venerdì 25 aprile 2014

Passaggio in Sudan

Passaggio in Sudan

C'è una realtà diversa dalle altre, coinvolta nel progetto inter campus da queste parti; una realtà fatta di famiglie sudanesi, profughi, esuli, scappati dalla guerra e rifugiatisi in questo spicchio di mondo. Spicchio di mondo che però non li vuole, non li riconosce, quindi non concede loro assistenza, documenti, status di qualsiasi genere; spicchio di mondo che li "accoglie" nella sua città principale, relegandoli nella periferia sud, dove questi si "accampano" un po' come fanno da noi, nelle nostre città le varie comunità di immigrati, ghanesi, senegalesi, cingalesi o rumeni che siano, chiudendosi a riccio fra loro, ghettizzandosi e rifiutando ogni minima forma di integrazione. Ecco, qui, in questa realtà, con i ragazzi più giovani, interveniamo noi, con il nostro progetto, cercando di far crescere attraverso...una palla, con una maglia indosso, i giovani seguiti, coinvolti in diversi progetti da un'associazione locale. Giovani senza regole, poco disciplinati, maleducati, un po' strafottenti il cui "allenatore" risulta essere tutto fuorché un tecnico-educatore. Un bel posto alla inter campus, dunque. E l'allenamento di oggi è stato proprio...inter campus! 16 di questi ragazzi, un cinesino, una ventina di casacche usate a tale scopo, 4 palloni e un campo da basket sul quale giocare. Introduzione sbagliata da parte nostra, con proposte troppo complicate, inadeguate al livello, per cui intensità bassissime, grande confusione, scarsa attenzione e molti richiami. Si cambia: intervengo deciso per riprendere in mano la situazione, vado a muso duro contro uno di questi bulletti e propongo un' esercitazione analitica semplice, diretta, ad alta intensità, sulla guida, inserendo gare e competizione. Molto meglio. I ragazzi iniziano a seguirci. Voglio spingermi oltre: esercitazione situazionale più complicata, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche cognitivo; i ragazzi dormono, non sono abituati a pensare, a ragionare, ma solo ad agire. Fermi tutti. Venite da me. Due parole secche e si riparte: le cose iniziano a girare e possiamo cominciare veramente a divertirci e a spingere sull'acceleratore. Iniziamo a entrare in contatto coi ragazzi: sorrisi, battute, pacche sulle spalle, soprannomi condivisi (bombolo il più bello: un ragazzino di 12 anni alto un metro e largo due...alla fine era bombolo per tutti e lui si girava al richiamo, non lo rifiutava, ma stava al gioco!)... ci siamo. Ce l'abbiamo fatta. Abbiamo lasciato qualcosa in più di un insegnamento tecnico su questo campo. Il gruppo ce lo riconosce. Bene. Ora ci vuole continuità, bisogna inquadrarli quotidianamente, se no si perdono. Searching for a coach!!! O se no qualcuno di noi si ferma qui...
Ma Inter Campus non si ferma qui: il vero obiettivo in questo spicchio di mondo è l'integrazione, quindi come cerchiamo di unire sullo stesso campo israeliani e palestinesi, domani con noi a Jailjulia, sul campo per il torneo finale, ci saranno anche loro, i sudanesi, per unire tutti sotto un unico simbolo fcim (football club inter milano), circondato da undici stelline colorate: il simbolo di inter campus!

Nessun commento:

Posta un commento