mercoledì 10 dicembre 2014

Favela, la città nella città.

Guerra in favela!


Il rituale è sempre lo stesso: entri in favela, quindi abbassi i finestrini per farti vedere, accendi la luce interna nel caso in cui sia buio e avanzi lentamente tra le sue intricate vie per farti ben vedere dalle varie sentinelle e salutarle una ad una, come se le si ossequiasse. Bip, un colpo di clacson, “vale Del”, la loro risposta; e via, verso la prossima. Così è da sempre, da quando abbiamo messo piede per la prima volta in questo micromondo parallelo che caratterizza Inter Campus Rio de Janeiro, ma questa volta qualcosa di diverso c’è, si scorge ed è difficile non vederlo: carri armati ad ogni ingresso, trincee, soldati in mimetica col casco e il fucile sempre puntato! Difficile non rendersi conto della novità! Se prima le armi erano “solo” in mano ai banditi delle varie fazioni che governavano le favela, con bambini vari che ci seguivano durante i nostri allenamenti dall’esterno con il loro bel fucile a tracolla, ora si è aggiunto l’esercito, cui fanno seguito le troupe d’élite, alcuni gruppi speciali della polizia e non so chi altro, per dare a tutto l’ambiente quel tono, quell’apparenza di Iraq che non guasta mai! Ma perché tutte queste persone armate? È la “pacificacao”, ossia il processo di pacificazione delle varie favelas di rio de janeiro: le favelas erano, alcune lo sono ancora oggi, in mano, governate, da gruppi criminali, con i quali l’esercito ha intrapreso ormai da quasi due anni una guerra; tale guerra in alcuni casi si è dimostrata vittoriosa, per cui i banditi sono stati cacciati e costretti a riversarsi in altre favela, ove hanno iniziato a loro volta una guerra con i gruppi locali dominanti, per rubar loro il potere e continuare i loro traffici. Quindi guerra tra esercito e banditi, guerra tra banditi e tensione altissima ovunque, con spari, morti e feriti quotidiani. Solo martedì scorso 4 soldati sono morti in uno scontro a fuoco proprio nella Marè, il complesso di favelas dove lavoriamo, e nei giorni seguenti altre piccole sparatorie sono scoppiate per le strade delle varie comunità (un proiettile vagante ha rotto un vetro della palestra di Del, in Cavalcante), generando un po’ il panico…anche tra noi! Io già ho il terrore delle armi, se in più sono accompagnate da militari e tank vari, l’ansia si estremizza! Ma mi fido di Del, Fabinho e dei vari “favelati” nostri compagni di viaggio, per cui se loro mi dicono “tranquilo” ricaccio un po’ le mie paure e mi tuffo in campo. Certo che vedere tutti quei soldati che mi fissano fuori dal campo, o incrociare una mini colonna di carri armati lungo la strada verso quello seguente, ogni tanto fa vacillare la mia fiducia negli amici carioca!


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