lunedì 1 luglio 2013

Israele:Giugno 2013

Sveglia presto, prestissimo: se voglio correre e arrivare in orario all'appuntamento con Yasha il suono malefico si manifesta infatti già alle 6!!! Madonnina. Meno male che il mare con quella luce debole crescente che gli si riflette contro e la brezza fresca che mi pizzica la faccia, mi aiutano in breve a dimenticare l'ora e l'abbraccio di Morfeo e accendono le mie gambe, facendomi tuffare ben presto nella super seduta preparata appositamente per l'occasione dal mio solito prof. Spero vivamente di non perdere mai questa vena di follia, che mi fa lottare con violenza contro la pigrizia e mi spinge sempre ad alzarmi dal letto a ogni ora del mattino, per poter continuare a godere della bellezza della corsa, della fatica, del sudore, fin quando il mio corpo, o forse Silvia, me lo consentirà. Sarebbe un peccato perdersi mattinate come questa solo per rimanermene nel letto un'ora in più. Quando poi a fine corsa c'è la possibilità, come qui, di tuffarsi nel mare...sarebbe stato veramente stupido poltrire. Mezzo sudato e mezzo salato, soddisfatto del mio allenamento, volo in doccia in perfetta tabella di marcia, per poi, puntualissimo, farmi trovare pronto all'appuntamento col nostro amico, in vista dell'intensa mattinata che ci attende. Oggi infatti si va "al di la", si vanno a conoscere diverse realtà oltre il muro, per cercare di capire se si possono coinvolgere e se con loro possiamo finalmente tornare veramente a unire, almeno sul campo e almeno per un allenamento, bambini dell'una e dell'altra parte del Paese. I problemi però son tanti, la tensione è alta e ancora una volta mi rendo conto che 60 anni di tentativi da parte delle maggiori potenze del mondo non potranno certo esser surclassati dalla nostra semplice maglia neroazzurra. Le distanze tra Israeliani e Palestinesi sono grandi e le realtà in cui vivono son troppo complesse per esser colmate e semplificate da un pallone; ci vogliono garanzie, ci vogliono permessi, ci vuole tempo, ci vuole pazienza, ci vuole determinazione, ci vuole, ci vuole, ci vuole...un casino! Anche i due rappresentanti de "I custodi della Terra Santa" che incontriamo ci ribadiscono gli stessi concetti: iniziate ad attivare progetti separati, al di qua e al di la, che parallelamente inizino a camminare, poi chissà, un giorno, le due strade potranno incontrarsi e dare inizio a un progetto unico, unificato. Ma per il momento meglio lasciare separate le cose.
L'ultimo incontro, però, sembra aprirci uno spiraglio, una debole luce di speranza: il ragazzo con cui parliamo è responsabile per un progetto sportivo in un villaggio Arabo/Israeliano e si dice pronto a mettere a disposizione delle due realtà coinvolte dal nostro progetto, il Kibbutz e il villaggio Palestinese,  il campo dove giocano i suoi bambini, per dar vita una volta al mese, magari una volta ogni due, vediamo come vanno le cose, a un incontro tra "i due mondi", sostenendo che la cosa non sarebbe un problema, tenendo però sempre conto della situazione generale. Be', sarebbe già un inizio.
Bene, dunque: sul fischio finale arriva un gran gol! Il progetto sembra poter prender forma: Israeliani del Kibbutz da una parte, bambini Palestinesi del villaggio dall'altra e altri bambini Arabo/Israeliani come terreno neutro di incontro. Con ognuno iniziamo a lavorare separatamente, per farli poi incontrare quando siamo presenti noi, tutti sullo stesso campo, tutti dietro la stessa palla, tutti con la stessa maglia indosso. Vedremo...

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