mercoledì 4 maggio 2016

In campo a Tehran

ALLENAMENTO A TEHRAN 


L’allenatore locali, Madì, e i suoi due assistenti, i cui nomi assolutamente ignoro, gestiscono in una sola seduta congiunta fino a 70 bambini contemporaneamente, usando meno di 20 palloni e pochi cinesini, proponendo tre esercitazioni intervallate da ore di stretching e pause per bere, tutte con obiettivi differenti e tutte piuttosto analitiche, a volte abbandonando il campo, o rispondendo al telefono, o parlando tra loro. Eppure i bambini proseguono a giocare, senza distrazioni, senza calare di intensità, senza distrarsi o iniziare a fare gli scemi, perso il controllo dell’adulto. E questa cosa è una costante sia coi grandi che coi piccoli: tutti ordinati, disciplinati e rispettosi delle indicazioni, senza nessun pirla che fa casino inutilmente, facendo perdere qualità alla seduta. Eppure non sono ragazzi con una storia semplice alle spalle: sono tutti figli di rifugiati afghani, senza documenti e quindi relegati ai margini della società. Chi non ha il padre, scomparso o scappato, drogato o alcolizzato (in un paese dove l’alcool è bandito mi fa specie, ma mi dicono siano piuttosto diffusi gli alcolizzati), chi è senza la madre, chi non va a scuola, perché costretto a lavorare per contribuire al mantenimento della famiglia, chi, chi e chi…ognuno ha la sua croce da portare, ma tutti rimangono attenti e concentrati per tutta la seduta! Se penso a quello che succede da noi mi viene da piangere. Lampante ciò che ho visto oggi per capire le distanze tra i nostri due mondi: i bambini sono arrivati alla spicciolata, a gruppetti, ed entrati allo stadio hanno salutato il mister, noi, per poi andare a sedersi in fila contro la rete di protezione, in attesa delle nostre indicazioni. Tutti seduti, tutti tranquilli:per carità, parlavano, ridevano, facevano casino parlando, ma nessuno che ha creato confusione, mentre io e i loro mister eravamo dalla parte opposta del campo a parlare! 64 bambini tra gli 8 e 10 anni soli, senza nessun adulto a controllarli! Osservavo questa cosa e pensavo alla calva: immagina a lasciare le squadre 2006-2007 e 2008 in campo sole, senza nessuno a contenerli: dopo 10 minuti ci scapperebbe il morto! Matteo 2008 inizierebbe a spingere Massimo, il quale inizierebbe a urlare, stimolando alla “rivolta” Nicolas 2007, cui farebbe seguito Simone, Ali, Gaetano 2006, per arrivare poi alle lame con Vincenzo 2006! Qui niente: tranquilli, fino al nostro segnale. Perchè??? Eppure, vista la loro storia, avrebbero più diritto loro di tenerci impegnati, coinvolti nel controllarli, nel lasciarli mento tempo possibile fermi, senza un’esercitazione da svolgere, un pallone da calciare. Invece…fino a quando il mister non li riunisce e spiega loro cosa fare, nessuno si alza in piedi. E anche durante la seduta (ripeto, 64 bambini insieme, con un solo allenatore, pur aiutato da due che giravano tra i gruppetti), nessun episodio di distrazione, di conflitto o anche solo di calo dell’attenzione o delle intensità. Tre esercitazioni analitiche, anche piuttosto noiose, una partita e tutto è filato via alla perfezione, secondo i canoni locali. Nessun vero obiettivo, nessun vero insegnamento lasciato, nessuna vera cura del singolo, ma i bambini si sono divertiti, il clima era positivo e per un’ora e mezza nessuno di loro ha pensato alle varie sfighe che li accompagnano. Bravo Madì!

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