sabato 5 dicembre 2015

Di corsa a L'Havana

DI CORSA COL PROF"La prima settimana di preparazione può dirsi conclusa”, mi dice il prof rientrando in hotel a Holguin dopo l’ultima corsa prima del nostro ritorno a l’havana, per poi muoverci verso il Brasile. Una settimana di grandi corse e splendidi, stancanti, allenamenti: ogni mattina alle 7 si usciva di casa e si “tritavano” le strade intorno a noi, tra carretti trainati da cavalli che portavano giovani studenti e studentesse a lezione (a poche centinaia di metri da noi si trovava l’università), macchine degli anni ’50 puzzolenti, camion euro 0 (una sgasata di uno di questi residui della rivoluzione durante un mille mi ha tolto tre anni di vita), biciclette e gli immancabili sguardi incuriositi dei locali, intenti a capire che cacchio facessero questi due gringos tutte le mattine, correndo, saltando e guardando continuamente quel loro strano e identico orologio.Ripetute sui mille, balzi con uscite sui 400, forza veloce con uscite dai 400 ai 100, ripetute in navetta, ecco cosa cacchio abbiamo fatto. E forza con l’elastico con ripetute per addominali ogni giorno. Che altro non è che ciò che facciamo normalmente a casa, ma quando siamo insieme andiamo di più, rendiamo di più. O almeno, io rendo di più. Mi sento meglio, le gambe girano sempre. Certo, uscire di casa alle 7 con 24, 26 gradi aiuta sicuramente, però il compartire la fatica svolge un ruolo fondamentale durante i nostri viaggi. E oggi, a l’Havana (ora sono in volo verso Bogota, da dove poco dopo riaprirò con destino Fortaleza), sotto la pioggia, il vento, credo sia stata una delle corse più belle della nostra storia: sveglia alle 9, dopo aver raggiunto la nostra casa particular in calle industria intorno all’1, di rientro dall’aeroporto e dal volo da Holguin, un sorso d’acqua e via, verso il Malecon. Il cielo non è pulitissimo, ma non passa nella testa di nessuno dei due il pensiero che prende in considerazione l’ipotesi pioggia e appena scesi in strada si schiaccia il pulsante del Garmin e si da inizio alle danze. In breve arriviamo sul famoso lungomare della capitale e da li, come sempre, ci dirigiamo verso nord, dando le spalle al castello e alla città vecchia; i dieci minuti di riscaldamento ci portano quasi all’altezza del Cohiba, da dove iniziamo a rientrare per dar forma al nostro programma: ripetute sui 100 in navette dai 50 ai 25 metri. Tutto bene la prima serie, ma poi si scatena il maltempo: pioggia e vento ci inzuppano completamente, ma…ormai siamo qui. E allora via, una dopo l’altra le 4 serie da 5 ripetute, sempre con forza prima, ma soprattutto via al mille finale,tra pozze, in mezzo alla strada per l’acqua che inonda tutto,tra macchine che si muovono lentamente, tra la gente riparata sotto i terrazzi delle case decadenti della città o nascosta dentro gli edifici di epoca spagnola ormai quasi completamente mangiati dagli anni, dallo scorrere del tempo. Via, verso calle industria, di corsa, come piace a noi, pronti per ripartire per un’altra missione, questa volta verde-oro. 

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