giovedì 16 giugno 2022

Il corso

 Anche questo giro mi son reso conto che la mia parte, la parte del corso che gestisco io e che tratta degli aspetti tecnici, pratici, è quella che più coinvolge, più interessa e attira attenzione. Non per merito mio, sia chiaro, ma perché il calcio ha una forza unica, incredibile e ahimè poco sfruttata, ovunque lo si proponga. Che sia l'India, dove questo non è certo lo sport più praticato, o il Paraguay, dove non si gioca ad altro, quando si parla di allenamento, di bambini, di crescita attraverso l'allenamento, attraverso il gioco, tutti, ma proprio tutti, rimangono colpiti, interessati e coinvolti. E la cosa se da un lato mi affascina (cacchio, pensare che dietro quella palla, indistintamente, corrono bambini neri, gialli, bianchi, alti, o bassi, ricchi o poveri, indisciplinati o mega educati...tutti, ma proprio tutti, in tutti i campi del mondo, è un pensiero che mi affascina) dall'altro mi fa incazzare terribilmente. Incazzare per il semplice fatto che sul 90% dei campi il potenziale del calcio non viene sfruttato, anzi, peggio, non è nemmeno preso in considerazione, e si fa perdere amore, interesse per questo sport, riducendolo a un passatempo per molti, quando probabilmente potrebbe essere molto di più. 

Ci si prova, insomma, a condividere questa idea, questa visione delle cose, e i trenta allenatori presenti con noi in questi giorni hanno dato prova di voler davvero far parte di questo progetto, di voler davvero far parte di questa idea. Mi son proprio divertito. E tra i vari presenti c'erano anche ex calciatori della nazionale, diventati poi allenatori delle selezioni giovanili, quindi non proprio persone naturalmente predisposte ad accogliere tutti sul campo e ad allenare tutti, indistintamente, eppure...eppure proprio con loro mi sono intrattenuto di più a parlare, proprio loro mi hanno fatto più domande e proprio loro, durante la parte pratica, volevano partecipare e divertirsi. Davvero, son rimasto colpito da questo loro atteggiamento. Grandissimi. Va detto che la gente da queste parte è super "cistosa", come dicono loro. Gente gentile, amabile, accogliente, sempre sorridente e positiva. Già in passato ero rimasto positivamente colpito dal paraguagio e questa volta ancora di più. Capisco ora ancora meglio il detto secondo cui chi arriva in paraguay arriva piangendo (le strade sono mezze devastate, le città non son proprio modernissime) e se va ancora una volta piangendo. 

mercoledì 15 giugno 2022

A volte ritornano

 Caspita se ne è passato di tempo! Ridendo e scherzando, l'ultima volta che sono stato da queste parti a fare allenamento è stato il 2011! Madonnina. Non pensavo, ma oggi quando ho rivisto Julio e abbiamo ripercorso la nostra strada insieme, entrambi siamo rimasti sorpresi dal ricondurre a quella data il nostro ultimo incontro paraguagio. Incredibile. Come incredibilmente bello è stato riabbracciare Julio oggi, appena arrivato al centro tecnico federale: una delle persone "illuminate" incontrate sul mio cammino, una di quelle persone che con la sua storia di vita e il suo modo di essere oggi, mi hanno stupito, sorpreso, affascinato; una di quelle persone che voglio portare come esempio ai miei giovani giocatori, ai miei studenti, perchè no, alle mie due streghette, perché questo con la vita ha fatto a pugni, ha lottato, e ora è qui, un po' malconcio, ma vivo e vegeto e carico di una vitalità contagiosa. Di chi sto parlando, vi starete chiedendo miei 25 lettori? Di Julio Gonzales Ferreira, un ex calciatore paraguayano, che al momento di spiccare il volo a 25 anni, quando giocava nel Vicenza in serie B e aveva già firmato un pre-contratto con la Roma, oltre ad aver vinto l'argento olimpico alle olimpiadi 2004 e ad essere parte della selecion nacional che nel 2005 aveva già in tasca un biglietto per il mondiale tedesco dell'anno successivo, ha pensato bene di addormentarsi in macchina, schiantarsi contro due camion, farsi travolgere da una terza vettura e rimanere cosi senza il braccio sinistro, col braccio destro a mezzo uso e segnato in vari punti del corpo. Di un ragazzo, quindi, che stava correndo in aeroporto per tornare a casa e raccontare alla famiglia dei suoi sogni che si stavano realizzando e che in un attimo non solo ha visto svanire quei sogni, ma ha visto la sua vita stravolgersi completamente, assumere tutta un'altra piega, prendere una strada completamente diversa da quella che aveva in mente lui. Eppure...eppure, come dice lui, gli è stata data una seconda opportunità, si è rimboccato la manica, l'unica che il destino gli ha lasciato ( se ci sono perbenisti tra i miei 25 lettori, quella è la porta. Con Julio è un continuo far battute di questo genere e il primo a iniziare è sempre lui), ha voluto a tutti i costi tornare a giocare nella serie A del suo paese per dimostrare a tutti che poteva ancora farcela e una volta arrivato dove voleva si è ritirato, ha appeso gli scarpini e ha iniziato un'altra carriera, sempre nel calcio, ma in quello vero, quello della strada, anzi, quello che allontana dalla strada. Ha aperto infatti una sua fondazione e ha iniziato a far giocare a calcio bambini che altrimenti non potrebbero giocare e che con grandi probabilità imboccherebbero strade "sbagliate", eppure da queste parti ultra affollate, e ha così iniziato a dedicarsi agli altri, a quelli più piccoli, sempre con quella palla tra i piedi. 

E oggi, dopo tanto tempo, son riuscito a coinvolgerlo nel nostro corso, a farlo entrare come partecipante, ma soprattutto a farlo entrare come testimonianza reale, vera, di ciò che diciamo, ossia di quanto il calcio possa segnare positivamente la vita di un bambino, di una bambina, anche senza farlo diventare un calciatore "vero". Son contento, son proprio contento di averlo qui con me. O meglio, di essere qui con lui: sarà sicuramente un plus incredibile per me, per il corso, per fifa football for school, per i mister presenti...per tutti, insomma. E spero anche di riuscire a dargli l'opportunità di trovare qualche contatto utile per trovare nuovi fondi, nuovi aiuti, per il suo progetto a Cateura e all'Aldea. Foza Julio!

martedì 14 giugno 2022

Ritorno ad Asuncion

 Prima o poi doveva capitare: in questo primo anno, quasi, di FIFA avevo sempre messo nuove bandierine sul mio risiko personale, avevo sempre giocato su nuovi campi del mondo, mai esplorati prima, ma questa volta mi tocca tornare dove sono già stato. Qui, infatti, già nel 2009 avevo messo piede, per dare il calcio d'inizio al progetto a Cateura con Julio Gonzales, progetto ancora oggi attivo con circa 270 bambini coinvolti. Un progetto incredibile, nella discarica della città: ricordo che al momento della partitella, dovendo infilare il palo nel terreno di sabbia, trovai una latta d'olio e un copertone nascosti sotto terra, che mi impedivano di piantare il palo, e cercando di rimuoverli mi imbattei in altra pattumiera nascosta. Che roba. Con il papà di Julio che mi inseguiva per il campo con il mate, per farmi bere durante l'allenamento perché a suo dire faceva troppo caldo. Quanti km gli ho fatto fare, poverino!

E oggi rieccomi qui, con un'altra divisa addosso, ma con gli stessi obiettivi, lo stesso entusiasmo e la stessa passione. E le stesse persone, perché son riuscito a coinvolgere Julio in questa missione, che ci accompagnerà in aula e in campo, ma soprattutto che ci racconterà la sua storia incredibile, per dare un esempio concreto di ciò che significa "crescere attraverso il pallone". Son proprio contento. Il mio ulteriore obiettivo è quello di riuscire a fargli avere qualche pallone dei 5000 che abbiamo spedito qui...ma questo è tutto da vedere. 

Via, allora, iniziamo: centro tecnico federale, arrivo!