domenica 17 giugno 2012

Cuba 4, Giungo 2012


Riflettendo su Cuba

Si entra in contatto con una realtà strana, diversa, ma non per questo non interessante, quando si tocca per la prima volta il suolo cubano; il socialismo studiato a scuola, visto nei film, immaginato da giovane adolescente, qui prende concretamente forma e lo incontri in tante piccole cose, cui non sei abituato, figlio del mondo capitalistico, quindi figlio di una realtà opposta, lontana. Scoprire da Roberto, il nostro tassista personale, un omone nero e sempre sorridente, con un ventre a pallone evidentissimo, che solo un anno fa e' stato permesso alle persone di comprare e vendere fra loro macchine, o case  e sapere che questa cosa gli ha permesso di cambiare auto, per migliorare il suo lavoro, solo oggi, e' una cosa strana, per noi abituati alla compravendita; sapere che nella realtà cubana esistono due unita' monetarie differenti, l'una destinata ai cubani, i pesos cubano, di scarsissimo valore economico, e l'altra invece destinata ai turisti e a tutte quelle persone che lavorano in questo ambito, vera unita monetaria dell'isola, conio unitario cubano mi sembra, scambiato a un euro e due, venti volte più del pesos, e creato appositamente per controllare il flusso di denaro che entra nella città e poter così controllare e ridistribuire, o almeno questo e' l'intento, le ricchezze derivate dal turismo, e' sicuramente una cosa lontana dalla nostra, per lo meno dalla mia, immaginazione. O ancora sapere che internet qui e' vietato e solo attraverso il mercato nero la gente riesce ad accedere alla rete, e sapere che per questo impedimento e' cosa normale, comune, vedere ragazzini di tutte le età con in mano dei libri, tassisti che ti parlano delle teorie di Marx, o giovani che ti raccontano con date e riferimenti precisi la storia del proprio paese, fa nascere in me domande sui pro e contro di tale impedimento. Questi son solo alcuni esempi, altri potrei citarne (la tendenza innata alla condivisione per esempio, il sostegno reciproco che scorgi in ogni azione quotidiana, potrebbero essere altri), ma rendono abbastanza l'idea di come qui le cose siano "gestite" diversamente. Mancanza di libertà? Giusto controllo delle cose, per garantire una distribuzione equa e giusta delle ricchezze? Privazione di alcuni diritti, tali secondo il nostro punto di vista, capace però di garantire sostegno alla naturale indole sociale dell'uomo? Non lo so, ma quel che so che questa educazione socialista la si può piacevolmente ritrovare in tanti atteggiamenti, comportamenti della gente, più aperta, votata alla condivisione, al sostegno reciproco, all'apertura verso l'altro. Un esempio su tutti che mi e' rimasto in testa si riferisce all'allenamento di ieri: stavo proponendo un gioco per il tiro in porta, ma avevo a disposizione solo 5 palloni. I bambini calciavano a raffica, ma non sempre con esiti positivi, per cui e' capitato che i palloni fossero quasi totalmente dispersi alle spalle delle porta e dovessero essere recuperati; quasi totalmente, ma quell'unico bambino che aveva ancora il prezioso attrezzo ai piedi, non essendo il predestinato, secondo l'ordine, al calcio, ha ceduto la sua palla al compagno per far si che calciasse! Questa cosa sembra una sciocchezza, ma io ho bene in mente invece quel che succede a casa: quando un bambino che deve calciare e' senza palla e il suo compagno vicino invece ne e' in possesso, l'ultimo pensiero di questi e cedere il suo pallone, ma anzi, proprio perché lui ha l'attrezzo, pensa a scavalcare il turno del compagno per calciare in porta. Ripeto, una sciocchezza quella appena riportata, ma spunto per me di riflessione su questi due mondo lontani con cui ho, abbiamo, a che fare. 

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