi con il sempre più mitico Rodrigo, chileno-israeliano del posto, decidiamo di portare Andre a Tiberiade, per un tour mistico della zona, con seguente puntata a Cafarnao e al monte delle beatitudini e...cacchio, non sono un vero Credente, ma quando passo per queste zone, comunque, volente o nolente, qualcosa in me si attiva. Anche solo curiosità, interesse per l'importanza diciamo storica del luogo, fascino nel ritrovarmi in villaggi, città, paesi conosciuti attraverso i libri, i racconti, i Vangeli, curiosità per toccare con mano quanto mi e' stato raccontato; non so definire cosa si attivi in me, ma ogni volta sento che qualcosa scatta e così mi defilo, mi allontano un po' dal gruppo per vivere fino in fondo queste sensazioni, per sentirmi e cercare di controllare queste emozioni, lasciando fluire pensieri e tutto ciò che prende forma dentro me. Solo nei luoghi sacri mi succedono queste cose e non per forza cristiani: una volta, davanti al muro del pianto, sono andato in grande soggezione e non sono riuscito ad avvicinarmi, così come sulla spianata del tempio, sempre a Gerusalemme. Boh. 
Anyway: ripresomi dall'estasi mistica e riunitomi al gruppo improvvisato di pellegrini inter campus, ci rituffiamo sulla strada per rientrare a Nazareth e dopo uno shawarma lungo la strada siamo nuovamente in campo. Altri bimbi ci attendono, sempre metà arabi e metà israeliani e anche oggi proponiamo due allenamenti coordinativi, coi nastri, che coinvolgono un sacco tutti, divertono e portano la seduta a livelli molto alti, sia come intensità che come qualità. Raz osserva da fuori, prende appunti e alla fine mi, ci, ringrazia per il lavoro e ci assicura che...riproporrà il tutto con la sua squadra! Non avevo dubbi, caro il mio ladro di esercitazioni! Bastasse il "cosa" per essere allenatori, saresti in nazionale! Peccato che conta sempre più il come, il vestito, quindi caro il mio fenomeno, mi sa che farai poca strada! Be', cazzacci suoi. Noi ci siamo divertiti un sacco e i bambini con noi e questo e' ciò che conta! Ora rientriamo in albergo e poi via, tocca a noi allenarci: mega seduta di forza intervallata di quelle che piacciono a me (grande prof!!!), con Andre che spinge alle mie spalle e obbliga il mio orgoglio a spingere a fondo l'acceleratore, tenendo così ritmi splendidi per tutta la seduta! Grandi. Cena finale super sana e quindi crollo nel letto, stanco, ma strafelice. Domani tel aviv, trasferimento mattutino, e nel pomeriggio allenamento nel kibbutz: non vedo l'ora!!!

martedì 15 ottobre 2013

Israele 2013

14 ottobre

La bestia seduta al mio fianco in aereo ha deciso che non dormirò durante questo viaggio quando, approfittando della mia momentanea lontananza dal sedile per lavarmi i denti, spalanca le sue lunghissime gambe invadendo il mio "minuscolo spazio vitale" e occupa il bracciolo in condivisione con il suo nerborutissimo bicipite brachiale. Le dimensioni dei suoi pettorali e le vene gonfie sul collo mi convincono a desistere da ogni tentativo di riconquista del mio territorio, per cui mi rannicchio nel mio angusto sedile e mi rassegno alla notte insonne. Arrivati a Tel Aviv il sonno e' dominante nella mia mente, ma l'autista del taxi che ci viene a prendere deve essere il parente ebreo di Crippa, deciso a combinarne di ogni pur di ritardare il nostro approdo all'agognato letto, per cui prima si presenta all'uscita con un cartello con scritto Inter Campus...in caratteri ebraici, per cui vaghiamo per l'aeroporto per un po' a caccia del nostro autista, e poi si dimentica di vidimare il biglietto del parcheggio, lasciandoci parcheggiati, motore acceso, per una buona mezz'ora in una delle corsie d'uscita! Geniale. Svengo due minuti dopo che siamo partiti, riverso sul sedile posteriore del van fino all'arrivo a Nazareth, dove mezzo minuto dopo aver preso possesso della mia parte del letto matrimoniale, crollo definitivamente. Riprendo i sensi solo alle 11, al suono della sveglia: circuito di forza col prof e Andre, insalata e...campo. Confesso: arrivo al campo contrariato e non provo nemmeno a nascondere il sentimento: ho voglia di scendere in campo, di fare allenamento, ma non qui, non per quel pistola di Raz e quel gruppo di pirla al suo seguito. Dopo quattro anni mi son stufato di venir qui, fare allenamenti costringendo gli allenatori a mischiare i bambini ebrei con quelli arabi ed essere consapevole del fatto che nel momento stesso in cui mi sono allontanato dal campo, bambini dell'una e dell'altra parte tornano a dividersi e a vivere la propria realtà fino al nostro ritorno, sei mesi dopo. Quattro anni in cui non c'è stato progresso, crescita, avanzamento nei rapporti, anzi, mi sembra sempre di vedere peggioramenti tra loro, al punto che, avendo ora trovato un altro progetto da affiancare, con il quale inizieremo mercoledì la collaborazione, fosse per me non ci avrebbero più visto. Invece...ecco perché sono contrariato, ma poi il campo, la palla, i bambini fanno il loro solito incantesimo su di me e trascorro due ore sul campo con proposte nuove, elaborate col mitico prof, che ci divertono e ci coinvolgono come se nulla fosse. Il tutto aveva già cominciato a volgere al positivo quando, arrivato al campo con gli altri due prima dei bambini e messomi subito all'opera per disegnare gli spazi delle esercitazioni, mi son sentito chiamare da un sacco di nani appena giunti al campo di corsa, pronti per giocare con noi. "Alberto. Alberto", pronunciato un po' con la R ebraica, un po' con la cadenza aspirata araba ha rinvigorito il mio ego e mi ha caricato di grandi energie, subito riversate in campo. 
Bello, bellissimo allenamento e poi... corsa con i miei compagni di avventura e altro grande allenamento proposto dal prof, che chiude alla grandissima una gran giornata. La cena con i fuochi d'artificio e la festa in piazza per via della festa del montone, che coinvolge la comunità musulmana della città, sono poi la ciliegina sulla torta. Posso dormire soddisfatto anche oggi.

lunedì 14 ottobre 2013

Terra Santa Ottobre 2013

Israele, Ottobre 2013

Giusto il tempo di svuotare lo zaino, lavare il materiale sportivo, stare un po' con Si ed eccoci di nuovo in giro. In chiusura di un week-end positivo sotto ogni punto di vista, con il compleanno del mio super dirigente Ivan, quello di Chiara domenica e le partite positive dei miei sia sabato che domenica, tutto viene rapidamente archiviato per prepararmi fin d'ora alla settimana in terra santa, con arrivo a tel aviv domani mattina alle 3.30...madonnina, sti cacchio di orari! L'imbarco e' fra poco, sono le 22 di domenica qui a Zurigo, ma la stanchezza al momento non ha ancora fatto capolino: troppi pensieri legati a quel che devo fare, a ciò che ho fatto, a ciò che devo migliorare, a ciò che voglio cambiare in Inter Campus...insomma, un sacco di pensieri. Ma positivi, non opprimenti: son contento di dover riflettere su come organizzare al meglio gli allenamenti, considerando che in questa trasferta fa il debutto con noi Andre, come cercare di cambiare, quando e se possibile vista la natura del progetto, le cose da queste parti, cosa proporre di nuovo per mettermi in difficoltà e sfruttare ogni trasferta per crescere e migliorare come allenatore e se mi riesce anche come uomo. Uomo...bagaet. Be', in definiva, son contento.
Anche se Inter Campus ogni tanto mi fa proprio incazzare, son contento e credo che vada bene così: bisogna in qualche modo bilanciare le cose! Mica tutto può andare via liscio e semplice. Il bianco ha bisogno del nero per distinguersi, dice un proverbio africano, quindi, seppur a volte i limiti sciocchi che ci poniamo e l'incapacità esplicita nel crescere, imparare dal passato per migliorare, mi mettano veramente in difficoltà, il trovarmi in giro per il mondo mi fa sempre innamorare come la prima volta del mio lavoro, dandomi sempre nuovo entusiasmo e nuova linfa vitale. Ben vengano i viaggi, dunque, lontano dall' ufficio, dal badge, dai treni costantemente in ritardo, dall'isterismo metropolitano, dalla scighera (questa forse solo papà la capisce) e dal freddo, anche se...lontano da Si. Via, allora: si riparte. 

venerdì 4 ottobre 2013

Last day in Uganda


27 settembre

" If you reach the airport in one hour, i'll pay you 80000!", dico al folle taxista che ci accompagna in aeroporto, vista la folla di macchine che ci circonda per le "vie" di Kampala. Bell'idea che ho avuto...il folle Jhonson, o Jonshon o come chezzo si dice (quando gli ho chiesto il nome, è venuta fuori la scena di Cana' che pronuncia il nome dell'ottavo re di Roma, Falcao, continuamente corretto da Aristoteles), uomo dalla fiatella alcolica e il piede amaro, decide di battere tutti i record possibili di velocità sulla terra e si lancia a folle corsa in direzione Entebbe, driblando selvaggiamente macchine, camion, matatu, boda-boda, biciclette saggiamente usate senza luci e pedoni decisi per il suicidio, visti i punti della strada dove decidono di attraversare. Il viaggio è stato un continuo irrigidirmi cercando con il piede l'inesistente pedale del freno, vanamente montato su questa macchina nella posizione dell'autista, attaccandomi alle pelosissime braccia di Juri (madonnina che peluche!); per fortuna il nostro Luis Hamilton è un folle simpatico, per cui tra un dribbling e l'altro si riesce anche a parlare e a ridere un po' insieme (fantastica la sua riflessione sulle giovani donne ugandesi!), arrivando sani e salvi a destinazione dopo un'ora e poco più e anche se l'obiettivo dell'ora non è stato raggiunto, asciugandoci il sudore, non per il caldo, diamo comunque la somma pattuita al folle che ci ha regalato una dose inaspettata di adrenalina prima del lungo, lunghissimo viaggio che ci aspetta.
Siamo infatti giunti al termine della missione: si torna a casa e domenica sarò in panchina coi miei 98, lontano dal mango secolare del campo di Nagallama, dall'esercito dei 650 ugandesi in neroazzurro della "nostra" scuola e da tutto ciò che abbiamo vissuto in questi giorni. Calcio, sempre calcio, of course, ci ha accompagnato anche da queste parti, ma...qualcosa di diverso, qualcosa di più era con noi in campo. 5 giorni intensi e positivi dal punto di vista lavorativo: gli allenatori stanno crescendo e realmente alcuni di loro li vorrei in Calva con me, visto come stanno in campo, le proposte e la gestione della seduta, e il clinic proposto questa volta ha dato loro ulteriori strumenti per crescere e migliorare. Grandi, loro e per una volta dico noi: buona intesa e ottima collaborazione con il boiola di Usmate, mi hanno sicuramente facilitato nel proporre questo nuovo corso, portando anzi anche qualche spunto importante per la buona riuscita del tutto. Bulungi, Sebo.

Cerimonia di chiusura, ringraziamenti di rito e saluti vari, con consegna di un po' di materiale targato Calva ai bambini segnalati da miss Josephine, ma a un certo punto decido di uscire dal protocollo e cercare tra i musi nerissimi che ho di fronte, quello che più di tutti per me rappresenta l'Uganda, Nagallama: quello di Benjamin! Con una maglia in mano, non chiedo a chi donarla, ma chiedo dove sia Benja; i bambini divertiti dalla mia amicizia con il mudugavi sordo muto, per loro degno di poca considerazione, iniziano a chiamare il suo nome, due bimbe scattano a cercarlo e appena spunta alle spalle di tutti il suo sorriso lucente e la sua baldanzosa camminata (carichissimo, come dice Juri), Juri fa partire un coro "Benja-Benja" cantato da tutti, insegnanti inclusi, che lo accompagna fino a me. Maglia, scarpe e pantaloni: lo rivestiamo da cima a fondo e lui, gasatissimo, osserva contento il suo nuovo "armadio". Spettacolo! Questo bambino sta crescendo con noi, anno dopo anno, e sta guadagnando un suo ruolo all'interno della comunità grazie sicuramente alla sua personalità, ma credo anche grazie al rapporto che abbiamo instaurato, che lo rende "speciale" agli occhi di tutti. Grande Benja. Ci rivediamo ad Aprile.

giovedì 3 ottobre 2013

Iniziamo con qualche foto ugandese



Non ero tanto stanco rientrato a casa...



La lavagna del corso! 


Le mie convinzioni scientifiche sulla malaria decadono così, di fronte ad un cartello!!!

Uganda Once again IV

Gli insegnanti ugandesi sono sul piede di guerra: capitanati da misses Josephine, presidente di quello che può essere equiparato al nostro sindacato, stanno scioperando da due settimane per ottenere un aumento salariale, visto che ad oggi il loro stipendio è di...100$ mensili!
Se ci penso mi sembra impossibile: cento dollari, ossia trecento trentamila scellini ugandesi, anche da queste parti sono una cifra ridicola per un lavoratore! Provando a fare un parallelismo col nostro mondo, costando da queste parti un litro di benzina tremila e cinquecento scellini, quindi più o meno la centesima parte dello stipendio, sarebbe come se il nostro stipendio, secondo questi criteri, ammontasse a centosessanta euro mensili, visto che un litro di benzina è un euro e sessanta...per lo meno per gli insegnati.
Non male, direi. Ok, lasciamo stare la benzina: una cena in un "ristorante" popolare, ugandese, dove mangiano i mudugavi (uomini neri), non i mzungo, a parte il sottoscritto e Juri, mangiando fish and chips e bevendo una Nile a testa, costa mediamente 7000 scellini, quindi...non son molto bravo in matematica...più o meno un quinto dello stipendio (dovrebbe esser giusto...); facendo di nuovo un parallelismo con noi, dove una cena sobria come quella sopra descritta ti costa mediamente trenta, quaranta euro, significa guadagnare uno stipendio di 200€ mensili!
Cacchio, hanno ragione a protestare, ma...servirà a qualcosa? In un Paese dove il presidente è lo stesso dal 1986, quindi da poco dopo la caduta di Amin e la fine della guerra civile, la democrazia ha un accezione particolare, quindi anche la protesta, seppur collettiva, assume forza particolare, quindi...Spero con e per loro! Never give up!
Ma guardando al mio paese, dove le proteste fanno la stessa fine, mi vien da accantonare un po' questo mio entusiasmo...

mercoledì 2 ottobre 2013

Racconto ugandese

Nel giorno del suo compleanno, oggi 2 ottobre (auguri boiola), stravolgo l'ordine cronologico del racconto ugandese per regalarmi questa perla: un racconto ad opera di Juri, riassunto...alternativo del nostro viaggio insieme.


La giornata tipo ONOMATOPEICA

mzungu MUDUGAWU

zzzzzzz
auuuw
gnamgnam
BrUuUuM
UASSUSOTIA
ni bulungi
blaBLAblaBLAbla?BLAblaBLA?bla :-) :-) :-)
clapCLAPclapCLAP
gnamGNAMgnamGNAM
.........
:-) SoCcErTiMe :-)
GOAAAAL clapCLAPclapCLAP
Ooooooooleeeeee
uebalegno KALE SEBO
...........
ufffufffuffffuffffuffff HI MZUNGU uffffufffffuffff runbikerunbike
ciafffff blablablabla
bruuum??bruuum??bruuum??
gnamgnam blablabla gnamgnamgnam
bruuum??bruuum??bruuum??
zzzzzzz


Sei stato in Uganda se...

-  non hai piu paura di guidare a destra, di notte, con la nebbia e i fili attaccati al cruscotto
- hai mangiato casawa, jackfruit e riso condito con ragno gigante e cerchi di autoconvincerti che sia un seme
- hai ricevuto un ringraziamento solenne dalla mascotte della St Joseph School: Benjamin
- hai appena definito milkman un giocatore dell'Inter che puntualmente 3 minuti dopo la mette e ci fa vincere la partita
- non riconosci più odori, profumi e puzze varie e decidi che sono tutti profumi
- Let me tell you... Ci hai messo 1 ora e qualche minuto per arrivare in aeroporto con Lewis Hamiltom Johnson (o Jonhson?) e la vita ti è passata davanti 5 6 volte
- per riconoscere gli allenatori ti inventi soprannomi impossibili
- Sei stato chiamato Mzungu anche dalle capre
- Hai fatto il tragitto African Village - Nagallama correndo o in bicicletta durante il quale ti sono venute mille idee innovative
- ora sai che la malaria non si trasmette mangiando mango
- Ti hanno chiesto se volevi la birra calda
- stai ancora aspettando il pane a tavola
- hai cantato Elio e le storie tese sotto la doccia
- hai trovato un camion parcheggiato in mezzo alla strada e gente che fa traslochi in moto alle 11 di sera
- sai battere le mani con il tempo e il ritmo giusto
- .... Vuoi tornare in Uganda!!

"un grande pilota sa navigare anche con la vela rotta" Seneca (non era mica un pirla...)


Una forma alternativa per ricordare un viaggio... Grazie di tutto mister!

JM

martedì 1 ottobre 2013

Uganda once again III

Palla lunga e alta di Juri, controllo in corsa con la coscia, palleggio rivolto verso la mia porta con l'uomo alle spalle, sombrero di esterno piede, quindi superato il poveretto, rientro con tunnel con l'interno piede! Ovazione dei bambini seduti a bordo campo, esaltazione generale per il numero e umiliazione pubblica di coach Ben, il malcapitato. Mi spiace per lui, ma un po' se lo meritava: durante la partita, e anche lo scorso anno, aveva deciso autonomamente dei falli, dei corner, delle rimesse, insomma aveva fatto un po' troppo lo scienze motorie di turno, quindi la giusta punizione è stata giustamente servita in campo: prima un due tunnel con conseguente dribbling, quindi il super numero. Fantastico! Giocare è sempre la cosa più bella in assoluto; non mi stancherò mai di correr dietro quella palla, di tornare, o rimanere, bambino con quell'oggetto fra i piedi. E la cosa che più mi piace è vedere che sono sempre e ovunque in ottima e numerosa compagnia: grassi, magri, bassi, alti, abili e impresentabili, atletici e impediti, tutti i mister del mondo quando tornano, o diventano per la prima volta, giocatori durante le nostre partite, si trasformano e godono, si divertono, bramano la palla. Una passione planetaria! 
Se penso a Silvia e a tutti i problemi lavorativi che sta affrontando in questi giorni, che la stanno sommergendo e la stanno stressando ai massimi storici, cacchio, mi sento in colpa a vivere queste giornate: corso con gli allenatori coinvolgente, ben congegnato e ad hoc per i loro bisogni, che si è piacevolmente sviluppato nell'arco delle tre ore mattutine, pranzo collettivo con tutti gli allenatori e immediatamente dopo allenamento con i nostri bambini, non senza difficoltà a causa del livello scadente del gruppo di oggi (le 12 bambine hanno fatto la differenza, direi, senza voler passare per misogino), ma comunque divertente e utile,  per poi liberare il campo e dar libero sfogo alla nostra voglia di calcio...cazzo, mi sento in colpa si! E dopo la telefonata in lacrime di questa mattina, per sfogarsi proprio a causa del lavoro, il senso di colpa non può che crescere. Ma che fare? La porto sempre con me? Mmm...nice idea...