martedì 1 ottobre 2013

Uganda once again III

Palla lunga e alta di Juri, controllo in corsa con la coscia, palleggio rivolto verso la mia porta con l'uomo alle spalle, sombrero di esterno piede, quindi superato il poveretto, rientro con tunnel con l'interno piede! Ovazione dei bambini seduti a bordo campo, esaltazione generale per il numero e umiliazione pubblica di coach Ben, il malcapitato. Mi spiace per lui, ma un po' se lo meritava: durante la partita, e anche lo scorso anno, aveva deciso autonomamente dei falli, dei corner, delle rimesse, insomma aveva fatto un po' troppo lo scienze motorie di turno, quindi la giusta punizione è stata giustamente servita in campo: prima un due tunnel con conseguente dribbling, quindi il super numero. Fantastico! Giocare è sempre la cosa più bella in assoluto; non mi stancherò mai di correr dietro quella palla, di tornare, o rimanere, bambino con quell'oggetto fra i piedi. E la cosa che più mi piace è vedere che sono sempre e ovunque in ottima e numerosa compagnia: grassi, magri, bassi, alti, abili e impresentabili, atletici e impediti, tutti i mister del mondo quando tornano, o diventano per la prima volta, giocatori durante le nostre partite, si trasformano e godono, si divertono, bramano la palla. Una passione planetaria! 
Se penso a Silvia e a tutti i problemi lavorativi che sta affrontando in questi giorni, che la stanno sommergendo e la stanno stressando ai massimi storici, cacchio, mi sento in colpa a vivere queste giornate: corso con gli allenatori coinvolgente, ben congegnato e ad hoc per i loro bisogni, che si è piacevolmente sviluppato nell'arco delle tre ore mattutine, pranzo collettivo con tutti gli allenatori e immediatamente dopo allenamento con i nostri bambini, non senza difficoltà a causa del livello scadente del gruppo di oggi (le 12 bambine hanno fatto la differenza, direi, senza voler passare per misogino), ma comunque divertente e utile,  per poi liberare il campo e dar libero sfogo alla nostra voglia di calcio...cazzo, mi sento in colpa si! E dopo la telefonata in lacrime di questa mattina, per sfogarsi proprio a causa del lavoro, il senso di colpa non può che crescere. Ma che fare? La porto sempre con me? Mmm...nice idea...

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