domenica 30 novembre 2014

L'Habana!!!

Hasta Inter Campus, siempre.

Due viaggi in uno hanno inizio: Cuba prima e Brasile poi, per chiudere al meglio questo primo semestre di viaggi, di corsi, di allenamenti e di maglie neroazzurre distribuite…sui campi del mondo. 
Come sempre negli ultimi anni arrivo a fine semestre a pezzi, stanchissimo fisicamente e mentalmente, ma in più a questo giro al normale cumulo di “acido lattico” va sommata la situazione non proprio chiarissima al nostro interno, che riguarda il nostro futuro, che porta altre forme di stanchezza, altri "carichi di lattato” che si aggiungono, si accumulano e mi portano ora come ora a sentirmi veramente in overtraining!!! Per fortuna sono gli ultimi due: dal 5 dicembre mi fermerò a casa e potrò così scaricare un po’, anzi ricaricare un po’ le batterie, in vista del prossimo altrettanto intenso e impegnativo anno. 
Ora però corpo e testa alla missione: Cuba, L’Habana per iniziare, corso dedicato ai nostri allenatori la mattina e allenamenti pomeridiani; le mattine dedicate allo sviluppo delle quattro aree attraverso il “normale” allenamento e i pomeriggi per dimostrare in campo ciò che abbiamo teorizzato la mattina. Come al solito, dunque, menù completo e alte aspettative dei misters da soddisfare, i quali qui come da nessun’altra parte, si dimostrano sempre preparati e competenti…per lo meno in teoria, rendendo così ai miei occhi particolarmente piacevole il progetto su quest’isola, nostalgica rappresentante di un sistema ormai ridotto a semplice e, perché no, lontana utopia.
Si parte, quindi: hasta inter campus sigue!

giovedì 20 novembre 2014

Pictures...


La consegna della maglia è sempre speciale! Quando poi è neroazzurra...


Minchia, Jennifer!!!


Due tiri con DJ!!! 



Ciccio bombo cannoniere!!! Segna ed esulta alla grande! Mitica!


martedì 11 novembre 2014

L'angolo del mister...newyorker

Suggeriamo musica anche sto giro: "Kronologik", cypress hill

Ne abbiamo di strada da fare!
Caspita se ne abbiamo.
I nostri allenatori in questo angolo di mondo sono più animatori da oratorio che altro, abituati a preparare un campo di gioco, accogliere i bambini e lasciarli giocare, senza obiettivi, senza percorsi da seguire, senza insegnamenti da lasciare. Gioco, gioco puro, libero e incondizionato, come se fossero al parchetto in compagnia solo degli amici, ma con la supervisione dell'adulto, pronto a intervenire in caso di bisogno e, soprattutto, con i palloni e i cinesini a disposizione. E cambiare questo loro approccio alle cose non si sta rivelando semplice: in fin dei conti così facendo, secondo il loro punto di vista, danno comunque un "luogo alternativo" alla strada ai bimbi di Inwood, quindi comunque stanno intervenendo positvamente sulla loro vita, quindi perché complicarsi le cose e iniziare a pensare ad area emotiva o cognitiva, a fase analitica o situazionale, a calciare, ricevere e condurre? Mi viene da dirgli, perché ormai siete inter campus, ma non tutti vogliono ascoltarmi. E allora...e allora la prima visita gli ho presentato una serie di esercitazioni ludiche, utili per dare ai bambini qualcosa in più della semplice palla, la seconda ho iniziato, insieme ad Andrea quella volta, ad introdurre la divisione in gruppi per fasce d'età e la strutturazione dell'allenamento secondo la nostra metodologia e questa volta mi sono concentrato, ero solo, sulla definizione delle squadre, sugli orari di allenamento, sulle modalità attraverso cui dar forma alle sedute. Ora, da qui, martellerò David e Ray per avere report degli allenamenti e capire quindi se i gruppi davvero lavoreranno sul campo, o...giocheranno e basta. Certo è che non mi aspettavo una situazione del genere e così tante difficoltà nel cambiamento.
Situazione, la nostra, unica, perché avendo avuto la possibilità di seguire gli allenamenti del Manatthan soccer accademy, mi son reso conto che il livello non è così pessimo. Anzi. In questa accademy le proposte dei mister sono state valide, intense e ben gestite, anche se...cacchio, senza obiettivi condivisi. Tante belle esercitazioni, ma non legate le une alle altre, non pensate per portare uno sviluppo nelle abilità del bambino: tanti obiettivi insieme, un gran bel rebelot, ma, per me, poco funzionale agli obiettivi di una scuola calcio. Per me, però...e se fossimo noi a sbagliare approccio?

lunedì 10 novembre 2014

The river

The river

Quand’ero più giovane leggevo un sacco di fumetti e uno dei tanti che contribuiva alla mia folle spesa mensile era ESP, la cui particolarità era consigliare della musica da abbinare alla lettura dell’albo. MUSICA, vera, speciale…almeno per me. Prendo spunto da questa reminiscenza per consigliare l’ascolto della canzone che troverete seguendo il link, mentre scorrete le mie parole. 
https://www.youtube.com/watch?v=nAB4vOkL6cE

Fa freddo, cacchio, fa freddissimo e certo essere in questo parco, lungo il fiume Hudson certo non facilita l’avvento di una temperatura più sopportabile. Ma è qui che facciamo allenamento: InWood Park, all’estremo nord di Manatthan, in un parco pubblico che affaccia sul New Jersey, nascosto là dietro, là in fondo, dietro quei coloratissimi boschi, arancioni, gialli e verdi, che fungono da confine tra i due stati. Il fiume in mezzo, enorme, pienissimo in questi giorni, grigio e…freddissimo anche lui! Osservarlo mi raffredda ancora di più, vederlo scorrere lentamente, ma con vigore, mi fa rabbrividire, eppure da quando metto piede nel parco non posso non guardarlo: l’acqua, la corrente…non so che cazzo devo aver assunto oggi, ma il corso d’acqua mi incanta e scatena una tempesta di pensieri nella mia testa.

"We'd go down to the river  
And into the river we'd dive 
Oh down to the river we'd ride " 

Stop Albe! Bisogna rimandare: ora c’è da tornare su questo lato del fiume e preparare la giornata qui, a Inwood, al freddo e al gelo! È qui, infatti, che oggi diamo ufficialmente il via alle attività, con tanto di stampa, sponsor (pirelli) e autorità varie a dare un po’ di “colore” all'evento. Non son propriamente questi i miei momenti preferiti, ma…fermiamoci qui. Sotto con i campi, le maglie, i tavoli.
I bambini arrivano piuttosto puntuali rispetto alle loro abitudini, alla loro sudamericanissima consuetudine, per cui più o meno in orario rispetto alla tabella di marcia diamo inizio alle cose: Youri ringrazia, l’amministratore delegato di Pirelli America parla, il congressman (un personaggio che sembrava uscito dai Robinson!!!), l’ambasciatore italiano alle nazioni unite parla, Franco fotografa, gli operatori riprendono…insomma, tutto perfetto e alla fine, con quel poco di sole presente durante la giornata che ci abbandona del tutto e un vento gelido che ci accompagna, riusciamo a dar vita anche a un mini torneo sul campo “adornato” per l’occasione da centinaia di cacche di oca! È buio, buissimo, ma Ray, su mandato di Youri, dopo che alla fine del primo allenamento della settimana avevo fatto richiesta, ha recuperato due mega luci di quelle che si usano per i lavori stradali, quindi…click! Fiat lux! E anche i bambini possono giocare e finalmente scaldarsi un po’, dopo aver preso un sacco di freddo. Un po’ di casino sui tre campi che ho disegnato, tra fotografi, telecamere e personaggi vari che occupano i già angusti spazi adibiti a terreno di gioco, per cui il torneo si trasforma in partite a raffica, con minime soste per evitare l’assideramento, con l’obiettivo di far divertire e far giocare il più possibile i nostri giocatori. 

venerdì 7 novembre 2014

first day in N.Y.

First day in New York

Non essere riuscito a correre oggi proprio non mi è andata giù! Mi ha segnato la giornata; ma quando è suonata la sveglia alle 5:45, puntata per uscire ad allenarmi, e con estrema fatica mi sono alzato dal letto, per trascinarmi in bagno, dove ho incrociato la mia faccia distrutta riflessa nello specchio, ho deciso in un momento di lasciar stare per oggi e di rituffarmi nel letto per un’altra ora! E ora pago le conseguenze della mia pigrizia, perché il mancato allenamento mi è pesato tutto il giorno sul groppone: umore negativo, stanco fisicamente e poco brillante. Che mi serva di lezione! Per fortuna nel pomeriggio mi catapulto in campo e riesco a rimettere in piedi un po’ le cose: 52 bambini, 6 palloni e non so quanti cinesini, comunque pochi, mi costringono ad attivarmi mentalmente e fisicamente per riuscire a dar forma ad una seduta efficace e divertente, quindi in un’ora e mezza sul campo riesco almeno in parte…ad allenarmi. I bambini sono cresciuti dall’ultima volta e soprattutto i più piccoli, hanno fatto un grande balzo in avanti sotto il profilo dell’educazione all’allenamento: ora sanno muoversi in uno spazio delimitato, rispettano le file, capiscono le progressive difficoltà dell’esercitazione, tanto che con loro son riuscito a spingermi ben oltre il limite che mi ero posto in sede di preparazione della seduta, aumentando notevolmente il carico cognitivo delle proposte rispetto a quanto immaginato. L’allenamento durante l’anno sta dando i suoi frutti, nonostante comunque sia evidente che la seduta proposta normalmente non sia ancora…Inter Campus a tutti gli effetti. Osservando le intensità che riescono a tenere e lo stupore, ripeto soprattutto dei più piccoli, di fronte ad alcune proposte, mi risulta piuttosto evidente che il modello di allenamento non sia proprio il nostro, ma…siamo qui apposta. 
La luce purtroppo svanisce presto e i miei interventi sui vari gruppi devono concludersi troppo presto, per i miei gusti, ma sono costretto a fermarmi perché qui non si vede veramente nulla! In questo parco pubblico nella zona di Inwood non ci sono certo i pali della luce e quindi una volta che il sole cala, le nostre attività devono fermarsi. Sembra poi che domani debba piovere e il campo non è in grado di “reggere” la pioggia, quindi in caso di acqua domani saremo anche costretti a sospendere le attività: sperem de no!!!

Nella grande mela

Nella grande mela!

Rieccomi nella grande mela! Ma perché mela? Si dice che la “colpa” sia di un grande cronista sportivo dei primi anni del novecento, che battezzò in questo modo, big apple appunto, l’ippodromo di New York, perché vincere alle scommesse in questo circuito significava guadagnare molto più che in altri posti, significava cioè aggiudicarsi, mangiarsi, la mela più grossa disponibile. Si dice…ma si dice anche, questa l’ho sentita oggi, che la mela, grande e grossa, era il compenso destinato ai musicisti jazz che si esibivano nel periodo del proibizionismo, nei locali di Manhattan (leggenda riportata anche da wikipedia) e da li, da quel compenso, deriva il nomignolo tutt’ora in uso che designa la città. Ma si dice anche qui: in realtà non so con certezza il perché di tale soprannome; quel che so con certezza è che ora mi ritrovo, a 8 mesi di distanza, nuovamente da queste parti, da queste fredde parti per essere precisi, per proseguire il cammino con i nostri bambini di Inwood, insieme a Djorkaeff e alla sua fondazione.
Sbarcati dall’aereo alle 19 locali, dopo 9 ore di volo, alle 21 siamo già in riunione con Ray per fare il punto della situazione in vista dei prossimi, intensissimi giorni: domani incontro presto, alla mattina, dall’altra parte della città (e non è certo piccola questa città!!!) con i ragazzi di American Scores, un’associazione che lavora con i bambini, unendo calcio e poesia, facendo cioè contemporaneamente giocare a calcio e imparare a scrivere, ma soprattutto a recitare, poesie, a bimbi dagli 8 ai 13 anni, quindi pranzo con Nader, partner di Youri nella fondazione, e allenamento pomeridiano a Inwood; giovedì mattina altro incontro e pomeriggio altro allenamento; venerdì mega evento con centinaia di giornalisti invitati, consegna delle maglie e torneo e sabato mattina altro allenamento, prima di partire per tornare a casa…casa…cazzarola, a ottobre ho fatto 16 giorni a casa e 15 fuori! Per forza settimana scorsa ho litigato di brutto con Silvia: non ci si vede mai, da quando è ricominciata la stagione! Da luglio ad oggi ho già fatto sei viaggi e nell’immediato futuro non sembrano migliorare le cose. ‘azz! Devo preparare un manichino con le mie forme da mettere in casa…