venerdì 18 ottobre 2013

Di qua e di la del muro

17 ottobre

"It's time to get up!!!" La sveglia del prof inizia a sbraitare la solita, ormai, nenia fastidiosa mattutina e ancora con le caccole agli occhi, in men che non si dica, mi ritrovo sul lungo mare, garmin attivato, pronto, più o meno, per l'allenamento con i due compagni d'avventura. L'aria fresca del mare e il sole che albeggia contribuiscono al mio dolce risveglio, determinato poi dalla corsa, immediatamente sostenuta, per meglio prepararmi al successivo lavoro. Quando la mattina inizia così, la giornata non può che svilupparsi nel migliore dei modi e infatti, col cielo sempre azzurro sopra di noi e un sole pallato straordinario come fisso compagno nelle 24 ore, il tempo e' volato tra allenamenti, incontri e trasferimenti dall'una all'altra parte del muro. Proprio questi trasferimenti son stati l'esperienza più strana di oggi: e' sembrato, infatti, di viaggiare in meno di un'ora da Caltagirone a Las Vegas!Tel Aviv e il suo splendente lungomare prima, lasciato già di prima mattina, da una parte,  Jaius dall'altra, dove terra arsa, polvere, case mezze costruite e rumenta (o rudo, come dice il prof) un po' ovunque, la fanno da padroni. E' veramente forte l'impatto tra le due realtà, così diverse, eppure così vicine, ma ti da l'idea delle enormi diversità che esistono tra questi due popoli, differenze che si scorgono e si leggono anche attraverso la struttura dei loro villaggi, delle loro città, oltreché dagli incontri quotidiani. Pensare poi che due mondi così distanti, debbano dividersi la stessa terra, mi motiva in parte tutti i problemi, gli sconti, l'antagonismo, caratteristiche note e insormontabili di questa parte di Terra. 
Motiva, ma non giustifica! Già, perché qualcuno se ne approfitta, cazzo se se ne approfitta, sfruttando il proprio strapotere economico e militare, per guadagnare giorno dopo giorno spazi e terreni vari, sottraendoli illegalmente e con la forza all'altra parte. Così oggi abbiamo conosciuto gente che un bel giorno si e' ritrovata un muro in mezzo al proprio oliveto, che lo ha costretto da quel momento a dover quotidianamente affrontare il calvario del passaggio della frontiera, per accedere ad un terreno...suo! Calvario del passaggio, perché, ci raccontava Buma, ogni giorno e' un' impresa passare al di la, per i controlli esagerati, per le varie pratiche, per tutti quei tentativi messi in atto per dissuadere le persone a tornare sui propri terreni, visto che se per tre anni il tuo campo non viene coltivato, diventa libero, ne perdi i diritti di propieta'.  Madonnina, che disastro. Capisco quindi se gli allenatori, dopo che i primi due hanno deciso di abbandonare il nostro progetto per le pressioni subite in seguito alle accuse di collaborazionismo, hanno un po' paura a partecipare ai nostri allenamenti "uniti", misti e, anche se dopo le parole rassicuranti di Max e Yasha e il nostro allenamento in campo (12 piatti, 5 palloni il materiale...grandi misters!) sembravano più convinti, mantengono vivo qualche timore nei confronti del progetto. C'è un solco troppo grande, tracciato tra i due paesi, che solo la palla, accompagnata dalla maglia neroazzurra, può colmare. Forse. Vedremo, per questo, domani, giorno del kick off. Nel frattempo proponiamo allenamenti "di qua e di la" con lo stesso entusiasmo e la stessa dedizione, nonché qualità: il prof infatti non si discute e con lui le proposte hanno sempre una duplice valenza, coordinativa e tecnica, e Andre, pur in prova e alla prima esperienza, si muove bene in campo, gestendo con autorevolezza la seduta, pur con qualche limite legato all'inesperienza. Ma se questo e' l'inizio, non si può che puntare all'eccellenza.  

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