martedì 11 febbraio 2014

Lubumbashi 2014

Lubumbashi 2014

Credevo di non arrivare più e invece, dopo "sole" 18 ore di viaggio, da Milano ad Abbis Ababa, quindi Lubumbashi, eccomi già in campo. 
Tempo ne abbiamo poco, cinque giorno in tutto, poi ritornato da qui giusto una settimana a casa e dovrò ripartire: non possiamo permetterci di non sfruttare i pomeriggi per fare allenamenti e magari riposare! Meglio il campo, i bambini, la maglia neroazzurra e lei, tutto ciò intorno a cui ruotiamo: la palla! 
E così dopo nemmeno due ore dal nostro arrivo in Katanga, la regione del Congo dove ora ci troviamo, io e Lore siamo a Jama Yetu, con 20 ragazzi di età un po' troppo differenti per i miei gusti, a dar forma al nostro primo allenamento della missione. Il loro mister osserva e al termine della seduta scambiamo con lui qualche parola: il gruppo è troppo disomogeneo, non ritengo utile, anzi lo considero dannoso, far allenare bambini di 8 con adolescenti di 13 insieme, quindi vediamo insieme di modificare le cose, per venire meglio incontro alle esigenze dei bambini e rendere così gli allenamenti più adatti e divertenti per tutti. In più in campo sono tanti i limiti mostrati dai nostri bambini, in particolar modo cognitivi, con enormi difficoltà mostrate alla prima variante richiedente un minimo di riflessione, di pensiero e non solo un'azione, sintomo questo di scarsi allenamenti, di sedute poco stimolanti. Vanno allenati e noi dobbiamo in questi giorni preparare il loro mister per soddisfare queste esigenze, perché certo non è colpa sua: ha bisogno di essere formato, di conoscere le cose, per proporle. È bravo, ha voglia: va allenato anche lui! Domani Chawama e anche li mi aspetto le stesse difficoltà: i mister sanno "costruire" una seduta dal punto di vista della forma, ma non la sanno "riempire", non la sanno adattare ai giocatori che hanno di fronte, ai bambini coi quali stanno giocando, non riescono bene a stimolarli per accompagnarli nel loro percorso di sviluppo, motorio, cognitivo, emotivo, sociale. Bene, c'è da lavorare! E intensamente, anche. 
Ora confesso che dopo la doccia,un circuitino di forza nella mia stanza presso i padri salesiani di Don Bosco, la testa inizia a farsi pesante, gli occhi iniziano a sbattere frequentemente, ma bisogna aspettare ancora una buona mezz'ora prima dell'arrivo di Gabriele...e ho una fame super! Non ho fatto colazione e non ho mangiato a pranzo in aereo, pensando di aver tempo una volta sbarcato: sono in piedi con tre frutti di Guayava colti direttamente dall'albero presso la sede di Alba Onlus, nostro partner in questa avventura...insomma, HO FAME!!! Cerco di non pensarci, accompagnato nei miei pensieri da High Hopes, del Boss. 

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