sabato 5 maggio 2012

Uganda 2012: aprile 29

29 aprile Ritorno all'ordinario, se così si può ridurre una giornata a Nagallama! Grande corso con gli allenatori, che credo fortemente possa portare questi ragazzi a migliorare ancora le loro proposte sul campo, per rendere sempre più divertenti e coinvolgenti gli allenamenti e attirare sempre più bambini al campo, allontanandoli dalla strada; e grande allenamento coi ragazzi, riuscendo a far giocare contemporaneamente 60 bambini, senza sacrificare intensità di gioco e qualità della proposta. Insomma, altra giornata da dieci e lode, con annesso allenamento sulla via del ritorno: mille metri ad alta intensità, si viaggiava intorno ai 3.50 al km, e duemila a basso ritmo, circa 4.30 al km; insomma...tanta roba! Tornati all' African Village, bagagli e via, con Kaueeza verso Kampala, da dove, domani mattina partiremo alla volta di Angal.  Corso, allenamenti, tutto perfetto a nostro modo di vedere, ma...sarà veramente così? Interrogativo questo che mi assilla sempre e da sempre: sarà giusto lavorare su questi temi con loro? e' questo ciò che cercano? non sto comportandomi come tanti altri bianchi qui presenti che importano il "mzungo way of life", senza tener conto delle differenze culturali e quindi di comprensione delle cose, di interpretazione della realtà e di metodologia di apprendimento? Io sto esportando un modo, un metodo, esercitazioni, giochi, un modo di vedere e di insegnare calcio proprio della mia cultura, della mia realtà, ma qui? Ho provato per questo viaggio ad africanizzare i contenuti del corso, rendendo subito pratici, concreti i temi trattati nella parte teorica, conoscendo(meglio, credendo di conoscere) le difficoltà tipiche dell'africano nel ragionamento astratto e, visto anche l'esito più che positivo del gruppo di lavoro finale, forse siamo riusciti a trasmettere qualcosa più utile al loro apprendimento, ma il dubbio non mi abbandona. Parlo e critico tanto quella forma di assistenzialismo esasperato importata dai bianchi, che ha portato questa gente a dipendere da noi, ad aspettarsi sempre qualcosa dall'europeo, senza quasi la voglia, la volontà di mettersi all'opera, di rimboccarsi le maniche in prima persona, per essere artefici del proprio destino, perché tanto c'e' il mzungo che mi porta le cose, che mi da le cose, e poi mi sto comportando allo stesso modo? Porco cane, ma allora come posso programmare i miei interventi "intercampisti"? Mio primario obiettivo, sempre, e' fornire agli allenatori gli strumenti per dar forma, dar vita ad allenamenti adatti, idonei, ai bambini che hanno di fronte e divertenti il più possibile, perché solo attraverso il divertimento il bambino realmente impara, cresce e vive un'esperienza educativa; ma se tutto ciò lo propongo attraverso il mio modo di essere, il mio modo di vedere le cose, forse ricado nell'errore che tanto cerco di evitare: non li spingo a pensare, a trovare autonomamente esercitazioni ed allenamenti, ma propongo loro il pacchetto completo, che loro non fanno altro che far proprio e ripetere, senza riflessioni, senza adattarlo alle proprie esigenze, ai propri bisogni. Quindi? Dove sta il giusto? Be' vediamola così: meglio avere una domanda in testa, che una risposta. Dalla prima ha inizio un cammino, un percorso, la seconda e' un arrivo, una conclusione!

Nessun commento:

Posta un commento