sabato 16 maggio 2015

Ritorno alla realtà

RITORNO ALLA REALTÀ (va bene così grosso il testo, Ivan?)


Al suono della sveglia l’impatto con il mondo non è dei più positivi: tra il dire e il fare ieri sera erano le 2:30 quando ho finalmente toccato il letto (perché dopo le due ore di calcio, intorno a mezzanotte, siamo andati a cena al ristorante di Frederique, uno degli amici di Youri presente alla partita, e li tra una parola, una risata e un bicchiere di rosé, la notte è inesorabilmente avanzata) e ora sono le 7:30, ma... central park chiama! C’è un programma di allenamenti da rispettare e oggi mi aspettano le ripetute: la sera leoni e il mattino coglioni? Non ci penso nemmeno. E allora via, acqua gelida in faccia e fuori insieme ad Andre e Karlita per il migliore dei risvegli mattutini: su, lungo la 51esima, attraversando la Madison, Park avenue, risalendo fino alla 5th, zigzagando tra le migliaia di persone che popolano a qualunque ora del giorno e della notte i marciapiedi della grande mela! E uno volta arrivati sulla fifth, giù di corsa verso l’ingresso di Central Park, cercando di bruciare tutti i semafori per non doversi fermare lungo qualche strada per lasciar passare questo taxi giallo o quel suv gigante, questo ragazzo in skate, o quel signore sul camion, in modo così da chiudere i 2km che separano l’hotel dal parco senza soste, sotto forma di riscaldamento e una volta lì…sciogliere le briglie e lanciarsi lungo i saliscendi del polmone verde della città.
Polmone…polmoncino. Certo, io sono abituato bene col mio splendido parco di Monza a portata di corsa, ma central park, tanto decantato e mitizzato, non è che una piccola, piccolissima parte della “nostra” reggia. Ma ok, a me basta correre, quindi bene, benissimo anche qui.
Chiuse le mie ripetute si torna in hotel, per dare il via alla giornata vera e propria. Oggi siamo ancora in campo, questa volta io con il gruppo di Andre e lui con il mio, per cercare di trovare l’interruttore giusto anche oggi per accendere la luce sul Inter Campus New York, per cercare di far scoccare la famosa scintilla e iniziare a lavorare come si deve (o almeno, come voglio io), anche su questi campi del mondo: qualcosa sta cambiando, le cose sul campo stanno un po’ muovendosi verso di noi, ma siamo ancora lontani, ancora manca quell’energia, quel coinvolgimento che ritengo fondamentale per portare avanti un lavoro come il nostro. E allora via, sotto col lavoro: proposte divertenti, con mille variabili motorie e cognitive, curando al massimo le nostre modalità di intervento, spiegando il perché e il percome delle cose a Brandon e Issa, fuori dal campo ad osservarci (sono due dei nostri 4 mister), provando così a render chiara nelle loro teste la nostra idea di allenamento. L’ora e mezza scivola via con semplicità e anche oggi mi diverto proprio tanto con questi nani oversize, che mi hanno dimostrato, una volta di più, quanto il “vestito” sia fondamentale nella seduta di allenamento: puoi presentare ai tuoi bambini l’esercitazione più bella del mondo, con mille varianti, mille stimoli di varia natura, mille obiettivi e sotto obiettivi perseguibili, ma se non sei capace di gestirla, modularla sulle esigenze reali dei bambini, modificarla in funzione delle risposte che ti arrivano dai tuoi nani, non rimarrà altro che un bell’esercizio. Nulla più. Non insegni nulla, non educhi nessuno, se non sei “dentro” l’allenamento. E io non voglio perdere nemmeno un’occasione e voglio, vorrei, che tutti i “miei” allenatori facessero lo stesso. Quindi…su de doss, New York!!!

1 commento:

  1. Avrai sempre una marcia in più:la passione,quella vera che diventa amore sfrenato per la palla. Quell'energia che nasce dentro e spinge con naturalezza ogni minuto della tua giornata....quella stessa passione che a volte "ci"va pensare,dire :'te se matt, Brother! '

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