lunedì 30 settembre 2013

Uganda once again

Sera, buio e qui il buio è vero; la stagione non permette al cielo di manifestarsi in tutto il suo lucente splendore puntellato, rendendo ancora più scura la terra, coprendo di nubi tutta la volta celeste, dalla quale a tratti spunta la luna, piena solo due giorni fa e ora calante. Cena e non certo all'african Village. Vogliamo uscire e quindi  si sale in macchina, per andare verso Mokono, villaggio qui vicino un po' più simile ad una città di quanto non sia Nagallama e, come sempre, inizia un'avventura nell'avventura: lungo la strada matatu e boda boda (taxi collettivi e moto taxi) sfrecciano con fari altissimi in ogni dove, persone camminano nell'oscurità a bordo strada e...perbacco, non è mica facile muoversi in senso opposto di marcia rispetto al nostro! Maledetti inglesi anticonformisti! Se poi a tutto ciò si aggiunge la nebbia...cazzo, la nebbia come a Milano, il 24 di settembre, sulla strada che attraversa la foresta equatoriale (non pluviale bestia!)!!! Assurdo! Be', dicevo, se a tutto ciò si aggiunge la nebbia, ecco che passo la mezz'ora di viaggio concentratissimo, sia all'andata che al ritorno, spremendo le ultime energie, già consumate dal super allenamento di oggi  per rientrare al villaggio (7 km con mega salite, in 29 minuti...si può far meglio!), ritrovandomi ora, nel letto, distrutto. Contento, ma distrutto.

25 settembre

Spettacolo! La corsa di ritorno è ogni giorno più bella! Un lungo cammino tra sali e scendi che attraversa tre villaggi, con capanne lungo il suo percorso, mucche dalle lunghe corna legate ai lati, caprette libere di scorazzare, come i numerosi piccoli e scurissimi bambini che si esaltano vedendomi passare e mi seguono per brevi tratti urlando il loro personale incitamento, bye mzungo, e gente ovunque, incuriosita dal folle agire del bianco in neroazzurro. Peccato solo che su quella stessa strada mal asfaltata, piena di buche e piuttosto stretta, debbano correre insieme a me (e a Juri con la bici di Michael, a causa della sua tallonite, se no sarebbe davanti a me a farmi da lepre) anche camion alimentati a carbone, visto il fumo nero e intenso che si lasciano alle spalle, e colmi oltre l'umana immaginazione di ogni genere di merce trasportabile (legna, sacchi di farina, matoke, banane...esseri umani!), macchine ancora in grado di muoversi per non si sa bene quale magia, viste le loro condizioni, matatu capaci di sputare un fumo puzzolente degno della peggior ciminiera cinese e boda-boda trasportanti tre, quattro persone alla volta. Folcloristica, certo, la fauna che popola l'asfalto fatiscente sul quale mi cimento nel mio quotidiano allenamento, ma pericolosa e inquinante, per cui un po' dispiace dover respirare le loro emissioni e dover schivare le loro pazzesche manovre (Silvio ne sa qualcosa...vedi la scorsa visita). Ma va bene così. Do fondo quindi al mio programma:4x1000 sotto i 4 al km, che considerando le salite posso considerare un buon lavoro, con recupero di 1'30" tra le serie e due 500 mt nel finale. Direi degna conclusione di una gran giornata. Il corso sperimentale proposto con Juri, infatti, ci ha dato buone sensazioni e scendere in campo per la prima volta con i mister come assistenti, correggendo non tanto i bambini, quanto loro, nel loro stare in campo, proporre le esercitazioni, nel costruire i campi, nel gestire la seduta, è stato molto apprezzato dai coaches, ritenendolo molto utile per la loro formazione. Son contento, perché ho avuto una bella idea. Si, mi do delle arie, ma anche questa proposta è farina del mio sacco e vedere che anche questa sta dando buoni esiti mi rende felice. Certo, è mio compito e dovere,  quindi rientra nelle mie mansioni, nella norma, ma son comunque soddisfatto. Bravo mister! Ora serata da qualche parte, in qualche altro "ristorante" dove saremo gli unici bianchi, dove ci presenteranno un mega menu, per poi dirci che hanno solo fish and chips, or chicken and chips...magari mi sbaglio. Guida Juri, però: mi sun stracc!

post cena: magari mi fossi sbagliato, invece...fish and chips, dopo un mega menu di facciata! Be', anche questo è Uganda! Di certo però non faccio più guidare Juri! 
Cazzo, sms di Silvia: la clio, la nostra macchina, sta morendo! osti, una spesa da non sottovalutare. 

domenica 29 settembre 2013

Uganda, once again II

Martedì 24 settembre

Tra tutti i paesi africani che conosco, e sono purtroppo ancora pochi, l'Uganda è sicuramente quello più ordinato, più organizzato e fino a oggi quello in cui mi son sempre sentito sicuro; fino a oggi, però, perché, cacchio, l'assalto al centro commerciale di Nairobi ad opera degli Shebab(si scrive così?) e la seguente minaccia di attaccare Kampala e gli infedeli ugandesi hanno, stanno, rendendo anche questo splendido angolo di mondo come gli altri: metal detector agli ingressi di ogni luogo affollato, polizia ovunque, controlli serrati, occhi sospettosi che ti scrutano...insomma, stessa maledetta tensione che si vive in Congo, in Angola, in Tunisia, eccetera. Ogni posto con i suoi motivi, con la sua storia, con le sue paure e i suoi nemici da combattere,  ma accomunati tutti dallo stesso clima di ostilità nei confronti di noi occidentali infedeli e quindi punibili con la pena estrema. Cazzo. Ed è stato bruttissimo provare oggi quelle sensazioni anche qui, in questo paese che ho sempre vissuto come al di sopra delle parti, al di fuori delle tensioni che negli ultimi dieci anni stanno sconvolgendo e ahimè caratterizzando il mondo in cui viviamo. Prima di muoverci verso Nagallama, infatti, siamo dovuti passare dalla banca per cambiare euro in scellini Ugandesi e per entrare abbiamo dovuto passare i controlli tipici degli aeroporti dopo l' 11 settembre: metal detector, agenti che hanno perquisito l'auto, polizia armata, insomma tutto quello che speravo di non incontrare mai in Uganda. Invece...per fortuna poi ci siamo trasferiti...fuori dal mondo! Nagallama, infatti, rimane un villaggio, non distante chilometricamente parlando dalla capitale, ma distante anni luce dalla stessa per struttura, ritmi, modi e vita quotidiana, per cui le tensioni della mattina sono sparite non appena rimesso piede all'African Village, dove alloggiamo, e poi al campo della nostra St. Joseph Primary School. Il verde smeraldo dei campi, la terra rossissima, i jackfruit in vendita a bordo strada, insieme a papaie, meloni, kassawa e plantain; gli odori intensi della foresta pluviale che si estende appena oltre la lingua di asfalto che percorriamo, uniti a quello dell'umidità che si alza dalla terra riscaldata dal sole, in seguito alle frequenti piogge di questo periodo; i canti degli uccelli, uniti alle urla dei bambini (mzungo, mzungo è il suono ricorrente al nostro passaggio), attivano i miei sensi e mi allontanano dalle paure della città e da quei pensieri negativi che mi hanno accompagnato fin qui. Ora...sono a casa, sono tranquillo: campo, bambini in neroazzurro, i nostri allenatori e il solito Benjamin che si avvicina, col suo consueto modo di fare. Mi scruta, mi studia, cerca il contatto, illumina il suo volto con un mega sorriso e...via, si ricomincia da dove avevamo terminato. 

venerdì 27 settembre 2013

Uganda once again

Uganda, settembre 2013

Se c'è una cosa che non sopporto nei nostri viaggi è la sveglia per la partenza! Quando questa mattina si è scatenata alle 4, ho impiegato più di un attimo per capire che era realtà e non parte di un sogno quel suono fastidioso che mi trascinava a forza fuori dal mondo onirico, per catapultarmi in quello reale, in quella lunga, infinita giornata che mi ha condotto ora, dopo 16 ore di viaggio, a Kampala, nella ormai mia solita casa del Cuamm. Ora sono a pezzi, distrutto dal sonno, ma troppo assorbito dai pensieri per i giorni a venire, per riuscire a prendere sonno: una settimana di lavoro sul campo, sperimentando insieme a Juri una nuova forma di intervento, adatto a questa realtà, utile, spero visto che è la prima volta che la applico, per continuare il nostro percorso formativo rivolto agli insegnati della scuola di Nagallama e aiutarli a diventare sempre più allenatori/educatori inter campus. 
In questa nuova avventura mancherà Max, bloccato a casa dalla febbre, per cui saremo senza organizzativo, ma sia io che il boiola(Juri) siamo in grado di muoverci autonomamente da queste parti, per cui, pur dispiacendomi per l'assenza del mio consueto compagno di viaggio, son tranquillo per quanto riguarda gli aspetti organizzativi della missione. E ci mancherebbe! Sono ormai 6 anni che vengo qui e 9 stagioni che giro il mondo con Inter Campus: sarei un bel babbo a non sapermi muovere! 9 anni...caspita. E 10 che sono con Silvia! In pratica le due cose sono nate e cresciute insieme, eppure ancora non riescono a convivere; ogni partenza, ogni viaggio, diventa più difficile per lei vivere serenamente il distacco e la distanza, e ogni volta gli estremi delle sue labbra tendono sempre più verso il basso al momento del saluto. Non che per me sia semplice, non che a me poco importi di lasciarla sola a casa tutte le volte che vado a giocare sui campi del mondo, ma quello che non riesco a trasmetterle è la mia gioia, la mia serenità nel sapere che poi si ritorna, che poi ci si riabbraccia e che tutte le volte è una nuova festa, una nuova gioia, un nuovo incontro per noi, che rinnova, rinfresca ciclicamente la nostra vita insieme; me ne vado, vero, ma...solo per ritornare! 
Sproloqui dettati dalla stanchezza...dormiamo, va, che l'è mei!

martedì 17 settembre 2013

giovedì 12 settembre 2013

Congo, Kinshasa 2013

...e poi, cacchio, all'improvviso ( si fa per dire, visto che siam partiti alle 20.30 e siamo arrivati a Linate alle 11...) passi dal campo in sabbia del camp Kikolo, a quello in erba sintetica della Calva, dai bambini nerissimi, senza scarpe, senza abiti se non la maglia neroazzurra, spesso, troppo spesso, senza i genitori, eppure disciplinati e attentissimi alle tue proposte sul campo, ai tuoi che si sputano addosso nello spogliatoio, che crescono a bestemmie e sembra ti facciano un favore a giocare a calcio; dalla bolgia infernale delle strade sterrate di Kinshasa, alla tangenziale super affolata di Milano, con gente isterica, maleducata e prepotente gia' alle 7 del mattino. Ti ritrovi, quindi, catapultato da una realtà ad un'altra, senza quasi rendertene conto e spesso, almeno io, senza essere in grado di rendermene conto, lasciandomi superficialmente scivolare addosso tutto, senza fermarmi a riflettere, a ripensare a questi due mondi così distanti e diversi, ma immergendomi in ciascuno di essi senza colpo ferire, come se nulla fosse, rendendomi conto solo a tratti di quante occasioni di crescita, di miglioramento lascio cadere, evitando di fermarmi, di rallentare un secondo e...pensare.pensare.
Solo ogni tanto son capace di rallentare il ritmo, come ora, e riavvolgere il nastro delle esperienze, per gettare un po' di luce su quella selva di avvenimenti altrimenti accatastata nell'oscurita recondita della mia mente (vuota, piena solo di palloni, quindi ricca di angoli oscuri), per capire un po' piu' dove sto andando, cosa sto combinando e cosa fare per render tesoro cio' che ho la fortuna di vivere. Ma giusto un secondo: poi c'e' il prossimo viaggio da preparare, l'allenamento del pomeriggio, quello del giorno dopo, i bimbi da accogliere, i genitori da calmare, già sul piede di guerra ancor prima di aver iniziato la stagione (un'ora a parlare con due papà che, in una squadra di 14 bambini, si lamentavano per l'orario dell'allenamento e chiedevano con insistenza il cambio orario, senza tener conto degli altri 400 bambini coinvolti nella nostra società, giusto per dirne una) e tutte quelle menate che ogni giorno di più mi spingono a pensare ad una casetta con Silvia fuori dalla scuola di Nagallama, o vicino a Francis, o nei pressi della casa di Alba onlus a Lubumbashi, o, o, o...

lunedì 2 settembre 2013

Congo, Kinshasa 2013

30 Agosto

Grandi! Finalmente siamo riusciti a dar vita al classico torneo inter campus di fine missione anche qui, dove negli anni passati non eravamo ancora riusciti a far giocare tutti i bambini contemporaneamente per costanti e apparentemente irrisolvibili problemi organizzativi. Oggi invece eccoci qui, sul grande campo in sabbia dove giochiamo ormai da 4 anni, con 100 bambini impegnati nello stesso tempo nella disputa del torneo. E come è venuto bene, forse proprio per il fatto che era il primo: Barcellona, Real Madrid, Chelsea, Liverpool e Manchester, l'Inter no se no tutti avrebbero voluto giocare in quella squadra, han dato vita a dieci bellissime partite e l'entusiasmo è montato man mano che si andava avanti, con cori delle squadre a riposo fuori dal campo, esultanze ai gol, incazzature per le sconfitte e grandi sorrisi per le vittorie, che aumentavano partita dopo partita. Bellissimo sentirmi chiamare nel mezzo delle partite da bambini dei campi vicini, che sorridendo mi comunicavano il loro gol e il risultato della loro partita ancora in corso: " Alberto', 1-0! j'ai marquez!". Mitici! 2 ore di partite e poi i saluti finali, con la solita richiesta da parte di tutti, ma proprio tutti, delle mie scarpe da calcio, che di solito lascio, ma questa volta porto via con me, non senza vergognarmi un po'. Domenica infatti inizio il ritiro coi miei 98 e non ho il tempo di comprarmene di nuove e inoltre queste sono il modello Frankestein, che prima vorrei testare a fondo! L'altro giorno in campo, infatti, le ho sfondate lateralmente ed ero pronto a buttarle a fine viaggio, ma poi le ho consegnate al Sec, insieme a 500 franchi, circa mezzo dollaro, e mi son tornate indietro cucite come il testone del famoso mostro! Mi spiace nani, ma le scarpe del Mundele, come chiamano da queste parti i bianchi, tornano a casa con lui, per calpestare, almeno per un altro po', altri campi del mondo!

Torneo concluso, ci tuffiamo nel caos unico di Kinshasa per fare il check in in città: qui infatti tutte le procedure di check in si fanno in città, compresa la consegna dei bagagli da spedire, per cui siamo costretti a muoverci, divincolarci tra le migliaia di macchine anarchiche che affollano le strade, tra clacson impazziti e urla frenetiche di venditori di ogni cosa. Ma "il bello" deve ancora venire: dopo il check, il pranzo, un mini allenamentino, la doccia a casa di Alain, dobbiamo dirigerci all'aeroporto per tornare in Italia e...ecco la vera bolgia infernale!  Macchine che avanzano contromano, camion giganti che sbuffano fumi neri, carichi di ogni qualsivoglia merce, moto con tre-quattro persone a bordo...mi mancano sostantivi e aggettivi per dare almeno in parte idea del casino che ci gira intorno! Davvero, impossibile per me, con dizionario limitato dare una idea, anche limitata, di ciò che sta succedendo fuori da questo finestrino! Tra tutti i paesi africani dove ho la fortuna di giocare, tutti super incasinati e "anarchici", Kinshasa e' sicuramente sul primo gradino del podio. Ma forse e' per questo che mi piace tanto venire da queste parti...