martedì 22 ottobre 2019

Tel Aviv

TEL AVIV
Miami! Ogni volta che vengo qui mi sembra di essere sbarcato oltreoceano guardando dall’alto la spiaggia, lo splendido lungomare e godendomi il clima stupendo che mi accoglie puntualmente. Che spettacolo. La corsa mattutina è un piacere triplo da queste parti, sopratutto perché la chiudo sempre con un bel tuffo in mare, per riportare alla sua normale temperatura il mio corpo e per mettere la ciliegina sulla torta e iniziare al meglio le mie giornate. Sette giorni e sette bellissime corse, in compagnia sempre di un sacco di gente, perché qui ad ogni ora del giorno e della notte c’è gente che si allena e tutto ciò fa si che ci si senta quasi obbligati a sudare, a fare fatica, a fare qualcosa per restare in forma e stare meglio. Non fosse una terra così complicata sarebbe davvero un posto dove vivere. Chissà. Finché dura mi godo le mie semestrali visite, belle certamente per quanto fin qui descritto, ma anche per quello che si combina in campo. Anche qui a Tel Aviv il progetto punta all’integrazione, ma le “parti” da avvicinare sono altre: israeliani da una parte e profughi, per lo più somali, eritrei, dall’altra. E questi ultimi sono veramente…scatenati!!! Sono bimbi che vengono da storie di vita terribili, nonostante la giovane, giovanissima età, senza nazionalità, senza una identità e quindi senza alcun diritto, nascosti ai margini della periferia della città, come se non esistessero. Molti di questi bimbi sono sotto farmaco per cercare di “domare” l’iperattività che li contraddistingue e per quanto istintivamente mi sembra sia questa una scelta un po’ azzardata, di comodo, semplicistica, non posso far altro che provare, in campo, a “domare” a mia volta i bimbi, senza l’uso di pilloline, ma con una palla. E la cosa, a mio modo di vedere, ci riesce bene. Certo è che quando sullo stesso campo si trovano un bimbo somalo che non sta fermo un attimo, ipercinetico, violento sia fisicamente che verbalmente e poco abituato ad ascoltare e a rispettare tempi e regole che non siano sue, e un ebreo piccolino, ingenuo, sperduto, come è giusto che sia alla sua età, nei suoi pensieri e nella sua fantasia, il “divertimento” è assicurato. Posso garantirlo. Ma essendo qui il progetto attivo da sei anni ed essendo Yasha, Arturo ed Emanuele, coloro che si occupano del campo, molto bravi, le cose, seppur complesse, si riescono a realizzare e gli allenamenti “misti” hanno avuto sempre un buon esito, sotto tutti gli aspetti. Certo, non son mancati bimbi mandati a sedere, richiamati, risse sedate sul nascere e arrabbiature (ho addirittura visto e sentito per la prima volta Ema arrabbiato, ma veramente arrabbiato, che ha messo a tacere un “ribelle”) da parte dei mister, ma tutto sommato si è riusciti a lavorare bene, proponendo anche l’ultimo giorno un allenamento a stazioni, con anche un funino in mezzo, che ha dato belle indicazioni e ha avuto un buon esito. Insomma, qui le cose stanno avanzando a grandi passi e stanno evolvendosi positivamente, visita dopo visita. Bravi bagai. Avanti così


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