domenica 17 giugno 2012

Cuba, Giungo 2012


15 giugno 2012: La Habana

Silvia non lo sa, anche se credo che sospetti qualcosa viste le mie continue gaffes temporali, ma in questo momento sto rientrando in Italia, a bordo di questo gigantesco aereo air france. Non lo sa perché voglio farle una sorpresa proprio domani, visto che in serata avrà il saggio di teatro cui non avrei dovuto partecipare, e, visti i soli dieci giorni trascorsi a casa dal 19 maggio ad oggi, credo sia il minimo. Poca roba, certo, considerando che tra nove giorni mi reimbarcherò alla volta della tunisia prima e del camerun dopo, ma almeno provo a dimostrarle che non e' solo una goduria per me, ma lo star tanto lontano da casa mi pesa, nonostante sia bellissimo stare in campo un giorno a Luanda e pochi giorno dopo a L'Habana, ma...cacchio, perdere serate insieme, la quotidianità di una normale coppia, ogni tanto pesa anche a me.
Missione Cuba, quindi, conclusa, anche questa volta, "anche" riferito alla missione, visto che e' la prima volta che metto piede nell'isola castrista, molto positivamente: con gli allenatori il taglio prettamente pratico credo abbia dato un nuovo, importante, segnale al progetto, trascinando direttamente sul campo ragazzi molto preparati dal punto di vista teorico, son tutti prof dell'università dello sport, ma totalmente a digiuno di aspetti pratici, quindi con poche idee riguardo esercitazioni e struttura di un allenamento. Vederli armati di penne e quaderni durante gli allenamenti proposti da me e il grandissimo Richi Martinez, responsabile inter campus colombia, e' un segnale positivo di interesse e apprezzamento, che mi spinge ad andare avanti con questa modalità operativa anche nelle prossime visite. Coi bambini le cose poi sono andate anche meglio, ma come dico spesso "in un mondo di ciechi, lo sguercio e' un re", cioè, troppo facile coinvolgere, divertire bambini in un allenamento, quando sono abituati a fare riscaldamento in stile Valcareggi e partite 11 contro 11, seguiti, per modo di dire, da allenatori intenti a sbraitare e lamentarsi per gli errori tecnici dei giocatori della propria squadra. L'obiettivo e' donar la vista a questi orbi, quindi continuare a lavorare cercando di trasformare l'approccio all'allenamento e ai bambini di questi "profe", come e' chiamato l'allenatore da queste parti, non certo perché mi sento dotato di poteri magici, tali da potermi far fare miracoli, ma semplicemente perché lavoro per un progetto splendido che ha proprio questo obiettivo, per cui...sotto con lo studio, l'aggiornamento per migliorare il mio servizio e ancora una volta, grazie Inter Campus!

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