giovedì 12 febbraio 2015

At the end of the road

AT THE END OF THE ROAD


Canzone consigliata: “End of the road”, E. Vedder, Into the wild.
E così, dopo tre giorni intensissimi di corso e allenamenti pomeridiani, dopo aver conosciuto e provato a formare i 34 allenatori presenti, per cercare di selezionare tra loro qualcuno capace di dar inizio alla cellula di Bamenda (provato…cercare di selezionare…niente di certo, niente di riuscito: qui son duri!!! Hanno un’idea, un’immagine dell’allenamento che solo col tempo può essere cambiata, modificata, quindi…perseverare, mister, perseverare deve essere il verbo cardine!), rieccoci in macchina, rieccoci su questa strada polverosa e dissestata che, tagliando in due la foresta e attraversando villaggi e piccole città, ci riporterà a Yaoundé. E lungo questa lingua di asfalto non cessano le scoperte…folcloristiche, tipicamente africane, come il taxi pieno come lo stadio ad un concerto del Boss, che raccoglie un ulteriore passeggero e lo mette comodamente a sedere nel bagagliaio, tenendo aperto il portellone; o quell’altro taxi, pieno come il fottuto treno che tutte le mie mattine italiane mi porta a Sesto da Arcore, che decide di accogliere altre persone a bordo e le mette a sedere fuori, quattro sul cofano e sei sul tetto (giuro, non sto mentendo! Un taxi tenuto insieme da non si sa quale forza fisica, carico all’inverosimile dentro e fuori!); o ancora quella macchina ricolma di verdure, frutta e altra roba di ogni genere, dalle patate alla manioca, talmente piena da costringere il guidatore schiacciato contro la portiera e il finestrino, capace di condurre l’auto con le braccia tese sul volante e il corpo rivolto verso il sedile del passeggero. Folclore africano, si diceva. Come folcloristiche sono anche le soste ai “banchi della frutta” posti a bordo pista, con queste donne intente a vendere la propria merce, applicando prezzi da bianco, o normali, a seconda del cliente: ananas giganti, papaye gustose già alla sola vista, avocados, mango, banane, plantain e tutta la frutta che vi viene in mente! Fantastico! Non solo per la qualità “bio”, bien sure, della merce, ma anche per tutto il lavoro che bisogna fare per ottenere un prezzo competitivo: insieme a Francis la contrattazione è da sempre la parte più divertente dei nostri acquisti, tra un sorriso, una battuta e i loro tentativi di vendere più roba di quella che hai chiesto, ad un prezzo diverso di quello riservato al nostro compagno di viaggi. Può sembrare snervante per noi, abituati all’esselunga, col prodotto pronto, il prezzo chiaro, esposto, che di corsa facciamo la nostra spesa, senza quasi vedere la cassiera o il ragazzo della frutta e a volte lo diventa, perché…son duri! Però mi diverte e con Francis è sempre un’occasione per parlare e, per lui, per insegnar loro qualcosa.
Rieccoci quindi in macchina e rieccoci dopo 6 ore (madonnina: 6 ore per coprire 283 km!!! In bici sarebbe stato uguale!) a Yaoundé, per una rapida doccia prima del trasferimento in aeroporto e il ritorno a casa. 8 giorni volati, 8 giorni intensissimi, 8 giorni di gran lavoro, di grandi esperienze e di gran…vita! Prima del prossimo campo.

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