domenica 1 maggio 2016

Ancora in viaggio

ANCORA IN VIAGGIO
Credo che nessun altro viaggiatore possa unire due viaggi come quelli che sto unendo io e, sia chiaro, non lo dico per darmi delle arie; certo è, però, che dopo nemmeno una settimana dal ritorno dalla terra santa, ritrovarsi a scrivere sul terrazzino della camera d’hotel, con di fronte i monti Elburz non è certo cosa per tutti. A meno che non si lavori per Inter Campus. In tal caso ecco servita la “diplomaticamente” imbarazzante situazione: giusto il tempo per andare in questura, cambiare passaporto (perché con i timbri dell'altro certo qui non sarei entrato) ed eccomi in aereo, direzione Tehran. Sono contento, affascinato da questo paese dal quale manco ormai da sei anni, e allo stesso tempo un po’ reticente alla partenza…cazzarola, non me ne voglia Silvia, ma la mia nanetta è una bella calamita, dalla quale viene difficile staccarsi, anche solo per questi 3 giorni. Sapendo in più che perderò la piscina di sabato per questo viaggio, la sua forza attrattiva nei miei confronti si è decuplicata e salutarla, seduta sul seggiolone, tutta lercia di pasta al miglio, sorridente, chiacchierona e casinista, è stato un bello sforzo, ma…sarà più bello il mio ritorno. Spero. Visto che l’ultima volta, quattro giorno fa, il nostro riavvicinamento a lei non è stato piacevolissimo: abbiamo passato la mattinata insieme (sono rientrato la sera tardi), con Silvia fuori per lasciarci il nostro spazio (Santa Silvia), ma lei non voleva stare con me! Continuava a piangere, a girare la testa alla ricerca di qualcos’altro mentre era in braccio a me, ad allungare il collo fuori dalla porta, speranzosa di incontrare la sagoma della mamma da qualche parte. Poi, per fortuna, siamo andati in piscina e li siamo tornati in sintonia, a ridere e a giocare insieme, ma non nascondo i miei mille pensieri, riguardanti i suoi comportamenti in seguito alla mia assenza e i miei mille ragionamenti sul nostro futuro, sui miei viaggi e sul suo crescere...Ok, chiudiamo la pagina del libro cuore e torniamo in aereo. Aereo diretto verso la capitale dell’antica Persia, pieno di gente (e per questo ci becchiamo l’upgrade e viaggiamo da signori) e di donne…a capo scoperto, alcune addirittura con i pantaloni attillati che tanto vanno di moda ora e che tanto mostrano del loro lato B. Va bene che si stanno aprendo, che l’occidente sta loro togliendo le varie sanzioni, ma mi sembra un po’ esagerato tutto questo. Poco prima dell’atterraggio, però, tutto torna alla norma: “annuncio molto importante, rivolto a tutte le donne presenti: per le leggi vigenti, tutte le donne, prima di scendere dall’aeromobile, devono coprirsi il capo con un velo”. Ah, ecco. Welcome back to Iran. Che però mi si presenta cambiato, diverso, dall’ultima volta: aeroporto a parte (che per me e Max era completamente rinnovato, molto diverso, a tal punto…da essere un altro, scopriamo in seguito): la signora che ci viene a prendere, sorella del boss dell’ONG che ci ha invitati, mi stringe la mano, senza imbarazzo, senza paura, ma anzi, con estrema disinvoltura; in macchina si toglie il velo, pur in presenza di quattro uomini, tre dei quali sconosciuti e il quarto l’autista; anche le altre donne intorno appaiono più tranquille, disinvolte, alcune con il velo solo da metà testa. Insomma, il primo approccio al mio ritorno mi regala un’immagine leggermente diversa del Paese, ma non voglio lanciarmi in sciocche dichiarazioni: vediamo nei prossimi giorni. Ora dormiamo. Ma non prima di aver salutato Anna sfruttando le nuove tecnologie: è arrivato Internet anche qui e voglio sfruttare la cosa per la mia calamita!

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