mercoledì 2 ottobre 2019

Bobrov (Бобров)

Piove, c...o. Non che sia una novità da queste parti, visto che raramente son riuscito a scorgere il cielo chiaro e il sole nitido, stampato nel mezzo del suo azzurro, ma quando ti alzi, carico per allenarti, e fuori sei accolto da acqua a secchiate, ti vien voglia di girarti dall'altra parte, rimboccarti le coperte e tornare tra le braccia accoglienti di Morfeo. Per fortuna non cedo all'ozio e riesco a divincolarmi dalla presa del Dio del sonno, per "tuffarmi" letteralmente tra le strade allagate e dar fondo al mio allenamento insieme a Juri. Per fortuna, mi sento di dire ora. Per fortuna perché credo sia sempre bellissimo iniziare le giornate con una bella e intensa corsa: mi da' un'energia in più, regala un gusto diverso alle mie 24 ore, mi aiuta a vivere meglio l'intera giornata, sia come umore che come attenzione, come "testa". Pronto e carico, quindi, salgo insieme ai miei compagni di ventura sul pulmino di Alexei, direzione Bobrov, cittadina a circa 150 km da Voronezh, dove i bimbi della scuola speciale ci aspettano. Eccome se ci aspettano: giusto il tempo di scendere dal mezzo a quattro ruote che vari ragazzi, bambini e bambine, vestiti di neroazzurro, ci vengono incontro per salutarci, stringerci la mano e "scambiare con noi qualche parola"...in russo, che io non parlo, ma il bello è anche questo. Loro che parlano la loro lingua, io che rispondo nella mia, gesti, sorrisi e...via di corsa verso la palestra per iniziare l'allenamento. Sono tanti i bambini che riconosco e anche Juri, trattore del paese, quindi sempre in missione in Russia negli ultimi anni, mi conferma che la percentuale di bimbi che fa tutto il percorso con noi è molto alta. Ciò si può osservare molto nettamente quando scendiamo in "campo": nonostante tutte le loro difficoltà, i gruppi sono nella quasi totalità migliorati, cresciuti, dal punto di vista comportamentale e anche nelle relazioni: sanno stare in fila in attesa del proprio turno (a parte qualche caso estremo), scatenano pochi conflitti, riescono anche a seguire una progressione dal facile al difficile che passava attraverso stimoli uditivi e visivi, che inizialmente pensavo troppo complessa. Insomma, stanno crescendo e gli effetti dell'allenamento sono tangibili, nonostante la situazione in cui sono costretti e nonostante alcuni casi estremi; per alcuni di loro, infatti, l'allenamento non basta, hanno bisogno di un percorso "più serio", più complesso e articolato, ma per i più è stato bello vedere quello che una palla ha portato nel loro percorso di crescita. Vedere poi alcuni di loro esultare e darmi "gasati" il 5 dopo aver segnato il gol nell'esercitazione situazionale, è stato proprio un bel regalo. Tra tutti il bimbo che vive grattandosi è quello che mi ha colpito di più: soffre di una non so quale malattia, dovuta all'alcol ingurgitato dalla madre quando era in cinta, per cui...vive grattandosi. Continuamente! Ma tanto. E con foga. Impressionante da vedere, poverino: si sollevava la maglia dell'inter mentre era fuori, in attesa di partecipare alla seduta, e non smetteva un attimo di grattarsi! Pancia, schiena, gambe, sedere, braccia...Ed è così da sempre. E non può fare niente, ci dicono. La palle squamata, le mani dure, callose e questo fastidio costante. Io sarei impazzito, invece lui...sorride! Segna, esulta, corre per darmi il cinque e gioisce coi compagni. Non ho capito veramente un cacchio della vita.

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