lunedì 15 dicembre 2014

L'angolo dell'allenatore carioca

L’angolo dell’allenatore
Parlare di “allenatore" in questa parte del mondo mi viene difficile, per lo meno considerando i miei canoni, il mio modo di intendere questa “attività”, per alcuni fortunati, questo mestiere. Ma…in questa parte del mondo? Scusa, mister, ma che differenza c’è tra Jardel e l’anziano signore che a Milano guida la squadra piccoli amici del quartiere dove è cresciuto e dove ha la sua attività di pescivendolo? O tra Veloso e l’ex calciatore di serie c che conclusa la carriera per il solito, gravissimo e “stronca carriera” infortunio, riversa le sue “conoscenze” e competenze ultraterrene sul campo dove ha calciato i primi palloni, allenando la squadra allievi, tra bestemmie, corse attorno al campo, stretching in qualunque forma e ricordi sbiaditi di quando giocava? Poche, pochissime differenze, in effetti: entrambi presuntuosi, entrambi impreparati, entrambi abili a ridar vita sul campo ora con i giovani agli allenamenti in bianco e nero di gioventù calciatrice, ma entrambi appassionatissimi e disposti a dedicare il proprio poco tempo libero a bambini, giovani, adulti, in forma del tutto gratuita (anche se qualcuno qualcosa riceve), nonostante mogli per nulla accondiscendenti, condizioni proibitive e difficoltà ogni giorno crescenti. Quindi? Ci si accontenta e si ringrazia, chiudendo non uno, ma entrambi gli occhi di fronte all’ennesima seduta strutturata con un maledetto riscaldamento classico, o con una serie di esercitazioni miste, con diversi obiettivi, senza progressione didattica, senza logica, messa in atto giusto per non limitarsi alla sola partitella? No, non ci sto, cacchio! Ringrazierò sempre queste persone, così innamorate della palla e così ben disposte nei confronti dei propri ragazzi, per la loro dedizione, per il loro impegno, ma la loro responsabilità è troppo grande, il loro ruolo nei confronti dei giovani è troppo importante per poter lasciar correre e far finta di niente e allora, tutte le volte, ci riprovo, riproviamo: un passo alla volta, concetto dopo concetto, esercitazione dopo esercitazione, incontro dopo incontro, proviamo a cambiare qualcosa nel loro modo di concepire, di vivere l’allenamento e…chissà, prima o poi riusciremo anche a mettere in piedi anche a Rio un vero e proprio corso di formazione come in tutto il resto del mondo inter campus. E dopo questa visita sono ancora più speranzoso: già, perché questa volta ho intravisto “una luce in fondo al tunnel”, ossia ho visto più attenzione, più interesse, miglior predisposizione da parte di alcuni nei confronti delle nostre proposte, delle nostre richieste, quindi…shhhh!!! Diciamolo sotto voce…Quindi magari qualcosa sta cambiando…shhhh!!! Parla piano, mister...

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