domenica 14 luglio 2013

Camerun, Luglio 2013

7 Luglio

"è una cellula qui vicino; un posto dificile (con una f, alla francese), dove c'è bisogno di Inter Campus (con l'accento sulla u, alla francaise)", ci dice Francis quando saliamo in macchina. L'idea è di arrivare in questo villaggio a 30 km da Yaoundé, partecipare con la gente del villaggio alla messa e al termine vedere l'allenatore del nucleo all'opera. Si parte, dunque...si parte...più o meno. La macchina non da cenni di vita, quindi apri il cofano e inizia un lungo andirivieni di esperti, ognuno con la sua teoria, ognuno con il suo sapere che si rivela scadente al giro di chiave. Già, perché in questo lato di mondo la gente adora fingersi esperta di tutto, adora discutere, parlare e adora aiutare chiunque, anche se questi non ha domandato nulla; e così dopo un'oretta circa di tentativi a vuoto, arriva Etienne, storico aiutante del nostro insostituibile uomo, che smonta un filo, toccascia qua e la e rimette in moto il mezzo. Con un difettuccio: in pratica la macchina rimane sempre accesa, a meno che non si stacchi un filo, che al momento della ripartenza andrà nuovamente collegato. Nonostante la mia scarsissima abilità e conoscenza di tutto ciò che sono motori e macchine, la cosa mi sembra di facile applicazione dopo le future soste, per cui, finalmente,  si parte. Questa volta realmente.
Si parte e si viaggia attraverso la domenicalmente caotica Yaoundé, attraversando da parte a parte la città, fino ad arrivare alla zona universitaria da dove iniziamo ad abbandonare l'asfalto per inoltrarci nella foresta, attraverso una lunga, rossissima e vivissima strada che taglia in due l'oceano verde smeraldo intorno a noi, sospendendo, anche se per poco, l'apparentemente infinita varietà di piante che ci accompagna lungo il percorso. Vai, vai, vai...cazzo, ma non si arriva mai? Vai, vai ancora ed eccoci alfine all'agognata meta: le piante si diradano, lasciando spazio a qualche campo coltivato, a case sparse qua e la, a un campo con due porte di legno sui lati lunghi, che scopriamo essere l' "estade" e a una costruzione aperta che ci dicono essere la Chiesa. Eccoci a Mbassan. Gli occhi della gente ci si piantano addosso: chi con fare interrogativo, chi spaventato, chi solo curioso e divertito dal nostro pallore; al nostro ingresso in Chiesa siamo sommersi di sguardi e rapidamente ci accomodiamo sulla panca per ascoltare la prima Messa della mia vita in lingua Ewondo. Disastro: non si capisce mezza parola, anche se la funzione è divertente e coinvolgente; canti, balli, è tutto una festa e un'esplosione di colori intorno a noi e mi chiedo, come sempre quando assisto a una messa a queste latitudini, perché le nostre son sempre così "tristi" ed esageratamente solenni, lontane dalla gente e da ciò che ricerca nella chiesa. 
Anyway...funzione terminata, ora è il momento della palla. Tutti in campo e con noi gruppi di ragazzi strafatti, mezzi ubriachi e pieni di chissà quale droga e più osserviamo con attenzione le persone intorno a noi, più ci rendiamo conto che di sani, qui, ce ne sono ben pochi, diamine. Barcollanti ci parlano biascicando, in un misto di francese ed Ewondo, chiedendoci soldi, macchine, moto; si, credo proprio che un po' di sano calcio da queste parti potrebbe portar solo benefici. Sarà dura, caspita se sarà dura, ma...ehi, è Inter Campus!

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