giovedì 21 giugno 2012

Immagini da Cuba


In aula coi "profe"

Il gruppo al gran completo



Giocando a Cuba




Conduzione in quadrato



I profe prendono appunti



Ricardo Martinez in aula!



domenica 17 giugno 2012

Cuba, Giungo 2012


16 giugno: La Habana e Paris

Ancora una volta, sento il dovere di urlare il mio disprezzo nei confronti dell'aeroporto francese, Charles de Gaulle! Una vera merda!!! Tutte le volte la stessa storia: atterri, sbarco lentissimo, trasferimento al terminal ancor più lento, controlli fastidiosamente minuziosi (annesso litigio con quel pirla che controllava i passaporti) e lungo la strada nessun video che segnali il gate di partenza! Senza esagerazioni, la capitale francese ha il peggior aeroporto d'Europa, del tutto disorganizzato, con personale sgarbato e maledettamente francese. Va be', antipatie storiche a parte, siamo quasi alla fine: 10 ore di viaggio e mi trovo catapultato dall'altra parte del mondo, in una realtà, quella che mi appartiene se non altro per cittadinanza, opposta rispetto a quella da cui provengo e questo "salto" nel tempo e nello spazio tutte le volte mi lascia un po' perplesso, confuso. Se penso che ieri pomeriggio ero sull'isola antiamericana per eccellenza e ora sono quasi a casa, un po' mi spavento. Ma finalmente rientro a casa!!!

Cuba, Giungo 2012


15 giugno 2012: La Habana

Silvia non lo sa, anche se credo che sospetti qualcosa viste le mie continue gaffes temporali, ma in questo momento sto rientrando in Italia, a bordo di questo gigantesco aereo air france. Non lo sa perché voglio farle una sorpresa proprio domani, visto che in serata avrà il saggio di teatro cui non avrei dovuto partecipare, e, visti i soli dieci giorni trascorsi a casa dal 19 maggio ad oggi, credo sia il minimo. Poca roba, certo, considerando che tra nove giorni mi reimbarcherò alla volta della tunisia prima e del camerun dopo, ma almeno provo a dimostrarle che non e' solo una goduria per me, ma lo star tanto lontano da casa mi pesa, nonostante sia bellissimo stare in campo un giorno a Luanda e pochi giorno dopo a L'Habana, ma...cacchio, perdere serate insieme, la quotidianità di una normale coppia, ogni tanto pesa anche a me.
Missione Cuba, quindi, conclusa, anche questa volta, "anche" riferito alla missione, visto che e' la prima volta che metto piede nell'isola castrista, molto positivamente: con gli allenatori il taglio prettamente pratico credo abbia dato un nuovo, importante, segnale al progetto, trascinando direttamente sul campo ragazzi molto preparati dal punto di vista teorico, son tutti prof dell'università dello sport, ma totalmente a digiuno di aspetti pratici, quindi con poche idee riguardo esercitazioni e struttura di un allenamento. Vederli armati di penne e quaderni durante gli allenamenti proposti da me e il grandissimo Richi Martinez, responsabile inter campus colombia, e' un segnale positivo di interesse e apprezzamento, che mi spinge ad andare avanti con questa modalità operativa anche nelle prossime visite. Coi bambini le cose poi sono andate anche meglio, ma come dico spesso "in un mondo di ciechi, lo sguercio e' un re", cioè, troppo facile coinvolgere, divertire bambini in un allenamento, quando sono abituati a fare riscaldamento in stile Valcareggi e partite 11 contro 11, seguiti, per modo di dire, da allenatori intenti a sbraitare e lamentarsi per gli errori tecnici dei giocatori della propria squadra. L'obiettivo e' donar la vista a questi orbi, quindi continuare a lavorare cercando di trasformare l'approccio all'allenamento e ai bambini di questi "profe", come e' chiamato l'allenatore da queste parti, non certo perché mi sento dotato di poteri magici, tali da potermi far fare miracoli, ma semplicemente perché lavoro per un progetto splendido che ha proprio questo obiettivo, per cui...sotto con lo studio, l'aggiornamento per migliorare il mio servizio e ancora una volta, grazie Inter Campus!

Cuba, Giugno 2012


14 giugno

Coma! Ora sono veramente in coma! Contentissimo per la bella giornata trascorsa, ma distrutto e anche con un cazzo di orzaiolo sotto l'occhio destro.
Giornata ormai già classica, da queste parti: allenamento mattutino lungo il Marecon (2 serie da 8 minuti di 20"+20", ma in difficoltà fisica, soprattutto di gambe e la cosa non mi piace), colazione alla pasteleria vicino all'Hotel Telegrafo (come mi manca la mia zona...), corso agli allenatori allo stadio Nacional Cerro Manero, quindi pausa pranzo prima del pomeriggio coi bambini. Oggi pero', a differenza degli altri giorni, non siamo andati al mare, ma essendoci l'Italia, ci siam fiondati in un ristorante italiano per vedere la partita, circondati da Italiani...papponi, schifosamente viscidi, presenti per lo più per cercar gloria amorosa, laddove, nel loro habitat, tale gloria e' solo agognata. E non parlo di uno, due esemplari di questa avvilente specie, ma di numerosi individui a mio modo di vedere patetici, mano nella mano con giovani ragazze di colore, evidentemente costretti a pagare per poter ottenere qualcosa altrimenti negato. Peccato. Peccato soprattutto perché e' facile poi fare di tutta un erba un fascio, per cui l'italiano viene catalogato tutto in questa categoria e lungo le stradine affascinanti de l'habana vjea si viene spesso, troppo spesso, avvicinati da procacciatori di chicas o di altra mercanzia ipoteticamente gradita dal peninsulare, che ti tampinano lungamente, facendoti anche perdere un po' la pazienza. Ho provato a cercare tra quei cercatori di gloria anche persone di altre nazionalità, ma i più quotati siamo proprio noi. Ahime'. Comunque, ricerca antropologica a parte, la giornata e'trascorsa molto positivamente e si e' conclusa in una parada, mi sembra si chiami così, cioè una casa privata aperta al pubblico, che cucina e prepara specialità ai pochi ospiti che può contenere...o meglio, questo era in origine; oggi infatti hanno assunto le sembianze di veri e propri ristoranti, con più di quaranta coperti, cucina internazionale e solo un pallido ricordo della propria origine tradizionale. Il nuovo "socialismo" avanza e cresce.


Cuba 4, Giungo 2012


Riflettendo su Cuba

Si entra in contatto con una realtà strana, diversa, ma non per questo non interessante, quando si tocca per la prima volta il suolo cubano; il socialismo studiato a scuola, visto nei film, immaginato da giovane adolescente, qui prende concretamente forma e lo incontri in tante piccole cose, cui non sei abituato, figlio del mondo capitalistico, quindi figlio di una realtà opposta, lontana. Scoprire da Roberto, il nostro tassista personale, un omone nero e sempre sorridente, con un ventre a pallone evidentissimo, che solo un anno fa e' stato permesso alle persone di comprare e vendere fra loro macchine, o case  e sapere che questa cosa gli ha permesso di cambiare auto, per migliorare il suo lavoro, solo oggi, e' una cosa strana, per noi abituati alla compravendita; sapere che nella realtà cubana esistono due unita' monetarie differenti, l'una destinata ai cubani, i pesos cubano, di scarsissimo valore economico, e l'altra invece destinata ai turisti e a tutte quelle persone che lavorano in questo ambito, vera unita monetaria dell'isola, conio unitario cubano mi sembra, scambiato a un euro e due, venti volte più del pesos, e creato appositamente per controllare il flusso di denaro che entra nella città e poter così controllare e ridistribuire, o almeno questo e' l'intento, le ricchezze derivate dal turismo, e' sicuramente una cosa lontana dalla nostra, per lo meno dalla mia, immaginazione. O ancora sapere che internet qui e' vietato e solo attraverso il mercato nero la gente riesce ad accedere alla rete, e sapere che per questo impedimento e' cosa normale, comune, vedere ragazzini di tutte le età con in mano dei libri, tassisti che ti parlano delle teorie di Marx, o giovani che ti raccontano con date e riferimenti precisi la storia del proprio paese, fa nascere in me domande sui pro e contro di tale impedimento. Questi son solo alcuni esempi, altri potrei citarne (la tendenza innata alla condivisione per esempio, il sostegno reciproco che scorgi in ogni azione quotidiana, potrebbero essere altri), ma rendono abbastanza l'idea di come qui le cose siano "gestite" diversamente. Mancanza di libertà? Giusto controllo delle cose, per garantire una distribuzione equa e giusta delle ricchezze? Privazione di alcuni diritti, tali secondo il nostro punto di vista, capace però di garantire sostegno alla naturale indole sociale dell'uomo? Non lo so, ma quel che so che questa educazione socialista la si può piacevolmente ritrovare in tanti atteggiamenti, comportamenti della gente, più aperta, votata alla condivisione, al sostegno reciproco, all'apertura verso l'altro. Un esempio su tutti che mi e' rimasto in testa si riferisce all'allenamento di ieri: stavo proponendo un gioco per il tiro in porta, ma avevo a disposizione solo 5 palloni. I bambini calciavano a raffica, ma non sempre con esiti positivi, per cui e' capitato che i palloni fossero quasi totalmente dispersi alle spalle delle porta e dovessero essere recuperati; quasi totalmente, ma quell'unico bambino che aveva ancora il prezioso attrezzo ai piedi, non essendo il predestinato, secondo l'ordine, al calcio, ha ceduto la sua palla al compagno per far si che calciasse! Questa cosa sembra una sciocchezza, ma io ho bene in mente invece quel che succede a casa: quando un bambino che deve calciare e' senza palla e il suo compagno vicino invece ne e' in possesso, l'ultimo pensiero di questi e cedere il suo pallone, ma anzi, proprio perché lui ha l'attrezzo, pensa a scavalcare il turno del compagno per calciare in porta. Ripeto, una sciocchezza quella appena riportata, ma spunto per me di riflessione su questi due mondo lontani con cui ho, abbiamo, a che fare. 

Cuba 3, Giugno 2012


13 giugno 2012: La Habana

Incredibile sentirli parlare: giovani, vecchi, adulti, tutti con lo stesso, dominante, argomento da sviscerare, tutti coinvolti dalla stessa, identica, eterna passione: las chicas!  E' quasi una malattia da queste parti, peggio che in Brasile, stato che consideravo il più allupato del mondo; invece partendo da Octavio, autista di taxi sesantacinquenne che non può tornare a prenderci al campo perché a quell'ora ha un appuntamento con una donna italiana, Marta, e ci mostra orgoglioso la pillolina blu che trasforma in "legnaco", testuali parole, il suo spento arnese, fino ad arrivare a Pires, soprannome che ho dato ad uno dei nostri allenatori, che non mi ha mai chiesto se la spiaggia dove trascorro la pausa pranzo e' di mio gradimento, pulita, con il mare bello, ma si e' solo limitato a cercar conferma della presenza di chicas, appunto, intorno a noi, in cima alla lista dei discorsi dei cubani c'è sempre lo stesso argomento. Incredibile sentir parlare sempre, in ogni occasione, certo non solo perchè le menti da queste parti sono molto più interessanti che da noi, di donne.
Chicas a parte, anche oggi grande, intensissima, giornata, iniziata con la mia consueta corsa lungo il Marecon, vialone lungomare de l'Habana, quest'oggi solitaria, visto che Aldo ha deciso di non dar seguito al suo allenamento di ieri, sviluppatasi attraverso la seconda giornata di corso, la pausa alla playa de l'est, l'allenamento coi nostri bambini, purtroppo gli stessi di ieri, e conclusasi ora con una cena presso l'unica birreria artigianale della città, che non poteva non godere della mia visita, visto il nettare prodotto! Birreria sita all'interno di uno splendido palazzo appena ristrutturato, per riportarlo ai fasti del passato, che ospita al piano superiore un oficina della musica, rimessa a nuovo anch'essa grazie al sostegno della provincia di Cremona, che ha anche esportato alcuni suoi celebri liutai per avviare un progetto relativo alla costruzione di strumenti musicali. Nonostante tutto, ogni tanto mi ricordo che essere italiano non e' sempre vergognoso. Questo palazzo si trova inserito all'interno di una piazza stupenda, patrimonio mondiale dell'Unesco, P.za Vijea, guastata solo dalla presenza di negozi di abbigliamento, i pochi, pochissimi, presenti nella città, che ti aiutano a capire la strada che va imboccando il socialismo cubano.  
Passeggiando sulla strada del ritorno il mio sguardo ha continuato a perdersi, spaziando tra i magnifici palazzi, quei pochi ristrutturati, e i loro barocchi balconi, tra le grandi e ampie piazze, che ricordano molto quelle di Madrid, e le strade di ciotolato, segno distintivo del quartiere più bello dove  ho fin'ora camminato: l'habana vijea. 
La serata si e' quindi chiusa presso l'El Floridita, locale storico della città, reso famoso dalle lunghe serate trascorse a bere Daiquiri da Hemingway, al punto che il locale ora presenta, nel punto dove il romanziere trascorreva le serate in compagnia del bicchiere, una statua ad altezza naturale dello stesso. 
A differenza dell' Ernesto, però, la mia resistenza è decisamente limitata e le forze iniziano ben presto ad abbandonarmi, nonostante la splendida atmosfera del locale: sono a pezzi e domani si riparte, quindi finito il cocktail, via, mi fiondo nel letto e fino alle 6.50 non mi si sente!

Cuba 2, Giugno 2012


12 Giugno 2012: La Habana

Che bella! Madonnina che bella, per quel che ho potuto vedere, la capitale cubana! A partire dai nostri alloggi, case particular, cioè case di privati che affittano per pochi CUC, unità monetaria locale dedicata agli stranieri, ben diversa da quella ufficiale, i pesos cubani del popolo di cui cercherò di spiegare più avanti, stanze libere dei loro appartamenti, site in pieno centro di la habana vieja, a pochi passi dal capitolio, pulite, sicure e gestite da gente gentilissima e sempre sorridente, come più o meno tutti i companeros fin qui incontrati. Oltre alla casa pero', la città in se e' affascinate, con case coloniali colorate, alberghi fermi agli anni trenta e macchina che popolano le strade, uscite dalle prime puntate di happy days, o dei Jefferson! Cadillac, Chevrolet, Playmouth, splendide, bombate, piene, un po' goffe e spente da cinquanta e più anni trascorsi a correre sugli asfalti di Cuba, ma ancora integre nella loro fiera ed eterna bellezza. 
Veramente bella! 
Informazioni turistiche a parte, anche il lavoro va alla grande: oggi primo incontro con i nostri allenatori e coi bambini. I primi sono tutti professori di educazione fisica, inseriti nei progetti del governo, perché qui nulla avviene senza il benestare di Fidel, e quindi messici a disposizione per il nostro lavoro. Ragazzi e non, preparati, molto preparati, su tematiche sportive generali, ma con poche conoscenze e competenze relative al gioco del calcio, ma comunque, molto interessati, coinvolti e motivati nel seguirci. I secondi, i bambini, sono parte di una squadra del progetto inter campus, non particolarmente abili, ma anch'essi motivatissimi e quindi facilmente allenabili. Due sessioni di allenamento, mattutina con gli allenatori e pomeridiana coi bambini, intervallate da tre ore di splendido, meritato e, come sempre, colpevolizzante mare! Colpevolizzante perché il pensiero non può che correre a Si, ai miei fratelli, ai miei amici, costretti otto ore in ufficio, con unica via d'uscita: l'arrivo delle 17.30 per sfogarsi e divertirsi un po'; colpevolizzante perché, quindi, trovarmi in spiaggia tra un allenamento e l'altro aizza il mio grillo parlante che mi ricorda che devo lavorare, che non son qui in vacanza, che non e' giusto nei confronti degli altri di cui scrivevo sopra; colpevolizzante, vero, ma...splendido. Spiaggia bianchissima, palme e anche se l'acqua non era proprio come me la immaginavo, la goduria e' stata elevata!
Goduria ripetuta la sera, nonostante la stanchezza esagerata, quando prima siamo andati alla Boteguita del Medio, locale storico de l'Habana,per un aperitivo a base del miglior mojito della città, per poi trasferirci in un ristorante all'aperto, in cima ad una terrazza, posto vicino all'ingresso del porto, in una zona bellissima! Da qui alle 21 precise ho fatto conoscenza molto da vicino con il canonazo, ricorrenza quotidiana che ricorda il segnale, dato appunto con un colpo di cannone, di chiusura dell'ingresso alla baia del porto.
Ora, mezzo dormiente, son pronto a crollare, nel mio letto, a casa della già mitica Conchita, il cui nome non può che farmi sorridere ogni volta, se penso all'espressione argentina ormai completamanete assimilata dal mio gergo! 
Be', buona notte.

Cuba, Giugno 2012


11 Giugno 2012: Cuba

Cuba, La Habana: eccomi protagonista per la prima volta nell'isola cubana, ultimo baluardo noto del socialismo, dopo la Cina, of course, anche se li mi viene difficile non immaginarmelo agonizzante il socialismo; eccomi nel mare d'oro, dei Caraibi, per la prima volta da quando sette anni fa cominciò il mio pellegrinaggio neroazzurro. 
Sono curiosissimo di conoscere questo posto, con le sue mille contraddizioni, con i suoi anacronismi e con tutto il suo fascino caraibico.
Subito, appena arrivato all'aeroporto, entro in contatto con i famosi ritmi cubani, non intesi dal punto di vista musicale, ma da quello della velocità, meglio lentezza, con cui svolgono ogni mansione: un'ora per ritirare il bagaglio di Aldo! Esperienza questa che mi convince, se mai ne avessi avuto bisogno, di far la scelta giusta ogni volta, con il mio bello zaino sulle spalle, portato tutti i viaggi con me in cabina e quindi non vittima delle attenzioni dei vari addetti degli aeroporti mondiali. 
Terminata la biblica attesa, eccoci in Taxi, diretti verso i nostri alloggi, passando attraverso vialoni, piazze immense e mille e più scritte di propaganda (il classico "hasta la Victoria", il sempre eterno "cuba o muerte", il noto "viva la revolucion", per citarne alcuni), zigzagando tra macchine degli anni cinquanta che tossiscono lungo tutte le strade della capitale e moto di poco più giovani; alloggi siti vicinissimo al campitolio, in un quartiere vecchio e che al primo impatto appare poco turistico che ancora non conosco, ma col quale, a breve, entrerò in contatto. Molto carino e tra le sue vie, forse per via dei vari film che ritraggono Cuba visti a casa, mi sembra di essermi già perso, di aver già camminato naso all'insù. Magari in un'altra vita...Bene, fin qui tutto bene. Mi manca già Silvia, ma una settimana passera' veloce. Domani si inizia: mattina allenatori, pomeriggio bambini, per il mio debutto cubano!

giovedì 7 giugno 2012

Israele 2012: immagini


 Allenatori e bambini dell'una e dell'altra parte


 chissà che cacchio c'è scritto la sopra???


Dario col fischietto...porc...

Grazie Franco!!!

mercoledì 6 giugno 2012

Israele 5 giugno 2012

Saro' noioso e ripetitivio, anche perche' quest'evento si ripete necessariamente ad ogni mio viaggio, ma...giocare a calcio e' la cosa piu' bella del mondo! Angola, Brasile, Uganda, Camerun, o Israele che sia: correre dietro a quella palla di cuoio con gente piu' o meno sconosciuta intorno, con la quale ti senti amico solo perche' parte integrante della tua squadra, con la quale lotti e ti diverti solo per oltrepassare quella maledetta linea di porta con un tiro, con la quale ridi e scherzi perche' uniti dalla stessa, immensa, passione, e' una cosa che mi rende veramente felice! Niente vale come il calcio per integrare, accumunare, unire, rendere cosa unica persone diversissime tra loro, apparentemente agli estremi, eppure rese cosi' fraterne da un oggetto sferico. Il fatto di saper giocare, di far comunque e ovunque vedere di conoscere quell'oggetto sferico e saperlo trattare, mi ha sempre aiutato nella socializzazione, da piccino quando per la prima volta, da poco trassferito a Monza, mamma mi porto' di forza a giocare a calcio all'oratorio sotto casa, come oggi, quando portato da Samra tra i suoi amici , in breve calciando e correndo dietro alla palla, ho iniziato a parlare e conoscere nuove persone, sicuramente utili per la mia crescita. Che bello giocare a calcio!!! Ma altrettanto bello e' sicuramente allenare, insegnare, per quel che posso, a giocare a calcio e sfruttare questo sport per far passare concetti, valori, significati, utili non solo sul rettangolo verde, ma anche, e soprattutto, al di fuori del campo, nella vita di tutti giorni. Con oggi abbiamo concluso la missione qui in Israele, questa volta credo di poter dire anche abbastanza soddisfatto, visto che son riuscito a fare cio' che avevo in mente, senza sottostare ai capricci e alle pretese megalomani di Harek e company. Credo finalmente di aver trovato il bandolo della matassa per portare avanti con buoni risultati il progetto, anche da queste parti, pur vivendolo, affrontandolo, in maniera unica, particolare, viste le caratteristiche uniche appunto, particolari, di questa realta'. Speriamo, perche' comunque l'ultima parla spetta sempre a loro e non si sa mai quale possa essere. In ogni caso ennesima esperienza positiva, con allenatori, bambini (alla partita tra allenatori erano presenti un sacco di bambini di Jaffa, che urlavano i nostri, mio e di Dario, nomi ad ogni azione...Fantastico!!!) e con i compagni di viaggio; ora a casa e domenica si riparte, questa volta verso il Mare dei Caraibi, destinazione Cuba! Poi pero' voglio fermarmi! Voglio stare un po' a casa con Si!!!

lunedì 4 giugno 2012

Israele 4 giugno 2012

4 giugno Che pippe! In tutta la mia ancor breve carriera, mai mi era capitato di fare allenamento con così tanti bambini scarsi insieme! Quasi incredibile da raccontare: 20 bambini lontani anni luce da un qualsiasi movimento armonico, o per lo meno logico e coordinato; 20 bambini con evidenti problemi motori, incapaci di compiere il più semplice movimento, partendo dalla camminata (chi pronatore, chi supinatore, quasi rari i neutri), fino ad arrivare a salti di più semplice fattura: tutto appariva irrealizzabile. Poverini. Poverini, perché ce l'hanno messa tutta, son stati attentissimi e recettivi per tutto l'allenamento, motivatissimi e determinati ad apprendere e anche se siamo riusciti comunque a divertirci e a ridere insieme dei limiti evidenziati, questi problemi motori certo saranno un bell'ostacolo per il loro futuro sportivo e per questo dico poverini! Certo, lo sport, il calcio, non sono tutto nella vita di un bambino, ma per me sono abbastanza e vedere così tanti bambini "pippe" nello stesso gruppo e' proprio un brutto segnale lanciato dal nostro mondo "avanzato" ed industrializzato. certo, Inter Campus e' per tutti, non fa distinzioni tra scarsi e deboli e non va a caccia di talenti, e' un momento di gioco e divertimento aperto a tutti, attraverso cui crescere e migliorarsi non solo come calciatori, ma saper per lo meno colpire una palla faciliterebbe il divertimento, oltreché l'apprendimento; certo, io son qui per integrare attraverso le mie proposte bambini dell'una e dell'altra parte, a prescindere dalle abilita' manifeste, ma se quando si gioca la partita la palla riuscisse a muoversi senza essere maltrattata da tutti i piedi presenti sul campo, le cose magari risulterebbero più facili. Con questa situazione sotto gli occhi, risulta evidente che qui di lavoro sul campo se ne svolge ben poco e quel poco di bassa qualità, perché altrimenti questi bambini un minimo saprebbero giocare con la palla e la cosa mi fa ulteriormente incazzare, considerando la spocchia e l'arroganza che manifestano i "nostri" allenatori, di fronte alle nostre proposte di corso, troppo semplici, elementari, quasi offensivi, per le loro abilita'. Cacchio, ma se siete realmente così bravi come mi dite e come sicuramente potreste essere, come diavolo e' possibile che i vostri bambini siano così poco educati all'allenamento? Non si può dar sempre e solo la colpa al bambino e alle sue incapacità quando si ha a che fare con questi "scempi motori"! Troppo facile, cari i miei misters! L'allenamento, in ogni caso, vola via e, seppur modificato e semplificato rispetto a quanto avevo in programma, mi ha comunque divertito e lasciato qualche spunto interessante, oltre ad aver divertito i miei giovani allievi, visti i sorrisi e il coinvolgimento di tutti, ed una volta concluso siam dovuti correre a casa a lavarci, per poi trasferirci in un locale vicino al campo per un incontro chiarificatore in vista del futuro, con allenatori dell'una e dell'altra parte. Non nascondo la diffidenza e la disillusione di fronte a questo ennesimo incontro delucidante, ma alla fine credo e spero fortemente che forse qualcosa e' passato e l'aver imposto il sol lavoro pratico sul campo per questa visita, da ripetersi la prossima, credo abbia contribuito a migliorare un po' le cose, in vista del futuro di Inter Campus in Israele. Speriamo! Nel frattempo continuiamo anche domani i nostri allenamenti, per poi discutere con loro dell' andamento e dell'organizzazione della seduta, cercando di affrontare attraverso la pratica i concetti che solitamente presentiamo teoricamente. D'altronde il valore di aggiunto del nostro progetto e' proprio la sua adattabilità e qui dobbiamo proprio dar fondo a tutta la nostra fantasia per raggiungere gli obiettivi! Forza Inter Campus. Avanti così!

domenica 3 giugno 2012

Israele 3 giugno 2012

3 Giugno Gran bella giornata, quella che sta volgendo al termine. Mattinata libera, sfruttata per allenarmi insieme a Dario, anche se di allenante ha avuto ben poco visti i ritmi del suddetto (non me ne voglia, sto solo prendendolo in giro) tuffo in piscina (siam mica nella "mia" Africa, qui: hanno anche la piscina, i signori) e pomeriggio in campo, con bimbi Israeliani e arabo-israeliani insieme. Insieme e uniti sotto la stessa maglia! Certo, fosse stato per loro io avrei dovuto fare allenamento con gli ebrei e Dario coi musulmani, ma poiché conosco i trucchettini adottati da Raz, il responsabile allenatori israeliano, e ormai un po' conosco anche i bambini, appena mi hanno "consegnato" i 20 bambini coi quali avrei dovuto giocare, li ho mischiati con quelli dell'altro gruppo e son partito verso il mio campo per dar vita alla mia seduta.  Che assurdità! Ai miei ignoranti occhi, questo loro atteggiamento risulta del tutto incomprensibile: il voler mantenere ben divise le due realtà, il volersi presentare come superiori, come migliori, ai nostri occhi, a discapito degli altri,  il loro comportamento spocchioso e arrogante, rende gli allenatori israeliani esageratamente...assurdi!  Certo, sessanta e più anni di conflitto, sessanta e più anni di tentativi di mediazione da parte delle più grandi agenzie umanitarie del mondo, senza evidenti, concreti risultati, dovrebbero spingermi a capire che certo non sarà il mio allenamento a mutare le sorti di questa terra, ma ogni volta che torno da queste parti rimango stupefatto dalle difficoltà, dall'incomunicabilità, dall'astio, dalla naturale antipatia che emerge tra le due fazioni contendenti e soprattutto dal momentaneo stato di stallo della situazione, che nonostante gli sforzi sembra, almeno a me, non migliorare, addirittura non cambiare, in nessun modo. Tutto e' fermo: i pensieri, i rapporti, gli atteggiamenti degli uni nei confronti degli altri; tutto e' rimasto uguale da quando per la prima volta siamo venuti in questo campo del mondo a far giocare a calcio i bambini. Eppure qui sono entrambi israeliani! Cacchio! Esempio lampante di quanto sto scrivendo son stati i discorsi post allenamento, intavolati con Raz e la signora che ci segue, Israeliana, per conto della Nilit, la società che paga per averci qui; discorsi che volevano essere polically correct, ma che mettevano in buona luce gli uni, oscurando gli altri; discorsi assurdi,  interrotti solo dal gelo, per me divertentissimo, creato dalla epocale gaffe di Dario, il quale volendo ringraziare un signore israeliano che gli stavo porgendo il caffè, si e' a lui rivolto con un arabissimo "shukran"...udendo quella parola il signore si e' irrigidito e in un freddissimo inglese ha sottolineato il fatto che lui e' israeliano, non arabo! "toda'", ho tardivamente suggerito al giovane allenatore, ma ormai il signore era stato "offeso"! Questo per far capire minimamente "come sem cunscia' insci'"! In ogni caso, la sfida e' proprio questa: cercare, almeno in campo, di uniformare, di rendere uguali i due "contendenti", senza pretese megalomani di pacificare il medio oriente, anche se a volte, di fronte a comportamenti e discorsi, ci si sente nuovi eroi della Mancha, contro nuovi, ancor più grandi, mulini a vento. Shalom, miei 15 lettori (se altri ne avevano 25...), e' tempo di dormire ora, sperando che la terra a casa la smetta, una volta per tutte, di tremare, perché Silvia dice che anche questa sera si e' spaventata da matti, pur stando a villasanta, quindi...non oso immaginare gli Emiliani! 

Israele Giugno 2012

2 Giugno 2012 Altro giro, altra corsa! 5 giorni a casa e ora via, alla volta della Terra Santa, alla volta di Nazareth, alla volta di un nuovo posto dove far giocare bambini in tinte neroazzurre. Il progetto qui e' particolare: siamo a Nazareth, città Israeliana, che conta tra i suoi abitanti un forte numero di arabi/israeliani, cittadini di serie B da queste parti, impegnati a lavorare presso la NILIT, azienda produttrice di lino, che tre anni fa si e' impegnata per portare Inter Campus da queste parti e permettere ai bambini dei suoi lavoratori, un po' arabi ed un po' israeliani, di giocare a calcio, possibilmente insieme.  Possibilmente, gia', ma non concretamente, perché gli israeliani non si mischiano agli "altri" e non vogliono stare sullo stesso campo con gli "altri", per cui il nostro grande sforzo si concentra proprio in questo tentativo, in questa iniziativa: far giocare insieme bambini dell'una e dell' altra parte infinitamente contendenti e eternamente rivali. Di corsi qui non se ne parla, visti anche gli esiti degli ultimi due anni, per cui la nostra concentrazione sarà tutta rivolta al campo, a proporre allenamenti a gruppi misti, cercando attraverso le esercitazioni, attraverso il gioco, di aprire un po' le menti serrate dei bimbi  nei confronti del diverso, dell' arabo o dell'israeliano che sia. Questa volta, mio compagno di viaggio e' Dario, oltre al solito max, giovane allenatore in prova, che da domani vedro' all'opera su campi diversi da quelli cui e' normalemente abituato, che da domani iniziero' a valutare per capire quanto e come poterlo inserire nel nostro grandioso staff. Da domani si vedra', ma ora si dorme,visto che e' dalle 5 che sono in piedi e sono un po' in coma! Buona notte, dunque, e a domani!