giovedì 11 febbraio 2016

Secondo giorno in carcere

PRISON DE BAFFOUSAM, GIORNO 2


“Albertò, Albertò”, con l’accentro sull’ultima vocale. Mi sento chiamare mentre con Andre sto concludendo il riscaldamento del nostro personale allenamento. Non è possibile, chi cacchio mi può conoscere quaggiù; non può nemmeno essere uno dei bambini o dei mister del corso, perché sono tutti detenuti in carcere, non possono certo essere a zonzo per la città e salutarmi. Sarà la stanchezza per la salita stile “montagna del diavolo” di Fantozziana memoria, per quei primi, maledetti, 500 mt che da fuori l’hotel, ci conducono su questa strada, unica parte in piano (in realtà anche qui è un continuo sali-scendi, ma rispetto al resto della viabilità cittadina, questa zona è sicuramente la meno peggio), a farmi avere allucinazioni uditive. “Alberto, ça va?” cacchio no, è vero, è un ragazzo in sella al suo moto taxi, con un mega, bianchissimo sorriso, ad insistere nel volermi salutare. Guardo bene, attraverso la strada…Leonard!!! Fantastico. Un nostro vecchio allenatore, che ha fatto con noi almeno cinque formazioni, l’ultima a Limbè, uno dei migliori, o meglio, uno di quelli che col tempo, con la pratica, l’impegno, la passione, è diventato sempre più bravo, fino a riuscire ad ottenere un lavoro proprio come allenatore per una squadra di liga 1, qui in Camerun. Che bello! Che piacere mi ha fatto vederlo. E che strana sensazione venire riconosciuto, venir salutata a migliaia di km da casa. Grande Leonard, mi hai fatto proprio un bel regalo.
Questo accadeva ieri sera, oggi invece è stata la volta di incontrare un nostro bimbo di Mbalmayo, un ex inter campista, oggi rinchiuso in carcere! Cazzarola, non è proprio una bella pubblicità per il nostro progetto educativo, ma sono talmente tante le variabili impazzite che vanno a condizionare la vita dei nostri bimbi in giro per il mondo, che, ahimè, anche questo può accadere. Niente di grave sulle sue spalle: è accusato di aver rubato non ho ben capito cosa, ma niente di più. Be’, certo, un ragazzino di 16 anni che ruba non è proprio una bella cosa, ma qui dentro potevo aspettarmi di peggio. Anche se, effettivamente, come lui altri ragazzini con cui ho parlato e che mi hanno oggi raccontato parte della loro storia, sono qui per gli stessi motivi: il primo, dentro da due mesi, in attesa di processo, è accusato di aver rubato un lap top in un negozio e di essere stato immediatamente “beccato” e messo in prigione; da come mi racconta l’evento, pur professandosi innocente, mi sembra colpevole: abbassa gli occhi quando gli chiedo se è vera l’accusa, ride e gioca con le sue mani. Mi sbaglierò, però…L’altro, invece, è stato accusato dalla sua maestra di aver rubato dei banchi a scuola! SI, dei banchi! Perché? Per venderne il legno, ecco perché. Lui è qui da un mese, anch’egli in attesa di processo, anche se ha chiesto la libertà condizionata e sta aspettando una risposta. In carcere. A stretto contatto con banditi veri (uno dei nostri, di quelli che potrebbe allenarlo dal mese prossimo ha rubato in banca, perché l’esercito per cui lavorava, non lo pagava…5 anni di condanna! ‘Azz), assassini, ladri, truffatori, qui con lui, giovane di 16 anni, ancora in piena “formazione”, ancora “recuperabile”. Siamo sicuri sia giusto riservare questo trattamento a questi adolescenti? Non è così facendo li si manda a scuola di crimine? Certo, van puniti, hanno sbagliato, se hanno sbagliato, ma “gettandoli” nella stessa gabbia di altri furfanti patentati, non rischiamo di farne degli ottimi allievi e poi dei perfetti delinquenti? In più alcuni sono in fuga dalla guerra centroafricana o dai terribili assalti di Boko Haram nel nord (uno dei nostri mi ha detto che una volta che tornerà libero rientrerà in Nigeria, da dove è fuggito, appunto per le tensioni legate al gruppo terroristico), quindi…non c’è un sistema migliore per provare ad aiutarli? certo, in carcere hanno da mangiare e un posto, anche se stretto e puzzolente, per dormire, quindi per loro stessa ammissione, non è poi così male, ma, caspita, a sedici anni. Mah…

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