mercoledì 20 luglio 2016

Congo-Kinshasa

Confesso che sono un po' in ansia per questo viaggio, perché le ultime vicende relative a questo progetto non sono state proprio positive, al punto che hanno pensato di chiuderlo e anzi, lo hanno congelato per sei mesi. Poi mi sono esposto in prima persona, ho insistito sulla validità sociale del nostro intervento in questa parte sfigata di mondo, ho convinto i capi e ora, ad una settimana dal rientro in Italia, rieccomi in volo, per cercare quelle conferme da portare a Milano, per poter andare avanti con i lavori. Effettivamente un po' di confusione si è creata negli ultimi tempi, con il nascere di quell' academy in città, figlia del primo inter campus in loco, costruita grazie alla spinta iniziale data da noi con i soldi raccolti girando l'Italia con la coppa dei campioni vinta nel 2010, ma che vive di vita propria, separata dal nostro progetto sociale, in un altro punto della città, con altri allenatori e altri bambini, ma guidata dalla stessa persona che lavora con noi e, chiaramente, organizzata in campo, negli allenamenti, con il nostro metodo, essendo i suoi allenatori quelli che ho formato io agli albori del nostro intervento. In più i nostri partner locali si sono dimostrati un po' incapaci di scindere completamente le due cose, di allontanare con decisione Inter Campus da quei discorsi di rette annue o talent scouting propri dell'academy, ma che noi da sempre rifuggiamo, quindi, giustamente, i "capi" hanno chiesto luce, chiarezza, prima di poter proseguire. E allora...eccomi qui, per cercare di dimostrare l'enorme valore che ha anche qui il calcio come strumento di prevenzione della criminalità, come mezzo attraverso cui tener lontani i nostri bambini dalla strada, dando loro un luogo dove giocare, dove entrare a far parte di un gruppo, dove apprendere e interiorizzare regole, dove...crescere come uomini e non solo come calciatori. Qui come in tanti altri posti, considerando che i nostri bimbi sono figli di militari, quindi di gente che vive con 20 $ mensili, che può permettersi di dar da mangiare ai propri figli a giorni alterni, che non può garantire l'iscrizione a scuola a tutta la prole, che...ha bisogno di Inter Campus, cazzo! Ma questa cosa deve, giustamente, rimanere "pura", senza contaminazioni esageratemente "agonistiche", senza valorizzazione esclusiva del talento, senza nessuna forma di selezione, perché, cacchio, tutti devono giocare e tutti devono migliorare e crescere con quella palla tra i piedi e sempre in testa, come obiettivo, come guida per la vita. E allora...via, destinazione Kinshasa. Ripartiamo con Inter Campus, riportiamo la palla magica anche su questi campi del mondo. 

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