venerdì 31 gennaio 2014

Equilibrismi Massimi

L' accesso al quartiere avviene attraverso una piccolissima asse di legno, larga più o meno mezzo metro e lunga una decina, rovinata dal tempo e quindi evidentemente poco solida, che funge da ponte per passare sopra un...fiume. Fiume non di acqua, ma di melma, fango, plastica e altri rifiuti puzzolenti e schifosamente marci, che galleggiano su quel poco di h2o che si riesce a scorgere, donando a tutto l'ambiente un odorino tipo fogne di Calcutta e un colore indefinito, teso tra il verde visitors e il giallo spongebob.
Finito l'allenamento i bambini vogliono portarci proprio oltre questo "ponte", per accedere al loro quartiere e vedere le loro case, conoscere le loro mamme, i loro amici, la loro famiglia. "No, io non vengo", dice Max, già deciso a rinunciare alla passeggiata, stanco ancor prima di muovere il primo passo ("ci sono gradini? fossi matto", dice nonno Simpson; qui basta molto meno); "Come non vieni? Dai unisciti a noi! I Bambini ci tengono! Sarà bello vedere direttamente da dove vengono, scoprire la loro realtà. Non fare il pigro. Vedrai!!!", ma ancora è titubante. Per fortuna si unisce a me anche Lore e la doppia opera di convincimento porta i suoi frutti: trascinato per mano da alcuni nostri bimbi, anche Max si muove (eppur si muove!). Pochi metri ed ecco di fronte a noi "il ponte"! "Ti odio", mi dice Max. Avanza, vedrai, sarà una passeggiata. Lascio passare l'ultima signora, fermo il traffico e..."via Max, è tutto per te"! Con faccia per nulla sicura e passo ulteriormente incerto, eccolo avanzare sulla marcia passarella; tremante, stile equilibrista sul filo al circo, il nostro grosso compagno intraprende il suo cammino di avvicinamento all'altra sponda; ancora un paio di incerti passi, con il pensiero terribile di una caduta nella sottostante melma a condizionare l'avanzata; i bambini sulle sponde sentono i timori di Max e allora iniziano a sostenerlo! Battiti di mani sempre più forti seguono gli incerti passi del bianco e qualche grido da stadio accompagnano il raggiungimento della meta, fino a quando...TERRA!!! Esplosione di gioia, esultanza da parte di tutti, cielo all'imbrunire, illuminato dai sorrisi bianchissimi e luminescenti dei nostri accompagnatori! TERRA! Grande Max

Ancora Eseka


1<1 nel...nulla!

Filini Lorenzo: "vadi, vadi"!

prime immagini da Eseka



Qualche bambino da allenare...



...lo spogliatoio!


Ancora in spogliatoio!

giovedì 23 gennaio 2014

Nkondongo

Giorno...giorno!

Non credo di possedere nel mio vocabolario sufficienti aggettivi e sostantivi per poter riuscire a descrivere il quartiere di Nkondongo, dove oggi abbiamo fatto allenamento e tra le cui "strade" oggi abbiamo camminato, accompagnati dai nostri giovani giocatori, eccitati e contenti dall'idea di presentarci i loro genitori e mostrarci dove vivono. Temo di non possedere parole sufficienti e adeguate non perché la bellezza del posto mi abbia lasciato senza parole, né, tanto meno, perché le vedute mozzafiato nel risalire la collina sulla quale si abbarbicano le baracche mi abbia reso geloso di tale bellezza, al punto da non volerla condividere con nessuno. No, no. Niente di tutto questo. Anzi. L'esatto contrario: non avevo mai visto prima d'oggi un posto tanto squallido, povero, sporco, maleodorante e...pericoloso. Un verde e maleodorante fiume d'acqua sporca, che ogni tanto sputa bolle e sul quale navigano bottiglie di plastica, cartaccia e cose irriconoscibili, scorre, si fa per dire, visto che è piuttosto immobile, ai piedi della collina, coperta di casette e piccoli spazi verdi che altro non sono che gli orticelli di questa povera gente, dove coltivano la merce che le mamme vanno a cercare di vendere per strada. Nessuna favela di Rio, di Sao Paolo o di Recife, nessuna di Luanda, Kinshasa o Kampala, nulla del poco mondo da me finora conosciuto si avvicina a questo ammassa di povertà, miseria e...sorrisi! Si, sorrisi, perché inoltrandoci passo dopo passo nel quartiere, fra odori violenti, acque putride e terra piena di sporcizia è stato tutto un "Bonjour", "Merci" "Bienvenue", con il lungo serpentone di persone che ci scortava che acquisiva nuovi compagni ad ogni metro calpestato. Come è possibile? Baracche, si altro non sono che baracche, di legno marcio, costruite su terra rossa, sporca e colma di lerciume, che accolgono spazi polverosi con seggiole di legno intorno a tavoli ricavati da assi storte e qualche poltrona sfondata o divano distrutto ad arredare il tutto, niente acqua corrente, energia; la famiglia vive su risorse economiche legate a lavori giornalieri e alla vendita di qualche plantain o altro frutto da parte delle mamme; rischio malattie elevatissimo, vista l'insalubrità della zona, eppure...sorrisi! Incredibile e affascinante. E i nostri bambini sono i primi dispensatori di sorrisi: senza scarpe, senza nulla, se non i nostri kit, eppure...Io non ne sarei capace; io non sarei così sorridente. Eppure...
In campo, poi, per quanto scarsotti, tutti concentratissimi, attenti e pronti ad accogliere positivamente i richiami, le correzioni del bianco che li sta guidando; tutti capaci di sostenersi l'un l'altro, senza manifestare alcune episodio di conflittualità tra loro o risposta negative alle correzioni;  insomma, la squadra ideale, anche se, ripeto, effettivamente scarsotta sia tecnicamente, che motoriamente. Però con un tale atteggiamento, con un tale approccio alla seduta, ogni allenamento è una crescita, è un percorso verso il miglioramento, è un esempio da seguire per i miei giocatori italiani, ma anche per il sottoscritto. Non sto idealizzando la cosa, non mi son fatto prendere dal fascino della realtà che sto attraversando, perdendo il mio spirito critico; non è la prima volta che vengo da queste parti (anzi, facendo due conti...è la 17esima volta) e non voglio fare un discorso buonista e superficiale della situazione. È la pura realtà, per lo meno quella che vivo io. E rimane per me difficile da capire, ma affascinante da vivere.

mercoledì 22 gennaio 2014

Coccodrillo a cena...

Giorno 3

Sveglia, circuito, posture, colazione e subito, subitissimo, in aula! Oggi giornata continua, senza sosta: lezione, test pratico, test teorico, allenamento e ritorno a Yaoundé. Oggi giornata piena, pienissima. E allora, senza perder tempo, eccoci attraversare Eseka, oggi ferma, chiusa fino alle 10 per...la "giornata della pulizia"!!!
In pratica il giovedì è il giorno in cui tutto viene rimandato a dopo le 10 del mattino, perché le ore precedenti sono dedicate alla pulizia: pulizia delle strade, dei negozi, della casa...Pulizia.
Tutto questo in teoria, poiché la realtà ci appare, e ci viene confermata da Francis, ben diversa, poiché questo nobile proposito in realtà altro non è che una scusa per poltrire, godersi un anticipo di week-end oziando...più del solito! Si, perché da queste parti, complice sicuramente il caldo umido, lo sport nazionale è l'ozio, diviso in diverse discipline: sul tavolo di lavoro, sotto l'ombra dell'albero, sulla moto, al tavolo del bar, sulla sedia (entrando a trovare il delegato dello sport ne abbiamo beccato uno mitico: seduto sulla sedia, in posizione propedeutica alla scogliosi, dormiva talmente profondamente che pur pestando i piedi passandogli al fianco, non ha avuto alcuna reazione!) insomma, ovunque ci si riesca ad appoggiare, a volte nemmeno poi comodamente. E così attraversiamo una sonnolente e ferma Eseka per andare al centro dove ci aspettano i nostri allenatori, pieni di energia e forze, almeno io: sarà la carne di coccodrillo mangiata ieri sera (impressionante vedere la pelle, la corazza, sul piatto, ma poi il sapore sembra quasi quello del pollo), o le belle giornate che sto trascorrendo, ma oggi sono più carico del solito. Ora dopo ora, quindi, parola dopo parola, il tempo vola via rapidamente: ultima lezione positiva, con grande partecipazione e interazione da parte di tutti, test ben svolto da quasi tutti (10 bocciati su 24), ottime le esercitazioni proposte da loro e poi...splendido il clima che si crea sempre con tutti i ragazzi che incontro sulla mia strada. Sorrisi, battute con tutti, ma anche rispetto  considerazione, rendono ogni mia visita un'esperienza unica, ogni mio incontro un momento importante per la mia crescita, dandomi alle volte l'impressione che quel poco che riusciamo a portare da queste parti serva come, forse più visto che portiamo un gioco, di tanti altri progetti attivi in questo lato del mondo.
Se poi penso che ultimamente i progetti attivati in questo paese, per garantirsi partecipazione pagano (si, si, pagano) la gente affinché sia presente in aula (e non sto scherzando, ne tantomeno mentendo) mentre noi non solo non paghiamo, ma chiediamo impegno costante coi bambini sotto forma di volontariato e nonostante questo siamo sempre seguiti e ben voluti, be' non posso che esser contento del lavoro che faccio e orgoglioso della società che rappresento e che sostiene Inter Campus da quasi vent'anni.
Ho tanto, abbiamo tanto, da migliorare, da imparare, da fare per cercare di aiutare, sostenere tutti i nostri bambini nel loro percorso di crescita, a volte difficilissimo, ma...sembra che siamo sulla strada giusta. Avanti così, intercampisti!

martedì 21 gennaio 2014

Correre a Eseka...

Giorno 2

Corri e corri, sulla stretta e polverosa strada piena di buche che esce dal villaggio, tagliando a mezzo la foresta, chiusa sui lati da casette di fango, paglia, alternate a quelle di lamiera, cui ogni tanto si contrappone una qualche costruzione di mattoni, una qualche "villetta" nel bel mezzo del nulla; corri e corri sulla via rossissima e polverosa, seguito da bambini e osservato con sospetto da alcuni, con divertimento da altri in quanto...blanche, diverso, pallido, strano; corri e corri evitando le infinite moto taxi, che svolazzano su queste vie come calabroni, incuranti di buche, sassi e polvere, portando sul dorso due, tre, a volte persino quattro passeggeri, per lo più donne, avvolte in coloratissimi vestiti fantasia; corri, corri e...arrivi ad una lunga discesa che si inoltra nella foresta, ma non puoi fermarti. Cazzo, non adesso, devi, vuoi, prima finire il 400 e non sei che a 250mt...ma il sentiero, la stradina che stai percorrendo va svanendo tra gli alberi immensi, ingoiata da radici, foglie cadute e erbacce...300 mt...la luce del sole al tramonto, quindi già debole, è arrestata dal tetto verde del tunnel dentro il quale ti stai spingendo e non si vede più quasi nulla...350mt...rischi un po' di distorsioni, ma continui, ansimando e attento a dove poggi i piedi...400mt! Stop! Dopo un po' arriva Lore:" Albe, io tornerei indietro". Eh, si, anch'io farei lo stesso. Il tempo di recuperare e ripartiamo indietro per l'altra ripetuta! Non nascondo di essermi sentito come Semola quando, costretto dal fratellastro ad inoltrarsi nella foresta per recuperare la freccia scagliata malamente da quest'ultimo nel tentativo di colpire un cervo, rallenta la sua corsa e un po' intimorito pensa di fermarsi per tornare indietro (si, si, lo so, queste colte citazioni lasciano spiazzati i miei quindici lettori: sto parlando della "spada della roccia", il capolavoro Walt Disney, all'inizio del film, prima che Semola incontri Merlino. Ma che ve lo dico a fare, come direbbe Donnie Brasco!) lasciando stare lui la freccia, io la ripetuta. Poi però il fascino dell'allenamento in questo posto mi ha portato a concludere il tutto e alla fine non posso che esserne contento. Che corse splendide sto, stiamo, facendo, imtercampisti. E che altra bellissima giornata oggi: tre ore in aula questa mattina, poi due ore nel pomeriggio, con 56 bambini coinvolti, con la maglia dell'Inter e almeno altrettanti intorno al campo, desiderosi di giocare, ma impossibilitati dal farlo poiché ancora non parte del progetto, con adulti incuriositi, mamme premurose che vogliono vedere con chi gioca il figliolo e altri in semplice passaggio sul campo. Insomma...uno spettacolo!

lunedì 20 gennaio 2014

Camerun, Eseka 2014


Camerun 2014

Tre...Due...Uno...Buon anno! 
Buon anno di viaggi, allenamenti, corsi, crescita e calcio, calcio, calcio;  
buon anno di Inter campus, per la nona volta, visto che siamo alla nona stagione di viaggi nel mondo, avendo iniziato nel settembre 2005 con un viaggio in Romania, negli orfanotrofi di Brasov; 
buon anno di allontanamenti e ricongiungimenti da...casa (se no si diventa melensi), sempre difficili, ma sempre belli, rinnovatori di una storia unica e bellissima; 
buon anno, insomma, in tutto e per tutto, tra tutti i Paesi e tutti i bambini neroazzurri! 
E via, dunque, con un nuovo viaggio, per bagnare al meglio l'ingresso nel 2014, e per non abituarsi troppo a casa, alla routine, e come sempre, per lo meno negli ultimi tre, forse quattro anni, è il Camerun ad introdurmi nel nuovo anno. Camerun, la petite afrique, il paese Inter campus dove sono stato più volte, sempre dal febbraio 2006 ad oggi, due volte per stagione, il paese di Francis, delle cacauette, delle 80 cellule, il paese dove ho iniziato a fare corsi, a pensare all'attuale programmazione didattica, dove ho fatto conoscere da vicino, direttamente, per la prima volta a Silvia, ciò che combino quando la lascio sola a casa per settimane. Insomma...Camerun, un'altra seconda casa! 
Che abbia inizio anche questa avventura, dunque, accompagnato come sempre in Africa da Max e come spesso accade da Lorenzo, forse l'allenatore più africano tra gli altri del gruppo. 
Vi dirò...magari non in diretta, consideramdo che a Eseka, dove stiamo andando, non hanno l'acqua calda nelle case, quindi credo difficilmente avranno internet. 
Ma vi dirò...

Camerun, Eseka

Come sempre succede quando nel mio girovagare neroazzurro finisco in zone diciamo...diverse del mondo, l'aggiornamento del blog avviene solo oggi, al rientro in Europa, al ritorno alla...normalità? Meglio così, perché in questo modo il mio flusso di coscienza viene un po' filtrato e ho la possibilità di rileggere qualcosa di quello che scrivo, correggere ed evitare brutte figure con voi, 15 lettori, costringendovi a leggere errori di sintassi o di ortografia.
Mi spiace solo per mio papà, che rimane senza miei aggiornamenti dal mondo e deve aspettare il mio ritorno!
Rieccomi dunque nella fredda e grigia Italia, pronto al ritorno su di un campo verde, con i miei bambini,  con i loro capricci, le lamentele senza senso dei loro genitori...pronto?