sabato 29 aprile 2023

Uzbekistan

 Finalmente!!! Non ci posso credere, riesco finalmente a sedermi e a dedicare un'oretta al mio blog! Credo sia un record: da quando ho messo piede a Tashkent non ho avuto un secondo per aprire il mio diario di bordo e fissare su carta virtuale i miei ricordi e le mie esperienze quotidiane. Mmm...in realtà un'ora al giorno l'ho anche avuto, ma cacchio voglio anche allenarmi, quindi bene il blog, ma nella vita ci sono priorità e correre per me è una di queste, con un leggero gap dal giocare. Anyway, eccomi finalmente qui.

Se mi avessero detto ai tempi del mio "avventuroso" liceo che un giorno sarei andato in Uzbekistan per conto della Fifa avrei prima di tutto cercato di capire dove fosse l' Uzbekistan, per poi ridere di gusto e sfanculare l'autore di tale previsione. Invece eccomi qui oggi a Tashkent, capitale dello stato nato dalla disgregazione dell'Unione Sovietica, un tempo culla dell'immenso impero di Tamerlano per quella che è ormai la mia ventesima missione con la FIFA. Alla scoperta dell'Asia centrale, di un Paese che assolutamente non conoscevo e che mi immaginavo totalmente diverso da ciò che si sta rivelando, con gente che di certo mai avrei pensato sarebbe stata come poi si sta rivelando. Nella mia mente, infatti, mi ero creato un immagine dell' uzbeko un po' "russa": chiusi, rigidi, con una bella scorza da scalfire e un po' freddi nei rapporti; invece mi sono ritrovato...in sud Italia! Gentilissimi, mega ospitali, orgogliosi della loro terra e desiderosi di mostrarla, di fartela conoscere, visitare, accompagnandoti in ogni dove, in ogni momento, sempre col sorriso sul volto e sempre...alla ricerca di cibo! La tavola è la loro ossessione e tutto per loro parte da li. Non puoi muoverti, non puoi girarti, senza che ti mettano in mano una delle mille varietà di non (pane), senza che ti offrano l'iran, senza che riempiano la mano di frutta secca o di frutta fresca dei loro alberi. Quando ti va bene, perché se ti portano al ristorante, sei fott..o: devono farti assaggiare tutto e qui tutto è a base di carne, carne di ogni tipo, di ogni provenienza, per cui...good luck. Carne di cavallo, kebap di agnello, salame di lingua di cavallo, intestino di mucca ripieno di riso, lingua di bue; delle robe indicibili, ma che mi hanno offerto con tale orgoglio, con tale generosità che non ho potuto rifiutare, seppur cercando sempre di coprirne i sapori fortissimi e non proprio gradevoli al mio palato con le sempre presenti salse sulla tavola. L'intestino però...quello proprio non ce l'ho fatta: solo l'odore, misto ad aglio, mi ha fatto quasi rimettere. E ogni pasto è andato così: non sono mai riuscito a ordinare, han sempre fatto tutto loro e guai a rifiutare. cacchio si offendono, ci rimangono male, per cui già il secondo giorno ho deposto le armi e appena seduto limitavo la mia scelta al the con cui accompagnare il pasto (son mussulmani, per cui anche se ovunque ho visto birre e vino, essendo i miei commensali osservanti, mi sono adeguato in tutto e per tutto), dicendo a Ma'mood, "fai tu, sono nelle tue mani". E via con gli ordini! 

Anche il paese, la città, me la aspettavo diversa, più grigia, più triste, più figlia del blocco da cui solo nel 91 si sono liberati. Invece, a parte alcune impronte chiaramente di stampo sovietico (i mega viali a 8 corsie, gli edifici immensi sede del governo, le piazze infinite), i mille bazar che oggi abbiamo visitato mi hanno catapultato in un'altra dimensione, così come le moschee (quella di Islamabod, dentro la quale sono anche entrato, seppur moderna, mi ha impressionato), ma anche i tanti parchi, mi hanno portato ad associare Tashkent più al medio oriente, che alla Russia. Gran bella scoperta che merita più tempo e non quegli scampoli di giornata che gli sto dedicando durante questa intenso, bellissimo, lancio di fifa football for school.