giovedì 24 aprile 2014

Welcome to Israel.

Welcome to Israel!

Oggi si va...di la, dai vicini, a fare allenamento: nel pomeriggio, infatti, abbiamo in programma una seduta in West Bank, nel villaggio di...mi ricordassi un nome una volta...seconda cellula palestinese del progetto che affianca quella di Jaius (che non si scriverà così), dove per iniziare abbiamo coinvolto 30 bambini della scuola del paese.
Sveglia presto, dunque, corsa stupenda sul lungomare di Tel Aviv (uno dei più bei posti al mondo dove mi sono allenato, insieme a Yellowstone e Copacabana di sabato) e quindi via, con Yasha, Max, Franco e Gabri diretto verso i territori. Viaggio rapido che fila via liscio (in fin dei conti il Paese è piccolissimo, quindi per muoverti al suo interno i viaggi non sono mai lunghissimi), senza intoppi o controlli vari, che ci attendono però puntuali e incazzatissimi al rientro.
Dopo la giornata e l'allenamento su un campo di cemento con 5 palloni e un cinesino (si, si, uno! Anche questa volta con Gabri numeri di alta magia, per cercare di dar forma ad un allenamento vero e proprio. Fortunatamente avevamo tante pettorine...), in mezzo al solito, caratteristico casino "arabian style", con gente che si aggira intorno al terreno di gioco"armata" costantemente di sigarette e caffè, stanchi, ma contenti, al check point per rientrare...al di qua, veniamo fermati: "dove siete andati... a fare cosa...chi siete...cosa fate...un fiornino"! Passaporti e ispezione accurata dell'auto col cane e insieme a noi altri camion, macchine, pulmini vari accuratamente ispezionati e tenuti a bada con super armi tecnologiche; non le avevamo puntate contro, sia chiaro, ma la loro semplice presenza mi inquieta non poco! Dopo il pensiero di un figlio milanista, l'arma è la seconda cosa che mi spaventa di più. "Welcome to israel", ci urla sorridendo un ragazzo arabo che lascia i controlli, libero di oltrepassare il confine, liberato dal sospetto di terrorismo che gravava su di lui fino a pochi attimi fa,  vedendoci un po' spaesati, fermi fuori dalla macchina, in attesa del vialibera. Eh, già, welcome to Israel. Come sempre. Che situazione tutte le volte: questa tensione latente sempre presente, questo clima di sospetto, questo timore di essere in errore che ti accompagna ogni giorno in questa splendida terra. Peccato. Certo, si capisce, ma...peccato comunque. E domani sarà ancora così, visto che torneremo...di la. Amen: per ora è così. Godiamoci ora una bella serata a Jaffa, poi torneremo a sentirci colpevoli

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