lunedì 14 aprile 2014

Giornata zapatista

PRIMERO DE ENARIO

Ore 6 tutti in piedi, la giornata deve prendere il via : calientamento, ossia risveglio muscolare, tutti insieme dalle 7 alle 8, composto di esercizi stile Ferruccio Valcareggi (dire no con la testa, dire si con la testa, circonduzione in avanti delle braccia e altri residui storici) ieri e oggi gestito da noi (nastri e corse coordinative a fiumi!), prima di recuperare ognuno il proprio piatto, la propria forchetta e la propria tazza, per la sbobba mattutina, ossia riso, fagioli e caffè. Terminata la lauta colazione, via verso il campo da calcio disseminato di merde giganti di cavalli e capre: doppio allenamento con due gruppi per tutti e tre (io, Silvio e Karla, allenatrice di Queretaro), che ci tiene in campo fino alle 12, quando un membro della commissione lancia il segnale, un colpo di fischietto, per richiamare tutti al momento del poisol (che non si scriverà così), un pastocco di riso dolce e acqua, o mais e acqua, che deve fungere da pranzo. Trangugiata a fatica la sbobba, passa un'ora e siamo in "aula" con i cento promotores ed educatores, cui provare a presentare la nostra metodologia di lavoro, provando a cambiare, a modernizzare un po' la loro, figlia di Stalin e della DDR. Impresa ardua la nostra. Considerando anche quanto è fissata nelle teste dei nostri zapatisti quella modalità a noi tanto lontana e radicata nella loro cultura, nel loro modo di intendere e concepire lo sport, credo che non sarà facile. Ma ci proveremo. Teoria e pratica si mischiano insieme per due ore, al termine delle quali arriva il momento del desajuno: fagioli e riso, con caffè come bevanda, tanto per cambiare. Ah, dimenticavo le tortillas, ad accompagnare sempre i nostri pasti. Pasto completo, energetico, in vista del gioco libero, ossia l'ultima parte della giornata: partitazzo a basket, o a calcio, insieme ai promotores e ai ragazzi più grandi del gruppo, al termine della quale doccia gelata con il tubo della canna fuori dal nostro accampamento e via, un sacco di parole sotto le stelle, prima di chiudersi in amaca dentro il sacco a pelo (madonnina che freddo di notte!) e aspettare il ritorno del sole, per dare il via ad una nuova giornata Zapatista.

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