domenica 23 settembre 2012

Kinshasa 22 Settembre

Kinshasa 22 Settembre 

Dopo 4 giorni di riposo forzato a causa di una caviglia con aspirazioni da melone in seguito ad una distorsione, ritorno in pista! e per la prima volta a Kinshasa, dove fino ad oggi mi avevano sempre sconsigliato di correre per evitare assalti, visto il pallore della mia pelle. Questa volta pero' siamo all Gombe', quartiere residenziale, vicino ad ambasciate, ministeri e, addirittura, la casa del presidente, per cui dopo il doppio allenamento coi bambini (oggi ho tirato fuori un'esercitazione per lo smarcamento, che devo riproporre leggermente modificata coi miei), cambio veloce, garmin e via, lungo la strada che mi porta sul lungo fiume Congo, fronte a Brazaville. Poca roba oggi, la caviglia e' ancora gonfia e la sento deboluccia, ma almeno si corre! 20 minuti a 4 al km con variazioni di 30",45",60" ogni due minuti circa, giusto per riprendere confidenza col fiatone, la fatica e...la goduria per l'allenamento! ora vediamo cosa mi dice la caviglia e se tutto va bene, domani mi alleno sul serio, una volta rientrato da Kimbondo. Si, perché dopo tre giorni a Kinshasa, domani andiamo a visitare i bambini dell'ospedale di mama koko, la dottoressa italiana che 20 anni fa ha mollato tutto per metter in piedi questa struttura ospedaliera nel mezzo del nulla, nella foresta fuori Kinshasa, struttura che ben presto e' diventata punto di riferimento per tutti i villaggi vicini e non, che hanno scaricato, scaricano e, sperem de no, scaricheranno li i loro "bambini stregone", oltre a cercare la soluzione per i loro malesseri. Bambini stregone, cioè bambini accusati di essere portatori di sventura, di malocchio, perché nati in periodi di siccità, o di grandi pioggia, o di eventi in qualche modo catastrofici, negativi, e quindi bambini da punire e poi allontanare dal villaggio. O ancora bambini nati con qualche malformazione, o down, o comunque con qualche sfiga addosso e quindi meritevoli di essere gettati dalla rupe tarpea congolese, ossia la collina ai cui piedi sorge l'ospedale gestito oggi da padre Hugo, padre uruguaiano che da dieci anni dedica la sua vita a questo posto e ai suoi tanti, troppi, bambini. Anyway, domani saremo li con lui, a portare maglie inter e a cercare di farli giocare un po' con noi. Vedremo...
Oggi intanto abbiam dato vita a due grandi allenamenti sul nostro campo, anche se Dario coi più grandi e' andato un po' in difficoltà, ma semplicemente perché ha voluto ricalcare le mie proposte e non farne di sue, coinvolgendo 64 bambini sul campo in tre ore di allenamento. Dai, non male! Dopo allenamento e dopo la mia corsa, (solitaria perché Dario e' sempre più come Raspelli: pranzo pre-allenamento al cinese, male, male, niente corsa, niente allenamenti...vacanza!) splendida cena da Alain, dove facciamo conoscenza di una donna incredibile: Tina, dopo il fallimento del padre e dopo aver perso tutto, ha deciso di venire in Congo per riprendersi tutto ciò che le era stato sottratto; e così in dieci anni e' diventata amministratore delegato di una società che estrae diamanti, di un'altra che estrae non ricordo più quale minerale, rappresenta il Congo alla camera di commercio, sostiene gli sceghe, credo si scriva così, sono i bambini di strada, nel loro reinserimento in società dopo l carcere, insegna italiano...insomma, in dieci anni si e' rifatta di tutto, con gli interessi. Questo personaggio mi piace: racconta la sua storia, la storia degli ultimi dieci anni di questo paese e mi coinvolge, racconta di come le grandi organizzazioni qui presenti per "aiutare", in realtà son troppo disorganizzate per farlo; racconta di come la corruzione e le conseguenti tangenti siano parte costituenti del normale modo di lavorare locale (addirittura nei budget per i progetti c'e' una voce dedicata alle mazzette!); racconta di come l'uomo bianco venuto fin qui per salvare la patria, in realtà ha causato molti, moltissimi danni; racconta un sacco di cose legate alla sua esperienza di vita che mi interessano, mi affascinano. Grande Tina, Fortunata, bell'incontro. 
Ora, sotto la mia zanzariera, scrivo e rifletto; rifletto su quanto sto combinando quaggiù, su quanto realmente, se realmente, il mio lavoro, il mio far giocare sia utile in questa parte di mondo, su quanto veramente l'uomo bianco abbia interesse per far crescere, migliorare, questa realtà, su quanto...cazzo, Be, va a durmi, che l'e' mei!

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