giovedì 3 dicembre 2015

In aula a Holguin

IN AULA
Come sempre durante le missioni su quest’isola, quando siamo in aula ci rendiamo conto che i cubani hanno una grandissima preparazione teorica per quanto riguarda le metodologie di allenamento, soprattutto per tutto ciò che concerne la preparazione atletica, ma quando vuoi passare alla pratica, quando poi li porti “sul campo” le loro conoscenze, le loro teorie iniziano a vacillare. Da quando vengo a Cuba, ormai cinque quattro anni, per questo motivo, cerco di proporre corsi molto pratici, che portino gli allenatori nella cancha, legando tutti i concetti che esponiamo a situazioni pratiche, reali, dell’allenamento e cercare così di alzare il livello dei nostri mister, di differirli da tutti gli altri che in numero sempre crescente si occupano di crescere giovani calciatori. Ma è dura. È dura, perché la teoria ce l’hanno proprio dentro: sono dei grandi “sofisti”, teorici dell’allenamento; vivono il gioco come una scienza esatta, da studiare sui libri, da analizzare alla lavagna e non come un gioco da vivere sul campo, da conoscere, sviluppare e migliorare in un prato verde, con esercitazioni e giochi divertenti, dedicati ai bambini. Ma hanno fame. Fame di conoscenza, di apprendimento. Oggi più che mai. Hanno famissima. La situazione politica attuale, con i suoi epocali cambiamenti, si vede, si tocca, anche nel nostro piccolo: sono aperti all’esterno, ansiosi di conoscere, di toccare, di venire in contatto con il cambiamento e magari essi stessi generarlo. La programmazione tecnica che il ministero dello sport diffonde annualmente alle province e quindi a tutti gli allenatori cubani impegnati sui campi dell’isola è superata, vogliono andare oltre, vogliono integrarla, ampliarla, migliorarla. E ce lo chiedono. Ce la mostrano e vogliono andare oltre, insieme a noi o a chiunque altro possa trasmetter loro nuove competenze. Volendo, potendo, fermarsi qui per un periodo piuttosto lungo, tre/sei mesi, si potrebbero porre delle basi importanti per il movimento calcistico in grande sviluppo, fioritura, da queste parti del mondo: si avrebbe a disposizione una buona organizzazione, ramificata e in grado di arrivare in tutte le dodici province, buon “materiale umano” (fisicamente sono delle bestie, anche se ultimamente vanno perdendo di vigore; a causa della crisi economica, infatti, i bambini crescono sempre più denutriti, con qualche deficit; mi raccontava il delegato provinciale dello sport che lentamente dal 1990, quando ci fu il crollo del blocco sovietico e Cuba iniziò a perdere i generosi contributi russi, le risorse economiche, già limitate a causa dell’embargo statunitense, si ridussero sempre più, e l’accesso anche solo ad una sana e corretta alimentazione da parte del popolo divenne sempre più complicato e limitato, con ripercussioni sui “fisici” degli sportivi, pur rimanendo lo sport un tratto distintivo del cubano) da trattare e formare e tanti “professori” con grande preparazione teorica da rendere allenatori, uomini di campo affamati e innamorati del calcio. Insomma, fermandosi più a lungo si potrebbe fare un gran lavoro, ma cercheremo di fare altrettanto pur solo in una settimana.

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