sabato 5 aprile 2014

Berlino: ora sta a noi!

TOCCA A NOI!

Ora è il nostro turno: i 24 ragazzi sono tutti per noi, le aspettative sono altissime (cacchio, il peso del marchio che portiamo al petto) e confesso che altissimo è anche il mi battito cardiaco! Sarà il super allenamento di questa mattina, svolto nei boschi, con lo special guest (un ragazzo del Gambia, giocatore di calcio della nazionale under 21 del suo paese, che dopo averci visto ieri allenarci, ci ha chiesto di potersi unire a noi. Poverino, che scelta: dopo le prima serie ha iniziato ad arrancare alle nostre spalle e nel corso dell'ultima finiva sempre le sue ripetute senza riuscire a vederci in faccia. Che scelta, bagaet!) ad alzarmi la frequenza cardiaca, anche se credo più attendibile l'ipotesi dell'emozione. In fin dei conti siamo parte di un progetto delle Nazioni Unite e in fin dei conti siamo i più attesi, visto che tutti sanno cos'è l'Inter e quindi tutti si aspettano grandi cose. Se a tutto questo uniamo l'ultimo consiglio datoci dal responsabile di right to play per meglio gestire i due giorni di lezioni a nostra disposizione, deciso ad aiutarci, ma capace solo di distruggere le poche certezze che avevo sull'organizzazione del corso, ecco che allora l'ipotesi emozione diviene sempre più certezza. Saadi, il ragazzo di right to play, ci consiglia, infatti, di privilegiare la parte pratica, quasi di trascurare quella teorica, perché i ragazzi sono costretti in aula da sette giorni, bombardati di nozioni, attraverso lezioni frontali e statiche, quindi ora...ne hanno piene le palle! L'ansia quindi sale non tanto per il fatto che avessimo previsto 12 ore in aula, a parlare, tutt'altro: i nostri corsi sono sempre dinamici, coinvolgenti, pratici, quindi in linea con quanto richiesto; il problema è che sapere che la tua classe è scarica, svogliata, annoiata, poco prima dell'inizio del tuo intervento un po' di preoccupazione te la da! Preoccupazione, però, che come è arrivata se ne è andata: palleggiandoci la parola io e il prof, "sfruttando" gli interventi di Nicoletta e quelli  improvvisi e irregolari di Aldo e alternando in continuazione aula e campo, le ore sono volate, dandoci modo di lasciare concetti importanti, a nostro modo di vedere, e strumenti fondamentali per riuscire a proporre un allenamento ovunque e...comunque, ossia su qualsiasi campo, in qualsiasi posto e in qualsiasi condizione. Le quattro aree, il collegamento tra loro, l'allenamento e lo sviluppo della personalità del bambino, le esercitazioni specifiche utili per questa o quell'area, le fasi dell'allenamento...cazzarola, ne abbiamo messa di carne al fuoco. Ma dosando gli interventi, riportando sempre tutto al pratico, al campo, sviluppando insieme a loro i concetti, affrontandoli e sviscerandoli. Insomma, un gran bel lavoro. Con un pizzico di presunzione posso dire che questa volta abbiamo fatto veramente la differenza! Il velo della mediocrità che avvolge tutto il mondo che mi circonda è stato squarciato, siamo andati ben oltre e le reazioni dei ragazzi, le loro domande, le loro risposte ai nostri test, supportano questa mia sensazione: si, siamo stati proprio bravi. Non solo abbiamo parlato di calcio e allenamento, ma...l'abbiamo fatto e abbiamo lasciato qualcosa nelle mani dei partecipanti. E tutti se ne sono resi conto: i ragazzi di right to play, quelli dell'UNSPD...noi. Eppure...eppure mi sembra di non aver fatto di niente di così straordinario, di così eccezionale, come mi dicono. Si, siamo stati bravi, ma...cacchio, meno male! É il mio lavoro, faccio calcio di mestiere, faccio corsi di formazione per professione e parlo di cose che, a mio parere, rappresentano la base da cui partire quando si parla di educazione e calcio: meno male che lo faccio bene. Non so...rimango sempre un po' perplesso di fronte alle entusiastiche reazioni ai nostri corsi, per me non sono che la normalità, il giusto modo di fare, di agire. Mah...per fortuna che alla sera una sana partita di un'ora, insieme ai ragazzi dell'organizzazione e ai partecipanti scaccia le mie perplessità, i miei pensieri, per lasciar spazio al puro divertimento, al fanciullesco piacere di correre dietro ad una palla. Quanto è bello giocare a calcio!!!

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