lunedì 9 febbraio 2015

In giro per il Camerun

VIAGGIO ITINERANTE

Baha è la nostra prima tappa di oggi: nemmeno mezz’ora di trasferta ed eccoci in questo villaggio, o meglio, ed eccoci in questo campo grandissimo, incredibilmente, visti gli standard, pianeggiante, poco sconnesso, di sabbia rossissima, nel bel mezzo del nulla. Intorno a noi colline verdi ci occludono il panorama e dalle stradine, dai sentieri di ognuna di queste scendono bambini che si riversano lentamente sul campo, per iniziare l’allenamento, vestendo la maglia neroazzurra. Emile è l’allenatore e ci siamo già incontrati un po’ di volte in passato, ma è da un po’ che non partecipa ai nostri corsi e, ahimè, si vede: allenamento un po’ sotto ritmo, mischiando gli obiettivi tecnici e soprattutto mischiando i bambini, ossia facendo allenamento unendo nello stesso gruppo bimbi di 6 e ragazzetti di 14 anni. Lo lasciamo, quindi, suggerendogli una divisione in due della squadra, rispettando le fasce d’età e quindi lo sviluppo di ciascun giocatore, proponendogli un sistema di allenamento che riduca leggermente la seduta, mantenendo però alta la qualità e la cura, il rispetto, del giocatore. Speriamo. È in momenti come questi che mi piacerebbe avere la possibilità di “capitare” sui nostri campi, di passare da queste parti senza dire niente a nessuno durante la settimana, nei giorni in cui è stabilito il loro allenamento, per poter vedere cosa realmente combinano, osservarli all’opera di nascosto, senza farmi vedere e raccogliere così dati “puri”, non contaminati dalla mia presenza. Al momento, però, devo accontentarmi di queste “capatine programmate”, per cercare di raccogliere dati, informazioni, sull’andamento delle cose e così dopo Baha ci muoviamo verso Mndongo, dove ad attenderci c’è Emmanuel con i suoi 20 bambini. Già, ma dove ci attende? La strada che percorriamo in discesa è tutta di terra rossa che pare bruciare sotto i colpi dei raggi del sole, ormai al tramonto eppure, o forse per questo, caldissimi e intensissimi, piena di buche e che taglia in due la foresta, ai cui margini spuntano case, capanne, baracche di ogni tipo, dimensione e materiale. Saltiamo per una buona mezz’ora sulle sconnessioni di questa lingua di fuoco, fino ad incontrare una deviazione, che in breve ci porta…allo stadio! Un campo in pendenza, pieno di buche e deformazioni varie dovute alla stagione secca, che rende duro e polveroso il tutto, sopra il quale si apre un altro piccolo spazio, dove sono già piazzati cinesini e coni vari. Coach Emmanuel ci accoglie con un gran sorriso sdentato e muore dalla voglia di farci vedere il suo allenamento e farci conoscere i suoi bambini e così, anche per sfruttare al massimo la luce rimasta, lo facciamo partire. L’allenamento scorre veloce, tra “i racconti” del mister (ad ogni esercizio recitava quasi a memoria i contenuti dei corsi cui ha preso parte, decantando le caratteristiche della fase analitica, piuttosto che di quella situazionale, cercando continuamente il mio sguardo di approvazione. Il tutto mentre i bambini eseguivano l’esercizio…) e le risate per ogni errore commesso dai giocatori dei numerosi osservatori assiepati intorno al campo, o appollaiati sui gradini di una “casa” posta proprio sopra lo spazio di gioco scelto “accuratamente” dal nostro amico e alla sua conclusione decidiamo di mostrare un’esercitazione utile come introduzione. Il buio avanza, ma non ci disturba, anche perché i bambini continuano a correre come matti, senza nessun cenno di preoccupazione o di difficoltà, come se correre al buio guidando una palla intorno ad un quadrato, inseguiti da un avversario fosse la cosa più normale del mondo. Quindi se per loro va bene, non vedo perché dovrei fermarmi. Riesco quindi a chiudere l’esercitazione, prima di fermare i lavori, salutare i bambini e parlare un po’ con Emmanuel, per correggere ciò che ho visto in campo, illustrare il lavoro proposto e rinfrescare un po’ le sue conoscenze. Ora però è buio. Ma Buio, con la maiuscola! Quando ci rimettiamo in macchina non si vede veramente nulla e la strada continua ad essere dissestata, per cui per coprire i restanti 70 km ci impieghiamo due ore! Arriviamo a Bamenda che sono le 21, stanchi, ma contenti e pronti per i prossimi giorni. Questa volta ci fermiamo: tre giorni di corso ad allenatori nuovi, per scegliere, trovare, nuovi coach cui affidare i bambini della nuova cellula in apertura. Visto che in Camerun sono poche… 80 cellule, per un totale di quasi 1600 bambini…in neroazzurro!

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