sabato 13 maggio 2023

Tchad

 Che casino. Madonnina che casino in questo posto. Tutto è un casino e tutto, fino ad ora, è stato un casino. Per nulla semplice questa trasferta. 

Un po', certamente, è dovuto al fatto che mi sento un po' stanco: negli ultimi 40 giorni, 26 li ho vissuti fuori casa e anche le bimbe, più che Silvia, iniziano ad essere stanche, iniziano giustamente a manifestare apertamente il malcontento (rientrato da Tashkent son stato a casa un solo giorno prima di ripartire per Riga e Anna, arrabbiatissima, mi ha detto "ma allora non tornare neanche. Così non serve a niente"), facendomi così vivere con un gran senso di colpevolezza queste giornate, amplificando ulteriormente la stanchezza; e un po' è dovuto al fatto che questo posto...è un casino. 

10 soli paesi si trovano dietro il Chad nella classifica mondiale dei paesi più poveri e spesso, ahimè, povertà fa rima con corruzione e disorganizzazione, confusione, e così è. Da quando ho messo piede a Ndjamena. Anzi, anche da prima: il visto infatti è stato un calvario e ho ottenuto il via libera solo 4 ore prima che il mio volo partisse, per poi atterrare in terra chadiana e...farmi requisire il passaporto per due giorni. La lettera che mi autorizzava ad entrare aveva valore solo per 24 ore, quindi per restare tutti e 5 giorni devo fare un vero e proprio visto. Fortunatamente il presidente della federazione e il segretario generale sembrano avere la situazione in mano e anche se ad oggi sono ancora senza passaporto, a detta loro non c'è nulla di cui preoccuparso. Inshallah. Superato il primo impatto, devo ora recuperare le valigie: due nastri trasportano in giro contemporaneamente i bagagli del volo proveniente da Addis su cui ho viaggiato e se non sei super attento, con gli occhi sui due tappeti contemporaneamente, pronto a tuffarti sul tuo zaino, qualche inserviente dell'aeroporto, non capisco per quale motivo, prende e mette le varie borse a detta loro "dimenticate" in un angolo dell'aeroporto, dove lentamente vanno ad accumularsi. Con la notte praticamente insonne sul groppone, eccomi dunque a controllare il tutto, fin quando, dopo circa un'ora, scorgo i miei due pazzi tra le mille gambe ancora in attesa e in pressing sui due nastri trasportatori. Corsa stile Castrogiovanni in mezzo alla folla e a gomiti alti recupero il tutto. Finalmente posso uscire...col cazzo. Ho dimenticato l'etichetta dei bagagli nel passaporto che mi hanno requisiti e sti stronzi della dogana non mi fanno passare senza quel foglietto che dimostra che i bagagli che ho con me sono effettivamente miei! Corsa quindi al posto di polizia di frontiera, recupero il mio pezzettino di carta, non senza aver litigato con un cazzo di poliziotto che non vuole darmi retta perché impegnato a fare il visto ad un altra persona, e posso finalmente uscire. 

Fuori mi accolgono 45 gradi e un aria caldissima, come se qualcuno mi stesse puntando in faccia un phon accesso alla massima potenza! Ma son contento: la confusione, gli odori, i rumori...welcome back in Africa! 

Via, diretti verso la federazione: prima di lasciarmi in hotel, chiedo di verificare che tutto sia pronto per il corso. Palloni, wi fi, cinesini, casacche, proiettore...tutto ciò che ci occorre per i prossimi tre giorni di corso. E ovviamente...non funziona nulla. I palloni non ci sono, o meglio ne hanno 12 e noi abbiamo bisogno almeno di una trentina di magiche sfere; il wi fi non va, ca va sans dire; il proiettore manca del cavo hdmi, quindi al momento è totalmente inutile. Insomma, tutto come mi aspettavo, tutto come previsto e per questo ho chiesto di venire subito qui, così da far trovare loro il necessario con 24 ore di vantaggio. Certo, hanno avuto circa tre mesi per preparare tutto ciò che avevamo già richiesto, ma...questo lato di mondo funziona così, o almeno così ha funzionato nella mia esperienza.

Ok, concluso il check in federazione, posso finalmente andare in hotel: non vedo l'ora di farmi una doccia, allenarmi e godermi la semifinale di champions' contro la terza squadra di Milano, ma qualcosa ancora si frappone fra me e il mio programma. In reception, infatti, sostengono che devo pagare la camera, perché Fifa travel ancora non ha provveduto al pagamento. Mostro loro con calma olimpica la ricevuta del pagamento, ma la "simpatica" signorina insiste col dire che loro non son stati pagati. Contatto allora direttamente l'agenzia, che manda una mail con me in copia all'hotel in cui mostra i dettagli del bonifico (non accettano carta di credito, da queste parti...), ma non sono soddisfatti. E allora mi incazzo. Per quale cazzo di motivo non vuoi darmi la chiave? Pensi che sia venuto qui per dormire 4 giorni a ufo e poi scappare nella notte? Credi che fifa non paghi, o non abbia già pagato? O vuoi solo prendere dei soldi cash, adesso, dal bianco di turno? I toni si alzano, ma io ne ho piene le tasche: chiedo la mia maledetta camera, do loro il numero dell'agenzia e dico loro di chiamarli. Se entro domani ancora non avranno risolto, me ne tornerò in Italia. Magicamente compare la mia stanza. Devono verificare, ma per il momento posso andare in stanza. E che cacchio!


mercoledì 3 maggio 2023

Tashkent

 Dopo il tour gastronomico dello scorso post, oggi la mia mente si è soffermata sui professori e sugli allenatori della federazione, parte del nostro corso. Un gruppo variegato, composto da 43 "coach-educators", una parte solo coach e una solo "educators", proveniente da tutte e 13 le regioni del paese, portando con se ognuno le proprie distinte caratteristiche: l'omone grande e grosso, discendente diretto di Tamerlano, quello con i tratti più "arabeggianti" che potrebbe essere scambiato per un nord africano, quindi la ragazza piccolina, occhi semichiusi, carnagione olivastra, come se fosse appena arrivata dalle alte montagne nepalesi. Insomma, un mix incredibile, che però, per quanto ci riguarda, si esaurisce nell'aspetto fisico: la voglia, la fame di conoscenza, l'entusiasmo e la passione di tutti, infatti, fanno sparire queste "differenze" per allineare tutti quanti. Davvero, raramente mi è capitato di avere un gruppo così coinvolto, così "gasato". E quando situazioni simili si sono verificate, si son verificate sempre, almeno stando alla mia memoria, in Paesi dove il calcio arriva a spizzichi e bocconi, dove le occasioni di formazione sono rare, dove l'idea di allenamento dei più è ancora legata a concetti ormai passati, per fortuna, seppur ancora in voga anche da noi. E la cosa mi piace: l'avere proprio la percezione che stai facendo qualcosa di utile, quasi unico, stai aiutando, a tuo modo, queste persone, mi da da sempre soddisfazione. Certo è che, da parte mia, vorrei tornar qui entro massimo sei mesi, per fare con i nostri 43 il punto della situazione, per vederli all'opera nelle loro scuole, per fare un passettino in aventi con tutti loro e proseguire il nostro percorso insieme nel "mondo" fifa. Ma purtroppo questa cosa ancora non son riuscito a farmela approvare: al momento siamo concentrati sulle aperture e l'unico modo che abbiamo di controllare, di fare monitoraggio, è legato a dei report mensili che le federazioni del mondo ci inviano. Ed essendo un report senza nessun controllo da parte nostra...mi fido sempre poco. Tommaso che non sono altro. 

In ogni caso qui è stato proprio bello. E anche il torneo finale è stato un grande successo: 109 bambini e bambine (cosa più unica che rara) coinvolti contemporaneamente sul campo per quasi due ore, sotto un sole potentissimo, ma reso gradevole da una piacevole aria fresca che ci ha accompagnato durante tutti i 90 e più minuti. Uno spettacolo. E per chiudere degnamente le cose...partitone con tutti i mister coinvolti. Tutti? Quasi tutti. Qualcuno non si muove dal '54 e di certo non ha iniziato oggi, ma un numero comunque decente di partecipanti ci permette di fare tre squadre e di giocare con il sistema "chi vince regna", permettendo alla mia squadra di regnare ininterrottamente fino al triplice fischio. Ca va sans dire