martedì 29 maggio 2012

Angola 2012: immagini


in aula
 In campo



allenamento del prof



landscape: Benguela

la strada infinita


ancora in aula


lunedì 28 maggio 2012

Angola maggio 2012: 25 maggio


25 Maggio
Ormai la sveglia che suona alle prime luci dell'alba e' una costante da queste parti ed infatti anche oggi il drin acuto che mi fa riemergere dall'abbraccio di Morfeo si manifesta alle 5.45! Giornata intensissima in agenda, che parte con il trasferimento a Mota, dove Stefano deve celebrare messa, prima della festa di Maria Ausiliadora. La festa e' l'occasione per mostrare ad un certo signor Lemke, di non so quale agenzia delle nazioni unite, il nostro lavoro in Angola, perché questo alto funzionario, per quel che ne so, vorrebbe vedere cosa combina Intercampus nel mondo, forse per ripetere l'esperienza; tutto quindi gira intorno a questi personaggi, anche l'organizzazione del nostro intervento, pensato apposta per mostrare senza "annoiare". 
La cosa non mi garba per nulla, perché far fare le scimmiette ammaestrate ai bambini in neroazzurro e' una cosa ben lontana dai miei pensieri, ma altro non posso fare che adeguarmi ed insieme a Silvio dar forma a dodici, si proprio dodici, minuti per far vedere il nostro lavoro, evitando che la soglia dell'attenzione di queste persone cali pericolosamente. 
Persone queste che lavorano per progetti in favore di questi stessi bambini con cui noi da sei anni condividiamo spazi e tempi di gioco e che non li hanno mai fatto visita, non li hanno mai incontrato a "casa loro"; persone che dalle loro ville con aria condizionata, pianificano interventi e progetti di non so quale genere, senza pero' scendere concretamente sul terreno di gioco. 
Sia chiaro, non mi sento più figo perché io e gli altri misters scendiamo in campo in tutti i sensi per dar forma al nostro progetto, ne' tanto meno penso totalmente che certe agenzie siano solo sperpero di denaro, perché vige in me la massima che piutost che nigot l'e' mei piutost, quindi se questi non curano la parte pratica, ma trovano fondi e fanno realizzare ad altri progetti in favore della gente va benissimo, ma credo sia assurdo che chi deve sostenere con i propri progetti la gente delle favelas di Luanda non sia mai scesa in questi quartieri, non si sia mai sporcata le gomme del suv per passare da queste parti. In ogni caso, hanno vinto loro e coi bambini ci limitiamo a "mostrare" due esercitazioni, il cui fine ancora un po' mi sfugge. 
Per nulla soddisfatto, anzi annoiato e contrariato dalla lunga mattinata, mi rifaccio insieme al prof nel pomeriggio: osservazione di un allenamento gestito da sette nostri allenatori e intervento immediato per correggere le difficoltà emerse, per indirizzare sulla giusta rotta le esercitazioni proposte. 
L'esito finale di questi nostri interventi credo sia stato positivo: credo perché dal mio punto di vista per un allenatore avere un consiglio direttamente in campo, un intervento sul momento per migliorare l'andamento della seduta, sia un'occasione di crescita notevole, ma devo capire come i nostri amici angolani vivono quest'esperienza.
Per non farci mancar nulla a seguito dell'allenamento coi bimbi, siamo scesi in campo noi sul terreno dell'oratorio di Sao Paulo: 5 squadre composte dai giovani della parrocchia, tra cui la nostra, impegnate "ao primeiro goal", cioè solita regola brasiliana, chi segna resta. Io, Silvio, Lau, Dunga, Chuki e Hippolito i giocatori schierati. La sfiga, o forse la pochezza della squadra, fa si che nelle prime tre partite si riesca a giocare meno di tre minuti (il culmine e' stato raggiunto com 36 secondi trascorsi in campo, grazie ad un fantozziano autogol di Lau), convincendoci, nell'attesa tra una partita e l'altra, mai meno di venti minuti, di uscire dall'oratorio per dar forma ad un serio allenamento, grazie alla sapienza del mio preparatore atletico preferito: Silvio!
Le ultime due partite le vinciamo, prima che suonino le 18 e l'oratorio venga chiuso. Chiudiamo quindi la giornata con un bel lavoretto di "intermittente forza", accompagnato da addominali e circuito di forza in camera con l'elastico, per poi fare training autogeno e trovare voglia e motivazioni, oltreché energie, per uscire a cena con i ragazzi dell'ambasciata e Canzi, questa volta accompagnato dalla moglie. 
Dura, lunga, intensa, ma splendida, ennesima giornata angolana.
Domani si rientra: ultima notte senza Silvia nel lettone! Poi una sola settimana a casa prima di volare in Israele, ma intanto mi godrò queste sette notti a casa con...mia moglie!

Angola 2012:24 maggio


24 Maggio

Ore 6:30 suona la sveglia e mi sembra di aver appena appoggiato la guancia al letto! Non voglio crederci e sapere che tra meno di un'ora e per le restanti 7/8 sarò costretto in macchina, tra bagagli e gambe dei miei compagni di avventura, certo non mi aiuta a reperire energia utile. Fortunatamente il sole ci accompagna anche oggi, come sempre da queste parti, e la stella mi aiuta a levarmi di dosso la sonnolenza e catapultarmi in macchina: Ste alla guida, con Carlotta e Federica, dell'ambasciata Italiana, davanti, io, Silvio, Nunzia e Max sulle due panche posteriori, insieme a valige, zaini e scorte alimentari per il lungo viaggio.Lungo? Lunghissimo! Dalla nostra partenza da Benguela, al nostro arrivo a Luanda,  trascorrono 10 ore e 40 minuti...AAARGH!
 Morte sfiorata per apatia! Certo, lungo la rotta ci siam fermati a fare un tuffo nell'oceano nel punto in cui il rio Kwanza sfocia nell'oceano e a mangiarci un panino in un canyon immenso, scavato nella montagna da milioni di anni di erosione di acqua e vento; bello anche fare i turisti una volta ogni tanto, ma dieci ore di paresi forzata, rimangono dieci ore!
Ora finalmente siamo arrivati, ma il traffico della città ci costringe ad una sosta forzata a Mota, perché fra Tuck deve celebrare messa: oggi e' la giornata di Maria ausiliatrice e, visto che si e' già perso la processione per l'ingaraffamento, non potevamo certo pretendere di portarci a San Paolo. Oltretutto, visti i numeri da tamarro di periferia nel traffico Luandese e le ingiurie condite da maledizioni varie, lanciate da Stefano a causa del ritardo, saltare anche la celebrazione sarebbe stato per lui e la sua coscienza cristiana un duro, durissimo colpo. 
Per cui...eccoci qui, puzzolenti e sporchi di sabbia e sale, ad aspettare la fine della celebrazione. O almeno, io ad aspettare, Silvio ovviamente e' a concelebrare, ma, chiedo perdono, un'altra Messa non riesco a reggerla oggi!

Angola 2012: 23 maggio


23 Maggio 2012

Il calcio e' la cosa più bella del mondo! Ghe nient de fa: vai di qua, vai di la, sei in Italia, in Asia o in Africa, quella palla sferica esercita ovunque lo stesso fascino, ammaliando ugualmente adulti e bimbi, trascinandoli in un qualunque spazio, delimitato in un qualsivoglia modo, con due porte agli estremi, spingendoli a giocare e giocare, dimenticando pensieri, preoccupazioni, problemi, unendo bianchi, neri, poveri, ricchi, alti, bassi, magri e grassi! 
Ghe nient de fa'! Oggi, anzi poco fa, ne ho avuto, se mai ne avessi avuto bisogno, l'ennesima dimostrazione: finito il test classico di fine corso, dopo un pomeriggio di valutazione pratica del lavoro svolto sul campo dai nostri allenatori, abbiam preso possesso del campo e per circa quaranta minuti siam tornati tutti bimbi, siam divenuti tutti uguali, correndo dietro a quella palla! Regola brasiliana, chi segna resta, che riattiva in me grandi ricordi amazzonici, e via, fin quando padre Andre ci ferma, chiedendoci di lasciare il campo ai bambini...ops, ci siam dimenticati di loro! O forse non abbiam fatto altro che tornare come loro.
Archiviamo dunque anche questa giornata con un giudizio molto positivo: il corso si e' concluso bene, abbiamo visto in atto da parte loro il metodo che abbiamo cercato di condividere in questi giorni in maniera soddisfacente, considerando che e' solo la prima volta, abbiamo fatto il test e ci siamo divertiti a giocare. In chiusura, poi, cena fuori, la prima da quando siamo qui, in un ristorante, addirittura, con Canzi, il nostro storico sponsor locale, ormai divenuto amico, visti gli anni che ci legano. Bellissimo tutto quanto.
Domani si viaggia: si torna a Luanda, quindi ci aspetta l'odissea a ritroso vissuta tre giorni fa e il solo pensiero mi ammazza. Ma va bene anche questa.

Angola 2012: 22 maggio


22Maggio 2012

Madonnina che giornata! E domani ancora più intensa! Non si scherza mica da queste parti, con Fra Tuck: corso, allenamento, allenamento nostro, preparazione test ed attestato, quindi, finalmente, letto! Il tutto prende il via alle 7.30 e si conclude ora, 23.16 angolane.
 In mezzo a tutto questo anche una messa, celebrata da Stefano. Gia' perché questo e' il viaggio mistico per eccellenza per me, quasi ai livelli di Gerusalemme, visto che non passa momento senza preghiera o messa e queste cose son sempre fonte di grande scombussolio emotivo. Non so perché, non so trovare una spiegazione, ma a me l'incontro con Gesù mette sempre in soggezione, un po' in difficoltà, oltre ad accendermi una girandola di pensieri e di emozioni che raramente provo, forse perché raramente vado in Chiesa, o dedico momenti della mia giornata alla preghiera. 
Durante la messa di oggi son volato da Silvia, passando attraverso mamma, papa' e i miei fratelli: un susseguirsi di sorrisi e piacevoli riflessioni, scatenate dalle parole di Stefano e da quel virgulto individuo rappresentato crocifisso davanti a me (vigoroso perché nei crocifissi quaggiù Cristo e' un culturista, con addominali scolpiti, deltoidi evidenti e un petto stile Drogba!). 
Chissà mai perché ha questo effetto su di me.
Misticismo a parte, anche oggi gran lavoro, sia in aula, che in campo, con i bambini, dove pero' mi diverto di più e mi accorgo più direttamente, immediatamente, quanta forza abbia il gioco del calcio per accompagnare i bambini nel loro percorso di sviluppo; tanto più qui, dove mancano agenzie educative vere e proprie e anche la famiglia tende a latitare. 
Un paio di palloni, una porta, una ventina di cinesini e via, il setting pedagogico e' pronto, a disposizione di tutti coloro che lo desiderano. 
Immensamente bello ed immensamente Inter Campus! 

Angola 2012


21 Maggio 2012

Spettacolo! Prima vera giornata angolana, anche se in realtà e' la seconda, ma ieri più che viaggiare non abbiamo fatto che va chiudendosi molto positivamente, con mia grande soddisfazione, anche grazie alla telefonata con Si, che mi ha fatto finalmente risentire un po' di serenità nella sua voce.
Il tutto e' iniziato molto presto, come sempre da queste parti, visto che alle nove eravamo in aula, pronti per il primo incontro con gli allenatori, e già queste prime due ore son trascorse molto positivamente, grazie anche a fra tuck-Stefano, il quale non si limita a tradurre ciò che io espongo agli allenatori, ma completa il tutto, aprendo i nostri temi all'insegnamento salesiano e sfruttando ciò che noi vogliamo condividere con gli allenatori, per lanciare importantissimi messaggi educativi e pedagogici. Per questo motivo, ogni corso che presento in Angola e' per me come da nessun altra parte occasione di crescita e apprendimento; se a questo si aggiunge che ciò che io espongo viene sempre rivisitato affinché diventi chiaro, fruibile ad orecchie angolane, ben diverse da quelle europee, o anche strettamente italiane, ecco che diventa ancor più evidente il percorso formativo che affronto tutte le volte che mi trovo a queste latitudini, aiutandomi nella mia indagine antropologica del mondo di inter campus. Certo, ormai dopo che con questa son sette volte che vengo in Angola, tante cose son per me conosciute e di tante cose già tengo conto quando ho a che fare con i nostri allenatori, ma Ste trova sempre il modo, l'occasione per darmi qualcosa in più, per migliorar maggiormente le mie limitate conoscenze e di questo lui ovviamente non sa quanto gliene son grato.
L'incontro con gli allenatori si chiude quindi con gran successo, ma il bello viene nel pomeriggio: giro conoscitivo della città con Silvio e poi allenamento con due gruppi di 16 bimbi, uno per me ed uno per lui; buona qualità evidenziata, grande attenzione, massimo coinvolgimento da parte di tutti, han fatto si che la seduta scivolasse via con grande semplicità e, ahimè, velocità, catapultandoci troppo velocemente al calar del sole, orario stabilito per la chiusura della seduta. Cazzo, così abbiamo poco tempo per correre io e il prof! E in più si vuole unire a noi Carlotta, che ha il massimo del mio rispetto e della stima per aver deciso di allenarsi, ma...viaggia a 7'al km!!! Cacchio, che palle! Fortunatamente regge solo dieci minuti, per cui riusciamo comunque a ritagliarci il tempo, seppur l'oscurità già stesse avanzando con decisione, per effettuare un bel 8 minuti di 30"+30" e un bel Tabata. Non riusciamo a completare l'allenamento in programma, ma per oggi ci accontentiamo, anche perché o così o nulla.
Finito il nostro allenamento con andature di vario tipo, rientriamo a casa per docciarci e per cenare, per poi, ahimè, trasferirci in albergo. Gia', cacchio, albergo e la cosa non mi garba per nulla. Certo, non nego le comodità e la tranquillità di tale alloggio, sicuramente superiore a quella riservataci dalla casetta di prima, ma l'albergo annienta le diversità, appiattisce l'identità culturale del paese e delle persone e la cosa proprio non mi va giù. In hotel se sei a Luanda, o a Rimini non te ne accorgi: e' tutto uguale! Non e' per questo che son pronto; preferisco stare un po' più scomodo, ma in camera con Lau, sentendo il casino della città fuori.
 Questo e' Inter Campus!

Angola 2012

Angola Maggio 2012

Angola! Rieccomi Angola! 
Finalmente, direi anche, visto che son quasi dodici mesi che manco da questo Paese, che ormai si e' impossessato di una parte di me.
Angola, anche se e' solo Luanda così,coi suoi eterni ingaraffamenti, con la sua confusione, con la sua polvere, con i suoi sette milioni di abitanti ammassati per lo più nei quartieri poverissimi, nelle favelas della lixeira;
Angola, coi suoi milioni di bambini che ti guardano da lontano, ti studiano, ti abbagliano coi loro bianchissimi sorrisi "di polpa di cocco";
Angola, coi suoi ritmi frenetici, creati alla perfezione dal Fra' Tuck di Carsoli, padre Stefano, capace di farci atterrare alle 6.50 a Luanda, andare in Chiesa per le sue due messe della domenica, farci partire alla volta di Benguela, dove arriviamo dopo 7 ore e 30 e "accomodarci" in una casettina...diciamo spartana. Anche per me...
Ora siamo finalmente arrivati, dopo più di 30 ore di viaggio, tra aereo e carro, dopo una marcia bellissima, anche se infinita, attraverso la savana africana da una parte e l'oceano dall'altra, ammassati nel jippone di Stefano, tra zaini, valige, sacchi di maglie inter, palloni, cinesini e un'altra quantità indefinita di cose. Un vero viaggio della speranza, senza fine e senza alcun tipo di comodità. Vero, non posso negarlo, faccio una vita bellissima, faccio un lavoro bellissimo,  non mi lamento e non mi lamenterò mai, ma constato e constatando, il prossimo che mi dice "che bella vita che fai, sempre in vacanza", gli tiro un pugno in faccia!!!
Ma non facciamola così nera: alla fine si e' dormito profondamente in una stanza con due letti a castello, insieme a  Silvio, Max e Lao, nostro allenatore locale, senza grandi disagi, o problemi di chissà quale natura e genere, quindi...come sempre, tutto alla grande! Il fatto poi di adattarmi ed adeguarmi alle loro condizioni di vita, al loro modo di concepire, di intendere e quindi di preparare l'ospitalità, l'accoglienza dell'ospite, fa parte di quel percorso, di quel cammino di conoscenza che voglio e credo sto realizzando da quando sono con Inter Campus, per cui a me va bene così.
Anyway... domani si comincia: mattina con circa trenta allenatori e pomeriggio coi bambini, per poi chiudere la giornata con un grande allenamento insieme al mio Prof preferito. Di fronte ad una tale prospettiva di giornata, non posso ora far altro che chiudere gli occhi, mandare un pensiero alla mia moglie musona, in questo momento arrabbiata e pensierosa a casa, e dormire sereno! 

sabato 5 maggio 2012

Uganda 2012: Maggio 2

2 maggio Più che una missione Inter Campus, questo viaggio si sta trasformando in un corso di antropologia culturale, come ai tempi dell'università!  Seconda lezione, oggi, legata ai modi e agli usi tipici di questa popolazione del nord dell'Uganda, che parla il dialetto Alur e discende dai nilotici; seconda lezione che ha evidenziato come la lotta, la violenza siano una base importante, se non fondamentale, nello sviluppo di queste persone. A partire dai bambini più piccoli, che nel momento del gioco libero amano alzare le mani gli uni sugli altri con violenza da adulti, fino ad arrivare agli uomini, che non perdono occasione per menar le mani, senza trascurare i piedi; questa violenza si ritrova anche nel loro modo di relazionarsi gli uni con gli altri, sempre con tono della voce molto elevato e con fare molto, troppo per me, direttivo. Nozioni queste utili, se non fondamentali, per me, per noi, per capire come meglio rapportarsi a questi bambini e a questi allenatori, per capire come porsi nei loro confronti e come i nostri atteggiamenti vengono da loro letti, interpretati. Nozioni queste utili, fondamentali, per me, per crescere ulteriormente e capire, o provare a farlo, altre parti di mondo. Oggi poi ho voluto, insieme a Juri, portare avanti un esperimento: già questa mattina, fuori dal campo dove stavamo allenando, un gruppetto di bambini di età compresa tra i 4 e i 6 anni non ha fatto altro, durante tutta la durata della seduta, che picchiarsi, prendersi a calci, pugni e spinte varie; nel pomeriggio la cosa si e' ripetuta e allora ho deciso di avvicinarmi e proporre loro un "baratto": mupira, palla, in cambio di pace. "Vi lascio un pallone per giocare e sfogarvi, se la smettete di picchiarvi; e' più divertente e vi piacerà di più". Accettano e lascio loro, come promesso il pallone, per tornare ad occuparmi dei "miei" bambini, quelli coinvolti nell'allenamento, buttando l'occhio ogni tanto fuori dal campo per accorgermi che effettivamente le botte erano terminate. Non so per quanto tempo questa tregua sia durata e se nei giorni successivi il regno del pallone durerà o meno, però quel poco che abbiamo osservato ha dato segnali positivi. Il pallone vince sempre!

Uganda 2012: maggio 1

1 maggio Primo maggio, festa dei lavoratori...ma non per noi! E senza patemi, chiaramente. Anzi, con grande carica, visto il contesto e per fortuna visti gli esiti finali della giornata. 24 ore vissute pienamente che mi hanno regalato un sacco di insegnamenti, mi hanno riservato tante nuove nozioni sull'africa e sugli africani, che, spero, mi aiuteranno in futuro nei viaggi neroazzurri nel continente nero. Allenamenti a parte, per quanto fondamentali visto il nostro lavoro e il motivo del nostro arrivo in questo angolo di mondo, l'entrare in contatto con aspetti del tutto sconosciuti e addirittura trascurati, e' la cosa che più mi piace e che più ricerco quando sono in giro, anche se evidenziano la mia ignoranza e la mia superficialità da vero mzungo. Ieri le mie lacune sono emerse quando abbiamo deciso di distribuire il materiale che i miei bambini delle scuole calcio hanno deciso di regalare ai coetanei della parte "nera" del mondo; pieno della supponenza europea, infatti, ho creduto bastasse chiedere a questi bambini, senza nulla addosso, vestiti ogni giorno dell'anno nel medesimo modo, costretti a mangiare a giorni alterni, per poter distribuire con ordine maglie, calzoncini e felpe varie, e potermi così godere la benevolenza, stupidamente ed infantilmente reclamata. Purtroppo la mia ottusa mente non ha calcolato la "fame" di assistenza di questa gente, che ha scatenato una vera e propria guerra per accalappiarsi materiale vario, per metter mano per primi su questo o su quell'oggetto. Che pirla! Ma tutto serve, anche queste cadute assolute, per capire qualcosa in più di me stesso e di chi ho intorno. Mai più, dunque, una distribuzione di questo genere, una situazione così mal organizzata, imbarazzante e avvilente, anche per il fatto che, seppur animato da buone intenzioni, gli esiti son stati funesti, lontano dalla mia immaginazione, amplificando il tanto odiato "mzungo way to do"!

Uganda 2012:aprile 30

30 aprile Road to Angal! Sei ore di macchina attraverso un paesaggio da national geographic, che sempre riserva qualche esperienza, qualche emozione, al di fuori del normale andamento degli eventi. Ammassati in macchina tra gli scatoloni con il materiale sportivo donato dalla Calva, i bagagli, partiamo presto da Kampala, accompagnato da un fastidiosissimo problema di stomaco, mio fedele compagno per tutta la giornata. Ore e ore lungo questa infinita strada dritta che attraversa l'Uganda verso nord, verso il Congo, che taglia in due la savana, incrocia per due volte il Nilo, fino a scaricarci nel villaggio dei nostri amici padri comboniani, con cui ormai da tre anni portiamo avanti il progetto, coinvolgendo 100 bambini del villaggio. Qui niente corso, niente aula, niente di avanzato: qui allenamenti, giochi, consegna di palloni portati questa volta da Juri e materiale vario recuperato nelle nostre scuole calcio, visto che l'obiettivo principale qui e' quello di tenere vicino ai padri i bambini del villaggio, per far si che non più la strada, ma la scuola e il campo diventino i luoghi per la loro formazione, della loro crescita.  Il ritorno ad Angal e' sempre un'emozione, forse per il fatto che qui si respira la vera essenza del progetto, o meglio della mia idea di progetto. Qui dormiamo nella guest house dell'ospedale, autonomi, con una donna, Agnes, che ci fa da cuoca, ma inseriti nel villaggio, dentro la vera realtà del mondo con cui entriamo in contatto. Qui usciti di casa siamo scrutati da centinaia di occhi, siamo assaliti da centinaia di mani, siamo sopraffatti da centinaia di bambini che ci toccano, ci chiamano, ci studiano. Quando usciamo da casa, poi, abbiamo sempre una sacca piena di palloni con noi, quindi la curiosità e l'entusiasmo dei bambini e' ancor più stimolato, al punto da farmi sentire babbo natale, con quella sacca in spalla, inseguito da questi bambini! Il campo, una volta liberato da capre e mucche, e' uno spazio verde appena fuori il villaggio, che per due ore la mattina e due il pomeriggio si anima, tingendosi di neroazzurro, attirando gente da tutte le parti, incuriositi dalla nostra presenza e divertiti dalle nostre proposte. E una volta conclusa la giornata, la sera ci riserva un altro spettacolo: un cielo immenso, tinteggiato di puntini bianchi e luminosi, parte dell'emisfero nord e parte dell'emisfero sud, essendo esattamente sull'equatore e quindi esattamente "in mezzo"! Luci artificiali non ve n'e', quindi le stelle hanno tutto il palcoscenico del firmamento a loro disposizione, per dar sfogo alla propria energia millenaria e illuminarci la strada. Che spettacolo!

Uganda 2012: aprile 29

29 aprile Ritorno all'ordinario, se così si può ridurre una giornata a Nagallama! Grande corso con gli allenatori, che credo fortemente possa portare questi ragazzi a migliorare ancora le loro proposte sul campo, per rendere sempre più divertenti e coinvolgenti gli allenamenti e attirare sempre più bambini al campo, allontanandoli dalla strada; e grande allenamento coi ragazzi, riuscendo a far giocare contemporaneamente 60 bambini, senza sacrificare intensità di gioco e qualità della proposta. Insomma, altra giornata da dieci e lode, con annesso allenamento sulla via del ritorno: mille metri ad alta intensità, si viaggiava intorno ai 3.50 al km, e duemila a basso ritmo, circa 4.30 al km; insomma...tanta roba! Tornati all' African Village, bagagli e via, con Kaueeza verso Kampala, da dove, domani mattina partiremo alla volta di Angal.  Corso, allenamenti, tutto perfetto a nostro modo di vedere, ma...sarà veramente così? Interrogativo questo che mi assilla sempre e da sempre: sarà giusto lavorare su questi temi con loro? e' questo ciò che cercano? non sto comportandomi come tanti altri bianchi qui presenti che importano il "mzungo way of life", senza tener conto delle differenze culturali e quindi di comprensione delle cose, di interpretazione della realtà e di metodologia di apprendimento? Io sto esportando un modo, un metodo, esercitazioni, giochi, un modo di vedere e di insegnare calcio proprio della mia cultura, della mia realtà, ma qui? Ho provato per questo viaggio ad africanizzare i contenuti del corso, rendendo subito pratici, concreti i temi trattati nella parte teorica, conoscendo(meglio, credendo di conoscere) le difficoltà tipiche dell'africano nel ragionamento astratto e, visto anche l'esito più che positivo del gruppo di lavoro finale, forse siamo riusciti a trasmettere qualcosa più utile al loro apprendimento, ma il dubbio non mi abbandona. Parlo e critico tanto quella forma di assistenzialismo esasperato importata dai bianchi, che ha portato questa gente a dipendere da noi, ad aspettarsi sempre qualcosa dall'europeo, senza quasi la voglia, la volontà di mettersi all'opera, di rimboccarsi le maniche in prima persona, per essere artefici del proprio destino, perché tanto c'e' il mzungo che mi porta le cose, che mi da le cose, e poi mi sto comportando allo stesso modo? Porco cane, ma allora come posso programmare i miei interventi "intercampisti"? Mio primario obiettivo, sempre, e' fornire agli allenatori gli strumenti per dar forma, dar vita ad allenamenti adatti, idonei, ai bambini che hanno di fronte e divertenti il più possibile, perché solo attraverso il divertimento il bambino realmente impara, cresce e vive un'esperienza educativa; ma se tutto ciò lo propongo attraverso il mio modo di essere, il mio modo di vedere le cose, forse ricado nell'errore che tanto cerco di evitare: non li spingo a pensare, a trovare autonomamente esercitazioni ed allenamenti, ma propongo loro il pacchetto completo, che loro non fanno altro che far proprio e ripetere, senza riflessioni, senza adattarlo alle proprie esigenze, ai propri bisogni. Quindi? Dove sta il giusto? Be' vediamola così: meglio avere una domanda in testa, che una risposta. Dalla prima ha inizio un cammino, un percorso, la seconda e' un arrivo, una conclusione!

Uganda 2012: 28 aprile

Un click sbagliato, un tasto premuto al posto di un altro e...puff, un intero racconto di una splendida giornata dissolto nel nulla, volatilizzato nell'aere multimediale! Odio questi affari moderni! col mio vecchio e fedele diario cartaceo mai sarebbe accaduto di perdere il ricordo del matrimonio africano cui abbiamo partecipato, della cena con misses Josephine e Mike, della visita a casa di Josephine, delle emozioni, dei colori, degli odori di quelle 24 ore, magari malamente trasmessi, ma che avrei voluto fermare su "carta", invece...puff! CONCHA DE TU...

Uganda 2012: Aprile 27

Purtroppo da laggiu' mi e' stato impossibile pubblicare i miei resoconti, o forse per fortuna dira' qualcuno tra voi o 15 lettori (25 ne aveva Lui, io al massimo 15...), quindi cerchero' di rimediare ora, tornato alla "civilta'", o comunque tornato in questo luogo con internet e costante energia elettrica. 27 aprile 2012 Back to Uganda, once again! Rieccomi in Africa, finalmente; rieccomi a Nagallama, tra odori, colori, suoni, che solo l'Africa e' capace di generare.  Partiti da Milano all'alba di ieri, in tarda serata siamo atterrati ad Entebbe, dopo dodici ore tra i cieli del mondo, ballando come matti per via delle varie turbolenze e dormendo come mai prima d'ora in aereo.  Arrivati a destinazione Sam, un driver del Cuamm, ci accompagna nella nostra solita, famigliare guest house a Kampala, quartiere Kansanga, dove trascorriamo la notte prima di ripartire, questa mattina, destinazione Nagallama. Questa volta non andiamo al solito Colline Hotel, ma decidiamo di cambiare per alloggiare all'african village, un nuovo resort, vicino alla scuola dove lavoriamo; un resort con bungalow singoli, puliti e carinissimi, con tutti i confort necessari. Spettacolo!  Così come spettacolare, come sempre, e' l'accoglienza riservataci alla scuola da miss Josephine, gli allenatori e i bambini, schierati a bordo strada a mo' di parata d'onore, con canti e sorrisi! Sono ormai quattro anni che vengo a Nagallama e con Mike, Fred, miss Josephine e i bambini si e' ormai creato un rapporto che va oltre il semplice lavoro, si e' instaurato un sentimento reciproco forte, un'amicizia bellissima, che cresce ogni volta che ci rincontriamo. E' bellissimo tornare " a casa" tutte le volte, tra facce conosciute, posti famigliari e amici vari; così come e' bellissimo rinnovare tutte le volte l'incontro con Benjamin, il mio "figlioccio" sordomuto, il bimbo che tutte le volte che il mio girovagare neroazzurro mi riporta in questo angolo verde d'Africa mi si attacca, mi segue ovunque, mi sorride e gioca per ore con me.  E' cresciuto, cacchio se e' cresciuto, e appena mi vede nel suo parlato stentato, a versi, pronuncia il mio nome: "Aerto...", scatenando in me grande emozione. Grazie Benja!!!  Campo, si, subito campo: allenamento in mano a loro, però, gestito dai nostri misters, che dimostrano come questi quattro anni abbiano portato loro ad un ottimo livello, rendendoli oggi capaci di dar forma ad allenamenti di qualità, con buone intensità e buone esercitazioni proposte. Inutile nascondere il mio orgoglio nell'osservarli all'opera, nel vedere come sia cambiato il loro modo di stare in campo, di allenare e di essere allenatori; certo le proposte sono un po' sempre le stesse, ripetono spesso quelle osservate nel corso dei nostri allenamenti, ma...un passo alla volta! Arriveranno anche a inventarsi esercitazioni proprie, specifiche per le loro esigenze, per i loro obiettivi.  Finito allenamento altra piccola, splendida, avventura: garmin al polso, cardiofrequenzimetro al petto e via, lungo gli 8km che separano il campo dai nostri bungalow, attraverso i due villaggi che ci separano dalla meta, lungo le colline, le salite e le discese che ci riportano a casa. Bellissimo chiudere con questa corsa la giornata, liberando la mente, volando con essa a Santiago, da Silvia, intenta a combattere con la stanchezza e con un insolito dolore al piede per completare il cammino di Santiago, cercando di lanciarle segnali telepatici per spingerla, sorreggerla, nel corso del suo lungo, impegnativo, ma esageratamente affascinante pellegrinaggio. Vai Si, non mollare!!! Noi ora andremo a Mokono a cena, credo al Colline, a salutare i camerieri dell'hotel dove per anni abbiamo alloggiato.  Bello tornare sempre a casa, qualunque essa sia!