sabato 13 luglio 2013

Yaounde, giorno 2

6 Luglio
La notte scorre via veloce, troppo veloce ahimè: dopo la breve cena all'arrivo a casa (mitico Francis che mi vizia sempre facendomi trovare le cacaouette nella bottiglia ogni volta che torno da queste parti), il sonno mi prende in breve tempo, ma in ancor minor spazio temporale mi ritrovo desto e pronto, quasi, per una mega giornata di giri per quattro cellule della città di Yaoundé. Si comincia dalla cellula Inter Campus AS Oxigen: campo gigante in terra rossissima, un solo allenatore e 21 bambini in neroazzurro. Ed è subito un bell'inizio; da li ci spostiamo al Cas, nel quartiere di Nkoldongo, ma li le cose sono un po' meno idilliache: Serge, l'allenatore, ha un ritmo da bradipo mutilato, crea file infinite con conseguenti tempi di attesa degni delle poste italiane e non segue una struttura per "costruire" l'allenamento ( il fenomeno era già stato con me al corso di Limbè, saltando il test finale perché "impegnato" con una ragazza dalla sera precedente...spiega abbastanza il personaggio questo aneddoto), ma propone esercitazioni a raffica, slegate tra loro sia per obiettivi, che per contenuti, poco coinvolto nella seduta (rimane tutto il tempo ai lati del campo, fischietto in bocca pronto all'urlo) e molto direttivo nei confronti dei bambini.
Le due cellule del pomeriggio, però, ci riservano grandi sorprese: si parte dall' Inter de Mmvog-Ada, nell'omonimo quartiere, zona ai margini della grande città, centro di povertà e delinquenza per eccellenza; qui i bambini fanno fatica ad andare a scuola per via dei costi e spesso preferiscono la maestra strada per la loro crescita, per la loro educazione, a meno che...a meno che maglie neroazzurre e un pallone da calciare non gli vengano proposti in alternativa! E così eccoci in mezzo a questi bambini, purtroppo però non per giocare a calcio, perché un violento acquazzone ci costringe a sospendere la seduta, ma per stare con loro, parlare un po' con loro e il loro allenatore, Gerrard (ex bimbo inter campus, cresciuto e ora allenatore! Spettacolo) e giocare insieme. Visto l'entusiasmo al nostro arrivo, i canti e i balli, l'atmosfera è magica e con Gabri decidiamo di non perdere l'occasione per divertirci un po': decidiamo allora di improvvisare un quizzettone, con domande legate al calcio e regalando gadgets dell'Inter a chi risponde giusto, scatenando così ancor maggiore entusiasmo e divertimento (il bimbo che ha risposto tre ore quando ho chiesto quanti minuti dura una partita di calcio, è stato il migliore!!!). La pioggia non accenna a diminuire anche usciti dalla casa sociale dove ci siamo trasformati in novelli Mike Bongiorno e diretti al quartiere mangue, dove incontriamo gli ultimi bambini della giornata, quelli allenati da  Isidore e facenti parte della cellula Academy des Enfantes de Demunys; anche loro vivono in un quartiere poverissimo della città e con tante difficoltà, al punto che alcuni allenatori son stati allontanati perché in carcere e che nessun bambino ha la divisa dell'Inter perché o l'han venduta, o gli è stata rubata. Insomma, un bel quartierino, ma la cosa più bella è il campo! Cammina, cammina, scendendo la collina, fra baracche di fango e altre in lamiera, su strada rossa, viva, arriviamo infatti su di uno spiazzo in pendenza, pieno di crateri, non buche, e con due porte agli estremi, sui due lati lunghi: l' estade! La pioggia che ha appena cessato di scendere dona poi un tocco esotico in più all'ambiente, avendo reso il tutto estremamente scivoloso e fangoso. Ma niente può fermare ragazzini affamati di calcio e così, incredibilmente, si gioca! Fantastico. Se poi penso ai nostri che si lamentano se il campo sintetico è di terza e non di quarta generazione...

Nessun commento:

Posta un commento