martedì 1 ottobre 2019

Viaggio in treno

Me lo ricordavo più affascinante il viaggio notturno in cuccetta! Vero che la memoria è ricostruzione, ma nella mia mente c'era un non so che di romantico a far da contorno al ricordo delle due precedenti volte in treno. Avevo cancellato il caldo africano della micro stanza dove eravamo (finestrino bloccato, tre uomini in non più di 6mq e la "ventilatio", come la chiamava la capotreno, per fortuna non la "putrens" di Calboni, che funzionava a tratti, hanno contribuito a creare questo clima congolese), i continui sobbalzi e soprattutto ricordavo lo spazio letto più ampio, comodo, vivibile. Non che tutto ciò mi abbia impedito di dormire, però mi ero pregustato diversamente le dodici ore di viaggio. Ricordavo un bel materasso comodo, l'arietta frizzante del primo autunno russo entrare nello scompartimento per spingerti sotto le coperte a godere del fresco, ricordavo lo scorrere leggero del treno sulle rotaie con qualche lento, sporadico, scossone in prossimità delle stazioni e quindi degli scambi, ricordavo...un bel niente. Immaginavo, non ricordavo. Perché nello scompartimento c'erano duecento gradi e mi sono svegliato un paio di volte sudato, con le gocce di sudore lungo la schiena; perché il letto era una tavola di compensato "piuttosto" rigida e al risveglio la mia schiena era di ghisa; perché il treno sembrava procedere lungo una strada sterrata per i continui scossoni e sobbalzi che ci ha regalato, non certo su rotaie. Perché...perché memoria è ricostruzione, altroché. Anyway: dormire si è dormito, così una volta arrivati in hotel, cambio rapido degli abiti e via, per le strade di questa grande città (circa due milioni di abitanti), per una corsetta rigenerante, al termine della quale doccia, pranzo e incontro coi mister. Mister...in realtà sono ragazzi contattati da Common kids, nostro partner locale, per introdurli al "magnifico mondo" inter campus, alla nostra metodologia e al nostro modo di intendere e vivere l'allenamento, per provare a diffondere, senza per forza coinvolgere direttamente, ciò che proviamo realizzare in questo spicchio di mondo. Tra loro un giovane sembra più interessato degli altri, più coinvolto, e infatti scopriamo che lui gioca già con ragazzi con sindrome di down ed è interessato a "scoprire" nuovi esercizi, nuovi giochi, da proporre ai propri ragazzi e un nuovo metodo di lavoro, per essere ancora più incisivo nei suoi interventi. Una parola tira l'altra e al termine della nostra presentazione si finisce con il darsi appuntamento a mercoledì presso il suo campo, per assistere al suo allenamento, l'allenamento di "sturm", il nome della sua squadra. Poi scoprirò cosa significa, per il momento ci portiamo a casa quest'altro bell'incontro. 

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