sabato 11 ottobre 2014

Pensieri in viaggio verso Kampala

In lotta col tempo!

Tutte le volte va a finire allo stesso modo: rientro da un viaggio carico di buoni propositi per rallentare un po’ le intensità delle mie giornate, pieno di idee per godermi di più i brevi periodi che trascorro a casa tra un viaggio e l’altro, con mille idee da scrivere, riflessioni da condividere sul blog e poi…puff…il tempo di sbarcare e tutto si dissolve in una nuvola grigia, spazzata via, lontano, dal vento furioso degli impegni quotidiani e della pienezza delle ore: sveglia, ufficio, riunione coi capi sempre oltre il mio orario, quindi corsa a casa, salto del pasto per allenarsi, doccia, allenamento coi ragazzi, incontri con gli allenatori, altro allenamento, magari una partitella la sera ed è già tornato il buio e mi rimane giusto il tempo per godermi un po’ Silvia. Cazzarola. Normale, per carità, tutto il mondo gira come me, se non più veloce: mio fratello Marco, Gian, Bibo…i miei amici…tutti, o quasi tutti, viaggiano su questo mondo ad una velocità tale che non riescono, non riusciamo, a vedere e godere del panorama che scorre la fuori, a cogliere le sue bellezze e farle proprie, per arricchirsi quotidianamente e in fin dei conti vivere meglio. Ma come uscire da questa centrifuga? Ci ho provato, ci provo, ma gli eventi, gli appuntamenti incombono e allora di ogni situazione mi ritrovo ad assaggiarne un pezzetto, a darle un morso, ma senza mai, o quasi, riuscire ad assaporarne fino in fondo il gusto, il sapore. Cacchio. E questo week-end ne è stata l’ennesima conferma: Sabato è stato il 50esimi anniversario di matrimonio dei miei genitori e con tutti i fratelli, nipoti e parentame vario, siamo andati a Varazze per “ricelebrare” quel rito che mezzo secolo fa ha unito queste due persone e le ha portate a dar vita a tutto quel grandissimo e splendido, per lo meno per noi che ci siamo dentro, casino che è la famiglia Giacomini. Mi ero detto che quel giorno me lo sarei voluto godere fino in fondo, parlando con lo zio Chicco che non vedo mai, con zio Pino che incrocio una volta l’anno, con le cugine Alia e Fede, con i nipoti coi quali passo pochissimo tempo e alla fine…alla fine ho fatto tutto questo, ma solo a tratti, per brevi momenti, senza godermeli fino in fondo. È stato un po’ come giocare una partita ed essere sostituito a metà tempo: cacchio, io ho ancora voglia di giocare!!! Ma il tempo a mia disposizione era terminato e allora si rientra: la mattina dopo si gioca, il pomeriggio c’è il compleanno di Chiara, sorella di Si, poi voglio allenarmi, la sera c’è l’Inter e lunedì mattina si parte per l’Uganda…AAAAARGH!!! Fermate sto treno impazzito!!! 
Ora sono già in Uganda: “ieri” ero con Massimo Casari a Cochabamba e ora sono dall’altra parte del pianeta. Che casino. Già sistemato all’ African Village e già pronto per l’allenamento pomeridiano. Insomma, la centrifuga non si ferma. Gli unici momenti in cui riesco a fermarmi, “perdere tempo” e osservare le ore trascorse è quando sono in viaggio, riesco a scrivere e attraverso le mie parole riesco a rendermi conto di quel che sto facendo, di dove sto andando, di come mi sto muovendo, ma cacchio sento il bisogno di ritagliarmi del tempo “da non riempire" anche a casa, da vivere più lentamente e con più calma, per poter meglio capire e di conseguenza migliorarmi giorno dopo giorno. Ma come fare?

2 commenti:

  1. Non è facile scendere da questo treno lanciato a folle velocità, chiamato vita. Ed allora, come te, godo dei piccoli, grandi morsi dati ogni giorno:un cliente, che ti porta i pasticcini per l'ennesima corsa fatta per lui, un caffè coi ragazzi, il sorriso timido di un bimbo che si stringe alle gambe della mamma, mentre tu arrivi di corsa, un po imballato perché devi abbassare i tempi, come dice tuo fratello. ..ogni mattina..un sorriso perché siamo fortunati brother!

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