martedì 24 maggio 2016

Viaggio a Las Tunas

LAS TUNAS…o quasi.
Caro lettore, mettiti comodo, accenditi con cura il tuo bel Choiba, associalo a un buon bicchiere, anche due, di Malbec preferibilmente argentino, metti sul tuo giradischi quel capolavoro di “Images and words e allunga le gambe sul più comodo dei tuoi puff, perché oggi la giornata è stata particolarmente piena, densa di avvenimenti, per lo più sfortunati, quindi mi dilungherò nello scrivere e voglio che per lo meno tu possa goderti questa lettura con dei piccoli artifizzi. Perché io ho ben poco di cui godere. Cazzo! La giornata prende subito una brutta piega di primo mattino, quando, giunti all’aeroporto, superati velocemente i controlli, già pronti per imbarcarci, direzione Holguin, veniamo respinti proprio poco prima della scaletta; respinti e riportati in sala d’attesa, senza nessuna spiegazione. I minuti, le ore passano e nulla sembra dar segni di cambiamento, fin quando un uomo della compagnia aerea, quella merda di cubana airline, si avvicina al folto gruppo di gente in attesa, per dare una spiegazione: è il computer, il problema è il computer, che ha segnato un guasto al motore. Ora lo ripariamo e si parte. Ora…ora nell’accezione lombarda, o in quella cubana? chiaramente la seconda e dopo un’altra ora in attesa, torna. Questa volta ci dice che ci offriranno il pranzo (un panino col prosciutto e un acqua) e che entro breve cambieranno l’aereo per permetterci di partire. Entro breve? Più o meno. Trascorre infatti un’altra ora, prima di avere altre notizie: ora stanno trasferendo i bagagli dal primo aereo, rotto, al secondo. Be’, dai, ci diciamo io e il prof, meglio dell’ultima volta, sempre qui, sempre con lo stesso aereo (vedi giugno 2015), sempre con lo stesso problema in partenza. E infatti “dopo poco”, ci siamo: si parte! Di nuovo tutti in fila, questa volta fin anche alle scalette che ci conducono dentro questo vecchio e sgangherato antonov degli anni ’80, superstite dei grandi aiuti provenienti dalla Russia nel periodo della guerra fredda, Si parte sul serio, questa volta. SI parte e si arriva anche, tra turbolenze varie e rumori non proprio rassicuranti se percepiti a 10000 mt di altitudine, a parte. Atterrati a Holguin troviamo un taxi che ci conduce a Las Tunas dopo un’altra ora e tre quarti, che però vola via senza colpo ferire:Julio, l’autista, è una bella lingua e ci parla un po’ di tutto, offrendoci anche in un pit stop una noce di cocco, di cui prima beviamo l’acqua, quindi mangiamo la polpa, e ascoltando le sue parole, i suoi racconti, le sue spiegazioni, la carretera scorre veloce sotto le ruote, senza che ce ne accorgiamo. E dopo un viaggio cosi bello e divertente, il duro ritorno alla realtà che ci accoglie giunti a destinazione è devastante: non c’è la prenotazione della camera, quindi non c’è la camera per dormire, questa notte. E nemmeno la successiva. E nemmeno quella dopo. Tutto pieno. E nessun altro hotel disponibile. Bene.Molto bene. Quindi? Cosa facciamo?In quel momento mi sarei mangiato Aristides, l’incaricato dell’INDER per l’organizzazione di tutto, ma padre Silvio intercede e media, quindi, razionalmente, decidiamo di cercare un posto dove stare. Sempre Julio, il tassista, ci propone una specie di b&b vicino a casa sua…stanze mignon, senza finestra, con un condizionatore (ci sono 40 gradi e un’umidità spaventosa!) alimentato dal motore di un trattore (fa un casino assurdo), ma non abbiamo scelta. Il tempo di posare gli zaini e siamo già fuori: necessaria una corsa di assestamento, per analizzare con più lucidità l’assurdità della situazione. Ricapitoliamo: arriviamo, nessuno ci aspetta, non abbiamo dove stare e domani iniziamo il corso con non si sa bene quali allenatori, certamente non i nostri, e non si sa ancora dove, visto che il pirla di Aristide non ha saputo nemmeno dare questa notizia!  Con la musichetta di Benny Hill in sottofondo (perché questa situazione è degna di una scenetta comica), crolliamo velocemente nel letto, subito dopo cena, consumata nel b&b, preparata dalla gentilissima ragazza che qui lavora. Il domani chissà cosa ci riserva… 

Nessun commento:

Posta un commento