venerdì 26 febbraio 2016

Luanda, Luanda

LUANDA, LUANDA…

Cazzarola, da dove cominciare? Dalla condizione terribile in cui vivono i salesiani che ci ospitano, con topi come commensali, acqua che salta, luce che va e viene? Dalla disastrosa situazione delle strade, veri e propri fiumi di acqua putrida, che invadono anche le case…le baracche della gente, costretta a camminare immersa in questa melma nera fino alle ginocchia? Dalla rumenta che si ammassa ovunque, riempiendo l’aria col suo tanfo e occupando quei brevi tratti di terra ferma ove scorrono le macchine, le innumerevoli macchine, che affollano la Lixeira? O dall’entusiasmo che quella sfera magica riesce a trasmettere ai bambini e alle bambine che stanno giocando con noi in questi giorni, che si presentano al campo con zainetti strappati, bucati, senza scarpe, o alcuni con una di un tipo e una di un altro, con calze bucate, ma con una splendida, lucente maglia neroazzurra, affamati di calcio e di gioco? 
È un casino trovare il bandolo di questa matassa che mi si aggroviglia in testa, sciogliere questo ammasso di pensieri, ricordi, emozioni, che hanno puntellato la mia giornata odierna, iniziata come sempre con l’allenamento all’alba insieme al prof e proseguita con la trasferta a Mota per il corso prima e l’allenamento poi, e conclusa con la partita nostra, tra mister, occasione unica per conoscere realmente i “miei” allenatori (non so chi diceva che “occorrono cinque minuti di gioco, per conoscere una persona” e mai verità fu per me più condivisibile) e per divertirmi, tornando bimbo una volta di più. 
Soprattutto ora, sdraiato nel letto, col pensiero della sveglia alle 4 di domani, in vista della trasferta a Dondo (che, cazzo, dista 168km da qui, ma per le strade da quarto mondo di questo disgraziato paese valgono come 1000) e della intensa giornata che ci attende, mi viene difficilissimo provare a raccontare ciò che è stato oggi. 
Desisto.
Lascio cadere la penna…la tastiera. Dormo, se quel cacchio di condizionatore funziona e riesco a non morire così di caldo, sotto la mia zanzariera bucata, in questa stanzina salesiana. 
Buona notte.

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