mercoledì 4 dicembre 2013

El festival de Inter Campus

III giorno

It can't rain all the time, cantava il corvo e, cazzo, dico io, meno che meno a L'Havana!!! Saranno le maledizioni degli invidiosi costretti nel loro ufficio milanese, ma qui continua la persecuzione del "frente frio", con pioggia, vento e freddo. Be', freddo...tutto è relativo: si viaggia comunque sui 18/20 gradi, quindi si vive in calzoncini e magliettina, però, cavolo, sono ai caraibi! Voglio sole, caldo e brezza piacevole. È "la mierda di Obama", dice Francisco, il nostro padrone di casa; è la merda americana, cioè, che viene buttata su Cuba, visto che la perturbazione arriva da nord, dalla zona del grande Satana. Ma ok, lamentes no. In fin dei conti lavorare si riesce comunque, anche con l'acqua, quindi bene così.
Si ricomincia anche oggi con un super allenamento, non più sul Malecon, chiuso per le onde troppo alte che invadono la strada, ma sul paseo del prado, un viale pedonale, con ai lati le carreggiate per le macchine, dove, in mezzo ai bimbi diretti a scuola, agli spazzini intenti a ripulire la città e gente varia che si muove verso il luogo di lavoro, due pazzi italiani si cimentano in un lavoro di forza con successive navette sui 50, 30, 25 metri. Dei pazzi. Veramente. Ho provato a immaginare di essere straniero con Silvio a Monza, nel centro, sulla strada verso il ponte dei leoni, intenti nello stesso nostro lavoro mattutino che ci ha visti protagonisti oggi...forse la municipale ci avrebbe fermato, conducendoci al San Gerardo! Qui invece ce la siamo cavata con qualche sguardo incuriosito e qualche domanda sul tipo di allenamento e sul perché, nulla più. Il tutto condito con sorrisi e "hola y buenas dias" vari. Cuba, infatti, è molto "deportiva, quindi il nostro frenetico correre ha acceso la curiosità e l'interesse, ma poco altro.
Chiuso l'allenamento (piacevole massacro, direi), "cafe de francisco" (troppo un grande quest'uomo) e colazione al solito posto, col buon Eligio, prima di dare il via alle danze serie, importanti: corso e allenamento.
Gli allenatori sono pronti, recettivi, attenti, coinvolti e anche questa lezione vola via liscia, liscia, lasciandoci spunti interessanti per i corsi futuri e per migliorare il nostro modo di proporre le cose, portandoci in breve a mezzogiorno, al rompete le righe, e alla seguente pausa pranzo.
Pausa pranzo costretta, a causa dell'imperversare del maltempo e del vento, in un paradar vicino al Pedro Marrero, gestito da un italiano logorroico, sotto effetto di stupefacenti, capace, come dice Aldo, di far sanguinare le orecchie a suon di parole e parole, prima di scendere di nuovo in campo per il festival, il torneo finale, con tutti i bambini della capital coinvolti.
Fortunatamente nelle due ore dedicate ai bambini il cielo si è un po' aperto, consentendoci lo svolgimento normale della festa e, cosa assai più importante, della seguente partita tra allenatori. Fortunatamente...ripensandoci, non so quanto fortunatamente. La nostra partita, infatti, non è stato propriamente un bel momento, per lo meno non tutta: oltre al fatto che io, Silvio e Aldo abbiamo giocato tutta la partita con un uomo in meno e un portiere obeso, ma questo non sarebbe stato un problema, un allenatore della squadra avversaria ha deciso di entrare in competizione con me dal primo secondo di gioco, stuzzicandomi a parole, con calcetti, con gesti fastidiosi, per poi far culminare la sua idiozia con una gomitata tanto inutile, quanto stupida, che scatena la mia ignoranza più becera! Subito dopo aber subito il colpo, infatti, quel coglione mi ha fissato com un sorriso strafottente, beffardo, accendendo in me la scintilla della bestialità: inseguo infatti il pirla e, alla prima palla mezza e mezza, lo scalcio con violenza, facendolo volare e, non contento, colpendolo con la palla mentre rantola a terra. Che pistola che son stato. Lui pirla, ma io ancora di più. Unica nota positiva è stata che poco prima di colpirlo un barlume di lucidità ha fatto capolino nella mia mente, fermando in parte la violenza del mio calcio, provocando al coglionazzo sicuramente dolore, ma nulla più. E per fortuna che non c'erano bambini ad assistere alla scena: dopo la prima scaramuccia mi son guardato intorno e mi sono assicurato che non ci fossero bimbi nelle vicinanze, per dar sfogo ai miei retaggi cavernicoli senza diventare un pessimo esempio, ma rimango comunque un pirla. Anyway. Parentesi ignorante a parte, ci siamo divertiti e come sempre mi son reso conto di quanto sia bello giocare a calcio, pur questa volta con un po' di amaro in bocca e soprattutto mi son reso conto di quanto i lavori realizzati col prof in questi anni mi abbiano portato ora ad uno stato di forma decisamente soddisfacente! Vado come un treno e sto benissimo, anche se accompagnato dal mio balordone, pur più leggero, ormai. Va be', sparirà anche lui.

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