domenica 31 maggio 2015

Favelas a Sao Paolo

IN CAMPO A SAN PAOLO
Sveglia, allenamento e pronti per la favela, per il campo Jardim do San Antonio, dove arriviamo in breve e riusciamo anche a vedere la fine della seduta guidata dal professor Celso, prima di prendere possesso del terreno di gioco. I bambini sono 21, molti sono a scuola (oggi non è giornata di allenamento normale), e sono tutti ben attenti, affamati, desiderosi di giocare, divertirsi, ma anche capire, apprendere, migliorare sotto la guida dei due gringos.
Usciamo dal campo contenti per la seduta svolta: intensa, con degli adattamenti in corso d’opera non previsti, perché sottovalutavamo le capacità di risposta dei bambini, con degli obiettivi raggiunti anche importanti (io nel finale mi sono buttatonella sperimentazione di un funino! Ed è anche venuto bene! Nonostante qui il calcio sia individuale, giocano solo con la palla tra i piedi, si muovono solo per fare il numero, nonostante non emerga alcun concetto di collaborazione osservando i loro “allenamenti”; con la mia proposta sono stati indotti questi concetti di collaborazione, questa ricerca del gioco di squadra per il raggiungimento del gol. Certo, in una volta non potevo certo sperare di modificare la loro testolina, però ho avuto belle risposte e abbiamo raggiunto belle intensità di gioco! Pensa inserirlo con continuità…) e un divertimento generale diffuso. Anche nostro. Bello, veramente bello. Nel pomeriggio ci siamo dedicati al primo nucleo inter campus san paolo, che ci ha riportato coi piedi per terra, dopo l’entusiasmo degli scorsi giorni e della mattinata, scatenato dalle risposte dei bambini alle nostre proposte. Un immediato ritorno alla realtà. L' allenamento nella parrocchia, con i bambini dell’oratorio nostra signora di Fatima. Bambini, ci ha riportato in campo con bambini ”normali”, senza particolari carenze, anzi, piuttosto benestanti, quindi…ritardati! Ma nel senso stretto del termine, ossia in ritardo dal punto di vista motorio. O ancora, più politicamente corretto (così non mi censurano): meno affamati, meno brillanti, svegli, attenti, pronti a capire e ad apprendere. Hanno tanto, troppo, a casa, quindi sono abituati a drizzare meno le antenne, ad essere meno pronti a muoversi, ad agire, a capire. Un po' come i nostri...La differenza è stata da subito evidente: i favelati sono un passo avanti. Per carità, l’allenamento, gli allenamenti, visto che anche oggi ci siamo dedicati a tre sedute consecutive, con tre gruppi differenti, sono andati via bene, ma…mancava nei bambini quella scintilla, quella furbizia, quella capacità di apprendimento immediata, riscontrata invece nelle favelas. O nei villaggi africani. O nei bambini che vengono in Calva che provengono da famiglie non propriamente ricche! Insomma, quella “cosa” propria dei bambini che crescono dove manca tutto! O quasi. Più il bambino vive in condizioni difficoltose, più ha fame di conoscere, sapere, apprendere e sperimentare e riesce, nel breve, a realizzare tutto ciò, in particolare...sui campi del mondo. E noi ci divertiamo il doppio!
Al termine della giornata, col buio incombente, rientriamo…nel nostro buco, nella stanzetta a casa di Ciquinho, ripostiglio, magazzino per gli attrezzi, non so bene come definirlo: quel piccolo spazio con due letti, polverosissimi, buttati li. E con un bagno…micro! Seduto sulla tazza puoi farti la doccia poggiando un braccio sul lavandino e la testa contro il muro! Non c’è lo spazio per le gambe, cacchio, quando sei seduto! “Bella vita, la tua”…


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