martedì 15 ottobre 2013

Israele 2013

14 ottobre

La bestia seduta al mio fianco in aereo ha deciso che non dormirò durante questo viaggio quando, approfittando della mia momentanea lontananza dal sedile per lavarmi i denti, spalanca le sue lunghissime gambe invadendo il mio "minuscolo spazio vitale" e occupa il bracciolo in condivisione con il suo nerborutissimo bicipite brachiale. Le dimensioni dei suoi pettorali e le vene gonfie sul collo mi convincono a desistere da ogni tentativo di riconquista del mio territorio, per cui mi rannicchio nel mio angusto sedile e mi rassegno alla notte insonne. Arrivati a Tel Aviv il sonno e' dominante nella mia mente, ma l'autista del taxi che ci viene a prendere deve essere il parente ebreo di Crippa, deciso a combinarne di ogni pur di ritardare il nostro approdo all'agognato letto, per cui prima si presenta all'uscita con un cartello con scritto Inter Campus...in caratteri ebraici, per cui vaghiamo per l'aeroporto per un po' a caccia del nostro autista, e poi si dimentica di vidimare il biglietto del parcheggio, lasciandoci parcheggiati, motore acceso, per una buona mezz'ora in una delle corsie d'uscita! Geniale. Svengo due minuti dopo che siamo partiti, riverso sul sedile posteriore del van fino all'arrivo a Nazareth, dove mezzo minuto dopo aver preso possesso della mia parte del letto matrimoniale, crollo definitivamente. Riprendo i sensi solo alle 11, al suono della sveglia: circuito di forza col prof e Andre, insalata e...campo. Confesso: arrivo al campo contrariato e non provo nemmeno a nascondere il sentimento: ho voglia di scendere in campo, di fare allenamento, ma non qui, non per quel pistola di Raz e quel gruppo di pirla al suo seguito. Dopo quattro anni mi son stufato di venir qui, fare allenamenti costringendo gli allenatori a mischiare i bambini ebrei con quelli arabi ed essere consapevole del fatto che nel momento stesso in cui mi sono allontanato dal campo, bambini dell'una e dell'altra parte tornano a dividersi e a vivere la propria realtà fino al nostro ritorno, sei mesi dopo. Quattro anni in cui non c'è stato progresso, crescita, avanzamento nei rapporti, anzi, mi sembra sempre di vedere peggioramenti tra loro, al punto che, avendo ora trovato un altro progetto da affiancare, con il quale inizieremo mercoledì la collaborazione, fosse per me non ci avrebbero più visto. Invece...ecco perché sono contrariato, ma poi il campo, la palla, i bambini fanno il loro solito incantesimo su di me e trascorro due ore sul campo con proposte nuove, elaborate col mitico prof, che ci divertono e ci coinvolgono come se nulla fosse. Il tutto aveva già cominciato a volgere al positivo quando, arrivato al campo con gli altri due prima dei bambini e messomi subito all'opera per disegnare gli spazi delle esercitazioni, mi son sentito chiamare da un sacco di nani appena giunti al campo di corsa, pronti per giocare con noi. "Alberto. Alberto", pronunciato un po' con la R ebraica, un po' con la cadenza aspirata araba ha rinvigorito il mio ego e mi ha caricato di grandi energie, subito riversate in campo. 
Bello, bellissimo allenamento e poi... corsa con i miei compagni di avventura e altro grande allenamento proposto dal prof, che chiude alla grandissima una gran giornata. La cena con i fuochi d'artificio e la festa in piazza per via della festa del montone, che coinvolge la comunità musulmana della città, sono poi la ciliegina sulla torta. Posso dormire soddisfatto anche oggi.

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