domenica 26 ottobre 2014

6 mesi fa...

JALIJULIA dopo 6 mesi

"Albe, mischiali tutti!" mi urla Yasha dal fondo del campo…son passati esattamente 6 mesi da quando ho scritto queste parole, a testimonianza del riuscito “mixaggio” tra israeliani e palestinesi in occasione del torneo finale, nella cittadina arabo-israeliana. Ecco, son passati sei mesi e rieccoci qui, sullo stesso campo, con le stesse intenzioni, ma con qualche ostacolo in più da superare per raggiungere l’obiettivo, ostacolo questa volta troppo alto per una semplice partitella. Il primo è rappresentato dall’assenza all’ultimo di una delle due cellule palestinesi, quella di Jaius: la guerra di pochi mesi fa ha minato i fragili equilibri sui quali ci stavamo muovendo e ha allontanato i nostri partner dall’idea di passare il check point per lasciar giocare i propri bambini con noi. Nessuno ci ha detto apertamente le cause della loro rinuncia all’ultimo, ma è chiaro che la situazione non è certo ideale per parlare di integrazione e condivisione, ma abbiamo di che consolarci con l’altra cellula, quella di Darytzia, presente con 23 bambini e 4 accompagnatori. La parte palestinese quindi, anche se decimata, è presente. 
Paradossalmente, però, ci troviamo senza quella che pensavamo fosse la parte più facile da coinvolgere: siamo privi di bambini ebrei, rappresentanti dell’altra parte che cerchiamo di unire, per lo meno per 90 minuti su di un campo: al kibbutz Shefaym dove eravamo presenti si è inserito, come già ho raccontato, un progetto sportivo a pagamento, una vera e propria scuola calcio, che…ci ha “rubato i bambini”, quindi siamo rimasti senza bimbi! Cacchio! In questa visita ci siamo messi in moto per recuperare di nuovi, non facendo però in tempo per il torneo e quindi il nostro tentativo questa volta è risultato un po’ monco. Peccato. Certo, in campo, in squadre miste, c’erano bambini rifugiati del Congo, del Sud Sudan, Etiopi, Filippini, Palestinesi e arabi-israeliani…insomma, un bel casino “inter campus’style” siamo comunque riusciti a scatenarlo, ma…mancava qualcosa. E si vedeva, si sentiva: bello, divertente comunque rivedere i bambini che abbiamo allenato in settimana uniti insieme sul campo, ma si percepiva nell’aria che c’era qualcosa in meno. Le parole non mi aiutano a spiegare bene la sensazione che ho, che abbiamo, vissuto, ma rispetto ad aprile c’era meno brio nell’aria, c’era meno entusiasmo, meno euforia. Sembrava un po’ tutto scritto, assodato, parte di un copione conosciuto da seguire: i bambini hanno giocato, si sono divertiti, ma…è mancato qualcosa. La prossima volta dobbiamo inventarci qualcosa, per riportare quel pizzico di sale che è mancato alla nostra ricetta questa volta e non parlo solo del gruppo di bimbi ebrei: nella mia testa frullano già delle idee da realizzare in campo per tornare a casa pienamente soddisfatti!

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