sabato 1 dicembre 2012

Colombia, ultimo dia



Via, si parte, alla volta di Bogota, dove nel pomeriggio abbiamo un incontro con  un funzionario delle nazioni unite, e da dove questa sera partiremo per rientrare a casa ahime solo domani sera. 27 ore di viaggio!!! cazzarola, dal Colombo dell'arrivo, mi son trasformato ora in Ulisse per il ritorno eterno che mi aspetta. Nelle varie attese in sala d'aspetto e' venuto fuori sempre più spesso il discorso relativo alla presentazione all'ONU del progetto e con esso e' cresciuta in noi tutti l'amarezza, il dispiacere per non esser stati in nessun modo considerati, nominati, riconosciuti come parte fondante, pilastri del lavoro che si svolge nel mondo. Non noi tre, sia chiaro, ma noi allenatori Inter Campus, perché senza questi ragazzi che si sparano viaggi infiniti, si ritrovano in situazioni gestibili da pochi (penso al Chapas di Juri e Silvio, alla Cina di Gabri, alla Romania di Lorenzo, al Venezuela di Roby, al Messico del capitano alle ancora poche, ma sicuramente importanti, esperienze di Sergio, Dario, Paola), su campi improvvisati, senza materiale a disposizione e che comunque con grande professionalita' e abilita riescono a dar forma ad allenamenti coinvolgenti e divertenti, avvicinando i bambini al campo, togliendoli di conseguenza per un attimo dalle loro complesse situazioni di vita quotidiana, condividendo le loro abilita' con giovani allenatori locali, be', dicevo, senza questi ragazzi Inter Campus che cosa sarebbe se non consegna di magliette, per quanto importantissimo come gesto, e fotografie? E gli allenatori senza il supporto
organizzativo di Nico, Max e dei nuovi organizzativi Annalisa e Christian, vivrebbero
ancor maggiori difficoltà, o addirittura non avrebbero spazi, bambini a disposizione per
giocare, o ancora senza Paola a casa costretta a fare tutti i nostri conti, a stare
dietro alle nostre spese e ai nostri "giustificativi", cosa farebbero? Inter Campus e' 
 questo, sono questi ragazzi, ragazze, signori, signore, non quelle persone che hanno 
sfilato al palazzo di vetro, senza aver mai toccato con mano la nostra realta', il nostro lavoro, senza conoscere il nostro impegno e il nostro amore incondizionato verso tutti i bambini neroazzurri sparsi per il pianeta, per cui, grazie come sempre Inter Campus, ma grazie tante anche a voi, che permettete tutto questo e a me di vivere queste emozioni!

venerdì 30 novembre 2012

Nuovo mondo: Colombia, Novembre 2012



Quando una giornata inizia con una partita e finisce con una partita, vuol dire che rasenta la perfezione! Che spettacolo oggi!
Inizia prestissimo, alle 5.30, con Oscar Arisa che ci viene a prendere per andare a giocare con loro, lui e il suo gruppo di amici, al campetto dove ogni martedì e giovedì si sfidano...dalle sei del mattino! alla mia legittima domanda, perché proprio alle 6, la naturale risposta di Oscar " perché dopo si lavora", mi fa capire una volta di più quanto grande e' la passione diffusa per il mondo per questo gioco, tale da rasentare a volte la pazzia, come non manca mai di ripetermi Silvia. Partita, partitone, di un ora e mezza di grande divertimento, con Gabri maestro della difesa e io a sgroppare sulla fascia (6km e poco più, coperti in totale), per una vittoria che ci fa iniziare al meglio la giornata. Al triplice fischio fuga rapida verso l'hotel, per docciarci, metterci gli abiti da lavoro Inter e scendere in campo, nel barrio Bastidas, coi nostri 24, prima, e 28 bambini, poi, nel secondo allenamento e iniziare a condividere con Julio, il nostro unico allenatore, al momento, il metodo e gli obiettivi da raggiungere. Bene, benissimo tutto, anche e soprattutto i rapporti con la gente, Julio, Oscar, Wilmer, i bambini...insomma, tutto bene e al termine della seconda seduta grandi saluti con tutti. Gia', perché nel pomeriggio i bambini non ci sono, quindi dopo un pranzo a base di pesce, unica pietanza ingurgitata in questi giorni, ci si sbatte in spiaggia, per goderci il sole e il mare di santa marta! spettacolo, un'altra volta! si parla, si ride, si discute della presentazione all'ONU avvenuta ieri del progetto (ma che cazzo ci faceva Djorkaeff? Ma chi l'ha mai visto con noi di Inter Campus? ma sapeva almeno cosa facciamo noi allenatori in giro? che ridere...) e velocemente il sole inizia a scendere, ad infuocarsi e a regalarci uno splendido tramonto, quando tre ragazzi iniziano a giocare a rigori davanti a noi...Gabri guarda la palla, Aldo calcia un rigore, due parole...partita? neanche il tempo di far cadere il punto interrogativo sulle sette letterine, che la mia maglia e' già appesa alla sedia e sto iniziando a piantare le infradito come pali, come si faceva a Varazze nelle infinite partite serale coi cugini, il Frek e il Mighe! Si gioca alla brasiliana, chi segna rimane e noi dal campo, se si esclude la prima partita persa per un rinvio mal riuscito di un avversario, non ne usciamo fino a quando il buio non decide di sospendere il tutto. Mitici! Tuffo in acqua, taxi e via. Magnifico tutto. In tanti mi han chiesto in questi giorni "ma perché non eri all'ONU anche tu"? A far cosa, dico io? cento volte meglio il campo, i campi del mondo! Grazie ancora Inter Campus!!!

giovedì 29 novembre 2012

Colombia, 28 Novembre

Vacca boia, che coma! sono stanco morto, ma credo sia normale dopo una giornata del genere, iniziata alle 6.30 di questa mattina e senza pause, almeno fino ad ora. Be', certo, non ho diritto di lamentela, perche' il dovertimento e la spensieratezza l'hanno fatta da padroni tutto il tempo, ma semplicemente mi permetto di avvertire un po', tantissima, di stanchezza.
La lunga giornata, inoltre, con il suo sole pallato, brillante ed indisturbato fin quando non ha deciso di sparire dietro l'orizzonte, mi ha donato un colorino marrone luccicante, ma in alcune zone, coppino su tutte, tendente al rosso aragosta. Niente a che vedere con Gabri, che ha raggiunto una fluorescenza degna di un abitante di Fukushima, nonostante il povero ciccio si sia anche ricoperto di protezione solare sia questa mattina prima di entrare in campo, che nel pomeriggio. Por bagai, chissa domani come brucera'!!! Considerazioni sulle rispettive abbronzature a parte, oggi ho avuto il primo contatto con il calcio colombiano e con l'educazione all'allenamento dei bambini e mi son potuto rendere conto che la concezione del tempo e' qui molto simile a quella africana: vanno a zero all'ora, cacchio! se sul campo non sei sempre presente, attivo, stimolando i bambini e accompagnandoli costantemente, questi rischiano di addormentarsi durante la seduta, per la pacatezza con cui affrontano le situazioni! Madonnina! In piu hanno da subito evidenziato una certa difficolta nel muoversi, giocare, rispettando regole, spazi tempi determinati, scanditi dal Profe,  come se non fossero, e forse e' proprio cosi', mai stati abituati a giocare in una esercitazione o un esercizio strutturati, con delle regole precise, imposte per aiutare il bimo a raggiugere i suoi obiettivi. Insomma, un bell'impegno l'allenamento da queste parti, una bella sfida presentare ed introdurre il nostro metodo, ma son sicuro che anche questa volta saremo in grado, come oggi tuttavia, di proporre allenamenti di qualita' adeguati alle caratterisitche proprie, specifiche, del bimbo colombiano.
Ora pero' chiudo gli occhi: domani alle 5.45 ci vengono a prendere per andare a giocare a calcio e dietro quella palla voglio correre e divertirmi al massimo delle mie possibilita'. Buona notte, dunque, e a domani.

mercoledì 28 novembre 2012

Colombia, Novembre 2012

Colombia: novembre 2012

Mi sento un po' Colombo arrivando in questo posto nel nord estremo della Colombia, che affaccia sul Caribe e confina col Venezuela. Gia', perché il navigatore genovese dopo esser sbarcato a san salvador ha messo effettivamente piede sul continente proprio qui, a Santa Marta, dopo l'iniziale esplorazione e scoperta delle varie isole del mare d'oro (grazie Max per quel gran libro) e ora mi trovo proprio a Santa Marta, per la prima volta per me in Colombia, pronto ad inaugurare un nuovo centro Inter Campus, in collaborazione con la fondazione S y S, che lavora nelle zone povere, poverissime, di questa cittadina portuale. Città questa di circa mezzo milione di abitanti, con spiagge bellissime, che vive sull'estrazione e l'esportazione del carbone e che, come tanti altri posti, affianca ai mega alberghi per i turisti, baraccopoli in pietra e lamiera che si abbarbicano sulle colline circostanti, o che affollano la pianura dell'interno; e inter campus da oggi interviene proprio qui, con la sua maglia e con i nostri allenamenti, per il momento dedicati a 100 bambini, ma che col tempo andranno a coinvolgere sempre più bambini desiderosi di correre dietro quella magica sfera, con indosso la nostra unica maglia.
Arrivati ieri dopo quasi 24 ore di viaggio, oggi alle 9 siamo già pronti sul campo, alla festa di inaugurazione, con stampa, televisioni e tutta la comunità del barrio coinvolta e curiosa di sapere e capire cosa diavolo ci faccia l'inter dalle loro parti. Iniziamo con gli inni: tutti in piedi, mano sul cuore, per quello colombiano, per quello della città di Santa Marta e...per quello dell'Inter! strano, se non buffo, vedere tutta quella gente in piedi, solennemente atteggiata, ascoltare le voci del capitano e degli altri che cantano la coinvolgente pazza inter! 
Chiusa la parte formale, mi hanno ricordato molto gli ugandesi con la loro cerimoniosità, si scende in campo: tre campi, 8 squadre e via con un mini torneo, con  circa 80 bambini dai 6 ai 14 anni coinvolti in campo. Bella, divertente e caldissima mattinata! Il sole ci arrossisce un po' nasi e fronti e dopo una mini pausa pranzo con annesso tuffo ristoratore, si riparte: incontro con gli allenatori nel pomeriggio...che pero' non si realizza non ho ben capito per quale motivo, ma per non buttar via il pomeriggio mi metto con ciccio a giocare nel campo a 5 ad un estenuante 1>1, distruggendolo, sostituendo in questo modo l'allenamento previsto per la serata. In Hotel lavoretto di forza e...voilat. pronto, prontissimo anche per domani! Spettacolo.

martedì 13 novembre 2012

Tunisia 5 novembre

5 Novembre

Mi sveglio al suono della sveglia e il prof e' già con l'elastico in mano...eh, no, vecchio arterosclerotico, questo è già stato scritto. Errore di copiatura, di pubblicazione, dovuto al rienro frenetico alla normale vita di tutti i giorni, che non mi concede tempo a sufficienza per riflettere, controllare ciò che faccio e che mi costringe a curarmi di questo mio diario virtuale solo quando sono all'estero.
Per carità, lungi da me l'idea di lamentarmi per la vita che faccio o ergermi ad eroe per l'intensità delle giornate che vivo! Ben contento della mia vita, dei miei mille allenamenti quotidiani e della conseguente difficoltà nel seguire ordinatamente alcune mie cose; semplicemente cercavo una scusa per motivare la mia doppia, erronea, pubblicazione, senza ammettere il mio avanzato stato di decomposizione mnemonica, di cui però nessuno, a parte l'attento Max, si è accorto.

Ora, a distanza di quasi due settimane, ciò che ho scritto sulla Tunisia è già Passato, pronto come ormai sono al nuovo, imminente viaggio in Colombia, ma una riflessione su quel che ho vissuto sull'ultimo campo del mondo calpestato esce naturalmente dalle mie dita, per concretizzarsi attraverso i tasti di questo computer, su questo foglio. Una riflessione che riguarda la vera realtà, il fatto che se non avessi avuto la possibilità di andare direttamente in Tunisia, mai mi sarei reso conto dello stato delle cose, perché la realtà a noi non viene trasmessa, non viene raccontata. Conseguentemente, da quando si son apparentemente sopiti i clamori della primavera araba, questo stato del Magreb è tornato per noi, o almeno per me e la mia ignoranza, in pace, in tranquillità, anzi in condizione di miglior pace e serenità,  grazie alla cacciata di Ben Alì e nulla di quanto ho toccato con mano avrei immaginato. Invece...invece il mio pellegrinaggio in neroazzurro mi ha dato questi "nuovi occhi" per mezzo dei quali vedo in altro modo, metto diversamente a fuoco il mondo la fuori e mi accorgo di cose altrimenti ignorate, lontane da me e dalla mia realtà, per cui, una volta di più...grazie Inter Campus!

martedì 6 novembre 2012

Tunisi, 4 Novembre

Mi sveglio al suono della sveglia e il prof e' già con l'elastico in mano, impegnato nel suo solito circuito di forza mattutino, ma ben presto entrambi ci ritroviamo in auto, direzione Hergla, dove ci attende l'altra meta' del progetto. Se infatti cento bambini son stati coinvolti qui a Tunisi, in quel quartiere "particolare", altri cento son vestiti coi nostri colori in questo piccolo villaggio a circa 100 Km a sud est della capitale, sul mare, nella brulla, secca campagna che tanto mi  ha ricordato quella di Settat, in Marocco. Villaggio questo molto caratteristico,  piccolo, ma anche affascinante, dove noi lavoriamo per tener lontani i bambini dalle moschee...calma, calma, fammi spiegare bene. Non e' che stiamo combattendo una jihad cristiana, che osteggia musulmani e moschee, semplicemente, ma neanche tanto, da dopo la rivoluzione nel paese si e' insinuato un sempre più forte ed estremo radicalismo religioso, che promuove intolleranza nei confronti delle donne e nei confronti degli europei cristiani e la moschea sta diventando il fulcro per questo tipo di propaganda; offrire quindi ai bambini un'alternativa, invitandoli a giocare con noi, magari insieme alle 27 bambine finora coinvolte, potrebbe essere un valido strumento per impedire che questo seme a mio vedere marcio di intolleranza ed estremismo, trovi terreno fertile. Ben venga la differenza religiosa, ma credo io sempre nel rispetto e nella tolleranza. 
Eccoci quindi ad Hergla, con 27 bambine alla mattina e altri 60 circa al pomeriggio, anche se noi ci siamo dedicati solo a venti di loro per ragioni logistiche, coinvolti in un allenamento dimostrativo con nastri per introdurre lavori coordinativi, vasi di fiori come cinesini e sei palloni...viva lo spirito di adattamento di Inter Campus!!! L'allenamento scorre via liscio, anche se le bimbe sono in evidente difficoltà nel movimento, rendendo palese la loro scarsissima abitudine al gioco e a qualsiasi tipo di attività motoria, ma il massimo arriva al momento della partitella: faccio le due squadre, le metto in campo, pallone al centro e...ale', jouet! Tutte ferme...immobili, si guardano con fare interrogativo. "Ale, ale, jouet!", insisto. Niente da fare. Muovo allora il pallone verso una squadra e queste iniziano ad inseguirlo, calciandolo senza senso, correndogli dietro anche al di fuori del campo di sabbia segnato con l'acqua (già, perché mancando i cinesini, il campo in sabbione e' stato segnato con un secchio pieno d'acqua che lasciava la linea più scura, lungo gli spazi prescelti), insomma...un rebelot! Fermo tutto e con l'aiuto del mitico Slim spiego le regole del gioco...cazzarola, non mi era mai capitato di dover spiegare le regole del calcio! Regole basilari, non il fuorigioco, le palle inattive, o il golden gol! No, no, proprio il fuori, la porta dove segnare, il campo. Che roba. Strano ma bellissimo: qui si parte proprio da zero, da zerissimo, quindi ne abbiamo di lavoro, ne abbiamo di divertimento davanti!
Le bimbe alla fine sembrano divertite e soprattutto contente di aver provato qualcosa di nuovo e noi con loro contenti e divertiti possiamo prepararci all'altro allenamento, questa volta con diciotto bambini. Prima però pranzo fronte mare con mega discussione su salafiti, integralismo, islam e Tunisia, con Slim e Michela nelle vesti di moderatori e io e Silvio orecchie tese ad ascoltare per cercare di capire qualcosa in più di questa terra. Bello, come sempre, bellissimo: entrare in contatto con queste persone che vivono, che "sono" il paese dove sto giocando, mi aiuta a conoscere, magari non sempre a capire, la realtà con la quale entro in contatto, le genti, la mentalità...il Paese! Questa cosa e' per me fonte di crescita esagerata, perché in questo modo metto la mia testolina fuori dai miei campi verdi italiani, per incontrare qualcosa di diverso, di opposto, di inimmaginabile e...mi piace, mi piace un sacco questo confronto!
Purtroppo la discussione va fermata: ci aspettano in campo e io e Silvio dobbiamo correre, quindi in fretta e furia ci cambiamo e scendiamo in campo, per una seduta divertente, utile per noi e per i bambini, ma...slegata, un po' buttata li, senza un vero scopo, se non quello ludico-dimostrativo. Ecco, questo e' stato l'aspetto negativo e me ne assumo parte della responsabilità: ho sbagliato e quello che ho messo in pratica e' stato esattamente ciò che odio e che ho cercato di cancellare da inter campus, cioè l'intervento spot, senza obiettivo a lungo termine, senza legame con le esigenze, buttato li, ma direi quasi inutile. Peccato. Ne ho subito parlato col prof, durante il nostro mega allenamento per le strade del villaggio (e che allenamento! spettacolo viaggiare col mio prof!) e anche lui concordava con me: abbiamo sbagliato e la prossima volta dobbiamo lasciare il segno! 
Be' che dire: si impara dagli errori; mi spiace per gli allenatori di Hergla, ma prometto che mi rifarò.
Ora pero' si dorme: domani sveglia prestissimo!
Grazie Inter Campus, anche per gli errori.

Tunisi, post partita...

Post partita...
già e' una goduria vedere l'Inter finalmente giocare a calcio così, imponendo gioco e ritmo alla gara, se in più con la prestazione arriva la vittoria, e che vittoria, e di contorno alla gara mi ritrovo in un bar di Tunisi circondato da un centinaio di malatissimi interisti, tutti bardati, vestiti con un qualcosa di neroazzurro, tutti carichissimi e decisi a fare un gran casino, la serata assume un valore ancor maggiore. Rimarrà nella mia memoria questo Juve-Inter, come quel derby di Marrakech, ricordi ciccio, o la semifinale di Barcellona a Kinshasa, vero Lore, o quell'Italia-Spagna di girone a Cuba, o...insomma, rimarrà nella mia memoria! Goduria!

sabato 3 novembre 2012

Tunisi: 3 Novembre


Campo, campo, campo, scrivevo ieri sera e campo, campo, campo e' stato. Altroché! 100 bambini, in serie da 20, un gruppo via l'altro, tre ore su questo campo di terra e polvere al centro di questo quartiere sfigato di Tunisi, facente parte del complesso de "la ville ariane", soffocato da alti palazzi, per lo più fatiscenti, e circondato da immondezzai improvvisati, a cielo aperto, sparsi in ogni dove e troppo spesso fumanti, la brutta usanza africana di bruciare i rifiuti vige anche qui, ed intossicanti. Insomma, il tipico campo da Inter Campus, dove siam riusciti a far giocare, alcuni per la primissima volta, tutti quanti i presenti, riuscendo, almeno per quel poco che siam capaci, a donar loro un bel pomeriggio di calcio e divertimento. Bambini, questi, casinisti, poco abili non solo calcisticamente, ma proprio nel muoversi, e all'apparenza non abituati a seguire regole, tempi, spazi per giocare, ma selvaggi, anarchici, del tutto non educati al gioco; il massimo in questa manifestazione di totale mancanza di famigliarità col gioco sono state le bambine, 14 bambine incapaci di rispettare spazi delimitati, di muoversi all'interno di tali spazi, di padroneggiare il proprio corpo e di riconoscere gli altri. 14 bambine per la prima volta impegnate a giocare, 14 bambine per la prima volta coinvolta in un'attività sportiva, in un'attività solitamente riservata ai maschietti. Con oggi un primo passo nel campo di calcio l'han mosso anche loro e con oggi, indossando la maglia neroazzurra, avranno modo di giocare con continuità e seguite, consigliate, da qualcuno. Al termine degli allenamenti mini riunione coi nostri nuovi allenatori, per dar loro le linee guida base per organizzare gli allenamenti e dar forma così alla nuova cellula Inter Campus, sperando che riescano a coordinarsi con l'associazione con la quale siamo entrati in contatto, Tams, ad oggi ancora un po' disorganizzata e confusionaria.
Giornata intensa, quindi, iniziata con un grande allenamento con Silvio in un parco vicino all'hotel e proseguita i giro per il quartiere con Chicco e Slim, due nuovi grandi personaggi incontrati sul mio cammino, dove poi abbiam fatto allenamento. Ora riposo per ancora una mezz'ora, poi...Inter-Juve presso l'Inter Club di Tunisi, perché qui e' pieno di interisti, perché qui la juve non e' tanto amata, perché comunque una partita così e' un peccato non vederla. 
Forza Inter, dunque, e...inshallah! 

Tunisi: nuovi campi nel mondo

TUNISIA

Questa volta si tratta di un debutto per me: Tunisia, paese appena entrato a far parte del mappamondo neroazzurro, nel quale ancora non avevo messo piede. E così dopo una sola settimana dal mio rientro in Italia, rieccomi a Malpensa, pronto ad una nuova avventura, con grande gioia di Silvia...be', tanto gioiosa non e' stata in questi due giorni, ma...questa e' un'altra storia. 
Due ore scarse di volo mi riportano in Africa, anche se qui le cose sono un po' diverse dalla "mia" Africa; qui infatti siamo più "in un quartiere dell'Europa", come mi disse una volta Said in Marocco, e la savana, la foresta, la terra rossa, sono ancora distanti, ma ad ogni modo anche il Magreb accende in me curiosità ed interesse, grazie alla forte ed evidente presenza del mondo arabo e di quello musulmano in questa parte di terra, così diverso dal mio e quindi così intrigante per me. All'arrivo ci aspetta una mini delegazione di interisti, guidata da Chicco Uncini, un ragazzo che anni fa, sei, ha deciso di chiudere con l'Italia e rifugiarsi da queste parti per continuare a vivere, mettendo in piedi una organizzazione volta ad aiutare i bambini di Hergla, la città dove ha deciso di vivere. Primo impatto con lui positivo, così come con gli altri presenti e con il Paese in generale, ma...sono appena arrivato. Domani mattina mi alleno col mio mitico prof, come son contento di esser qui con lui, e poi campo, campo, campo! Alla grande, dunque!

martedì 30 ottobre 2012

Immagini ugandesi


Nani scuri


Pihardi e i suoi fratellini


Benjamin non mi molla!!!

Pensieri da Mzungo, pt.2

Pensieri Ugandesi

Girando per i campi del mondo grazie a questa splendida avventura in neroazzurro, non solo vivo grandi esperienze, cresco quotidianamente, apro la mia mente e i miei occhi a qualcosa altrimenti inimmaginabile, ma ho il privilegio di incontrare e conoscere persone speciali, cariche di un'energia contagiosa e di una dedizione assoluta nei confronti del prossimo, capaci di sacrificare la propria vita, il proprio benessere, per rifugiarsi in questi angoli di mondo e lavorare per cercare di aiutare qualcuno.
Prima di intraprendere questo cammino ignoravo quasi totalmente l'esistenza di questi personaggi, per poi imbattermici e rimaner affascinato viaggio dopo viaggio da gente come Lidia, Francis, Ste, Padre Hugo, Padre Angelo, Padre Luigi, Gino...e che non me ne vogliano gli altri che non ho nominato.
Uomini, donne, che han deciso di chiudere con la vita "normale", canonica per noi europei, prendere e partire e diventare colonne portanti per l' esistenza di centinaia, migliaia di persone, esempi per tutti coloro che hanno avuto il privilegio, come il sottoscritto, di averci a che fare.
Al loro fianco, non me ne vogliano ma un gradino più in basso, i miei viaggi mi han portato a conoscere altre genti, per lo più italiani, stufi del nostro "primo" mondo e decisi a viver la vita, o anche solo una esperienza, in queste realtà ignorate dai più: Teo, Riccardo, Gaetano, la Pina, Tito, Nicoletta...uomini e donne, anche loro, che hanno avuto il coraggio di lasciar casa, per tentar la sorte, per vivere nuove esperienze, per esigenze, per altre mille motivazioni.
Ultimo in ordine di tempo Marco, mio coetaneo, che da un anno con la moglie vive ad Aber, nel West Nile, in Uganda, in un villaggio micro, nel mezzo del nulla, per fare il volontario (si, volontario, quindi non retribuito) in un orfanotrofio, mentre la moglie dottoressa dedica il suo tempo all'ospedale e ai malati in esso ospitati, con un contratto governativo, quindi come se fosse ugandese anch'essa. Con loro il figlio, tre anni se male non ricordo, che dei tre vivrà, a mio dire, l'esperienza più significativa per il suo futuro, considerando dove crescerà nei prossimi giorni. Loro hanno avuto il coraggio che in tanti, tra coloro che conosco, inseguono: il coraggio di mollare tutto, tutto quello in cui non si riconoscevano, o almeno mi pare visto quei pochi giorni che ho avuto per conoscerlo, per cercare altro, per provare altro. Poi magari, allo scadere del contratto della moglie, rientreranno a casa, dura che sia così per quel che ho intuito, ma per lo meno potranno dire di aver cercato, di aver provato a vivere qualcosa di differente, poi...si vedrà. Be', grande, grandi. Mi piacciono questi incontri. Grazie anche per questo, Inter Campus. Al prossimo personaggio.

lunedì 29 ottobre 2012

Uganda: 24 ottobre


Ottobre 24

Fare allenamento con un persistente profumo di jackfruit nell'aria, nel campo verde smeraldo di Nagallama, non e' roba di tutti i giorni! Avere poi intorno centinaia di curiosi, per lo più vestiti di neroazzurro, ed essere accompagnato nel lavoro da risate e applausi ogni volta che spizzico qualche parola in luganda per farmi meglio intendere dai bambini, mi da una carica indicibile!
Grandi, grandi grandi! 
Esser poi accompagnato in tutto questo da un grande come il Pihardi, oltreché dal sempre presente Max, mi fa innamorare ogni giorno di più di questo lavoro, che pur mi costringe spesso lontano da Silvia.
Uebalegno sebo, gnabo! Uelaba!

La mattinata inizia un po' prima oggi: tanta carne al fuoco e l'assenza di Max in aula nel suo fondamentale ruolo di supporto nella traduzione, malessere del compagno quindi a casa a riposare, mi spingono a chiedere di anticipare un po' i tempi, in modo da avere tutto il tempo per stare con gli allenatori e con i bambini sul campo e portare a termine nel migliore dei modi il lavoro. L'esperimento del laboratorio e' riuscitissimo e anche oggi le due ore in aula sono servite più di mille altri incontri: accompagnare gli allenatori nella "costruzione" dell'allenamento passo dopo passo, partendo dalla scelta dell'obiettivo, per poi svilupparlo attraverso il nostro metodo, definendo insieme le esercitazioni da proporre e testandole insieme sul campo tra di noi, si e' rivelata una scelta vincente, da riproporre. Certamente non e' un tipo di corso che si può presentare ovunque, in tutti i 24 paesi neroazzurri: c'e' bisogno di un buon livello di base degli allenatori, ma credo che in altri paesi africani questa modalità verrà replicata. Anzi, credo proprio che per questa terra, questo sia proprio l'approccio ideale, viste le caratteristiche e l'indole delle genti da queste parti. Si vedrà. Nel frattempo, tornati in campo dopo la parte in aula, ci attendono i nostri bambini, già pronti ed ordinatamente schierati a bordo campo, in attesa di un nostro cenno per l'allenamento; nel mio gruppo, come anche in quello di Robi, ci sono tante bimbe e le loro evidenti difficoltà non solo tecniche, limitano le intensità delle proposte, che stentano a prendere il volo a causa dei ripetuti errori, ma va bene anche così: in fin dei conti questi sono i giocatori a disposizione, quindi ci si adatta. 
Il bello pero' arriva ora...la cerimonia! Come garba la cerimonia agli Africani! Scaletta del programma condivisa con tutti i presenti dal mastro cerimoniere, intervento di ringraziamento da parte di tutte le "autorità" presenti, al quale non riesco mai a sottrarmi, canti, inno nazionale, scenette dei bimbi per raccontare la storia ugandese nell'anno del cinquantenario dell'indipendenza...la cerimonia! La cosa prende sempre un sacco di tempo, durante il quale tutti i bambini presenti, si parla di "soli" trecento oggi, non fanno una smorfia, non vengono mai richiamati, restano sempre in ordine e seduti composti nel pratone verde, all'ombra del mango centenario; se lo stesso accadesse da noi, con bambini dai 4 ai 14 anni, come qui riuniti in cerchio, seduti ad ascoltare per più di un'ora, scoppierebbe in breve la rivoluzione tra grida, spintoni e richiami delle maestre. E così funziona anche in Camerun, o in Congo, o in Angola: ordinati e disciplinati, a prescindere dall'origine del bambino, che venga dalla strada, dal bush o dalla favela di Luanda. Quasi, quasi ce li porto i 2004 della Calva da queste parti...
Conclusa la cerimonia, si riparte: back to Kampala.

Back to Kampala...e mentre la macchina corre lungo la strada, lungo i 40 km che separano Mokono dalla capitale, fuori dal finestrino scorre un mondo, un mondo diversissimo dal mio, pieno di colori, di gente e di interrogativi. Lungo la strada, infatti, si snodano villaggi, le cui capanne di fango e paglia si ammassano a bordo pista, con alle spalle, poche decine di metri più in la, la macchia verde, intensa. della foresta; fuochi improvvisati che bruciano erba secca, manioca stesa a seccare al sole, frutti colti dagli alberi e messi in vendita su bancarelle improvvisate, riempiono l'aria di odori; gente seduta, sdraiata, al massimo presa da un lento e caracollato cammino, spunta qua e la, fuori da queste casette, con bimbi che corrono ed inseguono la nostra macchina, attrazione della giornata, poiché popolata da mzungo. Le domande di fronte a questo spettacolo sorgono naturali: cosa fanno? Come fanno a starsene tutto il giorno, tutti i giorni, qui? Qui significa in un punto lontano dalla città, con attorno null'altro che natura selvaggia e...la strada. Cosa fate qui? Come diavolo fate a crescere qui, bimbi? Come fate a sopravvivere? Certo, gli uomini racimoleranno qualche scellino con lavoretti improvvisati e coltiveranno la terra (qui tutti hanno un piccolo orticello da cui trarre qualche vantaggio), ma...cacchio, come fate a non impazzire? 
I miei occhi, quindi, cercano risposte osservando quanto scorre la fuori, senza mai arrivare ad una soluzione, ma...la domanda e' sinonimo di viaggio, perché costringe ad intraprendere un indagine per trovar risposta, quindi ben vengano le domande!

sabato 27 ottobre 2012

Uganda 23 ottobre


23 ottobre

"La differenza tra un turista in africa e un razzista? una settimana!"
Una frase  forte, capace di inorridire tanti perbenisti radical chic, che superficialmente odono, ma non ascoltano quanto vuol dire Angelo, mi pare si chiamasse così, cosa veramente intende; Angelo infatti non e' un pazzo nazista fuggito dalla Germania per instaurare in Uganda un quarto Reich, fondato su razzismo e segregazione razziale, ma un ragazzo, una volta ragazzo, che vive e lavora a Kampala da 14 anni, sposato con una ragazza locale e che ha a che fare quotidianamente con i ritmi, la voglia, la difficoltà a capire i nostri messaggi, la lentezza ad agire, tipica delle genti di questo continente. Ed a lui e' corso il mio pensiero oggi sul campo, quando durante la parte pratica con gli allenatori ci siamo incagliati nella spiegazione di un esercizio a mio modo di vedere facilissimo, ma che per loro e' risultato peggio della teoria della relatività di Einstein! E non c'e' stato verso: gira come vuoi la proposta, modificala, semplificala, proponila con le mani, guidala dall'inizio alla fine, nel momento in cui li lasci agire da soli, sbagliano. Clamorosamente sbagliano. E questo intoppo mi era già capitato altre volte: nel momento in cui non devono solo agire, ma devono pensare, scegliere ed agire, sbattono contro un muro di gomma invalicabile e non vanno più avanti. Ci sono quindi delle cose che per loro, a loro, proprio non sono adatte, non funzionano, le rifiutano categoricamente; certo, non si può far di tutta un'erba un fascio, si trova sempre "l'illuminato", quello più sveglio che capisce e prova a guidare gli altri, quasi sempre si trova, ma la maggioranza si scontra con certe richieste in cui si richiede un minimo di applicazione e non ne viene a capo. Il perché non so trovarlo, anche se credo fermamente che il ragazzo africano non capisce la mia richiesta non perché è scemo, ma perché non gliene frega niente di capire, perché è una richiesta lontana anni luce da ciò che a lui verrebbe in mente, perché è qualcosa che non gli appartiene, quindi nemmeno ci prova ad applicarsi e a trovare la soluzione. E lo stesso vale per i ristoranti o gli hotel nei quali ci siamo imbattuti fino ad oggi: posti "bianchi", lontani anni luce da ciò che usano, da ciò di cui hanno bisogno loro e quindi spesso "africanizzati", quindi mal gestiti, raffazzonati, messi li tanto per fare, per far contento il mzungo, non per propria volontà e se questi, il mzungo, non c'è e non mi obbliga a fare le cose giuste per portare avanti ristorante, albergo o locale che sia, tutto, in breve, va a rotoli.
In ogni caso vedere le difficoltà con cui uomini di trenta e passa anni affrontano esercitazioni dedicate a bambini fa comunque sorridere.
Riflessioni antropologiche a parte, oggi altra gran giornata, tra campo ed extra campo, insieme ai nostri amici Ugandesi, conclusa con delle gran ripetute, sempre grazie Silvio, lungo la strada fuori l'African Village, tra occhi curiosi nelle capannine e urla di incitamento, "bye mzungo", dei bimbi che incrociavo! Insomma, solito, mitico, spettacolo!

Uganda 22 Ottobre


22 ottobre

Hit the lights, dei mitici metallica, compagni di adolescenza, accompagna il mio rientro in camera, nella mia capannetta all'african village, dopo una intensa e più che soddisfacente giornata ugandese. Direi degna chiusura di una giornata che ha visto il suo sorgere dopo una lunga nottata di lotte con zanzare immortali e oltretutto dispettose, perché non solo ste troie si son divertite a ridurmi ad un groviera, bucherellandomi un po'ovunque, ma mi hanno anche insistentemente preso in giro, svolazzandomi vicino alle orecchie, svegliandomi col loro acuto sibilo e facendo in modo che mi gonfiassi la faccia di schiaffi, nella vana speranza di colpirle mortalmente! Tutto ha un senso, vero, tutto e' stato creato con uno scopo, ma madonnina della neve delle zanzare avrei volentieri fatto a meno! Ad ogni modo, condizione tipo Andrea Pazienza negli ultimi mesi a parte (per i buchi sulle braccia dovuti alle punture), il sole caldo e il cielo azzurrissimo del mattino mi caricano a molla e per tutta la giornata viaggio come Gattuso a caccia del pallone, e così aula e campo scivolano via molto positivamente e con grande entusiasmo da parte di tutti. Devo dire che l'esperimento del laboratorio per aiutare gli allenatori nella costruzione degli allenamenti, accompagnandoli maieuticamente (chissà se esiste come termine...sfruttando la maieutica socratica, intendo) nella scelta delle esercitazioni adatte mi sta intrigando non poco e la cosa sicuramente avrà un seguito; anche Robi e' contento dell'esperimento, quindi direi che siamo sulla strada giusta. Il campo del pomeriggio con i due gruppi di bambini, poi, e' il solito divertentissimo momento, in cui loro ed io insieme miglioriamo e cresciamo nel corso dell'ora e mezza trascorsa insieme, sfruttando quella magica sfera di cuoio come punto di contatto. 
Benjamin e' sempre con me: anche questa volta, anno, dopo anno, il bimbo sordomuto che da 4 anni si attacca alla mia mano non appena entro a Nagallama e mi aiuta, anzi prende il totale controllo di cinesini e palloni, mi fa da assistente in campo, in questa occasione accompagnato da un amichetto, più piccino di lui, ma ugualmente curioso ed iper attivo. Che bello, tutte le volte, tornare su questi campi ed incontrare, anzi rincontrare, amici, persone, ormai parte della mia quotidianità "ugandese", parti cioè fisse dei miei giorni in posti specifici, determinati, precisi.  Un po' come in Calva ritrovo sempre le stesse persone, qui la cosa non si discosta di molto, se non per il fatto che...sono in un altro mondo, rispetto al mio! 
Ormai son quasi convinto: la prima volta che riesco a portare Silvia con me, la porto qui, in Uganda: paese tranquillo, gente splendida, natura selvaggia e questa condizione di assoluta famigliarità con tutti, che rende le cose sempre semplici e tranquille. Quindi, mia cara, preparati...

venerdì 26 ottobre 2012

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Sui campi del mondo: Foto rubate a Marco

Foto rubate a Marco



In aula...


...in campo...


...i due mister se la spassano!

Uganda 21 ottobre


21 ottobre

"Bam, Bam"!
"Baaam, Baaam"! 
La porta sembra cadere, sotto i colpi potenti di Tito, deciso a svegliarci "dolcemente" questa mattina. Riemergo a fatica dal coma in cui verso da circa sei ore, durante il quale ho sognato cose senza senso, la più bella delle quali e' stata una mia invenzione, un mio brevetto, regalato ad alcuni personaggi africani, di non so bene quale paese, con i quali avevo a che fare: delle specie di stracci che venivano infilati nelle buche, perché qui come in altri paesi africani le buche sono le regine delle strade, per colmarle e render le strade più morbide e la guida, quindi, più confortevole. Geniale, direi. 
Abbandono quindi il mio sogno africano, per aprire gli occhi nella realtà africana, come sempre piena: piena di odori, colori, suoni, piena di gente che cammina lungo le strade per andare non si sa mai dove, piena di occhi curiosi che scrutano il mzungo, lo studiano e si chiedono cosa mai ci faccia li, con loro. 
La strada che mi porta all'african village di Mokono, dove alloggiamo, grazie a tutta questa "pienezza" scorre veloce e ben presto mi ritrovo in campo, alla saint Joseph Primary School, con i bimbi ad accoglierci e gli allenatori pronti per farci vedere il loro allenamento, come da me sempre richiesto il primo giorno. Credo infatti che osservare un loro allenamento sia fondamentale per il proseguo dei lavori, perché solo vedendoli all'opera possiamo veramente capire dove intervenire e come intervenire per facilitare il loro lavoro con i bambini e render l'allenamento veramente uno strumento educativo e non solo un momento da passare, inseguendo in maniera anarchica una palla. Qui il livello e' buono e le proposte son tutte valide e ben sviluppate, anche se le intensità della seduta sono un po' troppo africane, lasciando un po' troppo i bambini in attesa tra un'esercitazione e l'altra, ma...it's african time!
Le cose comunque vanno alla grande, son soddisfatto del livello raggiunto e contento di vedere come usano i nastri e le esercitazioni coordinative che gli abbiamo proposto in questi anni non a caso, ma seguendo una logica ed una progressione. Grandi ragazzi. Dopo allenamento breve "debriefing" per illustrare il nostro lavoro di questi giorni e cosa ci aspettiamo da loro. quindi monto il Garmin, cambio la maglia e...via! Si corre. Rientro di corsa all'african village. Poco più di 8 km attraverso i villaggi di Nagallama e Mokono, accompagnato dalle urla dei bambini e dalla bici di Pihardi! Mitico Pihardi, che ha chiesto la bici a Mike, per seguirmi, un po' come fa Silvia a casa. Spettacolo! Peccato solo le macchine, non proprio ecodiesel, che mi affumicavano lungo il percorso, impedendomi quasi di respirare, ma comunque gran primo giorno! Chi ben comincia...

giovedì 25 ottobre 2012

Uganda 2012

Uganda 2012

Si riparte: Uganda e' la nuova meta. Si torna dai nostri amici di Nagallama, incontrati lungo il nostro pellegrinaggio neroazzurro ormai 4 anni fa, nell'aprile del 2008, e da allora diventati sempre più membri della nostra grande famiglia. Fred, Michael, Miss Josephine, Benjamin, Opio, Tito...tutti parte del progetto e della mia vita da allora. Mi piace sempre partire, viaggiare, allenare bambini e formare allenatori, qualunque sia la meta, qualunque sia la "cellula" da visitare, ma l'Uganda e' sempre particolare; particolare non significa migliore o peggiore, semplicemente quando vengo in Uganda non ho pensieri, e' un paese che non mi da alcun tipo di preoccupazione, non mi crea alcun tipo di ansia: e' una realtà tranquilla, senza pericoli per la strada, briganti o ladri che siano, si trova sulla linea dell'equatore, per cui anche climaticamente e' tranquillo e pacato, gli allenatori e gli 800 bambini ci seguono senza problemi, crescono e migliorano visita dopo visita. Insomma, e' un posto ideale, e' veramente la perla d'Africa, come viene chiamato! Quindi, a parte il fatto che mi son dovuto svegliare alle 3.30 per prender l'aereo alle 6, aver viaggiato fino alle 22(arrivati all'aeroporto, però esser stati accolti dai bambini in maglia inter e da fred, mike e miss josephine  mi ha emozionato) e trovarmi ora in condizioni pietose, distrutto, nel letto, direi ormai nel mio letto, nella guest house del cuamm a Kampala, eccomi pronto, prontissimo per questa nuova missione inter campus! fischio di inizio!

giovedì 27 settembre 2012

lunedì 24 settembre 2012

Congo Kinshasa 23 settembre


Kinshasa 23 Settembre

Kimbondo. Ospedale pediatrico di Kimbondo, per esser precisi. Kimbondo, una realtà nata nel 1986 per volere della dottoressa Laura Perna e che grazie a Padre Hugo, cileno, e alla sua infaticabile ed indistruttibile volontà, accoglie e cura bambini  da 31 anni, non 10 come ho scritto ieri, già nati in situazioni estreme di disagio, con in più con malattie rare o gravissime. Che uomo, padre Hugo. Di fronte a lui mi sento assolutamente una nullità! quest'uomo vive e lotta quotidianamente per i suoi bambini dell'ospedale, si batte con tutte le sue forze per curare, guarire e quindi poi crescere ed educare questi bimbi stregone, abbandonati dalle famiglie, sostenuto, aiutato dalla sua sola Fede incrollabile e da qualche associazione, per lo più italiane, che lo accompagnano nella sua giornaliera battaglia. Quest'uomo e' stato capace di vendere tutta l'eredita' di famiglia per comprare il terreno e costruire il centro trasfusionale dell'ospedale e il campo dove da oggi ha preso vita Inter Campus Kimbondo. Quest'uomo una settimana fa e' stato vittima di un assalto, malmenato, picchiato, per rubargli...due computer dell'anteguerra e nonostante questo ennesimo episodio di violenza, continua ad andare avanti, come un rompighiaccio nello stretto di Bering a dicembre. Quest'uomo e' un grande, trasmette un'umanità che pochi altri, forse nessuno, tra le persone da me incontrate nel mondo, sono in grado di trasmettere. E i suoi bambini...madonnina, i suoi bambini sono un concentrato di sfighe mai visto: bisognosi di affetto, a caccia serrata di carezze, abbracci, sorrisi, senza quasi nulla, nemmeno la possibilità di mangiare quotidianamente qualcosa di veramente sostanzioso, senza genitori e visti dal resto della comunità come persone da emarginare, evitare, perché deformi, down, autistici o chissà cos'altro, eppure...eppure incredibilmente vivi! Willy, per esempio: 11 anni, deforme, con un occhio mezzo chiuso e la faccia gonfia dalla parte dell'occhio chiuso, come se fosse stato picchiato; lui, operato a quell'occhio a Milano (già, perché tra le altre cose, Padre Hugo riesce anche a portare quasi ogni anno i bambini in condizioni più critiche in Italia, per far farli operare! e solo l'Italia risponde sempre presente alle richieste di Kimbondo, dice il padre) ma ancora evidentemente deforme (ricorda abe, di abe's word, gioco della playstation, cazzo!) oggi sorridendo mi ha detto:" ah, l'afrique. que belle la vie!" osti, se me lo dici tu...e come Willy, Champion, o Francois, o Gino...deformi, down, ritardati, qualunque sfiga tu possa pensare, qui ce l'hanno, eppure...ridono, corrono, giocano! già, giocano: oggi ancora no, ma da ora, col materiale inter e l'allenatore trovato, anche loro avranno modo di giocare. Anche loro come i 50 bambini sempre dell'ospedale, ma "normali" che oggi, per primi, hanno dato il via al progetto in questo angolo di mondo, che per primi hanno indossato la nostra maglia, che per primi hanno esultato, e che esultanza, per un gol fatto. Be', cacchio, oggi non posso esimermi dall'urlarlo, nonostante la figuraccia col Siena: GRAZIE INTER, a nome di tutti loro!

domenica 23 settembre 2012

Kinshasa 22 Settembre

Kinshasa 22 Settembre 

Dopo 4 giorni di riposo forzato a causa di una caviglia con aspirazioni da melone in seguito ad una distorsione, ritorno in pista! e per la prima volta a Kinshasa, dove fino ad oggi mi avevano sempre sconsigliato di correre per evitare assalti, visto il pallore della mia pelle. Questa volta pero' siamo all Gombe', quartiere residenziale, vicino ad ambasciate, ministeri e, addirittura, la casa del presidente, per cui dopo il doppio allenamento coi bambini (oggi ho tirato fuori un'esercitazione per lo smarcamento, che devo riproporre leggermente modificata coi miei), cambio veloce, garmin e via, lungo la strada che mi porta sul lungo fiume Congo, fronte a Brazaville. Poca roba oggi, la caviglia e' ancora gonfia e la sento deboluccia, ma almeno si corre! 20 minuti a 4 al km con variazioni di 30",45",60" ogni due minuti circa, giusto per riprendere confidenza col fiatone, la fatica e...la goduria per l'allenamento! ora vediamo cosa mi dice la caviglia e se tutto va bene, domani mi alleno sul serio, una volta rientrato da Kimbondo. Si, perché dopo tre giorni a Kinshasa, domani andiamo a visitare i bambini dell'ospedale di mama koko, la dottoressa italiana che 20 anni fa ha mollato tutto per metter in piedi questa struttura ospedaliera nel mezzo del nulla, nella foresta fuori Kinshasa, struttura che ben presto e' diventata punto di riferimento per tutti i villaggi vicini e non, che hanno scaricato, scaricano e, sperem de no, scaricheranno li i loro "bambini stregone", oltre a cercare la soluzione per i loro malesseri. Bambini stregone, cioè bambini accusati di essere portatori di sventura, di malocchio, perché nati in periodi di siccità, o di grandi pioggia, o di eventi in qualche modo catastrofici, negativi, e quindi bambini da punire e poi allontanare dal villaggio. O ancora bambini nati con qualche malformazione, o down, o comunque con qualche sfiga addosso e quindi meritevoli di essere gettati dalla rupe tarpea congolese, ossia la collina ai cui piedi sorge l'ospedale gestito oggi da padre Hugo, padre uruguaiano che da dieci anni dedica la sua vita a questo posto e ai suoi tanti, troppi, bambini. Anyway, domani saremo li con lui, a portare maglie inter e a cercare di farli giocare un po' con noi. Vedremo...
Oggi intanto abbiam dato vita a due grandi allenamenti sul nostro campo, anche se Dario coi più grandi e' andato un po' in difficoltà, ma semplicemente perché ha voluto ricalcare le mie proposte e non farne di sue, coinvolgendo 64 bambini sul campo in tre ore di allenamento. Dai, non male! Dopo allenamento e dopo la mia corsa, (solitaria perché Dario e' sempre più come Raspelli: pranzo pre-allenamento al cinese, male, male, niente corsa, niente allenamenti...vacanza!) splendida cena da Alain, dove facciamo conoscenza di una donna incredibile: Tina, dopo il fallimento del padre e dopo aver perso tutto, ha deciso di venire in Congo per riprendersi tutto ciò che le era stato sottratto; e così in dieci anni e' diventata amministratore delegato di una società che estrae diamanti, di un'altra che estrae non ricordo più quale minerale, rappresenta il Congo alla camera di commercio, sostiene gli sceghe, credo si scriva così, sono i bambini di strada, nel loro reinserimento in società dopo l carcere, insegna italiano...insomma, in dieci anni si e' rifatta di tutto, con gli interessi. Questo personaggio mi piace: racconta la sua storia, la storia degli ultimi dieci anni di questo paese e mi coinvolge, racconta di come le grandi organizzazioni qui presenti per "aiutare", in realtà son troppo disorganizzate per farlo; racconta di come la corruzione e le conseguenti tangenti siano parte costituenti del normale modo di lavorare locale (addirittura nei budget per i progetti c'e' una voce dedicata alle mazzette!); racconta di come l'uomo bianco venuto fin qui per salvare la patria, in realtà ha causato molti, moltissimi danni; racconta un sacco di cose legate alla sua esperienza di vita che mi interessano, mi affascinano. Grande Tina, Fortunata, bell'incontro. 
Ora, sotto la mia zanzariera, scrivo e rifletto; rifletto su quanto sto combinando quaggiù, su quanto realmente, se realmente, il mio lavoro, il mio far giocare sia utile in questa parte di mondo, su quanto veramente l'uomo bianco abbia interesse per far crescere, migliorare, questa realtà, su quanto...cazzo, Be, va a durmi, che l'e' mei!

sabato 22 settembre 2012

Kinshasa 21 settembre

Kinshasa 21 settembre

Ordinati in fila , come mai riusciremo a fare coi nostri bambini in Italia, i piccoli intercampisti si avvicinano a me e Dario che abbiamo il compito di donar loro la maglia e i pantaloncini Inter, che abbiamo il compito di investirli ufficialmente della carica di giocatori di Inter Campus. Un susseguirsi di "merci" e di sorrisi riempie il campo di sabbia dove da tre anni giochiamo e facciamo giocare 150 nani che vivono in condizioni ingiuste, ma accanto ai loro bianchi denti, emergono facce scontente, richieste di maglie, addirittura lacrime di coloro che non facendo parte del progetto (cacchio, qui con così pochi allenatori più di quelli che riusciamo già a coinvolgere, non riusciamo a fare altro e come sempre e' troppo poco) non hanno ricevuto la maglia, di coloro che affollano il campo, che comunque cerchiamo di coinvolgere nei giochi, nelle partitelle, ma per i quali non son previsti regali in nero azzurro. 
Ma con me questa volta ci sono due scatoloni di maglie, pantaloncini, polo di rappresentanza, tute, felpe marchiate Calvairate, con il simbolo della società per cui lavoro da due anni e che mi consente di portare in giro il materiale dismesso dai nostri giocatori; con me questa volta c'e' un rimedio al malumore di quell'esercito di "esclusi", che cerchiamo di ordinare per vestire di tutto punto con i colori della Calva. Bellissimo alla fine di tutto, vedere bambini in rosso blu sorridere e sfidare i compagni in neroazzurro, per capire chi ha l'abbigliamento più bello, più nuovo, più da calciatore.
L'Inter fa già tanto, tantissimo, non può certo, son sicuro rammaricandosi, vestire e accontentare tutti i bambini del mondo con cui ho la fortuna di giocare, e avere un supporto, un aiuto inaspettato da questa piccola, ma storica società, credo sia un piacere anche per il nostro Presidente e per tutti coloro che lavorano per lui, per cui...grazie Calva!
Vestiti di tutto punto, i nostri nani hanno così oggi dato vita insieme a noi ad un doppio allenamento di grande levatura tecnica. I bambini infatti qui hanno doti naturali non comuni, anzi, rare, per cui buttarsi in campo con loro e' ancora più divertente del solito, nonostante comunque, e ci tengo a sottolinearlo, ad Inter Campus poco importa delle capacita' tecniche del bambino: scarso, abile, magro, grasso, alto, basso, bello o brutto che sia, a noi basta che voglia giocare a calcio e proveremo in tutti i modi a garantirgli il sacrosanto diritto al gioco. con una maglia prestigiosa, oltretutto. In ogni caso, se anche ogni tanto troviamo qualcuno abile, non e' che lo cacciamo, e cerchiamo anzi di alzare un po' l'asticella delle difficoltà nelle proposte, per sperimemtare, provare qialcosa di nuovo anche per noi, per cui oggi con il mio gruppo di 2002 ho veramente spinto sull'acceleratore, ricevendo risposte inaspettate dai miei giovani allievi. L'esercitazione iniziale poi, pensata in pausa pranzo, mi ha aperto mille nuove possibili esercitazioni, per cui...bimbi della Calva, siete avvisati!
Chiuso l'allenamento coi nani neroazzurri, Alain mi propone di fermarmi in campo per dedicarmi ad altri ragazzini: giovani ex inter campus, ormai usciti dal progetto perché cresciuti, over 14 dunque, ma coinvolti in una squadra extra, organizzata dallo stesso Alain, per garantire comunque a questi ragazzi un luogo dove giocare, un posto dove stare a trascorrere il tempo in maniera sana e controllati da degli adulti. Una sorta di Inter Campus plus, fuori progetto, ma comunque dedicato alla cura dei ragazzi. Questi hanno l'eta' dei miei ragazzi, per cui non ho impiegato più di tre secondi ad accettare la proposta, non che se fossero stati di eta' differente me ne sarei andato, a pensare alla seduta e a metterla in pratica, con l'aiuto di Dario. Altra ora e mezza di divertimento, con buone risposte dai ragazzi e co. la consapevolezza che dal punto di vista tecnico i ragazzi congolesi sono proprio speciali!
Il sole al tramonto ci costringe a dichiarar conclusa la giornata, per cui altro non ci resta da fare che rientrare e, visto che non posso correre per la caviglia gonfia che ancora mi porto appresso. decido di dedicarmi ad un bel circuitino di forza con l'elastico in camera, prima di andare a cena coi miei compagni di ventura. Domani uguale: altri due allenamenti. Ma per ora, buona notte.

giovedì 20 settembre 2012

Congo Kinshasa 2012



Kinshasa 2012
Macchine che viaggiano in ogni senso e direzione, camioncini adibiti al trasporto di persone che invertono la marcia senza curarsi dell'avvento di altri mezzi, gente che cammina su ogni spazio percorribile ad ogni ora del giorno e della notte, caos, polvere, confusione, odori e suoni...bentornato a Kinshasa.
La città mi si ripresenta a distanza di sei mesi e, nonostante tutto, mi appare migliorata, meno caoticamente disorganizzata e selvaggia; sarà sicuramente la strada asfaltata che da Limite' attraversa la città e arriva fino a Gombe' a semplificare e migliorare le cose, ma comunque, nel suo innegabile e caratteristico caos, Kinshasa mi sembra migliorata. Le recenti elezioni che hanno, guarda un po', confermato il presidente alla guida del paese, in carica dal 2001, hanno rinsaldato il potere nelle mani dei soliti, dando pero' stabilita' al paese, grazie alla quale qualche cosa inizia a farsi, anche per il popolo. Qualche cosa, poco. pochissimo di fronte a ciò che andrebbe fatto, ma...piutost che nigot! Alain conferma queste mie impressioni a colazione, presso una caffetteria gestita da delle suore salesiane austriache, che dopo aver messo in piedi una scuola alberghiera, hanno iniziato a usare la caffetteria per il tirocinio degli studenti. Geniali. Qui siamo in attesa di incontrare due ragazzi per capire le possibili evoluzioni del progetto in seno alla partnership con Unicef avviata due anni fa, ma...parliamo del campo che mi viene meglio...

Conclusa quindi positivamente la mattinata, con l'apertura di buone prospettive future per il progetto, nel pomeriggio  e' toccato ai nostri allenatori, Alain, Shogun, Blaise e Maiala, scendere in campo con i bambini, per permetterci di capire un po' a che punto siamo, come lavorano e come possiamo aiutarli per crescere e migliorare. L'osservazione del loro allenamento e' stato per me un momento di grande soddisfazione, perché vederli tutti col pallone in mano, pronto per essere inserito in campo nel caso l'altro uscisse, vedere la qualità e l'intensità delle proposte, vederli creare il cerchio a fine allenamento per salutare tutti i bambini con un grido unanime, come piace fare a me, e' stata proprio una bella soddisfazione. Mia in primis, perché ho dato io le linee guida da queste parti, ma anche dei vari allenatori che mi hanno accompagnato in questi tre anni di vita di Inter Campus Congo. 
In definitiva, quindi, archiviamo positivamente il primo giorno. Ora spetta alla prima squadra, in campo con il Rubin Khazan, farmi trascorrere una bella serata! Forza Inter!

Congo Kinshasa 2012


Porco cane, se c'e' una cosa che proprio odio dei viaggi in Africa e' sicuramente l'orario delle partenze! Costretto sempre ad alzarmi quando la notte e' ancora nel pieno delle sue forze, a sentire nell'assoluto silenzio quel fastidiosissimo, già normalmente, ed acuto suono della sveglia, a muovermi in silenzio assoluto per non svegliare Si e a convivere, almeno fino al sorgere del sole, con questa specie di malinconia legata all'allontanamento dalla suddetta moglie ancora dormiente, acuita dal buio la' fuori. Normalmente infatti uscir di casa e lasciarla per una settimana, dieci giorni, e' già difficile, ma il pensiero del viaggio, degli allenamenti, degli amici grandi e piccoli neroazzurri che andrò ad incontrare, il più delle volte a ritrovare, mi aiuta a scacciar la saudade e a vedere con entusiasmo l'ennesima partenza, ma se fuori il buio ancora avvolge il mondo la cosa diventa più lunga e complessa. Ad ogni modo, malinconia o meno, rieccomi in marcia, direzione Congo Kinshasa, direzione Alain e associazione Oujana, direzione bimbi che vivono in miseria, che mangiano a turno nel corso della settimana, che nessun'altra prospettiva d'innanzi a se hanno, se non la strada, i furtarelli o chissà cos'altro per aiutare la famiglia a racimolare il necessario per campare giorno dopo giorno, direzione bimbi che magari, con l'inserimento in queste squadrette, riusciamo ad indirizzare verso un futuro migliore, certo non idilliaco magari, ma...chissà. La palla magica può tutto.  Questa sera arriveremo a Kinshasa, capitale del R.D.C. ex Zaire e qui, per i prossimi sette giorni io e Dario, accompagnati da Max, saremo sul campo di sabbia dell'associazione insieme ai nostri bambini e ai loro quattro allenatori.
Via allora, e che il viaggio duri il meno possibile, visto che il caviglione, ricordo della partita di lunedì, inizia già a dolere. 

sabato 15 settembre 2012

Immagini dall'Angola

Max ci parla un po' dell'Angola, ma soprattutto mille maglie neroazzurre durante l'ultima visita, a Benguela

giovedì 6 settembre 2012

Foto dal Brasile 2012


 Primo allenamento a Pititinga: i nani neroazzurri si preparano!


Che coppia umile: anche i palloni si gonfiano da soli!

Consegna ufficiale...delle poche maglie a Recife

giovedì 30 agosto 2012

Brasile 29 Agosto

29 Agosto

"Ma come cacchio fanno ad esportare campioni in giro per il mondo, questi?". Con questa domanda di Juri chiudiamo l'allenamento con i gruppi dei piccolini, sorta naturalmente dopo averli avuti in campo e aver loro proposto esercitazioni, giochini molto semplici, elementari, con bassissimo coefficiente di difficoltà, ma con esiti deludenti. Abbiamo infatti modificato le proposte che avevamo preparato in corso d'opera, dopo esserci resi conto delle difficoltà, più volte nel corso della seduta, al fine di garantire a tutti, comunque, divertimento e possibilità di riuscita, ma ovviamente ci siam chiesti il perché di questa loro scarsa predisposizione all'allenamento. I cinesini sono oggetti sconosciuti, da schiacciare, non da evitare, le consegne del mister son ordini complicatissimi, i tempi di gioco dettati dal profe sono limiti alla loro naturale amarchia...insomma, questi bambini sono abituati a tutto, fuorché ad allenarsi, pur comunque dimostrando di divertirsi nel corso della seduta, di voler seguire le nostre indicazioni, di apprezzare le nostre correzioni. Semplicemente non sono educati all'allenamento come lo intendiamo noi, quindi..."come cacchio fanno questi ad esportare campioni in giro per il mondo"? Non perché solo il nostro modo di intendere, di concepire il calcio, di educare al calcio, sia utile. funzionale al miglioramento, alla crescita del giocatore, lungi da me un simile pensiero, ma certo c'e' bisogno di un lavoro completo, di una programmazione, di uno studi per intervenire nel miglior modo possibile, per crescere giovani calciatori; non può bastare un riscaldamento misturando mille e più esercizi, con obiettivi differenti, e una partita finale. Cacchio, non può bastare! Eppure...quanti fenomeni hanno allietato i nostri occhi, nelle partite del nostro campionato, con le loro giocate, le loro invenzioni, il loro futebol? Quindi? solo dono naturale, di questi giocatori? Solo istinto? Mah...Con la testa sormontata da punti interrogativi scendiamo in campo noi, dopo i bambini, per la consueta, ormai, partita con gli allenatori locali: Luciano in porta, Aldo, Juri, Augusto, io e Del, contro il resto del mondo! Con noi, per evitare collassi cardio circolatori in alcuni dei miei compagni, anche Marcelo, pronto ad entrare e dare respiro a qualcuno (leggasi Aldo ed Augusto...). Partita ovviamente divertentissima, anche di buon livello, combattuta fin quasi la fine, stravinta da noi nel finale per la freschezza atletica di "qualcuno"...Spettacolo! Il gioco del calcio e' la cosa più bella al mondo!!!
Terminata la peladinha, dopo la rapida doccia, trasferimento con tutti i nostri allenatori in churrascaria, per un terzo tempo all'altezza di quelli della Polisettimo, con carne di gran qualità, buona birra e un sacco di risate. Bellissimo: questi legami, queste amicizie che crea la palla, che crea inter campus, mi emozionano sempre, dall'Africa, al sud America, ovunque prendano forma. Mondi diversi, lontani, che entrano in contatto e si scoprono, grazie a quell'attrezzo sferico che ci unisce. Rimaniamo quindi fino a tardi io e Juri al tavolo con loro a parlare...ovviamente di calcio e riscattiamo così l'immagine negativa che avevano i nostri degli italiani, da loro considerati puzzoni, antipatici, per nulla disposti ed aperti al dialogo (cazzo, hanno ragione loro!), sentendoci dire al momento dei saluti che "siete anche voi brasiliani come noi"! Anche se sono Italiano, la cosa mi ha fatto piacere, per lo meno sapendo quanto loro siano fieri della loro "brasilianita'" e quanto si sentano superiori ai più per questo motivo.
Felice e sereno, quindi, posso ora infilarmi nel letto, sperando che la mia serenità contagi in qualche modo anche la mia fanciulla, a miglia di chilometri di distanza, che in questi primi giorni di lavoro post ferie e' tutto, fuorché felice e serena. Ma tra poco arrivo!!!

Brasile 28 agosto

28 Agosto

Che Recife abbia inizio! 
Allenamento mattutino, ore 8 in campo, con una parte dell'orda di bambini che compone la cellula pernambucana di Inter Campus. Qui i nostri giovani calciatori sono in tutto 600, divisi in diverse cellule: noi ci limitiamo a coinvolgere una parte dei bambini di queste cellule, richiamandoli su di un campo all'interno di un bel centro sportivo della città, per fare con loro allenamenti e divertirci un po' insieme, allontanandoli per un paio d'ore dalla favela, loro habitat quotidiano. Non e' facile, da queste parti, la vita per un piccolo favelato: il Paese cresce a ritmi vertiginosi, ma questa crescita non e' equamente distribuita e, come spesso accade, il ricco diventa sempre più ricco e il povero sempre più povero. La cosa buona e' che il governo e' molto attivo nei confronti del popolo con difficoltà economica, attraverso progetti che, detta brutalmente, ci fanno concorrenza, legati dunque allo sport come strumento di integrazione, riscatto ed educazione, raggiungendo numeri elevatissimi di bambini cui fornire un servizio per il loro futuro. Ci fanno concorrenza, se non addirittura ci tolgono i bambini, perché Inter Campus da queste parti, da 5 anni a questa parte, sta avendo seri, serissimi problemi nella consegna del materiale: una legge del governo federale, infatti, tassa pesantemente qualsiasi materiale importato, attribuendone un valore commerciale e richiedendo una somma pari, per lo sdoganamento. Noi ogni anno cerchiamo di mandare in Brasile circa 2000 kit, con un valore stimato di circa 70€ al pezzo...ecco perché non riusciamo a quasi più maglie, se non quelle che trasportiamo nei nostri borsoni. E purtroppo qui, più che nel resto del mondo, la maglia, dell'inter poi, ha un valore centrale nello sviluppo di un progetto; puoi dar forma al progetto sportivo migliore del mondo, dedicato a migliaia di bambini e capace di formare migliaia di allenatori, ma senza la maglia, senza la divisa, nessuno si riconosce veramente nel progetto, nessuno si sente parte di questa "elite" sportiva e se qualcun'altro offre loro una qualsiasi altra divisa, ecco che il bambino dopo un paio di anni ti abbandonerà. A noi questa cosa dell'abbandono ancora non sta accadendo, ma la gente e' stanca di non aver la maglia e tutte le volte, anche se mai come questa, l'argomento centrale di bambini e allenatore e' proprio questo: "la camiceta da Inter? Chega?". 
Proviamoci ancora...

martedì 28 agosto 2012

Brasile 27 agosto



27 agosto

Risveglio presto, molto presto, troppo presto, cazzo, per andare in aeroporto e salire su di un trabiccolo ad elica, mezzo "prescelto", destinato a portarci a Recife. Che paura vedere, capire, di dover salire su questo modellino di aereo! Del ci dice che e' una "leiteria", cioè un aereo che fa molti scali, che tocca tanti posti lungo la sua rotta e che deve il suo nome al fatto che un tempo queste tratte venivano  sfruttate appunto dalle latterie, aerei che trasportavano latte in varie località. Toccata terra non mi sento tanto latte, quanto,piuttosto cappuccino, viste le turbolenze extra subite lungo i 40 minuti di volo, che tra vuoti d'aria e sballottolamenti vari mi hanno scombussolato non poco e qualcosa ne sanno i braccioli del mio sedile! Balli a parte, eccoci a Recife, capitale dello stato del Pernambuco; giornata libera davanti, che dedichiamo ad un doppio allenamento : mattina ripetute e pomeriggio lavoro di forza. bellissimo. e che forte incontrare, mentre siamo impegnati nel lavoro di forza, un ex atleta, quarto primatista brasiliano sugli 800 nel 1978, che, vedendoci viaggiare lungo la Boa Viagem, si ferma e si interessa del nostro allenamento. Bello e particolare per noi, almeno per me, abituato in Italia ad esser visto come un pazzo squilibrato quando al parco di Monza mi cimento nei miei lavori, incontrare sconosciuti coi quali scambiare idee, opinioni, anche solo esperienze e risate, nei momenti di pausa, tra una corsa e l'altra. Mah...forse mi sbaglio e la mia e' solo suggestione legata ai miei viaggi e alle mega esperienze che vivo grazie alla maglia neroazzurra, ma da noi questa cosa non mi accade e...perché? perché siam così musoni, sempre imbronciati ed incazzati col mondo? ripeto, magari esagero, preso dall'entusiasmo del viaggio, ma un sacco di volte, girando con Silvia, mi son lamentato dell'approccio antipatico, scorbutico, dei più, incontrati per strada, volando insieme a lei con la mente al sorriso bianco "come latte di cocco" (citazione per Max) della gente del mondo. "Fa su un suris" e' l'espressione che più uso a casa: ci sarà un motivo?
Anyway...chiuso l'allenamento, concludiamo la giornata con un bel circuitino di forza con l'elastico e con una cena di pesce, in un bel ristorante, insieme all'amico Augusto, referente inter campus Recife, il primo Inter Campus della storia, nato nel settembre di quindi anni fa. Cena adrenalinica, perché Aldo ad un certo punto, improvvisamente, e' stato male, avendo un mancamento e coinvolgendo nel suo malessere Juri, che quando vede gente che sta male solidarizza e a sua volta ha dei cali di pressione, sbianca al limite dello svenimento e condivide il malessere con lo sfortunato, Aldo in questo caso.
Ripresisi entrambi in breve, rientriamo in hotel, tuffandoci tra le braccia di Morfeo, per ricaricarci in vista della giornata, domani di campo, che ci attende!

lunedì 27 agosto 2012

Brasile 26 agosto

26 agosto

Ultimo giorno a Pititnga, che parte con l'allenamento mattutino dedicato ai piccoli: due gruppi, uno io e uno Juri, obiettivo calciare, esito...positivissimo! Primo perché abbiamo sperimentato un gioco iniziale nuovo, e cazzo con ermete si producono giochi a raffica, visto che anche ieri abbiam proposto un esercizio nuovo con grande esito, secondo perché questo gioco e' piaciuto ai nani, che si son divertiti e hanno ricevuto, inconsciamente, importanti stimoli per la loro crescita motoria. Bene, altro esercizio da riproporre, che entra nel nostro personale archivio! 
Al termine dell'allenamento ci siam fermati in sede con gli allenatori per un'infarinatura teorica, incentrata principalmente sulla presentazione del nostro metodo di allenamento e su come organizzare i bambini in gruppi durante la settimana, per poterli gestire ed allenare al meglio. Anche questa oretta e' scivolata via serenamente e  positivamente, permettendoci di porre delle buone basi sulle quali poi costruire i nostri interventi futuri, sperando Pititinga non abbia più problemi e possa essere seguita con costanza e senza più forzate interruzioni. 
Pomeriggio dedicato alla festa finale in classico stile inter campus: mega torneo, coinvolgendo tutti i nostri bambini e unendo loro quelli provenienti dalla vicina Maracajau, altro villaggetto a pochi km da noi, dove un ragazzo di buona volontà ha iniziato, di sua spontanea iniziativa, ad allenare i giovani della zona due volte a settimana, togliendoli così dalla strada educandoli attraverso il gioco più bello del mondo. Totale di quasi 90 bambini impegnati sui tre campi che in tempo zero abbiamo disegnato, per dar vita a tre triangolari contemporaneamente. Forse abbiamo sbagliato un po' la divisione in squadre del torneo dei piccoli, perché una delle squadre e' stata inesorabilmente impallinata da tutte le altre, creando malumore tra i piccoli perdenti, ma per il resto tutto si e' svolto positivamente, permettendoci così di lasciare i nostri bimbi con un bel sorriso e soddisfazione. 
Rapido rientro a casa (non abbiamo il tempo per allenarci, oggi, allora...via, copriamo i 1600 metri che separano il campo da casa in corsa, 3'40" di ritmo medio, e diamo sfogo alle energie...in parte), tuffo in oceano, doccia e si parte! Direzione Natal, dove dormiremo questa notte e da dove, domani, prenderemo l'aereo per muoverci verso Recife, dove da martedì, domani descanso, inizieremo gli allenamenti coi bimbi delle favelas locali. 600 sono quelli coinvolti nel progetto: vediamo quanti ce ne arrivano in questi 3 giorni!!!
Ma abbiamo tempo per pensarci: ora churrasco e poi letto, con un pensiero a Silvia ormai prossima al risveglio per andare a lavoro...cosi come anche voi, miei fedeli miei 25 lettori. Buona giornata!

Brasile 25 agosto


Non posso negare che i giornalieri incontri, per fortuna ancora non miei, con "cobra corallo" sulla spiaggia, sugli alberi intorno alle case e addirittura dentro le case dei vari "pititinghiani" (uno, mi e' stato detto, e' stato trovato in cucina, ma, cacchio, un altro in camera da letto!!!) un po' mi hanno inquietato. Se a questi incontri si aggiungono i racconti relativi ai fantomatici "bisciu du pe", specie di vermicelli che ti entrano nei piedi e si installano sotto pelle, creando il proprio bel bozzolo dentro di te, crescendo giorno dopo giorno sfruttandoci come fonte di cibo, l'inquietudine cresce e mi, ci, ha portato a controllare per bene il nostro letto tutte le sere e a camminare con estrema cura in spiaggia.
Ansie a parte, che mai in Africa mi avevano sfiorato e con le quali mi ritrovo a convivere nel più tranquillo Brasile, la giornata parte alla grande, con un bell'allenamento con il gruppo dei più piccolini, 16 io e 12 Juri, estremamente motivati, attenti e di facile gestione. Anche i due galletti del mio gruppo, Bruno e Vinitio, con due richiami e l'investitura a capitani e aiutanti del professor, il sottoscritto, hanno cambiato radicalmente atteggiamento, allineandosi agli altri e lasciandosi guidare per tutto l'allenamento senza alcun problema. Questa cosa e' strana e mi intriga un sacco: spesso mi accade, arrivando sui vari campi del mondo, di inquadrare, riconoscere subito, al primo approccio, il "delinquente" di turno, colui che esce un po' dagli schemi comportamentali canonici, si impone nel gruppo e crea trambusto, e una volta riconosciuti, cercare subito con loro il contatto, coinvolgerli subito nell'allenamento, o comunque entrare subito in rapporto con loro, per cercare di trovare immediatamente le redini e prender governo del cavallo matto, altrimenti imbizzarrito. Questo immediato contatto e questa mia fortuna nel riconoscerli con velocità, mi permette di anticipare i tempi ed impedir loro di disturbare l'allenamento e anzi, incoraggiandoli, "gasandoli", ogni volta in cui fanno la cosa giusta da possibili "ostili" si trasformano subito in preziosi alleati, che mi aiutano nel corso della seduta, facendo da esempio agli altri. Tutto questo avviene non perché sono un mago, ma perché io ho un pallone con me e loro sanno che quell'oggetto sferico, se non allineano alle mie intenzioni il loro comportamento, rimarrà lontano dai loro piedi e quindi non riusciranno a divertirsi. Ma se non avessi la palla, riuscirei ugualmente a "domarli"? Riuscirei comunque a farmi seguire, come faccio quando sono in campo? Parlo in prima persona, ma effettivamente dovrei usare la prima persona si, ma plurale, perché tutti noi "intercampisti", chi più chi meno, abbiamo questo "potere", ma la cosa per questo non perde per me di interesse: se fossi un semplice maestro, riuscirei allo stesso modo? 
Chiudo l'allenamento mattutino con questo interessante e frequente nella mia mente, quesito, e in pausa pranzo mi muovo con tutto il gruppo, Juri, Aldo, Del, Fernando e Marcelo di san paolo, Manuel e famiglia, guidati da...'azz, come si chiam l'allenatore di Pititinga...non Orlando, l'altro...va be', guidati da Gollum, come lo abbiamo battezzato io e Juri per la sua rassomiglianza con il personaggio di Tolkien, verso Catole', la fonte di un fiume sita a pochi km da Pititinga, che crea nel mezzo del nulla una sorta di oasi naturale, con acqua limpida in mezzo a bananeti e natura selvaggia...una volta selvaggia. Ora l'uomo ci ha messo mano, ahime', costruendo gazebo e camini per il churrasco lungo le sue sponde e, a mio dire, rovinando un po' il tutto, pur rendendo il tutto sicuramente più comodo e di facile accesso. In ogni caso l'acqua limpida e la tranquillità del posto rendono estremamente rilassante la nostra pausa pranzo, portandoci all'allenamento pomeridiano in grande forma. Allenamento pomeridiano coi più grandi, 12-14 anni, coi quali possiamo proporre qualcosa di un po' più complicato, pur essendo di basso livello i nostri atleti. Chiusa la seduta, tocca a noi giocare: c'e' da continuare la sfida di ieri! Palla al centro, quindi, e si riparte, questa volta pero' con esiti decisamente più positivi, non solo sul piano del risultato, ma anche delle giocate e quindi del divertimento. Una pioggia inglese accompagna la nostra "peladinha" e non ci lascia nemmeno la sera, a cena, dove un gruppo di signori brasiliani accompagna la nostra serata con canti e balli, accesi dai litri di capirinha ingurgitati dai simpatici commensali.
Spettacolo. Anche oggi, giornata spettacolo. Ciao Si!