lunedì 29 luglio 2013

Ospite d'onore

Questa volta non son io a scrivere; questa volta lascio...la tastiera a un Amico, a un collega, che vuol raccontare gli ultimi viaggi affrontati.
Padre Ralph/Silvio, un po' invasato su temi cristiano/cattolici, è il famoso prof di cui spesso parlo e son ben contento di averlo "ospite" su questo spazio. A lui la tastiera, dunque e buona lettura.
SILVIO

E’ arrivato il tour dell’est Europa in questo inizio d’estate e sul finire della primavera.
Nel giro di un mese Polonia , Russia e Bulgaria. Di tutto di più, molte analogie, altrettante differenze e situazioni di riflessioni pressoché interminabili.
Siccome i paese questa volta son tre la condivisione sulla falsa riga della mail precedente la vedo buona cosa. Via si parte….hayde, idi…..
Il VIAGGIO
Non siamo stavolta di fronte a viaggi intercontinentali, ma spostamenti brevi, verso oriente , con solo qualche ora di fuso orario. Due tre ore che non cambiano la vita ma che permettono di entrare , mentalmente , nella realtà locale e di iniziare nell’analisi delle aspettative e di ciò che sarà.
Se a Cracovia sai già che Olek ti accoglierà come un fratello, avendo già un’idea di ciò che sarà di bello, in Russia , poiché è la prima visita nulla sai di ciò che ti aspetta (proprio nulla perché appena inizia a vedere lettere cirilliche di difficile decodificazione e lingua difficoltosa nei suoni e nelle articolazioni), un avventura entrante che non sai dove ti porterà. L’arrivo a Mosca nel maestoso Sheremetyevo o al Domodedovo fa capire che la superficie è rapportata al paese interminabile, conferma che avremo nell’arrivo nel centro della capitale, dove troviamo nel pieno cuore una strada con due carreggiate ognuna di sei (!!!) corsie….
La Bulgaria è diversa ed a lei sono legato in quanto primo viaggio tre anni fa ormai; ritrovare Christian e Yordanka tre anni dopo aver testimoniato la nascita del loro Amore e vedere ora il piccolo Edoardo nella pancia materna suscita emozioni indescrivibili che culminano nell’arrivo a Sofia in una giornata bollente oltre i 35°c.
L’ACQUA
Fonte di vita e speranza: in Cracovia si snoda dividendo in due la città la Vistola (o Wisla) che procede ai piedi del castello Wawel laddove la cattedrale ospita le tombe di numerosi Re e Religiosi cattolici Santificati e dove sempre per me è difficile mancare. Da li al centro , cioè piazza del Mercato (la più grande di Europa) sono pochi passi e l’anello verde che circonda Stare Mesto (Città vecchia) misura 4 km circa, l’ideale per le corse mattutine, scandite dal Santo Rosario.
Nel mezzo di Mosca ti trovi la Moscova, solo intravista , perché in realtà la meta del nostro viaggio è Voronezh , 500 km a sud circa, il cui omonimo fiume staglia la parte collinare della città da quella pianeggiante e ne definisce la vegetazione. Anche qui un obiettivo facile per le corse mattutine accompagnate dal rumore della acque, la cui portata e la cui larghezza ben si integra con le dimensioni russe, tutto maggiore rispetto alla norma.
A Troyan , in mezzo ai balcani bulgari, scorre l’Osum, piccolo fiume che, risalendo verso nord est, sorge proprio dietro al nostro alloggio e si disperde nelle montagne poco più in là; dalla camera è possibile sentire il rumore delle acque e definirne il flusso e la provenienza.
LA FEDE
A Cracovia non vale per me, tutto sembra chiaro , limpido e cristallino , a solo due ore da casa. Santa Maria, Wawel, Sant’Adalberto e addirittura il Santuario della Madonna Nera di Czestochova (Yasna Gora che erroneamente pensavo volesse dire Madonna Nera e che invece significa monte chiaro) che insieme a mamma e zia, grazie alla splendida disponibilità di Olek, riusciamo a visitare, La leggenda vuole che sia stata dipinta da san Luca che, essendo contemporaneo alla Madonna, ne avrebbe dipinto il vero volto. L'icona venne portata dalla Russia a Jasna Góra, nel 1382, dal principe Ladislao di Opole che fece costruire il monastero sulla cima della collina sovrastante la città e vi chiamò i Monaci paolini per curare il santuario. Nel 1430, durante le guerre degli Ussiti, l'icona venne profanata a colpi d'ascia, tanto ancora oggi sono visibili gli sfregi.
Nel 1655 per due mesi Jasna Góra resistette all'assedio dell'esercito svedese. Non finirò mai di ringraziare Olek di tutto ciò e averlo fatto insieme alla mia famiglia è stato qualcosa di unico….Gincuia..
Russia e Bulgaria, ovvero cristianesimo ortodosso. Conservavo ancora le catechesi di Padre Daniele che parlavano di tutto ciò e davvero sono state propizie per capire le tendenze e le caratteristiche della dottrina. Due momenti molto belli. A Mosca il giorno del ritorno, all’ingresso dei Piazza Rossa , una piccola cappella dove si celebra quella che a me sembra una preghiera di lode. Riconosco le icone di molti Santi , la Vergine ed il Bimbo che porta in braccio. Ci sono molte candele e canti in tono dei presenti. Un sacerdote guida la preghiera; entro con Christian e mi unisco a loro. Tra le poche parole che riconosco Spassibo (grazie ) ed il nome di molti Santi. Il segno della croce con inversione dei gesti laterali è alternato alla continua genuflessione, mentre le donna tutte portano il velo. Rimango con loro e con loro prego, capiscono la mai dottrina, ma mi unisco ai loro costumi…è stato bello…spassibo.
Troyan; a fianco del campo (con annessa pista di atletica ora in terra usurata) c’è una chiesa ortodossa. Il 23 giugno è Domenica. Yordanka mi dice che verso le 7 30 ci sarà una celebrazione; la funzione Domenicale per loro non è obbligatoria ed in molte chiese non viene celebrata. Casco bene e mi riunisco, vestito da campo, pronto una volta uscito ad unirmi ai bambini per il torneo finale. Una signora anziana gestisce il canto, dolce e soave in stile orientale, continuato che dura per tutta la celebrazione molto diversa dalla nostra, l’iconostasi dietro al quale dalla porta settentrionale ogni tanto esce ed entra il sacerdote nasconde sul tavolo le immagini della Santa Famiglia. Mi sembrava di essere tornato a Gerusalemme e Betlemme , al santo Sepolcro ed alla Basilica della Natività. Tutte queste grandi differenze non le ho viste ne sentite….Blogodaria
I BAMBINI
Cracovia: l’educazione ed il rispetto del popolo polacco si trasmettono a tutti i bambini, fatta eccezione per quelli con disagi comportamentali e sociali , i quali comunque sono attenuati dal clima culturale e dalla grande apertura di questo popolo. I tratti somatici sono delicati e sottili, i capelli spesso chiari, come gli occhi ed il sorriso acceso. Mi sembra che i loro sguardi riflettano la serenità di una nazione che filtra i concetti occidentali in una etica interna stupenda. Lavoriamo con molti orfani e adolescenti deviati socialmente ma colgo la serenità pur nei problemi. Ogni volta che torno da li sono stupito dal popolo polacco, conoscendone la storia ed il passato recente e mi chiedo come abbiano fatto a risollevarsi cosi in fretta…i bambini ne sono lo specchio, soprattutto nei tratti caratteriali..un esempio per me
La Bulgaria con i suoi fanciulli presenta differenze : una apparente maggior chiusura ed introversione (cioè comportamenti e pensieri rivolti al proprio interno anziché esterno) che maschera comunque una grande sensibilità d’animo manifestata nel magico campo di erba verde, dove le diverse etnie, come accade in Troyan, si fondono non senza difficoltà ed a mio avviso si manifestano nel caso del piccolo ‘’Robinho’’ (da noi soprannominato per le analogie con il giocatore vero) che dopo circa mezz’ora di allenamento si mette da parte rifiutandosi di continuare a giocare. La motivazione psicologica in questi casi è un’esclusione da parte dei compagni quando spesso in realtà è proprio il comportamento del bimbo che richiama un feed back negativo da parte degli altri. Ce ne sono a milioni anche da noi; Insieme a Dario prendiamo il bambino lo ritrasportiamo in campo, portandolo ad un contatto fisico attraverso il cinque a tutti i suoi compagni e lo incitiamo per ricominciare. Nessun bimbo odia il gioco, lui nemmeno….si ricomincia ed alla fine è felice…il bimbo è di etnia rom..l’integrazione laggiù alla base del progetto .
COMPAGNI DI VIAGGIO
Alberto: che dire. L’esempio applicato al fare che si tramuta nel lavoro ad altissime intensità, sia esso in campo che fuori, l’Amicizia inserita nella Ricerca attraverso lo sforzo e la Condivisione della sofferenza come motore per migliorare. Partendo con lui so che dovrò alzare il livello di attività, tornando so che sono migliorato, stando insieme cammino (il più delle volte corro) con al fianco una spinta continua per dare qualcosa di più ai bambini…Il viaggio è ancora lungo, l’intensità aumenterà ancora, ma la condivisione ci aiuterà nelle difficoltà….grazie Amico. Ho molto da imparare da te.
Christian: la persona ed il Fratello con il quale ho viaggiato di più, l’idea che la parsimonia sia la chiave di volta per accedere ad una Felicità maggiore a costo di rinunce volontarie (cibo e altro) che costano sacrificio. La purificazione del corpo come chiave per accedere allo Spirito e la costante ricerca di aiuto ai più deboli. Lo sport slegato dalla competizione sfrenata e dall’idea che una vittoria cambi la vita…anche qui un Cammino importante, ancora lungo ma nella giusta direzione..vamos adelante hermano.
Dario: il viso nuovo, quello della voglia di dimostrare giustamente che tanto mi ricorda i miei primi viaggi, dove poco hai chiaro la mission e gli obiettivi perché l’esperienza è la base di tutto. Quello che ti viene detto può solo essere filtrato dalle esperienze e dalle oscillazioni emotive che non sono mai a comando e diverse per tutti, definendo cosi ciò che ognuno sente, vede e ricerca, incanalato nella propria storia personale. Un ‘Amicizia che nascerà di certo e per me un banco di prova importante come tentativo di fare da guida nelle difficoltà e di condividere. Gli ho chiesto se si è sentito giudicato o rifiutato in qualche momento alla fine di tutto; ha risposto di no, che si è sentito accolto ed accompagnato…spero sia ciò che realmente è accaduto. L’inconscio è spesso difficile da gestire.
GLI ALLEDUCATORI
Polonia: mi sento legato a tutti ma vorrei citare Witeck. Lo conobbi nel 2009, un ragazzo fantastico che sprizza energia da ogni poro, che adora i bambini ed è più di un allenatore. Lo rivedo sempre per poco e stavolta ancora meno. La stima per l’uomo , ingloba sempre quella del tecnico e dell’educatore, e la sua sofferenza visibile per chi l’ha conosciuto tempo fa è dimostrazione che la passione e l’Amore per ciò che fai sono sempre superiori. Quando ritorno tutte le volte a Cracovia insieme al mitico Olek è lui la prima persona che spero di vedere…gli auguro tutto il bene del mondo…Do vidzenia Witeck….
A Troyan incontro Vladi: ci dicono sia nuovo, non c’era nelle visite precedenti. Laggiù c’è molto bisogno di allenatori giovani, che si relazionino bene e comunichino positività ai bimbi , oltre ad insegnare correttamente le tecniche calcistiche. L’insegnamento in est europa spesso verte su schemi comunicativi rigidi,con comunicazioni non verbali dure e chiuse, su approcci comportamentisti e metodiche sanzionatorie e punitive che pensiamo siano poco adatte allo sviluppo della personalità. Vladi mostra oltre alla passione per lo sport ed una eccellente capacità dimostrativa (un aspetto spesso sottovalutato) un sorriso fisso in volto e la capacità di ottenere senza alzare la voce. Mi ha colpito l’umiltà manifestata nella gioia di fare ciò che fa e di non chiedere di più, accontentandosi di ciò che ha con una pacatezza pazzesca, laddove i mezzi gli potrebbero permettere altro….ho sentito sollievo e anche un po’ di disagio, tipico di quando incontro una persona pura che mette in risalto ciò che ancora non sono….meglio cosi….
LA NATURA
Qui le similitudini ci sono , eccome. Dentro di me sento di aver fatto un viaggio unico, in quell’est europa che ha una storia affascinante, dove ho riscoperto il gusto della campagna sperduta, boschiva e non , montuosa e pianeggiante che si alterna alle città storiche come Cracovia, Mosca e Sofia. Le coltivazioni sperse nei saliscendi e nel verde che porta da Cracovia a Czestochova, da Mosca a Voronezh, da Sofia a Troyan, liberano molta gioia, perché raccontano del lavoro degli abitanti di questi terre e dei loro sforzi, alternati alla volontà di cambiare e si modernizzarsi ma di rimanere sempre legati al loro passato, alla loro storia che difendono con grande forza. Il contrasto urbano-non urbano è espresso molto bene da Vladi (un altro) colui che ci accompagna nell’avventura russa guidando i nostri spostamenti) e che ci dice che, insieme alla famiglia, passa i suoi week end (quando non lavora , perché qui il lavoro non è uno scherzo) sulle rive di un lago 80 km ad est di Mosca, immerso nella natura alla ricerca della pace e contemplando la quiete che la capitale russa non riesce a trasmettere….Do svidania….
LA CORSA
Cracovia: suona la sceglia alle 7, tempo di recitare le lodi, ed i pantaloncini sono già al loro posto, il garmin anche e Alberto che alle 7 20 dice : ‘’è ora, si va’’….la precisione nel nostro incontro è scandita dai ritmi della giornata che spesso comincia cosi e va via via in crescendo come intensità ed emozioni. Gli allenamenti duri sono l’antipasto di ciò che sapremo dare in campo ai bambini, la sofferenza del corpo come liberazione e miglioramento dello Spirito…Resistenza, forza, andature, Velocità (la sua, la mia meno), il cuore che pompa e la cavità ventricolare sinistra che accoglie una gittata cardiaca aumentata per spedirla in ogni zona del corpo. Programmiamo e valutiamo le risposte, cerchiamo di migliorare e di testimoniare quanto sia bello fare tutto ciò; non ci sono premi o medaglie per ora….solo la Gioia e la Felicità e speriamo l’Esempio, che pensiamo valga molto di più…..’’ NON ACCUMULATEVI TESORI SULLA TERRA, DOVE TIGNOLA E RUGGINE CONSUMANO E DOVE LADRI SCASSINANO E RUBANO; ACCUMULATEVI INVECE TESORI NEL CIELO (SPIRITUALI), DOVE NE' TIGNOLA NE' RUGGINE CONSUMANO, E DOVE LADRI NON SCASSINANO E NON RUBANO. PERCHE' LA' DOV'E' IL TUO TESORO, SARA' ANCHE IL TUO CUORE. (MATTEO 6:19-26). Lo leggiamo insieme in Bulgaria durante un pranzo a Troyan ma lo riporto a Cracovia, metaforicamente ai nostri allenamenti con Alberto perché cosi si è costruita l’Amicizia che per me è un tesoro che già ora è lassù…grazie Mister…
Mosca: esco al mattino, pioggia lieve, strada bagnata, vorrei dirigermi in Piazza Rossa, dopo mezz’ora a buon ritmo ad un incrocio interminabile identifico un ragazzo che spero parli inglese e gli chiedo quanto manchi….’’ 30 minutes again’’..cavolo..le distanze russe sono cosi, e nonostante il nostro hotel sia in una zona centrale la metà è lontana. Poco male: l’aereo pomeridiano ci permetterà di arrivare per una visita veloce e per capire che siamo in un posto speciale, con le cupole di San Basilio…..e le mura tutte rosse il cui perimetro è troppo lungo da percorrere per i nostri tempi. Riusciamo a vedere il mausoleo di Lenin, conservato in maniera impeccabile…la prossima volta se ci sarà la corsa scandirà la visita..
Troyan: l’allenamento con i bambini inizia alle 945 , ma il centro sportivo come da buon costume dei paesi dell’est all’alba è già aperto. 7 30 e con Christian ci dirigiamo laggiù. L’arrivo in salita permette di aumentare il battito facilmente e le ripetute in pista sono troppo ghiotte per farcele sfuggire.
La natura intorno a noi intima pace e riflessione; scandisco il Rosario e guardo l’orologio. Da buoni visitatori di un pese dell’est ci adeguiamo alle usanze e svolgiamo (più l’amico che il sottoscritto) ginnastica a corpo libero invogliati dal contesto circostante…ne usciamo arricchiti e diversi…
IL MATRIMONIO
E’ quello di Lollo, nostro Amico e collega con il quale ho condiviso esperienze uniche, ultima quella del Chiapas, che proprio domani 29 giugno, Santi Pietro e Paolo salirà sull’altare…..il più giovane tra noi ma uno dei primi a compiere il passo più grande, con convinzione e decisione, sospinto dalla Fede e dalla certezza che pur nelle difficoltà saprà trovare la strada giusta. Un esempio per me e per noi…grande Lollo…a sabato allora…l’ultimo pensiero è per te...
Saluti a tutti allora, alla prossima Amici cari.
Grazie Bambini Polacchi, Russi e Bulgari , grazie Alberto, Christian , Yordanka, grazie Lollo,grazie Olek,Witeck, Vladi, Mitko, grazie Inter Campus…GRAZIE SIGNORE….

venerdì 19 luglio 2013

Mbalmayo giorno 6

11 luglio

Si susseguono impegni, si accumulano ore, si contano i giorni e poi, all'improvviso ti rendi conto che alla sera avrai l'aereo per tornare a casa. Cazzarola come volano le esperienze. Scorre tutto talmente veloce, che a talvolta perdo la capacità di soffermarmi a godere ogni singolo secondo delle giornate che vado vivendo e queste svaniscono, si perdono, si confondono in mezzo a tante altre ore vissute su di un campo, in un aula, con allenatori e bambini, con il pallone tra i piedi e quando ci ripenso e' tardi, ormai sono andate, trascorse. Discorso da anziano seduto sulla panchina del parco, intento a dar da mangiare alle papere...eppure rimango sempre, quando ci penso, impressionato dallo scorrere del tempo. Un altro esempio:  so che e' una sciocchezza, ma a volte in campo da qualche parte nel mondo (come oggi qui a Mbalmayo), pensare che 24 ore dopo sarò sempre in un campo (e dove, se no?), ma a Milano, mi sconvolge. Cazzarola, oggi qui, circondato da foresta, gente scurissima e sorrisi lucenti, domani la, circondato da cemento, gente ugualmente scura, ma non per il colore della pelle, e sorrisi falsissimi. Quando poi tocco il suolo in Italia questa differenza abissale tra i mondi emerge con ancor più violenza, scatenando in me un senso di sciocco disgusto per la realtà in cui vivo. Sciocco perché riconosco sia superficiale, banale, anche un po' da fenomeno, sostenere di vivere in un postaccio, con gente che non si apprezza e con ritmi che non sentiamo nostri; però a volte son proprio queste le sensazioni sincere che provo al rientro a casa. E per questo frulla nella mia mente con sempre maggior insistenza un'idea, che mi porterebbe, se realizzata,  a far tutto quello che sto facendo, ma concentrato in un continente e a strettissimo contatto con esso, per meglio conoscerlo, meglio capirlo e meglio capire come intervenire. Vedremo. Per il momento si ritorna. 
Oggi giornata tout suite, cioè senza sosta: corso, torneo, test, premiazioni, saluti, valigia e aeroporto, tutto dalle 8 alle 20! Spettacolo, direi. Peccato solo non avere il tempo questa volta per tirar due calci con gli allenatori: e' sempre bello giocare a calcio...

giovedì 18 luglio 2013

Foto dal Camerun


FRANCIS KAMMOGNE!!!




ACCOMPAGNAMENTO ALL'ALLENAMENTO...BELLO, MA DOPO UN PO'...




IL QUIZZONE!!!




A COLLOQUIO CON UN UBRIAFONE DEL VILLAGGIO...CHE SIMPOSIO!




UN CONTESTO INCREDIBILE, PER UN CAMPO INCREDIBILE!!!




ASTREED!!!



CICCIO AL LAVORO!!!




ANCHE ALBERTO SUL CAMPO!




IL PORTIERE SCIATORE...CON 30 GRADI!!!




CICCIO ARTISTA!!!

mercoledì 17 luglio 2013

Mbalmayo giorno 5

10 Luglio

Ritorno a Pinzolo. Così intitolerei la serata di quest'oggi. Ritorno al periodo della mia vita durante il quale per 4 settimane mi trasferivo nella cittadina trentina per fare l'allenatore alle scuole calcio estive di Inter; l'allenatore e non solo, visto che nelle 24 ore ero, eravamo visto che con me c'era sempre Gabri, animatori, camerieri, autisti del pulmino, educatori, tate notturne per i bimbi più piccoli e organizzatori di tornei e gite. 4 settimane alla morte, bellissime a ripensarci, ma che non ripeterei mai più nella mia vita: basta, ho già dato; quello era vero sfruttamento di lavoro, entusiasmo e amore per i colori e la palla. Bello, bellissimo, ripeto, scendere in campo mattina e pomeriggio con bambini sempre diversi, nuovi, settimana dopo settimana, confrontarmi con altri allenatori, imparare quotidianamente nuove cose, crescere come allenatore e non solo giorno dopo giorno, coltivare momento dopo momento la mia amicizia con Gabri... è stato forse il momento più formativo in assoluto per me e credo anche per ciccio, momento che ai nuovi allenatori inter campus manca, e si vede, caspita se si vede, lasciandoli privi di un po' di umiltà e volgia di galoppare sempre, a prescindere da luogo e maglia indossata.
Un gran bel periodo, quindi, ma, come dice Merlino ne " La spada nella roccia" di ritorno da Honolulu, "credetemi, sta bene dove sta".
Be', ma come è riemerso nella mia mente il freddo paesino montano, ora che mi trovo praticamente sulla linea dell'equatore, in mezzo a centinaia di bambini nerissimi e lontani anni luce da quei viziatelli con cui avevamo a che fare? E' stato l'inno dell'Inter, oggi, il mezzo attraverso cui tutte quelle emozioni son tornate a pulsare forte in me; entrati nella sala dove i bambini ci stavano aspettando per dare inizio alla serata di animazione, è partita la voce di Scarpini " può andare il capitano, carica il destro, tira, è gol... è gol...ègolègolègol!!!" e io e Gabri, senza parlare, ci siam capiti: lui è volato davanti al palco, di fronte a tutti i bambini e ha iniziato a ballare, mostrando a tutti i passi (parolone!!!), io ho cominciato a muovermi fra le file di nani neri, alzando le loro braccia, accompagnando i loro movimenti dietro Gabri, esattamente come facevamo a Pinzolo, e l'entusiasmo si è impadronito della sala! Esattamente come a Pinzolo!!!
Tutti, anche i bianchi in fondo, medici dell'ospedale del coe qui vicino, erano in piedi, dimenando braccia e gambe, sulle note che ora le nostre orecchie tifose non possono più ascoltare per fottute questioni di copyright! Emozionante. Gabri come animatore è il re incontrastato: ovunque sia trascina e coinvolge,divertendo chiunque si trovi di fronte. Se solo abbandonasse ogni tanto quel telefono...

Degna conclusione, di un'altra, splendida giornata, iniziata con le due ore e mezza in aula filate liscissime, con grande partecipazione e interesse da parte dei 42 allenatori (l'esperimento del gioco iniziale per ripassare i contenuti della lezione di ieri è perfettamente riuscito. grande!), l'allenamento è andato benissimo (cazzo, oggi ho allenato un portiere stratosferico! Fortissimo, anche se totalmente istintivo, e abile anche con i piedi. Madonnina, come mi farebbe comodo coi miei 98 in Calva! Ivan, che faccio? Lo tessero senza dir nulla a Crippa?), divertente ed efficace, il torneo del pomeriggio si è svolto perfettamente e rientrati a casa abbiamo anche giocato mezz'ora a calcio (dopo che ieri mi sono inventato un super allenamento, che segue quello di due giorni fa sulla collina di casa di Francis a Yaoundé): concludere con questi canti, questo entusiasmo, questa atmosfera rende il tutto ancor più magico. Manca solo un pezzetto...ma tra due giorni lo recupero!

martedì 16 luglio 2013

Mbalmayo 2013: giornata 4

9 Luglio
Rileggendo ora ciò che ho scritto ieri, trovo un filo conduttore che lega la giornata di ieri alle 24 ore che vanno ora concludendosi: la bellezza e l'infinita durata! Anche oggi, infatti, ho vissuto un giorno splendido, ricco di emozioni e grandi esperienze, ma anche oggi, cacchio, mi son mosso insieme a Max, Gabri e Francis dalle 7 fino alle 19 senza sosta, se non l'ora trascorsa a mangiar riso e patate (Berry Sears non mi rivolgerà più la parola!). Con oggi, infatti, ha avuto inizio il corso di formazione qui a Mbalmayo: 40 allenatori, provenienti da tutto il paese, quasi tutti novellini che rientrano in un progetto di svecchiamento del gruppo di allenatori voluto da Francis, che accompagnano 60 bambini, con i quali da oggi, e per i prossimi tre giorni, abbiam dato vita a incontri teorici e pratici, sul campo. E con oggi, dopo le due ore e mezza trascorse positivamente in aula, ascoltando le loro domande inerenti ciò che stavo illustrando, son riemerse in me riflessioni, son cresciuti nella mia mente pensieri ormai soliti da quando "scendo" a queste latitudini, riguardanti i camerunesi, il loro modo di pensare, di comportarsi, di essere. Mi sembra sempre che non vogliano applicarsi in nulla, che siano sempre e solo alla ricerca di un trucco, un espediente per ottenere delle cose senza pensar troppo, senza troppo impegnarsi e far fatica, aspettando solo che il bianco, il maledettissimo bianco dico io, gli serva la pappa pronta nel piatto, pronta per essere addentata; e quando si rifiuta di servire il pasto pronto, il bianco, ma cerca di stimolare la riflessione, il pensiero, l'abilità propria del giovane allenatore camerunese, va a sbattere contro un muro di interrogativi, di dubbi, di timori che fuoriescono dalle teste nerissime che ho di fronte. Un esempio? Oggi in aula Gerrard mi chiede:"Come posso fare se ho venti bambini di età differenti, molto differenti, che mi si presentano contemporaneamente al campo? Ne mando a casa qualcuno?" dopo che poco prima avevam parlato dell'importanza, per essere allenatore, della capacità di organizzare i bambini, i gruppi, in modo da poter dedicare a ciascuno i tempi giusti, i momenti giusti, per rendere l'allenamento veramente un momento di crescita non solo tecnica. "Gerrard, i bambini non si devono presentare al campo a caso, quando vogliono: devi dare degli orari, dei momenti, per ciascuno, per ogni gruppo squadra che alleni", ribadisco, provando ad accendere in lui una lampadina, "ah, ok. Allora come posso organizzare le cose?". Ecco l'esempio: dammi la ricetta, dice lui, così faccio le cose giuste, come vuoi tu. E in questo caso non è nulla di esageratamente, almeno così mi dicono,  importante; si tratta solo, "solo", di un allenamento. Lo stesso atteggiamento, approccio alle cose, lo ritrovi in un sacco di altre situazioni: al ristorante, in hotel, al bar, negli ospedali (esperienza indiretta questa, racconto di dottori e infermieri, bianchi, che da queste parti vivono in pianta stabile); se non c'è il nassara (come chiamano noi visi pallidi) a comandare a bacchetta per fare le cose, loro non fanno nulla: non prendono l'ordine, non sparecchiano, non cambiano la flebo, non si prendono cura del bambino fuori dal campo, ma gli prestano attenzione solo nelle due ore di allenamento, al di fuori delle quali per loro non esiste nemmeno. Quindi? Come intervenire? Come cambiare questa mentalità, quest'approccio passivo alle cose, a tutte le cose? Francis dice che l'unica è insistere, insistere e ancora insistere, richiamando l'attenzione sugli atteggiamenti negativi, sugli errori, ribadendo in continuazione il giusto fare...giusto? Chi mi dice che è giusto? Be', certo, io credo in ciò che faccio e son sicuro che sia giusto il mio modo di pormi nei confronti del bambino in campo, ma alle mie latitudini. Non qui. Non in un Paese libero dal colonialismo, dall'invasione e dallo sfruttamento, anche se sotto quest'aspetto in realtà non sarà mai libero,  da soli sessanta tre anni, educato, abituato, costretto da sempre a ottenere le cose per gentile concessione della mano bianca, a essere guidato, governato in tutto e per tutto da "presenze esterne". Per forza non pensa nemmeno a fare: è educato a sentirsi dire cosa fare, difficilmente prenderà iniziativa, proverà, sperimenterà qualcosa di nuovo. Solo col tempo, solo insistendo, solo educando il bambino a pensare, a ragionare e a prendere autonome decisioni, forse arriveremo a un cambiamento. E allora...insistiamo!

lunedì 15 luglio 2013

Yaoundè, giorno 3: a spasso tra le cellule

8 Luglio

Nella mia finora breve vita di viaggiatore mi son fermato tante volte in posti squallidi, sporchi e fatiscenti e quello in cui mi è capitato questa volta di dormire e mangiare entra di diritto sul podio di questa mia personalissima classifica dello squallore. Accolto in stanza da uno scarafaggio ormai maggiorenne, il giretto in bagno mi ha presentato la tazza crepata, la vasca macchiata di non si sa bene cosa e...il soffitto bucato! Cazzo, il soffitto del bagno manca di un listone rettangolare, per cui zanzare, moscerini, lucertole, scarafaggi godono di free pass eterni per la mia stanza! Bene, direi. Considerando che da queste parti la maledetta zanzara della malaria gode di fervida salute, la situazione non è male. Be', almeno c'è un bel letto...materasso sfondato che lascia sprofondare nel mezzo il mio corpo, lenzuola vonce, segnate di macchie sparse, con un mega copriletto pieno di polvere a coronare il capolavoro.
 Be', poco male: levo il copriletto e lo metto a coprire il vuoto del soffitto in bagno, tolgo il primo lenzuolo e lo ficco sotto la porta d'ingresso, a coprire il buco tra la fine della porta, appunto, e il pavimento, do una scrollata al materasso e via, pronto per dormire. Sono a pezzi, la giornata è stata bella, ma estremamente intensa e lunga, in giro tra vari villaggi nei dintorni (più o meno dintorni, visto che uno era a 40 km da Mbalmayo, dove siamo), a conoscere bambini e riveder allenatori incontrati in questi anni, nei vari corsi tenuti. E così rivedo Domeniqua (spettacolo il campo dove allena e la scena vissuta con Gabri: musica esterna, waka-waka di shakira, e i nostri 20 bambini nerissimi,  in splendida divisa neroazzurro che giocavano su questo campo, circondato dalla foresta, da questi alberi enormi, verdissimi e incombenti sul terreno di gioco! Spettacolo che a parole non riesco a riproporre), la Regina incontrata a febbraio a Ngaoundere (lei allena in un villaggetto di cui è regina tra mille difficoltà, ultima delle quali la diffidenza dei genitori dei bambini nei confronti dei bianchi, che li porta a non mandarli oggi a giocare, vista la nostra presenza), Thomas, presente a un sacco delle formazioni di questi ultimi nove anni (figlio di Maduba, allenatore dalla nascita di Inter Campus Camerun, oggi ultra settantenne, sveglio e capace, meglio di tanti allenatori incontrati in Italia nel corso della mia breve carriera da allenatore), nella cui squadra gioca Issa, bimbo strappato dalla strada da Francis, che venne nel 2009 in Italia a disputare la mitica coppa del mondo Inter Campus. Insomma, un randez-vous emozionante, durato tutto il giorno, che mi ha ridotto ora in questo stato. Per cui 'fanculo la fatiscente struttura in cui resterò per i prossimi tre giorni: buona notte!

domenica 14 luglio 2013

Camerun, Luglio 2013

7 Luglio

"è una cellula qui vicino; un posto dificile (con una f, alla francese), dove c'è bisogno di Inter Campus (con l'accento sulla u, alla francaise)", ci dice Francis quando saliamo in macchina. L'idea è di arrivare in questo villaggio a 30 km da Yaoundé, partecipare con la gente del villaggio alla messa e al termine vedere l'allenatore del nucleo all'opera. Si parte, dunque...si parte...più o meno. La macchina non da cenni di vita, quindi apri il cofano e inizia un lungo andirivieni di esperti, ognuno con la sua teoria, ognuno con il suo sapere che si rivela scadente al giro di chiave. Già, perché in questo lato di mondo la gente adora fingersi esperta di tutto, adora discutere, parlare e adora aiutare chiunque, anche se questi non ha domandato nulla; e così dopo un'oretta circa di tentativi a vuoto, arriva Etienne, storico aiutante del nostro insostituibile uomo, che smonta un filo, toccascia qua e la e rimette in moto il mezzo. Con un difettuccio: in pratica la macchina rimane sempre accesa, a meno che non si stacchi un filo, che al momento della ripartenza andrà nuovamente collegato. Nonostante la mia scarsissima abilità e conoscenza di tutto ciò che sono motori e macchine, la cosa mi sembra di facile applicazione dopo le future soste, per cui, finalmente,  si parte. Questa volta realmente.
Si parte e si viaggia attraverso la domenicalmente caotica Yaoundé, attraversando da parte a parte la città, fino ad arrivare alla zona universitaria da dove iniziamo ad abbandonare l'asfalto per inoltrarci nella foresta, attraverso una lunga, rossissima e vivissima strada che taglia in due l'oceano verde smeraldo intorno a noi, sospendendo, anche se per poco, l'apparentemente infinita varietà di piante che ci accompagna lungo il percorso. Vai, vai, vai...cazzo, ma non si arriva mai? Vai, vai ancora ed eccoci alfine all'agognata meta: le piante si diradano, lasciando spazio a qualche campo coltivato, a case sparse qua e la, a un campo con due porte di legno sui lati lunghi, che scopriamo essere l' "estade" e a una costruzione aperta che ci dicono essere la Chiesa. Eccoci a Mbassan. Gli occhi della gente ci si piantano addosso: chi con fare interrogativo, chi spaventato, chi solo curioso e divertito dal nostro pallore; al nostro ingresso in Chiesa siamo sommersi di sguardi e rapidamente ci accomodiamo sulla panca per ascoltare la prima Messa della mia vita in lingua Ewondo. Disastro: non si capisce mezza parola, anche se la funzione è divertente e coinvolgente; canti, balli, è tutto una festa e un'esplosione di colori intorno a noi e mi chiedo, come sempre quando assisto a una messa a queste latitudini, perché le nostre son sempre così "tristi" ed esageratamente solenni, lontane dalla gente e da ciò che ricerca nella chiesa. 
Anyway...funzione terminata, ora è il momento della palla. Tutti in campo e con noi gruppi di ragazzi strafatti, mezzi ubriachi e pieni di chissà quale droga e più osserviamo con attenzione le persone intorno a noi, più ci rendiamo conto che di sani, qui, ce ne sono ben pochi, diamine. Barcollanti ci parlano biascicando, in un misto di francese ed Ewondo, chiedendoci soldi, macchine, moto; si, credo proprio che un po' di sano calcio da queste parti potrebbe portar solo benefici. Sarà dura, caspita se sarà dura, ma...ehi, è Inter Campus!

sabato 13 luglio 2013

Yaounde, giorno 2: pensiero finale

AUGURI, PAPÀ!

Un ultimo pensiero vola a mio papà, da oggi 81enne: se son qui ora, se faccio ciò che faccio, se sono ciò che sono (bello o brutto, ognuno la veda come vuole, ma io son felice), il merito è tutto suo.
 L'entusiasmo, l'impegno, la gioia nel fare le cose: tutte cose che ho appreso, ho ereditato da lui e che riconosco in me, solo dopo averle scorte in lui. 
Grazie Papà e buon compleanno!

Yaounde, giorno 2

6 Luglio
La notte scorre via veloce, troppo veloce ahimè: dopo la breve cena all'arrivo a casa (mitico Francis che mi vizia sempre facendomi trovare le cacaouette nella bottiglia ogni volta che torno da queste parti), il sonno mi prende in breve tempo, ma in ancor minor spazio temporale mi ritrovo desto e pronto, quasi, per una mega giornata di giri per quattro cellule della città di Yaoundé. Si comincia dalla cellula Inter Campus AS Oxigen: campo gigante in terra rossissima, un solo allenatore e 21 bambini in neroazzurro. Ed è subito un bell'inizio; da li ci spostiamo al Cas, nel quartiere di Nkoldongo, ma li le cose sono un po' meno idilliache: Serge, l'allenatore, ha un ritmo da bradipo mutilato, crea file infinite con conseguenti tempi di attesa degni delle poste italiane e non segue una struttura per "costruire" l'allenamento ( il fenomeno era già stato con me al corso di Limbè, saltando il test finale perché "impegnato" con una ragazza dalla sera precedente...spiega abbastanza il personaggio questo aneddoto), ma propone esercitazioni a raffica, slegate tra loro sia per obiettivi, che per contenuti, poco coinvolto nella seduta (rimane tutto il tempo ai lati del campo, fischietto in bocca pronto all'urlo) e molto direttivo nei confronti dei bambini.
Le due cellule del pomeriggio, però, ci riservano grandi sorprese: si parte dall' Inter de Mmvog-Ada, nell'omonimo quartiere, zona ai margini della grande città, centro di povertà e delinquenza per eccellenza; qui i bambini fanno fatica ad andare a scuola per via dei costi e spesso preferiscono la maestra strada per la loro crescita, per la loro educazione, a meno che...a meno che maglie neroazzurre e un pallone da calciare non gli vengano proposti in alternativa! E così eccoci in mezzo a questi bambini, purtroppo però non per giocare a calcio, perché un violento acquazzone ci costringe a sospendere la seduta, ma per stare con loro, parlare un po' con loro e il loro allenatore, Gerrard (ex bimbo inter campus, cresciuto e ora allenatore! Spettacolo) e giocare insieme. Visto l'entusiasmo al nostro arrivo, i canti e i balli, l'atmosfera è magica e con Gabri decidiamo di non perdere l'occasione per divertirci un po': decidiamo allora di improvvisare un quizzettone, con domande legate al calcio e regalando gadgets dell'Inter a chi risponde giusto, scatenando così ancor maggiore entusiasmo e divertimento (il bimbo che ha risposto tre ore quando ho chiesto quanti minuti dura una partita di calcio, è stato il migliore!!!). La pioggia non accenna a diminuire anche usciti dalla casa sociale dove ci siamo trasformati in novelli Mike Bongiorno e diretti al quartiere mangue, dove incontriamo gli ultimi bambini della giornata, quelli allenati da  Isidore e facenti parte della cellula Academy des Enfantes de Demunys; anche loro vivono in un quartiere poverissimo della città e con tante difficoltà, al punto che alcuni allenatori son stati allontanati perché in carcere e che nessun bambino ha la divisa dell'Inter perché o l'han venduta, o gli è stata rubata. Insomma, un bel quartierino, ma la cosa più bella è il campo! Cammina, cammina, scendendo la collina, fra baracche di fango e altre in lamiera, su strada rossa, viva, arriviamo infatti su di uno spiazzo in pendenza, pieno di crateri, non buche, e con due porte agli estremi, sui due lati lunghi: l' estade! La pioggia che ha appena cessato di scendere dona poi un tocco esotico in più all'ambiente, avendo reso il tutto estremamente scivoloso e fangoso. Ma niente può fermare ragazzini affamati di calcio e così, incredibilmente, si gioca! Fantastico. Se poi penso ai nostri che si lamentano se il campo sintetico è di terza e non di quarta generazione...

venerdì 12 luglio 2013

Camerun luglio 2013: Mbalmayo

Ho dovuto aspettare, scrivere, archiviare e attendere il ritorno alla "civiltà", prima di poter pubblicare i miei giorni sui campi rossi camerunesi. Ora, giorno per giorno, proverò a recuperare...

Camerun: Yaoundé 2013
5 luglio
Mollate gli ormeggi! Spiegate le vele! Levate l'ancora. Ci si imbarca di nuovo. Altro che Nina, o Pinta, o Santa Maria: il mio strumento di scoperte è l'aereo, un grande, spazioso e sempre affollatissimo aereo. Direzione Africa, centrafrica, repubblica del Camerun, la capitale, Yaoundé. Un viaggio che forse in nave sarebbe stato meno lungo, anche se sicuramente meno confortevole: partenza alle 4 da casa, decollo alle 6, arrivo a Bruxelles alle 8.30 e alle 13.30 ripartenza, per toccare nuovamente e definitivamente terra solo alle 23! Un viaggetto. Ma ora ci siamo: messo il naso fuori dall'aeroporto, dopo aver riabbracciato Francis, riecco i sensi pervasi di Africa, le narici piene di odori invadenti e sovrapposti (sarò mica io?), gli occhi affaticati che cercano brandelli di luce nella vera e vergine oscurità della notte, le orecchie stuprate da richiami di gente ("blanch, blanch" dicono i più) da ogni angolo e musica, il tatto confuso dai segnali continui che cattura attraverso gli scontri con le persone nella ressa, spingendo, cercando di uscire e dirigermi alla macchina. Rieccomi in Africa, rieccomi in Camerun

mercoledì 3 luglio 2013

Alcune foto dal Kibbutz



A colloquio con Yasha...



...con il nostro giovane mister, Ishay...


...con la squadra del Kibbutz.

lunedì 1 luglio 2013

Israele:Giugno 2013

Sveglia presto, prestissimo: se voglio correre e arrivare in orario all'appuntamento con Yasha il suono malefico si manifesta infatti già alle 6!!! Madonnina. Meno male che il mare con quella luce debole crescente che gli si riflette contro e la brezza fresca che mi pizzica la faccia, mi aiutano in breve a dimenticare l'ora e l'abbraccio di Morfeo e accendono le mie gambe, facendomi tuffare ben presto nella super seduta preparata appositamente per l'occasione dal mio solito prof. Spero vivamente di non perdere mai questa vena di follia, che mi fa lottare con violenza contro la pigrizia e mi spinge sempre ad alzarmi dal letto a ogni ora del mattino, per poter continuare a godere della bellezza della corsa, della fatica, del sudore, fin quando il mio corpo, o forse Silvia, me lo consentirà. Sarebbe un peccato perdersi mattinate come questa solo per rimanermene nel letto un'ora in più. Quando poi a fine corsa c'è la possibilità, come qui, di tuffarsi nel mare...sarebbe stato veramente stupido poltrire. Mezzo sudato e mezzo salato, soddisfatto del mio allenamento, volo in doccia in perfetta tabella di marcia, per poi, puntualissimo, farmi trovare pronto all'appuntamento col nostro amico, in vista dell'intensa mattinata che ci attende. Oggi infatti si va "al di la", si vanno a conoscere diverse realtà oltre il muro, per cercare di capire se si possono coinvolgere e se con loro possiamo finalmente tornare veramente a unire, almeno sul campo e almeno per un allenamento, bambini dell'una e dell'altra parte del Paese. I problemi però son tanti, la tensione è alta e ancora una volta mi rendo conto che 60 anni di tentativi da parte delle maggiori potenze del mondo non potranno certo esser surclassati dalla nostra semplice maglia neroazzurra. Le distanze tra Israeliani e Palestinesi sono grandi e le realtà in cui vivono son troppo complesse per esser colmate e semplificate da un pallone; ci vogliono garanzie, ci vogliono permessi, ci vuole tempo, ci vuole pazienza, ci vuole determinazione, ci vuole, ci vuole, ci vuole...un casino! Anche i due rappresentanti de "I custodi della Terra Santa" che incontriamo ci ribadiscono gli stessi concetti: iniziate ad attivare progetti separati, al di qua e al di la, che parallelamente inizino a camminare, poi chissà, un giorno, le due strade potranno incontrarsi e dare inizio a un progetto unico, unificato. Ma per il momento meglio lasciare separate le cose.
L'ultimo incontro, però, sembra aprirci uno spiraglio, una debole luce di speranza: il ragazzo con cui parliamo è responsabile per un progetto sportivo in un villaggio Arabo/Israeliano e si dice pronto a mettere a disposizione delle due realtà coinvolte dal nostro progetto, il Kibbutz e il villaggio Palestinese,  il campo dove giocano i suoi bambini, per dar vita una volta al mese, magari una volta ogni due, vediamo come vanno le cose, a un incontro tra "i due mondi", sostenendo che la cosa non sarebbe un problema, tenendo però sempre conto della situazione generale. Be', sarebbe già un inizio.
Bene, dunque: sul fischio finale arriva un gran gol! Il progetto sembra poter prender forma: Israeliani del Kibbutz da una parte, bambini Palestinesi del villaggio dall'altra e altri bambini Arabo/Israeliani come terreno neutro di incontro. Con ognuno iniziamo a lavorare separatamente, per farli poi incontrare quando siamo presenti noi, tutti sullo stesso campo, tutti dietro la stessa palla, tutti con la stessa maglia indosso. Vedremo...